CRISI: DOLLARO,GRECIA E SPECULAZIONE AFFONDANO LE BORSE. MA LA CRISI NON ERA FINITA ?

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18/12/2009 (7:35) - IL RIMBALZO DELLA VALUTA AMERICANA MANDA IN ROSSO I TITOLI DELLE MATERIE PRIME Dollaro e Grecia affondano le Borse La peggiore è Londra in calo del 2% Milano limita i danni e New York perde l'1,25% LUCA FORNOVO La Stampa TORINO Frenano le principali Borse mondiali, appesantite dall’allarme rosso sul debito della Grecia, dai dati sulla disoccupazione Usa e dall’annuncio della Banca centrale americana (la Fed) della scadenza delle misure speciali lanciate per garantire liquidità al mercato. Mentre Tokyo limita i danni con l’indice Nikkei in lieve ribasso (-0,13%), in Europa il Dj Stoxx 50 perde l’1,19%. Bancari, minerari e petroliferi hanno affondato i listini di mezzo mondo, soprattutto Londra, la peggiore nel Vecchio Continente con una flessione dell’1,93%. Male anche Madrid (-1,40%), Parigi (-1,16%) e Francoforte (-1%). Un po’ meglio Piazza Affari che contiene le perdite allo 0,93%. Oltreoceano a Wall Street, il Dow Jones chiude a -1,25% e il Nasdaq a -1,14%. L’ondata di vendite ha colpito soprattutto i bancari: il sottoindice Dj stoxx banks ha segnato -2,7%. Due i motivi di preoccupazione degli istituti di credito. Primo: la Federal Reserve ha segnalato che il prossimo primo febbraio verrano in scadenza gran parte degli strumenti con cui ha immesso liquidità in più nel sistema. Un’affermazione che apre alla possibilità che la Banca centrale a stelle e strisce possa ritirare la liquidità automaticamente senza rinnovare i prestiti in scadenza. Di conseguenza, il provvedimento potrebbe creare qualche difficoltà nel mondo del credito se con il nuovo anno non arriveranno chiari segnali di ripresa. Una seconda fonte di preoccupazione l’ha generata l’impatto che le nuove regole di Basilea 2 potranno avere sulle banche europee. In America Citigroup dopo l’aumento di capitale è arrivata a perdere fino all’8,7%. Un ribasso che ha convinto il Tesoro Usa a rinviare di almeno 90 giorni la vendita del proprio pacchetto da 5 miliardi di dollari. Male anche Goldman Sachs, Morgan Stanley e Jp Morgan che cedono il 2%. A Wall Street l’incertezza dei mercati è stata, poi, aggravata dai dati deludenti sui sussidi di disoccupazione (aumentati a sorpresa di 76.000 unità) facendo passare in secondo piano le buone notizie sul superindice economico (+0,9% a novembre). In Europa le banche più colpite sono Lloyd’s in rosso oltre l’8%, Barclays (-6,2%), Bank of Ireland, Commerzbank e Credit Agricole che perdono poco meno del 5%. Si piegano anche le banche elleniche su possibili nuove iniziative di Standard & Poor’s che ha già declassato il debito pubblico dello stato ellenico a BBB+, in mancanza di azioni concrete da parte del governo. Alpha Bank cede il 3,5%, Piraeus il 2,5%, Efg l’1,64%. Stesso copione ma un po’ meno indigesto sul listino milanese, dove tra le banche più penalizzate spiccano il Banco Popolare (-2,02%) e la controllata Italease (-5,71%), Mps (-2,04%). Unicredit e Intesa Sanpaolo perdono poco meno del 2%. Pochi gli acquisti sulle blue chip: Luxottica (+1,34%), Terna e Mondadori sopra il mezzo punto percentuale. Un altro tasto dolente è stato toccato dalle materie prime. Il forte rimbalzo del dollaro, balzato ai massimi da tre mesi sull’euro (la moneta unica vale 1,4318 sul biglietto verde), ha spinto a chiudere le posizioni speculative di «carry trade» (un’operazione con la quale ci si approvvigiona di fondi in un Paese a costo del danaro basso e si impiegano) sulle materie prime che ieri in media hanno ceduto l’1,64%. Il petrolio è sceso sotto i 72 dollari al barile e l’oro a 1.117 dollari all’oncia. In Borsa a farne le spese sono i colossi minerari Xstrata (-4,7%), Antofagasta (-3,4%), Eurasian (-2,9%) e Lonmin (-2,8%).

18/12/2009

Documento n.8334

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