CORSERA + SOLE: ALLE 5 GIORNATE DI MILANO, VINCE IL MANUALE GERONZELLI

in Articoli e studi
Tratto da www.dagospia.it Gli uscieri di via Solferino dove si trova il "Corriere della Sera" stanno rimuovendo le barricate che erano state erette da giovedì scorso quando i 380 giornalisti hanno letto su Dagospia le notizie sulla lottizzazione del primo quotidiano italiano. Le Cinque Giornate di Milano sono finite ieri intorno alle 13 con un freddo benservito di tre righe a Paolino Mieli, il megadirettore-stratega che adesso dovrà difendere con le unghie e con i denti lo stipendio più alto tra i professionisti della carta stampata. Qualcuno parla di ritorno al "Manuale Cencelli", il complesso metodo spartitorio che prende il nome dal politico democristiano che per decenni ha contribuito a distribuire le poltrone tra le correnti del suo e degli altri partiti. Gli uscieri di via Solferino, che sanno tutto della storia e hanno vissuto le stagioni gloriose del "Corriere" e le pagine buie della P2, parlano invece di "Manuale Geronzelli" dal nome del 74enne banchiere di Marino che ha preso il posto di Enrico Cuccia e di Maranghi a Mediobanca. Forse questa definizione è più appropriata perché nella staffetta-doppietta che ha portato Flebuccio De Bortoli e Gianni Riotta a guidare il giornale milanese e quello di Confindustria, la paternità della trama è da attribuire soprattutto al Grande Vecchio di piazzetta Cuccia e al suo compare di potere, Abramo-Bazoli. Chi ha lavorato accanto a Geronzi lo ha sempre visto guardare i giornalisti con la curiosità dello scienziato. Ogni volta che gliene hanno portato uno davanti (in piedi e in ginocchio) Cesarone l'ha esaminato con la lente dell'entomologo che studia le farfalle e le falene, gli insetti multicolori che riescono a saltare con leggerezza sia di giorno che di notte. E dopo averli studiati il banchiere romano li ha catalogati con grande indifferenza, poi li ha appiccicati con uno spillo nella gabbietta della sua memoria. In realtà il manuale Geronzi se l'è fatto da solo, senza l'aiuto di alcun consigliere occulto, ma tenendo d'occhio soprattutto gli equilibri di quel Palazzo dove si incrociano gli interessi della politica e della grande finanza. Così è arrivato a dividere la razza dei giornalisti con un altro metodo, meno scientifico ma più pratico, che individua tre grandi categorie. Nella prima si trovano i "pubblicisti", una platea di sfigati perenni che ai suoi occhi non ha mai meritato attenzione. Nel secondo girone (capitolo II° del "Manuale Geronzelli") c'è l'immensa platea dei "professionisti", un esercito di soldati di ventura che presta il proprio servizio per passione e per compenso. Alcuni di questi sono autentici mercenari, presenti da sempre nella storia dell'umanità e utili per tutte le stagioni, ma troppo rozzi e ottusi per essere considerati vincenti. L'unica categoria che interessa davvero Cesarone Geronzi si trova nel III° capitolo del suo manuale ed è quella dei giornalisti "uomini di mondo", una casta ristretta e blasonata che porta una divisa professionale ineccepibile e sulla quale è difficile alzare le barricate. È qui, tra gli uomini di mondo, che l'entomologo Geronzi (esperto di farfalle e di falene) ha pescato insieme al suo sodale Bazoli le carte vincenti del risiko editoriale. Flebuccio De Bortoli e Gianni Riotta sono due personaggi, professionalmente indiscutibili che sanno sedersi composti e ben curati a qualsiasi tavolo, sia quello faraonico di Palazzo Grazioli che a quello mondano della sora Angiolillo. Sono uomini che mangiano poco, bevono ancor meno, e riescono a parlare in inglese anche con quei banchieri che, non conoscendo la lingua d'Inghilterra, secondo Giulietto Tremonti possono salvare l'Italia dal disastro. Inoltre Flebuccio De Bortoli e Gianni Riotta sanno scrivere in punta di penna, ferire e adulare senza sangue e senza sudore, e parlano in televisione privi della supponenza camuffata di Paolino Mieli, maestro di storia e di giravolte. Soprattutto si sono guadagnati il primato nel "Manuale Geronzelli" perché hanno capito che l'inciucio non è un peccato e nemmeno una prassi, ma una categoria dello spirito che ha ispirato una religione dove il grande sacerdote Gianni Letta esercita le sue pratiche nei salotti buoni e in quelli dove trionfano i "cafoni" immortalati da Dagospia. La staffetta-doppietta dei due direttori può anche essere vista addirittura come una tripletta se a Flebuccio e all'Harry Potter del Tg1 si aggiunge la figura di Paolo Garimberti, quell'altro uomo di mondo dai capelli a banana curati dal suo parrucchiere ("I Sargassi"), che ama l'America e sa distinguere tra Obama e Capezzone. Cesarone Geronzi si è trovato tra le palle il problema dei due grandi giornali lombardi e per settimane ha dovuto ricevere negli uffici di Mediobanca a piazza di Spagna e a piazzetta Cuccia un'autentica processione di giornalisti, alcuni mercenari, molti depressi e pochi "uomini di mondo". Da Palazzo Chigi e dai centri del potere economico-finanziario (dove l'editoria è considerata una merce per "creare valore" e profitto personali) gli sono arrivate un'infinità di sollecitazioni che ieri finalmente sono finite nella riunione del G11 (tanti sono i soci del Patto di sindacato di Rcs) dove l'unico a smarcarsi è stato con la sua assenza irrilevante lo scarparo marchigiano, Dieguito Della Valle (sponsor di Carlo Rossella). Gli uscieri di via Solferino parlano di soluzione old-style, cioè di un'operazione dal sapore antico ma buono che riporta nella stanza di Albertini e Missiroli un uomo come De Bortoli che di Gianni Letta e dei suoi riti sacerdotali non è cultore ma conoscitore. A via Monte Rosa arriva invece Gianni Riotta, il 55enne giornalista siciliano che ha dimostrato di guidare il Tg1 con perizia compiacente. Adesso i maligni dicono - e forse non hanno torto - che Riotta non sa nulla di economia, ma non ricordano gli omaggi ripetuti a Luchino di Montezemolo e Alessandro Profumo che ha accolto in studio con le sue interviste in maniche di camicia. I giornalisti del "Sole" sono pronti ad accoglierlo, primi fra tutti Orazio Carabini che è stato ospite fisso del Tg1, e Alessandro Plateroti che ieri sera a Sky ha reso omaggio all'amico professionista. E come se non bastasse oggi ricordano dalle colonne del loro giornale che l'Harry Potter di Palermo è laureato in filosofia, ha preso un master alla Columbia University ed è stato inserito nella classifica di una rivista americana ("Foreign Policy Prospect") tra i 100 intellettuali più influenti del mondo (minchia!). Forse la Marcegaglia nemmeno sapeva di queste stupende referenze, ma adesso gode come una marmotta perché con l'aiuto del "Manuale Geronzelli" è riuscita a fare la stessa operazione che realizzò Antonio D'Amato quando dalla presidenza di Confindustria impose un suo uomo alla guida del giornale rosa. Se gli "uomini di mondo" si comporteranno all'altezza dei loro padrini, il terremoto dell'editoria potrà prendere un'altra piega. In caso contrario entreranno come farfalle trafitte nella gabbietta della memoria.

31/03/2009

Documento n.7846

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