CRISI MUTUI: IL PIANO PAULSON (GOLDMAN SACHS) CHE ADDOSSA AI CONTRIBUENTI USA I DEBITI DI UNA FINANZA ALLEGRA,,BOCCIATO DAL CONGRESSO

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Il congresso boccia il piano bush a wall street un lunedì nero: -7% - Arturo Zampaglione da New York ( La Repubblica del 30/09/2008 ) Economia Il Congresso boccia il piano Bush a Wall Street un lunedì nero: -7% L'America Peggior calo dall'11 settembre, giù tutte le altre Borse Prima di giovedì non è previsto nessun voto. Citi rileva le attività di Wachovia - Lo sgambetto di centotrentatrè deputati repubblicani, che ieri hanno fatto saltare il maxi-piano di salvataggio finanziario, si è innescato con il contagio della crisi al sistema bancario europeo, facendo vivere una giornata drammatica ai mercati di tutto il mondo. La paura si è subito trasformata in panico. Né le massicce iniezioni di liquidità delle banche centrali, né gli interventi dei governi europei a sostegno delle banche sono bastati a ridare un minimo di serenità. E una nuova ondata di pessimismo ha avvolto la finanza globale: per Wall Street è stata la seduta peggiore dall'11 settembre. Fino all'altro ieri si pensava che il maxi-piano da 700 miliardi di dollari proposto da George W. Bush, avallato da Barack Obama e John McCain, e integrato da una serie di misure bipartisan, potesse essere approvato al più presto. Certo non piaceva a nessuno, tanto meno agli elettori chiamati a pagare per gli eccessi di Wall Street: ma veniva considerato l'unica strada per neutralizzare i titoli-spazzatura ed evitare "l'implosione dei mercati" paventata da Warren Buffett. Messa ai voti ieri mattina alla Camera, la legge è stata bocciata, ricevendo solo 205 voti a favore rispetto a 228 contrari, tra cui quelli di due terzi dei repubblicani. Per Bush è stata l'ennesima sconfitta. Adesso la Casa Bianca, il ministro del tesoro Henry Paulson e i due partiti lavorano in modo frenetico per trovare una via di uscita. Anche i repubblicani si rendono conto che la situazione potrebbe compromettere le chance di McCain. Ma è poco probabile che la manovra-bis possa essere varata in fretta. Prima di giovedì non è previsto alcun voto. Intanto la finanza paga il prezzo del caos politico di Washington. Gli epicentri del terremoto sono sempre gli stessi: il primo è Wall Street, luogo di nascita e di morte della follia dei subprime; il secondo è il mercato internazionale del credito, ormai da tempo congelato: nessuna banca presta più soldi per il timore di non riaverli più indietro, bloccando così l'attività economica. Nei due epicentri le scosse sono state ieri particolarmente violente. Il Dow Jones ha chiuso con una perdita record di 777 punti (-6,98%). Il Nasdaq è sceso del 9,14%, anche per i dubbi sulle prospettive della Apple. Intanto il costo dell'indebitamento ha subito una impennata salito: i tassi Libor a brevissimo termine sono passati dal 2,31 al 2,57%, ben al di sopra del tasso Fed del 2%. E naturalmente il terremoto ha fatto tremare tutte le borse mondiali. Mentre l'oro schizzava in alto (912 dollari), gli indici europei hanno chiuso ai minimi degli ultimi tre anni e mezzo. I ritardi di Washington nel pacchetto anti-crisi hanno accentuato anche due timori di lungo periodo. Il primo riguarda le sorti dell'economia: è difficile che l'America possa evitare quella "recessione profonda e dolorosa" cui accennava Bush qualche giorno fa. Il secondo timore riguarda i nuovi assetti del potere finanziario. Proprio ieri le attività bancarie della Wachovia, che era sull'orlo del crac, sono state assorbite da Citigroup, che ormai, assieme a Bank of America e JPMorgan Chase, controlla il 30% dei depositi americani. E non è chiaro se questi nuovi poli di