CRACK MADOFF: NON SOLO CONSOB ! ANCHE LA SEC (CONSOB USA) SUL BANCO DEGLI IMPUTATI. DOPO 8 ISPEZIONI NON SI E' ACCORTA DI NULLA

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LA SEC è NUDA – LA CONSOB U.S.A. SUL BANCO DEGLI IMPUTATI DELLA COMMISSIONE FINANZA: HA ISPEZIONATO LE ATTIVITà DI MADOFF 8 VOLTE NEGLI ULTIMI 16 ANNI, MAI SCOPERTO NULLA – PERCHè IL GRANDE ACCUSATORE MARKOPOLOS NON SI PRESENTA AL CONGRESSO?… 1 - Madoff, la Sec sul banco degli imputati... Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore" Sul banco degli "imputati", davanti alla Commissione servizi finanziari della Camera americana presieduta dal deputato democratico Paul Kanjorski, questa volta c'è la Sec. Chiamato a Washington a riferire del caso Madoff, il capo dei controlli interni David Kotz, che allo scoppiare dello scandalo è stato incaricato da Christopher Cox, presidente dell'Authority, di valutarne l'operato. Kotz, nel corso dell'audizione,ha detto che le indagini interne sono ancora in corso e ha promesso le prime conclusioni tra qualche mese. «Credo fermamente che le circostanze del caso di Bernard Madoff possano portare con sè una più ampia analisi delle attività della Commissione -ha detto davanti ai parlamentari - Ma non basta identificare le persone che potrebbero avere tenuto un comportamento scorretto: bisogna assicurare che la Sec abbia strumenti e risorse per rispondere in modo adeguato ». E comunque tre ore di fitte domande hanno messo in luce tutti i limiti del sistema dei controlli. «Non so niente della strategia splitstrike » cioè quella che Madoff dichiarava di utilizzare per le sue gestioni, ha ammesso Kotz verso la fine della sua audizione, spiegando che al suo ufficio chiamato a vigilare la vigilanza della Sec non sono mai arrivate sollecitazioni di intervento. Il grande assente dell'audizione di ieri era Harry Markopolos, che, lavorando per un concorrente, aveva scoperto come i conti non tornassero, denunciando più volte i suoi sospetti alla stessa Authority. Il grande accusatore avrebbe dovuto rendere ieri la propria testimonianza ma non si è presentato. La Sec lo ha convocato per fine mese. Sotto esame anche la testimonianza di Stephen P. Harbeck, responsabile della Securities Investor Protection Corp. (Sipc). Harbeck ha affermato che sono stati identificati attivi liquidi per 830 milioni di dollari ma non ha indicato che possibilità hanno gli investitori di recuperare i denari persi. Sarà comunque un compito difficile, quello di spiegare perchèl'organo di vigilanza dei mercati americani non abbia mai preso provvedimenti contro il broker ideatore della più grande truffa finanziaria nella storia di Wall Street: negli ultimi sedici anni per otto volte la Sec ha ispezionato le attività di Bernard Madoff e per otto volte non è andata a fondo della questione. Un'imbarazzante sfilza di buchi nell'acqua che non può trovare una semplice spiegazione nella carenza di risorse lamentata e che, più ancora dell'inefficace sorveglianza operata sulle banche d'affari Usa, getta un'ombra sul prestigio dell'istituzione. La prima traccia dell'attività di gestione illegale di Madoff risale al 1992 quando la Sec, seguendo la pista di una raccolta di fondi non denunciata da parte di alcuni promotori della Florida arriva a Madoff, già allora uno stimato broker di Wall Street che apparentemente non era collegato con i collettori. Madoff, riuscendo a dimostrare che non un dollaro dei 440 milioni che gli erano stati affidati era sparito,se l'era cavata con un buffetto e con la restituzione dei soldi agli investitori. Tra il '99 e il 2000 la Sec di Washington passa al vaglio l'attività di Madoff che, ufficialmente, era solo quella di trading azionario. Nel 2004 di nuovo gli uffici della capitale si muovono per verificare se nel suo ruolo di market maker Madoff riuscissea privilegiare alcuni hedge fund suoi clienti. Ma non ne trova traccia e passa le carte a New York. Tutta invidia? Fatto sta che nel 2005 la Sec di New York finalmente si attiva. Viene a sapere che la società gestisce 8 miliardi di dollari per conto di 16 hedge fund, ma si accontenta delle spiegazioni che vengono fornite dal broker: non si tratta di consulenza non denunciata, bensì di attività connessa a quella di brokeraggio principale. Il procedimento si conclude anche questa volta senza conseguenze di rilievo, con una semplice lettera di richiamo per violazioni alla normativa nell'esecuzione degli ordini e nella compravendita. Nel novembre del 2005 Markopolos denuncia i suoi sospetti anche alla Sec di New York, presentando un rapporto scritto