BANCHE: L'AUDIZIONE DEL GOVERNATORE DRAGHI IN SENATO,NON SCIOGLIE I NODI SU RESPONSABILI DELLA CRISI.

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ROMA Se non riparte il mercato interbancario, quello nel quale le banche si prestano denaro... ( Messaggero, Il del 22/10/2008 ) Mercoledì 22 Ottobre 2008 Chiudi di ROSSELLA LAMA ROMA Se non riparte il mercato interbancario, quello nel quale le banche si prestano denaro tra loro, «si blocca l'economia», dice Mario Draghi, «e l'ultima cosa di cui c'è bisogno adesso è una restrizione del credito a imprese e famiglie». Il governatore di Bankitalia lancia l'allarme e dice che se sarà necessario «vi saranno altri interventi in futuro» per ristabilire la fiducia. Il primo pensiero va ad una forma di garanzia pubblica. «Fino ad oggi il credito erogato dal sistema bancario a imprese e famiglie, pur decelerando, ha di fatto continuato a crescere a ritmi piuttosto contenuti. La situazione tuttavia può cambiare in fretta», il prolungarsi di tensioni sulla liquidità «potrebbe comportare una contrazione del credito». Questa è ora l'emergenza, spiega ai senatori che lo hanno invitato a Palazzo Giustiniani per chiedergli delle ricadute della crisi internazionale sull'econonia italiana. «E' il problema più urgente» perchè nonostante i cali dei prezzi dei titoli in Borsa «la capitalizzazione delle maggiori banche italiane rimane sufficiente». Draghi ha ricordato le misure di emergenza adottate. Quei 40 miliardi di titoli di stato forniti da Bankitalia alle banche per facilitare l'ottenimento di prestiti presso la Bce. E anche il Tesoro offre al sistema creditizio la possibilità di questi swaps. Ma sull'interbancario è venuta meno la fiducia, le banche dubitano della solvibilità della loro controparte. Il mercato è praticamente congelato, funziona solo l'overnight, quello dei prestiti entro le 24 ore. Sulle altre scadenze c'è poco e ad altissimo prezzo, come riflette l'Euribor, il tasso che determina il costo dei mutui. Mai come in questo momento è cruciale non far mancare il credito all'economia. «Gli effetti della crisi si sommano a debolezze strutturali preesistenti». Nel secondo trimestre il Pil è stato negativo ci sono segnali negativi per i prossimi trimestri. «Calano i consumi delle famiglie sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile».i sondaggi «rilevano pessimismo tra imprese e famiglie». Draghi non usa la parola "recessione" per spiegare la prospettiva che abbiamo di fronte nei prossimi mesi, ma l'Fmi lo ha già fatto per lui. Il governatore ha spiegato come è scoppiata la crisi e come si è sviluppata. Poi lo snodo cruciale del fallimento della Lehman Brothers a seguito del quale «la crisi è diventata sistemica». E «è diventata manifesta la necessità di una risposta coordinata». L'8 ottobre Fed e Bce hanno abbassato simultaneamente e in modo concordato i tassi di interesse «una mossa che non ha precedenti». Poi il G8 di Washington che ha confermato la necessità del coordinamento, e il varo del piano di azione concertato a livello europeo. Ha ricordato che in Italia i conti correnti sono garantiti. E prevenendo alcune critiche ha aggiunto che «grazie all'azione di vigilanza da noi non vi è quell'esteso "sistema bancario ombra" in cui altrove la crisi ha trovato origine e alimento». «Quegli errori da noi non si sono verificati». E i titoli Lehman venduti dalle banche ai clienti? Con la riforma del risparmio «la vigilanza sulla commercializzazione dei prodotti» non è più di Bankitalia ma della Consob. Poi la parola è passata ai senatori. Lannutti dell'Italia dei valori ha sparato a zero contro «l'oligarchia finanziaria» che «con la complicità delle banche centrali addossa ai risparmiatori il peso dei salvataggi». In sostanza ha accusato Bankitalia di essere ostaggio di Unicredit e Intesa. «Il problema delle quote di proprietà di Bankitalia va risolto- ha risposto il governatore- ma fino a quel momento tutti possiamo star tranquilli che non ci sono interferenze da parte dei soggetti regolati». E poi «se l'Italia non esce male da questa crisi, merito è del legislatore, ma anche delle autorità di vigilanza». E non è neppure vero che le banche centrali non si sono accorte in tempo di quello che stava accadendo. Gli allarmi sono stati lanciati «anche da chi vi parla», fin dal 2006, ha detto il governatore. «Il problema è un altro, è come mai sono