BANCHE: NONOSTANTE IL BACIO DELLA PANTOFOLA,IL GENIETTO DI SONDRIO,ALIAS TREMONTI,DOPO PROFUMO VUOLE UCCELLARE ANCHE PASSERA

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NON SOLO PROFUMO, TREMONTI SOGNA DI UCCELLARE ANCHE PASSERA, CARO AL CAV. - PRIMA LE BANCHE (PASSERA), POI LA CISL, ORA TOCCA A COLANINNO SFANCULARE IL PD - A PALAZZO GRAZIOLI LA folla di manager e di banchieri assatanati di indulgenze - I netturbini di Milano che raccolgono la monnezza sui marciapiedi delle banche e dei giornali, si sono fermati alle prime ore. Dalle edicole che stavano aprendo hanno comprato i giornali per capire che cosa sta avvenendo sui loro mutui e nelle roccaforti della finanza, poi con calma hanno cominciato a fare la raccolta "differenziata" separando le verità dalle bugie. Tra le verità li hanno profondamente colpiti le parole pronunciate ieri dal ministro dell'Economia, Giulietto Tremonti, che ha detto: "se la banca fallisce i banchieri vanno a casa, o vanno in galera". È grande questo Giulietto - hanno commentato i netturbini - è un figlio della ricca provincia di Sondrio che è riuscito a diventare supermiliardario difendendo cause di personaggi difficili, ma non rinuncia a usare parole forti con le quali ammonisce gli economisti loquaci e i banchieri rapaci. In verità non è chiaro a chi si sia riferito il ministro con la sua reprimenda, ma un tono così populista e barricadiero non si sentiva dai tempi di Mario Capanna e del '68. Giulietto è veramente un uomo con due teste: la prima è piena di cultura raffinata, la seconda è la testa di un animale politico che sta mettendo in piedi una sua costruzione di potere per sfilare l'eredità di Berlusconi dalle mani di Gianfranco Fini che ha intrecciato un flirt con D'Alema. Domenica scorsa ha rilasciato al "Corriere della Sera" un'intervista su Obama che i netturbini hanno fatto leggere ai figli perché Giulietto ha paragonato il giovane e abbronzato presidente all'imperatore Adriano di cui Margherite Yourcenar ha scritto le stupende "Memorie". Quali siano i banchieri che gli stanno sul cazzo non è affatto chiaro; forse quel Profumo che rifiuta sdegnosamente gli aiuti di Stato e a costo di smentire se stesso per ben due volte procede all'aumento di capitale. Oppure, il riccioluto Mussari che con straordinaria genialità ha comprato Antonveneta dal Santander a una cifra pazzesca e ha intaccato le basi patrimoniali di MontePaschi. Nell'elenco dei banchieri che agitano il sonno di Tremonti deve esserci anche Corradino Passera, il manager di madre McKinsey che in due giorni ha fatto perdere ai piccoli azionisti di BancaIntesa oltre il 23%. Ma qui i netturbini scuotono la testa perplessi perché durante la raccolta differenziata che hanno fatto davanti ai marciapiedi di via Monte Rosa (dove ha sede il "Sole 24 Ore") si sono imbattuti nella lunga intervista che Corradino Passera ha concesso al giornale della Confindustria. Per raccogliere la sua testimonianza è sceso in campo addirittura Flebuccio De Bortoli, il direttore del quotidiano dal fair play anglosassone, che si scomoda quando sente che i potenti hanno un bisogno fisico di esternare. In questo caso l'intervista occupa un'intera pagina e mette a dura prova chi vuole separare le verità dalle bugie. Il 54enne banchiere comasco parla dopo il Consiglio di gestione di BancaIntesa di martedì in cui è avvenuto lo scontro tra i torinesi del SanPaolo e i longobardi di BancaIntesa. Nel conflitto che nasce da un insostenibile modello di governance duale, è in ballo la testa di Pietro Modiano, il direttore generale difeso dalla sinistra torinese di Fassino e Chiamparino, ormai prossimo alle dimissioni. Sulla vicenda Modiano, Passera dice la prima bugia e la dice grossa perché sostiene che "il tema non è stato nemmeno sollevato". È probabile che di fronte a tanta impudenza De Bortoli abbia aggrottato le ciglia e si sia portato le mani al ciuffo di capelli che coltiva come un bonsai. Poi la conversazione è continuata sul tema che sta facendo soffrire Abramo-Bazoli: il "caso Zaleski", la vicenda del finanziere franco-polacco che Bazoli ha foraggiato per anni e adesso vuole essere salvato dalle banche italiane. Su questo tema Corradino tira fuori quella virtù della politica che si identifica con gli omissis e i giri di parole: "partecipiamo al progetto di ristrutturazione del credito di Zaleski - dice il banchiere comasco - come abbiamo partecipato a centinaia di casi soprattutto di aziende medio-piccole". A questo punto De Bortoli vorrebbe rotolarsi sul pavimento dalle risate, ma il suo aplomb anglosassone lo porta a commentare ironicamente: "sarà, ma credo che Zaleski di posti di lavoro ne abbia creati pochi, forse quello della