di 21 pagine le cui conclusioni si riveleranno profetiche: «Non di gestione professionale si tratta, bensì di un gigantesco Ponzi-scheme ». Una truffa, insomma, e per miliardi di dollari. Alla fine nel 2006 la Sec si decide a controllare cosa ci sia di vero nelle voci relative al ruolo di Madoff nella gestione di alcuni hedge fund che attiravano frotte di investitori grazie alle loro brillanti e costanti performance. Ma, dopo quasi due anni, chiude nuovamente la pratica con la candida ammissione di non aver scoperto frodi. «Suggeriamo di archiviare il caso - scrivevano gli ispettori della Sec di New York nella relazione conclusiva datata novembre 2007 -poichè siaBernard Madoff sia il gruppo Fairfield hanno posto volontariamente rimedio alle violazioni riscontrate, non così gravi da richiedere provvedimenti di vigilanza». Bernie - così lo chiamavano a Wall Street - era riuscito ancora a metterci una pezza, registrando, anche se solo a fine 2006, la sua supposta attività di consulenza agli investimenti. Probabilmente sarebbe andato avanti ancora indisturbato se, colpito di riflesso dalla crisi finanziaria che ha moltiplicato le richieste di riscatto, non avesse deciso alla fine di consegnarsi alle autorità denunciando una catena di Sant'Antonio da oltre 50 miliardi di dollari. Il broker, intanto, resterà in libertà dietro cauzione fino a quando il giudice non si sarà espresso sulla richiesta di revoca della cauzione stessa avanzata dall'accusa nel corso di un'udienza in tribunale. Secondo il pubblico ministero, infatti, il broker avrebbe trasferito valori per un milione di dollari sebbene i suoi asset fossero stati congelati. 2 - Ma il grande accusatore non si presenta... Mario Platero per "Il Sole 24 Ore" Alla fine è stato il grande assente: Harry Markopolos, tenace esploratore delle acque torbide della finanza, che per primo segnalò nel 1999 alla Sec le truffe di Bernie Madoff non si è presentato alle audizioni di ieri in Congresso sul buco da 50 miliardi di dollari. Non c'è dubbio che sarebbe stato quello che avrebbe avuto più cose da dire. Sulle operazioni di Madoff. Ma anche sulle attività della Sec, il cui staff si è chiaramente dimostrato impreparato a gestire inchieste appena fuori dalla norma. Markopolos è infatti l'uomo che per nove anni ha implorato la Sec di indagare su Madoff. Secondo i suoi calcoli, le operazioni di Madoff e i suoi profitti erano tecnicamente impossibili. L'ultima volta che ha sollecitato la Sec, quando sperava di aver trovato finalmente il funzionario giusto per ascoltare la sua esposizione, è stato il 7 novembre del 2005: ha inviato il suo rapporto più completo, 21 pagine in cui ricostruiva il suo caso e faceva due ipotesi possibili per spiegare i risultati secondo lui ingiustificabili di Madoff. La prima, da lui definita improbabile, riguardava il "fronting", la seconda, «altamente probabile» un "Ponzi Scheme", la catena di Sant'Antonio cioè, che si è rotta all'inizio dello scorso dicembre quando Madoff stesso ha deciso di confessare e non certo per merito della Sec. Nel 1999, quando cominciò a indagare, Merkopolos lavorava come funzionario per gli investimenti alla Rampart Investment Management a Boston. I suoi capi lo chiamarono e gli dissero dei risultati strabilianti di Madoff, che operava in un settore molto simile al suo, rimproverandolo per non essere in grado di fare altrettanto bene. Punto sul vivo, Markopolos decise di studiare i modelli di investimento del suo " concorrente", chiamati in gergo "split strike conversion". Si tratta di una tecnica che limita l'operazione sui cento migliori titoli dell'S&P 500: si compravano i titoli avendo come copertura per limitare i rischi di volatilità la vendita di una call option e l'acquisto simultaneo di un put al prezzo dell'indice sui titoli acquistati. Markopolos ricostruì alcune delle operazioni di Madoff e arrivò a una strabiliante conclusione. Nelle date in cui Madoff aveva operato il mercato di put e call su quei titoli specifici non aveva neppure il volume per sostenere le sole operazioni denunciate da Madoff. Per Markopolos il ragionamento era matematico e non c'erano dubbi: si trattava di frode. Ma la Sec, che seppure a malavoglia ascoltò Markopolos e aprì varie inchieste su Madoff non rilevò mai nulla di seriamente errato. La conclusione è evidente: alla Sec non avevano né le persone né gli strumenti per compiere indagini complesse. E così anche l'inchiesta aperta nel 2006 si è poi chiusa 22 mesi dopo con un nulla di fatto.

07/01/2009

Documento n.7688

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