BANCHE: A MILANO ESPOLDE LO SCANDALO DEI DERIVATI. CHI PAGHERA' IL CONTO ?

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BANCHE. Milano: il caso “derivati” esplode in Comune 24/11/2008 - 17:27 tratto da Helpconsumatori. Denunciati dall'opposizione anche i vertici dell'Amministrazione Moratti. Non accenna a placarsi lo scandalo dei derivati che ha colpito Comune di Milano. Nelle ultime ore infatti è stato depositato un esposto alla Procura generale della Corte dei Conti della Lombardia con il quale i gruppi consiliari dell'opposizione del Comune di Milano invocheranno la nullità delle operazioni in derivati relative al bond sottoscritti dall'Amministrazione comunale nel 2005 e richiederanno una revoca degli atti illegittimi. Ma soprattutto è un vero e proprio cambio di marcia e di obbiettivo quello annunciato nelle ultime ore dall'opposizione. Nel mirino per lo scandalo derivati sono finiti in pieno il sindaco Letizia Moratti e l'attuale dirigenza. Fino ad ora il ruolo dell'attuale sindaco era stato tenuto in secondo piano, rispetto alle presunte responsabilità delle banche, dell'ex sindaco Gabriele Albertini e della vecchia dirigenza, ma la tregua si è rotta dopo le mancate risposte di Palazzo Marino al pressing del centrosinistra che aveva chiesto con due mozioni degli interventi concreti per annullare i contratti con le banche i cui operatori sono stati indagati per truffa aggravata. Due richieste entrambe bocciate dall'Amministrazione Moratti. Il cambio di rotta è annunciato in conferenza stampa che si è tenuta nel week-end gli esponenti dell'opposizione a Palazzo Marino, Davide Corritore, vicepresidente del Consiglio comunale, Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd, Fabrizio Spirolazzi e Basilio Rizzo. Il caso dei derivati nel quale è rimasto impigliato il Comune di Milano è partito nel 2005, quando il sindaco Gabriele Albertini, il city manager Giorgio Porta e i ragionieri capo Elfo Butti e Angela Casiraghi hanno ottenuto dalle banche Ubs, Deutsche Bank, Depfa Bank, JpMorga, un credito di 1,7 miliardi di euro. Per effettuare l'operazione-derivati, la giunta accordò agli istituti bancari selezionati un compenso dello 0,01% pari a 168 mila euro. Una volta selezionate le banche, Palazzo Marino decise di costituire un'operazione attraverso i derivati per gestire il tasso d'interesse e trasformarlo da fisso, quale era, in variabile. Il Comune s'impegnò a restituire entro il 2035 i 1680 milioni alle banche e ad accantonare, nel corso di 30 anni, l'importo relativo alla restituzione del capitale. In seguito, il debito è stato rinegoziato più volte: le ultime, nel luglio 2007 e poi ancora nell'ottobre successivo, sotto la giunta di Letizia Moratti. L'operazione è stata realizzata senza alcuna gara tra le banche fornitrici e utilizzando quegli strumenti finanziari complessi che si chiamano "derivati": contratti in cui il cliente si lega al gioco d'azzardo di scommettere sull'andamento dei mercati: se vince risparmia, ma se perde paga, e anche molto salato. In queste operazioni comunque le banche tendenzialmente vincono sempre e incassano ricche commissioni sui prodotti derivati, siano swap, collar, swaption o altro. E anche quando stipulano contratti formalmente a costo zero, possono contare su alti margini di profitto, nascosti nelle pieghe degli accordi stipulati, come è avvenuto nel caso concreto, con quei contratti sottoscritti dal Comune di Milano, che per garantirsi al momento della sottoscrizione denaro sonante, ha scelto di rimandare a uscite e costi che dovranno poi accollarsi i cittadini in un domani ormai molto prossimo. "Per arrivare al risultato di tutelare il proprio patrimonio, il Comune dovrà mettere in discussione la propria azione e quella dell'Amministrazione precedente", ha dichiarato Corridore nel corso della conferenza stampa in cui è stato annunciato l'esposto presentato alla Procura generale della Corte dei Conti della Lombardia. Nell'esposto, redatto dallo studio legale Nespor, si sottolineano "numerosi profili di illegittimità e violazioni normative relative alle operazioni finanziarie poste in