ASSICURAZIONI: L'ANIA DETTA LA LINEA PER CONTRORIFORME SULLA PELLE DEGLI ASSICURATI. ED IL GOVERNO ESEGUE !

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Assicuratori imparate da Jefferson MASSIMO GIANNINI Affari & Finanza di Repubblica. Sarà il caso di aggiornare la storica frase di Thomas Jefferson. «Le banche sono più pericolose degli eserciti», disse uno dei padri fondatori della democrazia americana. Ora bisognerà integrare questa massima incontestabile, e aggiungere alle banche anche le assicurazioni. Intendiamoci: non è una grande novità, e nemmeno una scoperta dell'ultima ora, che i «signori delle polizze» (soprattutto in Italia) non brillino affatto per efficienza, trasparenza e concorrenza. Ma in questi ultimi giorni ci hanno deliziato con un paio di sortite che fanno letteralmente accapponare la pelle. La prima sortita la dobbiamo al presidente dell'Ania, la «Confindustria» delle compagnie. In un'istruttiva intervista al «Corriere della Sera» della scorsa settimana, dopo aver sdottoreggiato a lungo sui rapporti con l'Abi e sul nuovo modello di relazioni sindacali, Fabio Cerchiai ci offre una prova tangibile della sua stoffa di economista liberale. Alla domanda «nel ramo danni il fatturato Rc auto cala del 3%», il nostro risponde testualmente così: «È il segnale che i prezzi praticati al cliente stanno diminuendo rispetto alle tariffe di partenza. Non amo ammetterlo: ma è la conseguenza della concorrenza introdotta dal decreto Bersani...». Che magnifica «lezione» di cultura mercatista! Perché mai, di grazia, il presidente dell'Ania «non ama ammettere» che un provvedimento di legge ha aumentato gli standard concorrenziali, e quindi ha prodotto effetti positivi per gli utenti? La seconda sortita è speculare alla prima, e riguarda anche in questo caso la liberalizzazione varata ai tempi del governo Prodi. Grazie alla geometrica potenza della lobby assicurativa, il presidente della Commissione industria del Senato Cesare Cursi, insieme a un altro suo collega senatore del Pdl, ha presentato un emendamento per cancellare due delle principali innovazioni introdotte a suo tempo dalla famosa «lenzuolata» di Bersani: il divieto di clausole contrattuali esclusive nella distribuzione delle polizze nei rami danni e il diritto di recesso annuale nei contratti assicurativi di durata pluriennale. Il Sindacato degli agenti, responsabilmente, si è schierato contro queste modifiche. L'Ania, furbescamente, non si è espressa. La ragione è comprensibile: la cancellazione di queste due norme si tradurrebbe in un beneficio per gli assicuratori, e un maleficio per gli assicurati. Anche questo, verosimilmente, il presidente Cerchiai «non ama ammetterlo», giusto? Dunque, meglio tacere. E incassare. Sulla pelle della clientela, e con tanti saluti al mercato. [email protected]

02/02/2009

Documento n.7741

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