BANCHE E GOVERNO: IN GINOCCHIO DA TE ! MA I BANCHIERI,ANCORA A PIEDE LIBERO, NON RINUNCIANO ALLE PREBENDE

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BANCHIERI IN GINOCCHIO DAL GOVERNO - BRUCIATI 27 MILIARDI DI EURO IN APPENA TRE MESI - SCATTA LA CORSA AI TREMONTI BOND PER EVITARE IL CRAC - E’ PARTITO IL SALVATAGGIO DI SISTEMA: COSI’ IL GOVERNO ALLUNGA LE MANI ALLO SPORTELLO... Francesco De Dominicis per Libero Una cifra da capogiro: 27 miliardi di euro. Sono quelli bruciati in Borsa - per colpa della crisi internazionale - dalle banche italiane. In appena due mesi e mezzo è andato in fumo l'equivalente di una robusta manovra finanziaria sui conti pubblici. Dall'inizio del 2009, i colossi del credito hanno perso, complessivamente, 27,6 miliardi, passando da un valore complessivo di 91,3 a 63,7 miliardi. Un tracollo impressionante che fa tremare le vene ai polsi dei banchieri. Tutti in ginocchio davanti al governo a implorare i Tremonti bond. I numeri sono stati sbattuti in faccia agli stessi esponenti del settore bancario, pochi giorni fa. E sono riportati in un documento riservato dell'Abi (Associazione bancaria) che di fatto spiega le ragioni della corsa improvvisa agli aiuti di Stato. Dell'iniziale diffidenza, nei confronti dei sussidi pubblici, adesso non c'è traccia fra gli istituti. Lo stesso leader della Confindustria del credito, Corrado Faissola, ha teso la mano all'esecutivo. Una netta inversione di tendenza strettamente legata alle forti preoccupazioni dei pezzi da novanta del mondo finanziario per la tenuta dei conti. I bilanci 2008 non sono andati poi così male. Ma gli effetti della crisi finanziaria internazionale potrebbero abbattersi ancora sui requisiti patrimoniali delle banche ed innescare quei meccanismi perversi che potrebbero portare a una robusta stretta dei rubinetti dei finanziamenti. Di qui la richiesta di ottenere, da parte del Tesoro, la sottoscrizione delle speciali obbligazioni volte proprio a garantire l'erogazione del credito da parte degli istituti sia alle famiglie sia alle imprese. Venerdì IntesaSanpaolo ha prenotato 4 miliardi, seguendo di pochi giorni la decisione del Banco Popolare, che ha intenzione di emettere 1,45 miliardi di titoli. Ci sta pensando anche la Banca popolare dell'Emilia Romagna che in due mesi ha già perso oltre il 20% del valore in Borsa. Non ha sciolto le riserve Unicredit: a piazza Cordusio devono definire i dettagli delle emissioni, tra mercato italiano e Austriaco, dove ha sede una controllata. In pochi potranno evitare i bond del Tesoro. Non ci sono alternative a quello che si sta rivelando sempre più come un salvataggio di sistema. E le misure dello Stato sono urgenti per frenare le perdite azionarie ed evitare crac. Mussari MPS Piano Industriale 070 Per far aumentare le vertigini basta fare un salto di dodici mesi e scoprire che la capitalizzazione totale delle banche della Penisola era di ben 183 miliardi di euro. A marzo del 2008, IntesaSanpaolo, adesso balzata prima in classifica, valeva da sola quanto oggi pesano insieme tutti i 26 istituti quotati a piazza Affari, circa 63 miliardi. Oggi l'istituto presieduto da Giovanni Bazoli è a 20 miliardi contro i 12 di Unicredit (era a 62 miliardi) e i 4,6 del Monte dei Paschi di Siena (7 miliardi). A Rocca Salimbeni, magra consolazione, farà di sicuro piacere aver scalato qualche posizione nella classifica: Mps ha superato due big del calibro di Mediobanca (da 10 a 4,2 mld) e Ubibanca (da 9 a 4,4). Ma, il confronto col passato fa davvero paura: due anni fa - marzo 2007 - il valore delle azioni delle banche italiane era di 250 miliardi: calcolatrice alla mano, significa che di tutto il listino bancario è rimasto un quarto del valore. Restano le perplessità dei banchieri sugli osservatori da costituire presso le prefetture di tutta la Penisola. Nonostante le riserve espresse a più riprese financo dalla Banca d'Italia, però, i prefetti sono destinati a giocare un ruolo chiave nella partita. Lo stesso ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha tentato di gettare acqua sul fuoco precisando che gli osservatori sono «parte di strategia che non è di controllo sul credito, ma è di controllo territoriale, sociale». Ma la mano del governo s'è già allungata allo sportello.

22/03/2009

Documento n.7834

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