essere negli ultimi tre anni, illegittimità originate da comportamenti gravemente negligenti degli organi comunali e dei dirigenti responsabili". Oltre che nell'ambito delle banche, responsabilità vanno dunque cercate all'interno dell'Amministrazione comunale, "a partire dalla modalità di scelta degli istituti di credito, effettuata del 2005 con trattativa privata invece che pubblica", ha aggiunto Corritore.Fra le altre irregolarità, sono state evidenziate: l'esistenza di conflitti d'interesse delle banche, al contempo advisor e manager delle operazioni; l'utilizzo della giurisdizione inglese, considerata dall'opposizione "inammissibile" per un'amministrazione locale italiana; la ripetuta sottoscrizione di contratti in derivati durante le amministrazioni Albertini e Moratti senza la previa approvazione del Consiglio comunale; la sottoscrizione di strumenti non previsti per gli Enti locali e la mancata rilevazione dei costi impliciti determinati dalle condizioni contrattuali fortemente peggiorative rispetto ai valori di mercato. A questo proposito il vicepresidente del Consiglio comunale ha ricordato lo studio del Collegio dei saggi nominati dal Comune che indica l'ammontare degli aggravi a 55 milioni di euro, cui si sono aggiunti 30 milioni per le operazioni successive. Un altro atto illegittimo indicato dall'opposizione è l'omissione, in occasione della delibera del giugno 2005 relativa all'emissione del bond, di rilevanti perdite esistenti a seguito di operazioni in derivati stipulate precedentemente. "Prima del bond del 2005 esistevano già perdite legate a vari mutui con la Cassa depositi e prestiti (Cdp), mutui che il bond andava a estinguere ristrutturando il debito" ha precisato Spirolazzi, ricordando che il debito complessivo con la Cdp ammontava a circa 500 milioni di euro e le perdite legate ai derivati a circa 100 milioni. "Restavano quindi esistenti contratti derivati senza il debito sottostante" ha ribadito Corritore. L'Amministrazione avrebbe utilizzato in sostanza di volta in volta le operazioni in derivati per nascondere perdite legate a precedenti operazioni. "Si ricorreva ai derivati a ridosso di situazioni che avrebbero fatto emergere le perdite esistenti", ha commentato ancora Spirolazzi. Davide Corridore, in particolare, ha sottolineato la violazione dell'art.119 della Costituzione che impedisce agli Enti locali di ricorrere all'indebitamento per finanziare spese altre da quelle d'investimento, laddove "ieri lo stesso Albertini, ha ammesso di aver utilizzato i fondi per spese correnti". Gabriele Albertini, sindaco di Milano al tempo della stipula del bond nel 2005, ha dichiarato intanto che le operazioni effettuate nei tre anni dal lancio del bond nel triennio "hanno permesso di liberare risorse finanziarie per maggiori spese, per servizi e rispettare gli equilibri di bilancio2. Alla Corte dei Conti viene richiesto quindi di pronunciarsi sugli effetti di tali illegittimità e sui danni cui devono rispondere organi e dirigenti comunali. "In termini economici, in aggiunta agli 80 milioni per i conti impliciti applicati dalla banche, è già stato certificato che il bilancio 2009 dovrà sopportare una spesa contabile superiore ai 15 milioni. Nel 2008, tale perdita è stata pari a 12 milioni di euro, importo compensato con un'operazione di vendita non consentita dalla normativa e condotta all'insaputa degli organi competenti", ha precisato Corridore, sottolineando che tale sofferenza ha già costretto il Sindaco ad annunciare in aula, lo scorso 16 ottobre, le decisione di alimentare il fondo costituito a garanzia dei rischi delle operazioni. "La lunga serie di illegittimità è stata il frutto - si conclude nell'esposto alla Corte dei Conti - di comportamenti gravemente negligenti e continuati degli organi comunali e dei dirigenti responsabili, a seguito dei quali si è generato un ingente danno all'erario comunale, in parte già accertato e in parte posto carico degli anni a venire e delle generazioni future". di Flora Cappelluti 2008 - redattore: FC

24/11/2008

Documento n.7618

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