potere saranno in grado di affrontare adeguatamente una crisi che si preannuncia molto lunga. Economia Il Congresso boccia il piano Bush a Wall Street un lunedì nero: -7% L'America Peggior calo dall'11 settembre, giù tutte le altre Borse Prima di giovedì non è previsto nessun voto. Citi rileva le attività di Wachovia ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Lo sgambetto di centotrentatrè deputati repubblicani, che ieri hanno fatto saltare il maxi-piano di salvataggio finanziario, si è innescato con il contagio della crisi al sistema bancario europeo, facendo vivere una giornata drammatica ai mercati di tutto il mondo. La paura si è subito trasformata in panico. Né le massicce iniezioni di liquidità delle banche centrali, né gli interventi dei governi europei a sostegno delle banche sono bastati a ridare un minimo di serenità. E una nuova ondata di pessimismo ha avvolto la finanza globale: per Wall Street è stata la seduta peggiore dall'11 settembre. Fino all'altro ieri si pensava che il maxi-piano da 700 miliardi di dollari proposto da George W. Bush, avallato da Barack Obama e John McCain, e integrato da una serie di misure bipartisan, potesse essere approvato al più presto. Certo non piaceva a nessuno, tanto meno agli elettori chiamati a pagare per gli eccessi di Wall Street: ma veniva considerato l'unica strada per neutralizzare i titoli-spazzatura ed evitare "l'implosione dei mercati" paventata da Warren Buffett. Messa ai voti ieri mattina alla Camera, la legge è stata bocciata, ricevendo solo 205 voti a favore rispetto a 228 contrari, tra cui quelli di due terzi dei repubblicani. Per Bush è stata l'ennesima sconfitta. Adesso la Casa Bianca, il ministro del tesoro Henry Paulson e i due partiti lavorano in modo frenetico per trovare una via di uscita. Anche i repubblicani si rendono conto che la situazione potrebbe compromettere le chance di McCain. Ma è poco probabile che la manovra-bis possa essere varata in fretta. Prima di giovedì non è previsto alcun voto. Intanto la finanza paga il prezzo del caos politico di Washington. Gli epicentri del terremoto sono sempre gli stessi: il primo è Wall Street, luogo di nascita e di morte della follia dei subprime; il secondo è il mercato internazionale del credito, ormai da tempo congelato: nessuna banca presta più soldi per il timore di non riaverli più indietro, bloccando così l'attività economica. Nei due epicentri le scosse sono state ieri particolarmente violente. Il Dow Jones ha chiuso con una perdita record di 777 punti (-6,98%). Il Nasdaq è sceso del 9,14%, anche per i dubbi sulle prospettive della Apple. Intanto il costo dell'indebitamento ha subito una impennata salito: i tassi Libor a brevissimo termine sono passati dal 2,31 al 2,57%, ben al di sopra del tasso Fed del 2%. E naturalmente il terremoto ha fatto tremare tutte le borse mondiali. Mentre l'oro schizzava in alto (912 dollari), gli indici europei hanno chiuso ai minimi degli ultimi tre anni e mezzo. I ritardi di Washington nel pacchetto anti-crisi hanno accentuato anche due timori di lungo periodo. Il primo riguarda le sorti dell'economia: è difficile che l'America possa evitare quella "recessione profonda e dolorosa" cui accennava Bush qualche giorno fa. Il secondo timore riguarda i nuovi assetti del potere finanziario. Proprio ieri le attività bancarie della Wachovia, che era sull'orlo del crac, sono state assorbite da Citigroup, che ormai, assieme a Bank of America e JPMorgan Chase, controlla il 30% dei depositi americani. E non è chiaro se questi nuovi poli di potere saranno in grado di affrontare adeguatamente una crisi che si preannuncia molto lunga.

30/09/2008

Documento n.7509

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