da Il Sole-24 Ore. Energia.Secondo il rapporto Wec cala la quota di petrolio e gas made in Italy

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ENERGIA - Secondo il rapporto Wec cala la quota di petrolio e gas made in Italy Italia «cicala» nei risparmi Matteoli:«Puntare su eolico e fotovoltaico» ROMA - Dissanguati dal caro energia. Eppure poco accorti nel mix delle fonti. E persino spreconi, denuncia il Consiglio mondiale dell’energia (Wec) nel rapporto presentato ieri. Cala la quota di petrolio e gas "made in Italy", rispettivamente al 6% e al 16% dei consumi totali. Eppure abbiamo riserve recuperabili stimate in 175 miliardi di metri cubi di metano e 758 milioni di barili d’oro nero «con ulteriori margini esplorativi». Gioca l’endemica indisponibilità delle popolazioni ad ospitare nuovi impianti, ma anche «una legislazione lenta e macchinosa» denunciano gli analisti del Wec. Che intanto invitano a rivitalizzare la via solo apparentemente più banale: il risparmio energetico. Vero è - sottolineano - che nei raffronti internazionali non siamo messi malissimo né sui consumi specifici (tre tonnellate equivalenti di petrolio e 5mila kilowattora annui a persona) né sulle emissioni di CO2 bersagliate da Kyoto (0,34 tonnellate ogni mille dollari di Pil, meno della metà della media mondiale), ma è anche vero che «l’uso intelligente ed efficiente dell’energia permetterebbe un risparmio energetico pari ad almeno un terzo del consumo totale nazionale, con considerevoli benefici sulla bilancia commerciale e alla competitività» azzarda Gilberto Callera, presidente di Wec Italia. Gli risponde indirettamente il nostro ministro dell’Ambiente Altero Matteoli intervenendo alla firma di un protocollo tra Governo e associazioni delle piccole e medie imprese proprio per cercare soluzioni comuni per l’efficienza energetica. «La volontà politica è quella di far partire l’eolico e il fotovoltaico. Ci dicono che sono cresciuti del 25% ma nei fatti - spiega il ministro - siamo passati dall’1,5% all’1,8% del mix energetico. Il nostro obiettivo è di arrivare al 12% nel 2010-2012, il minimo per avere un risultato apprezzabile». Un obiettivo «su cui abbiamo previsto incentivi». Gli analisti apprezzano, osservando che se per il vento l’Italia non è particolarmente favorita, il mancato sfruttamento del sole, risorsa senza pari in Europa, è davvero imbarazzante pensando ai 750 megawatt di fotovoltaico della cerulea Germania a confronto con i 30 megawatt nostrani. Guai, intanto, a riproporre le suggestioni nucleari. Qualche coraggioso c’è. Calogero Sodano, senatore dell’Udc si prepara ad alzare addirittura la posta rispetto alla proposta di legge appena sfornata da un gruppo di parlamentari di An che chiedono l’immediata pianificazioni di nuove centrali atomiche italiane. Sull’onda dell’accordo nuclearista appena siglato tra Italia e Francia Sodano chiede - riferiscono alla Camera - di riattivare innanzitutto i nostri vecchi impianti chiusi dopo il referendum dell’87. Per nulla d’accordo, va rilevato, è però il ministro dell’Ambiente Matteoli, che pure è di An. Tanto affezionato al risparmio energetico quanto scettico sul ritorno al nucleare Matteoli rimprovera «quei miei colleghi ministri che si reinventano il nucleare di tanto in tanto» (nessun nome, ma il riferimento implicito è per il titolare delle Attività produttive, Claudio Scajola) e osserva che «tra autorizzazioni e costruzione degli impianti ci vogliono in media 15 o 16 anni, e in quel periodo possono succedere molte cose nuove». Linfa vitale per i verdi, che ieri hanno incatenato una loro delegazione a dei finti bidoni di scorie nucleari direttamente davanti al ministero delle Attività produttive che ospitava gli analisti del Wec. Il problema più urgente, in tutto ciò, è quello di fronteggiare il prossimo adeguamento per le tariffe amministrate di luce e gas, che l’Authority dovrà deliberare a fine mese per il trimestre luglio-settembre. Sergio Garribba, direttore generale delle Attività produttive, conferma che il Governo sta studiando una nuova manovra normativa per frenare gli aumenti, senza imporre alcun blocco tariffario (impraticabile nello scenario liberalizzato). Circola ad esempio l’ipotesi di un meccanismo di cartolarizzazione per i rimborsi alle imprese relativi alle componenti accessorie delle tariffe (come gli stranded cost). «E’ solo una delle possibili soluzioni» chiarisce Garribba. FEDERICO RENDINA Mercoledí 15 Giugno 2005

16/06/2005

Documento n.4795

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