BANCHE: SCONSIGLIANO I TITOLI DI STATO PER VENDERE LE LORO OBBLIGAZIONI. I SENATORI LANNUTTI E SANGALLI INTERROGANO TREMONTI

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Atto n. 4-00961 Pubblicato il 22 dicembre 2008 Seduta n. 120 SANGALLI , LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. - Premesso che: il decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 190 del 2008), cosiddetto "decreto salva-banche", varato dal Governo sia per attenuare gli effetti disastrosi della grave crisi dei mercati finanziari, che per far fronte alla crisi patrimoniale e di liquidità di alcune banche italiane, la cui patrimonializzazione è al di sotto dei livelli prudenziali richiesti dalle istituzioni di vigilanza, garantisce agli istituti di credito finanziamenti illimitati, cambiali in bianco trasformate in bond perpetui; le banche italiane hanno emesso grandi quantità di bond che i risparmiatori dovranno rifinanziare nei mesi più duri della crisi mondiale, per un ammontare pari a circa 34.200 euro, in media, per ogni famiglia; secondo gli ultimi dati della Banca d'Italia, le obbligazioni emesse dalle banche italiane (voce negativa del bilancio patrimoniale, ossia debiti, rappresentati da titoli con scadenze e rendimenti) hanno raggiunto, al 30 settembre 2008, la cifra record di 718 miliardi di euro, quasi la metà dell’intero debito pubblico. Tali obbligazioni bancarie, corrispondono quasi al triplo (2,6 volte) del capitale più le riserve di tutto il sistema bancario che, al 30 settembre, erano pari a 277 miliardi di euro; nei prossimi 13 mesi, circa un quinto di questo rilevante ammontare di obbligazioni, ovvero 135,5 miliardi di euro, andrà in scadenza: 25,1 miliardi di euro entro dicembre 2008; ben 110,4 miliardi di euro nel 2009. Secondo i dati di Bloomberg, tra l’ottobre 2008 ed il dicembre 2009, bond per 42 miliardi di euro andranno in scadenza per Unicredit; 32 miliardi di euro per BancaIntesa; 20 miliardi di euro per Monpaschi; 15 miliardi di euro per UBI Banca; 11,4 miliardi di euro per il Banco Popolare; 6,2 miliardi di euro per Bnl-Paribas; 5 miliardi di euro per Mediobanca; 3,6 miliardi di euro per Banca Popolare di Milano; nel 2010 matureranno bond per ulteriori 100 miliardi di euro, dei quali 36 miliardi di euro per Unicredit, 31 miliardi di euro per Intesa, mentre entro il 2013, gli otto maggiori gruppi bancari (Unicredit, Intesa, Montepaschi, Ubi, Banco Popolare, Bnl, Mediobanca, Bpm), dovranno rifinanziare obbligazioni proprie per 429 miliardi di euro; nonostante la riduzione dei tassi di interesse operata dalla Banca centrale europea - che si appresta a tagliare il tasso di riferimento di un altro mezzo punto nella riunione del prossimo gennaio 2009 - le banche se vogliono allettare i risparmiatori a rinnovare le scadenze, devono aumentare i rendimenti poiché alcuni bond, sebbene vengano offerti a tassi interessanti, rischiano di restare invenduti; per essere collocati, devono garantire infatti altissimi rendimenti: ad esempio, l'Eni per collocare la sua ultima emissione di 1,25 miliardi ha dovuto offrire un rendimento molto elevato, pari al 5,947 per cento lordo, ossia il 2,2 per cento in più del tasso swap ed il 3,125 per cento oltre i titoli di Stato tedeschi; nei prossimi mesi maturano scadenze importanti dei titoli di Stato italiani, circa 400 miliardi di euro, in due anni, su 1.650 miliardi di euro di debito pubblico, che le banche già sfavorivano promuovendo presso i risparmiatori che li richiedevano la sottoscrizione di bond da loro emessi, a volte in presenza di evidente conflitto di interesse. Gli istituti di credito nel promuovere i loro bond, possono procedere assicurando i risparmiatori di godere di garanzie illimitate, grazie alle garanzie dello Stato introdotte con il citato "decreto salva-banche", si chiede di sapere: se il Governo, che ha offerto una "fideiussione omnibus" al sistema bancario con il richiamato "decreto salva-banche", sia al corrente dei comportamenti scorretti adottati da alcuni istituti di credito che promuoverebbero i bond bancari a scapito dei titoli di Stato; se il Governo non ritenga censurabili tali comportamenti che possono scoraggiare gli investitori nel rinnovare la importante massa dei titoli del debito pubblico, con tutte le conseguenze per la stabilità dei conti pubblici e del bilancio dello Stato; quali urgenti iniziative si intendano adottare per garantire che il sistema bancario italiano possa praticare comportamenti di correttezza, trasparenza e lealtà nei confronti dei risparmiatori e dello Stato, anche al fine della salvaguardia degli interessi generali del Paese.

23/12/2008

Documento n.7676

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