sua segretaria...". Nella raccolta differenziata tra le bugie e le verità ci sono però altri passaggi che la dicono lunga sulle intenzioni politiche di Passera. Di quest'uomo è nota la biografia professionale che lo ha visto cavalcare con successo il risanamento delle Poste dopo l'esperienza al fianco di Carletto De Benedetti. Con le sue gambe lunghe e nervose assomiglia a un airone, l'uccello dalle piume colorate e il cuore tenero che cammina nell'acqua e si staglia con il suo profilo sugli altri pennuti che volano basso. Vola alto Corradino, vola a livello di sistema, e la conferma arriva da questa intervista dove mette da parte le miserie della finanza e parla di politica. Per superare la crisi - dice a De Bortoli - occorre subito un piano da 50 miliardi e scavalcando i vincoli di Maastricht aggiunge: "non dobbiamo perdere i vantaggi dell'Italia che ha un'economia con grandi potenziali di crescita, anche a costo di rinviare il pareggio di bilancio oltre il 2011". Poi plaude all'elezione del giovane e abbronzato della Casa Bianca e al coraggio di Berlusconi di mettere in liquidazione un'azienda come l'Alitalia. Di fronte a una visione politica così planetaria, anche un uomo come De Bortoli abituato alle più dure battaglie giornalistiche, appare frastornato e chiede: "ma lei non è, non era di sinistra, Passera?". La risposta-capolavoro arriva fulminea e bugiarda: "la nostra banca ha collaborato attivamente con tutti i governi e così continueremo a fare. Fare sistema". Flebuccio insiste: "andrebbe ancora a votare per le primarie del Pd?", e Corradino risponde: "non ho partecipato alle primarie del Pd". Per De Bortoli è una rivelazione che sfata la leggenda messa in giro da qualche figlio di buonadonna sulle simpatie che insieme ad Abramo-Bazoli hanno portato l'uomo di BancaIntesa e Alessandro Profumo nell'orbita della sinistra. Il taglio di Passera con quella parte politica è netto e ha il sapore di quel rito medievale che si chiama "bacio della pantofola", un rito che Giovanni XXIII ha cancellato dalla liturgia, ma oggi viene ripetuto da Alessandro Profumo nella villa di Arcore e intorno al tavolo di Salvatore Ligresti. È lo stesso rito di Cesarone Geronzi nel salotto di Mediobanca, e di tutti coloro che pensano di sopravvivere sottomettendosi al pontefice laico di Palazzo Chigi. Il bacio della pantofola è il gesto che viene ripetuto in questo momento dai sindacalisti che entrano come fantasmi a Palazzo Grazioli, da Emma Marcegaglia e da quel Roberto Colaninno che ha trovato nel Cavaliere e in Passera l'architrave per salvare Alitalia. Lo sanno bene i netturbini di Milano che oltre al "Sole 24 Ore" si sono trovati tra le mani anche il quotidiano "La Stampa" che oggi spara questo titolo: "Colaninno, addio Pd. È l'ora di Berlusconi". C'è quanto basta per dire che nell'anticamera del Cavaliere aumenta di giorno in giorno la folla dei manager e dei banchieri assatanati di protezioni e di indulgenze. Questo spettacolo non piace affatto a Giulietto Tremonti che oltre a rimanere estraneo alla vicenda Alitalia, considera Corradino Passera un antagonista pericoloso. Il genietto di Sondrio sa che Berlusconi pende dalle labbra di questo manager McKinsey che tra il 2003 e il 2007 ha guadagnato 15,7 milioni di stipendio e un pacco strabiliante di stock options. Passera ha voglia di fare il ministro e c'è anche chi tra i partiti della maggioranza lo incoraggia nel suo progetto. In fondo questo Berlusconi che marcia come un rullo compressore e lancia missili verbali contro l'America, sta facendo la parte dello spaccatutto. Vuole rompere l'unità sindacale, mette in crisi la foresta dei piccoli imprenditori con il fervore di Colaninno e della Marcegaglia "volante", e come se non bastasse stringe al suo fianco l'amministratore delegato di BancaIntesa che risolve il pasticcio Alitalia con un grande pasticcio pagato dai contribuenti. Per i netturbini di Milano la raccolta differenziata è destinata a separare le sorti di Tremonti da quelle del governo. Al di là delle parole feroci sulla galera per i banchieri, la strada di Giulietto si fa ogni giorno più difficile. Nella costruzione del suo potere ha voluto piazzare al vertice della Cassa Depositi e Prestiti Franco Bassanini, uno degli ultimi socialisti doc che sono stati compagni di strada quando Giulietto è arrivato a Roma con la valigia sdrucita. Adesso Dagospia che aveva anticipato di qualche settimana questa notizia, può dire che a Gianni Letta questo blitz su Bassanini non è piaciuto affatto. Un altro segno che il genietto di Sondrio, acculturato e incazzato, dovrebbe tenere ben presente.

13/11/2008

Documento n.7589

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