stati sottovalutati». Ma «in tempi tranquilli i moniti restano spesso inascoltati». Mercoledì 22 Ottobre 2008 Chiudi di ROSSELLA LAMA ROMA Se non riparte il mercato interbancario, quello nel quale le banche si prestano denaro tra loro, «si blocca l'economia», dice Mario Draghi, «e l'ultima cosa di cui c'è bisogno adesso è una restrizione del credito a imprese e famiglie». Il governatore di Bankitalia lancia l'allarme e dice che se sarà necessario «vi saranno altri interventi in futuro» per ristabilire la fiducia. Il primo pensiero va ad una forma di garanzia pubblica. «Fino ad oggi il credito erogato dal sistema bancario a imprese e famiglie, pur decelerando, ha di fatto continuato a crescere a ritmi piuttosto contenuti. La situazione tuttavia può cambiare in fretta», il prolungarsi di tensioni sulla liquidità «potrebbe comportare una contrazione del credito». Questa è ora l'emergenza, spiega ai senatori che lo hanno invitato a Palazzo Giustiniani per chiedergli delle ricadute della crisi internazionale sull'econonia italiana. «E' il problema più urgente» perchè nonostante i cali dei prezzi dei titoli in Borsa «la capitalizzazione delle maggiori banche italiane rimane sufficiente». Draghi ha ricordato le misure di emergenza adottate. Quei 40 miliardi di titoli di stato forniti da Bankitalia alle banche per facilitare l'ottenimento di prestiti presso la Bce. E anche il Tesoro offre al sistema creditizio la possibilità di questi swaps. Ma sull'interbancario è venuta meno la fiducia, le banche dubitano della solvibilità della loro controparte. Il mercato è praticamente congelato, funziona solo l'overnight, quello dei prestiti entro le 24 ore. Sulle altre scadenze c'è poco e ad altissimo prezzo, come riflette l'Euribor, il tasso che determina il costo dei mutui. Mai come in questo momento è cruciale non far mancare il credito all'economia. «Gli effetti della crisi si sommano a debolezze strutturali preesistenti». Nel secondo trimestre il Pil è stato negativo ci sono segnali negativi per i prossimi trimestri. «Calano i consumi delle famiglie sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile».i sondaggi «rilevano pessimismo tra imprese e famiglie». Draghi non usa la parola "recessione" per spiegare la prospettiva che abbiamo di fronte nei prossimi mesi, ma l'Fmi lo ha già fatto per lui. Il governatore ha spiegato come è scoppiata la crisi e come si è sviluppata. Poi lo snodo cruciale del fallimento della Lehman Brothers a seguito del quale «la crisi è diventata sistemica». E «è diventata manifesta la necessità di una risposta coordinata». L'8 ottobre Fed e Bce hanno abbassato simultaneamente e in modo concordato i tassi di interesse «una mossa che non ha precedenti». Poi il G8 di Washington che ha confermato la necessità del coordinamento, e il varo del piano di azione concertato a livello europeo. Ha ricordato che in Italia i conti correnti sono garantiti. E prevenendo alcune critiche ha aggiunto che «grazie all'azione di vigilanza da noi non vi è quell'esteso "sistema bancario ombra" in cui altrove la crisi ha trovato origine e alimento». «Quegli errori da noi non si sono verificati». E i titoli Lehman venduti dalle banche ai clienti? Con la riforma del risparmio «la vigilanza sulla commercializzazione dei prodotti» non è più di Bankitalia ma della Consob. Poi la parola è passata ai senatori. Lannutti dell'Italia dei valori ha sparato a zero contro «l'oligarchia finanziaria» che «con la complicità delle banche centrali addossa ai risparmiatori il peso dei salvataggi». In sostanza ha accusato Bankitalia di essere ostaggio di Unicredit e Intesa. «Il problema delle quote di proprietà di Bankitalia va risolto- ha risposto il governatore- ma fino a quel momento tutti possiamo star tranquilli che non ci sono interferenze da parte dei soggetti regolati». E poi «se l'Italia non esce male da questa crisi, merito è del legislatore, ma anche delle autorità di vigilanza». E non è neppure vero che le banche centrali non si sono accorte in tempo di quello che stava accadendo. Gli allarmi sono stati lanciati «anche da chi vi parla», fin dal 2006, ha detto il governatore. «Il problema è un altro, è come mai sono stati sottovalutati». Ma «in tempi tranquilli i moniti restano spesso inascoltati». ( Il Messaggero, del 22/10/2008 )

22/10/2008

Documento n.7549

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