BANCHE: I TASSI SCENDONO, LE RATE DEI MUTUI NO

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21/12/2008 MARCO ESPOSITO per Il Mattino di Napoli I tassi scendono ma non si attenua la polemica tra consumatori e banche. I primi accusano le aziende di credito di aumentare il cosiddetto «spread», ovvero il sovrapprezzo rispetto al tasso di riferimento. La replica è piccata ma convincente a metà: le banche infatti ammettono che il sovrapprezzo potrebbe crescere per compensare il timore dei fallimenti delle aziende e, a cascata, delle famiglie. Eppure almeno su tale fronte potrebbe sventolare in questi giorni la bandiera della pace. Il calo dei tassi stabilito dalle banche centrali e dai mercati interbancari porta con sé un bonus gratuito che può arrivare ad alcune migliaia di euro all’anno rispetto alla situazione dell’ottobre scorso. Un esempio: il picco dell'euribor a tre mesi (il tasso di riferimento per la maggior parte dei mutui) è stato toccato il 9 ottobre scorso al 5,39%: a quei valori la rata di un mutuo variabile da 200.000 euro a 30 anni (con uno spread di un punto tondo) aveva raggiunto un massimo di 1.250 euro al mese. Oggi l'euribor è al 3,08% e la stessa rata vale 964 euro, con un risparmio di 286 euro al mese, pari a 3.432 euro l'anno. Secondo esempio: su un finanziamento da 100.000 euro a 20 anni il risparmio è di 129 euro al mese (dai 739 euro di ottobre, la rata è scesa a 610 euro), pari a 1.548 all'anno. Secondo le associazioni dei consumatori, le banche non trasferiscono però sui clienti tutti i vantaggi della discesa dei tassi di interesse, perché alzano lo spread. L’Associazione bancaria italiana (in sigla Abi) replica irritata ricordando che gli spread dei mutui in essere sono fissati dal contratto e quindi impossibili da modificare a meno che il mutuo non venga ristrutturato, ovvero non si riscriva il contratto. Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, spiega: «Ci riferiamo ai nuovi mutui, ovviamente. Si vede che le banche hanno la coda di paglia». Chi accende un nuovo mutuo, quindi, deve fare massima attenzione allo spread, ovvero alla maggiorazione applicata sul tasso Euribor o su quello Bce, maggiorazione che varia in maniera decisa da banca a banca. Attraverso le simulazioni di Mutuionline, si nota come gli spread applicati su un mutuo da 100.000 euro a 20 anni vadano da un minimo di 0,52 punti a un massimo di un 1,39. Con una rata che di conseguenza può andare da 585 a 631 euro, con una differenza di 46 euro al mese e 552 euro in un anno. Ed è proprio su questo punto che si concentrano i consumatori: «Le banche continuano a manovrare a proprio piacimento gli spread, che adesso tendono ad aumentare» in modo da «conservare elevati i propri guadagni», dichiarano Adusbef e Federconsumatori, sottolineando che i risparmiatori italiani sono già costretti a «pagare sul mutuo uno 0,54% in più rispetto alla media europea». Sui nuovi prestiti, ammette l’Abi, non sarebbe «incoerente» che in una fase caratterizzata da elevata rischiosità come questa gli spread vengano ritoccati al rialzo. Con il crollo della produzione industriale, si spiega, aumenta il rischio di fallimento delle imprese e con esso anche quello associato ai lavoratori impiegati nelle stesse, che possono vedere il proprio reddito ridotto a causa della cassa integrazione o azzerato in caso di licenziamento. Per le banche, insomma, siamo ormai tutti dei precari e quindi meno meritevoli di credito. Chi decide di sottoscrivere un nuovo mutuo però deve considerare soprattutto la variabilità dei tassi. Guai infatti a ritenere la situazione attuale, molto favorevole per chi si indebita, come garantita per i prossimi dieci, venti, o trent’anni. Chi sa di poter pagare 964 euro al mese, quindi, deve tener presente che, come in tre mesi la rata è scesa da 1.250 a 964, così in tre mesi o tre anni può risalire a 1.250 o più. Meglio quindi in tale fase i tassi fissi: la variabilità del costo del denaro è un rischio che conviene lasciare alla banche. In fondo valutare i rischi è esattamente il loro mestiere.

21/12/2008

Documento n.7673

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