CROCEVIA DELLA FINANZA: CAMBIERANNO LE FACCE, MA I METODI DI SCIPPO A DANNO DEI RISPARMIATORI,A MENO DI UNA RIFORMA RADICALE,SARANNO GLI STESSI

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Nei prossimi due anni nel crocevia di controllo della finanza cambieranno molte facce. Dalla Consob alla Banca d'Italia, fino alla Bce - Il rebus Mediobanca - Dove andranno Draghi, Grilli, Geronzi e Bini Smaghi Roberto Sommella per Milano Finanza Cosa hanno in comune Carlo Azeglio Ciampi, Antonio Fazio e Mario Draghi? La risposta non è ovviamente la più scontata. Gli ultimi tre governatori della Banca d'Italia sono grand commis di Stato ma dal profilo tipicamente middle class e ineluttabilmente destinati a più alti incarichi, salvo eccezioni di percorso. Proprio il tratto di grande semplicità colpisce più di tutti. Un tempo c'era Ciampi, l'ex Presidente della Repubblica, intento a pedalare per i viali alberati di Santa Severa, tranquilla località a un tiro di schioppo da Roma e ben lontana dai rumori del jet set.Poi c'è stato Fazio. Sacre letture, mai visite mondane, al massimo una passeggiata sui brulli colli del suo eremo ciociaro, Alvito, ma sempre in giacca e cravatta, al massimo in camicia, anche nei momenti più difficili in quell'estate dei furbetti. Infine Draghi. Stile british ma amante dell'Italia, l'attuale numero uno di Via Nazionale e del Financial Stability Board, ha tutto per essere anche un perfetto presidente della Fed, anche se non è lì che continuerà la sua eccellente carriera. Economista di rango, inglese perfetto, Mister Drake gode di stima internazionale e in molti giurano che sarà lui, nel 2012, giusto qualche mese dopo la scadenza del suo mandato in Banca d'Italia, a raccogliere il testimone di Jean-Claude Trichet, anche lui in scadenza tra poco più di due anni al vertice della Banca centrale europea. La previsione è di un ex ministro che conosce bene i meccanismi europei: «A Francoforte prima è stato mandato Duisenberg, un olandese che praticamente rispondeva agli interessi della Germania e poi un francese. Legittimo aspettarsi per il terzo turno un italiano, che non può che essere l'attuale governatore della Banca d'Italia». Conferme alle voci pur autorevoli non se ne trovano, nemmeno tra gli amici più fidati del governatore che, come ogni anno, lo rivedranno questa estate allo stabilimento La Lucciola di Lavinio, altra meta ben poco battuta dall'Italia godona a pochi chilometri dalla capitale. Come Ciampi e Fazio, il governatore ha lì il suo semplice buen retiro laziale e come loro non ama clamori né gossip. Eppure c'è chi giura che il suo approdo oltreconfine è davvero vicino. Il problema, se così effettivamente fosse, visto che in Via Nazionale per legge può restarci per altri sei anni, è piuttosto chi andrà al suo posto. E lì entrerebbe in gioco Giulio Tremonti, un po' il dominus del puzzle che Milano Finanza può anticipare. Il superministro dell'Economia ha pronti due nomi per sostituire Draghi. primo è in un certo qual modo l'erede naturale dell'attuale numero uno, colui che ha studiato di più per l'obiettivo finale, tanto da desiderarlo, dicono, dai tempi dell'università. È il fiorentino Lorenzo Bini Smaghi. Attualmente siede nel board dell'Eurotower e proprio da Tremonti è stato indicato per la prestigiosa poltrona europea. Bini Smaghi si è distinto per la sua caratura diplomatica, tanto da evitare quasi sempre critiche frontali ai governi in carica. Il suo feeling con l'attuale esecutivo è ottimo. In più c'è da dire che una sua uscita dalla Bce (attualmente prevista per il 2013) libererebbe un posto proprio all'Italia e a quel punto un avvicendamento con Draghi, che andrebbe però a sostituire Trichet, sarebbe quasi automatico. Una validissima alternativa a Bini Smaghi è Vittorio Grilli. Il gentile e iper tecnico direttore generale del ministero del Tesoro, è lo sherpa dell'esecutivo per tutte i comitati di crisi economici in giro per il mondo e gode della stima di Gianni Letta e dello stesso Silvio Berlusconi. Oltre che di Tremonti. Con Grilli il governo si assicurerebbe un governatore meno ostico di altri, anche se la nomina è pur sempre fatta per decreto del Presidente della Repubblica e dunque serve un consenso bipartisan (come avvenne per Draghi che bruciò sul filo di lana nel 2006 Giuliano Amato). Ma il pupillo di Tremonti è uno dei possibili candidati anche a un'altra poltrona prestigiosa, quella di presidente della Consob. Nel giugno del 2010 scadrà il lungo mandato del presidente Lamberto Cardia che non vede l'ora di concludere il suo egregio cursus honorum con un incarico alto magari nella magistratura contabile riformata. Per il suo posto si è già fatto il nome del pm Francesco Greco, che potrebbe però trovare una certa ritrosia ai piani alti di Palazzo Grazioli, visto che il numero uno della commissione è indicato con un decreto del Presidente del Consiglio. Più facile che l'attuale esecutivo ripieghi sullo stesso Grilli, se questi accetterà una nomina così poco internazionale o su qualche altro grand commis di altissimo livello, come Corrado Calabrò, attuale presidente dell'Autorità per le Comunicazioni, anch'egli in scadenza nel 2012 o Pasquale De Lise, presidente del Tar del Lazio. Ma il governo di centro-destra nei prossimi 24 mesi ha la possibilità di ridisegnare completamente lo scenario di tutte le authority. Sempre che siano ancora in carica, esecutivo e Parlamento dovranno infatti rinnovare il vertice dell'Autorità per l'Energia (scadenza dicembre 2010), dove Alessandro Ortis ha già sventato più di un assalto alla sua poltrona... ...e dell'Isvap, l'istituto di vigilanza delle assicurazioni guidato da Giancarlo Giannini (scadenza 2012, come per il vertice dell'Antitrust di Antonio Catricalà) che un progetto del governo vorrebbe però inglobare insieme alla Covip, il tutore dei fondi pensione diretto dall'ex Bankitalia, Antonio Finocchiaro, proprio nella Consob. Come si vede, in ballo ci sono una decina di poltronissime. E tanto potere, sui mercati e non. Perchè questo leitmotiv da valzer viennese varrà anche per la poltrona più prestigiosa della finanza italiana. Se davvero il presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, sostituirà nell'aprile del 2010 l'uscente Antoine Bernheim, c'è già pronto un candidato forte a sorpresa.

04/08/2009

Documento n.8104

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