AS ROMA: COMPRATORI VERI O FANTASMA ?

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Gianluca Paolucci per La Stampa "Una bufala», dice Flick. Come quella di Soros, per la quale la parola fine arriverà tra qualche settimana con la chiusura dell'indagine Consob che chiarirà che tra i Sensi e i suoi consulenti qualcuno non l'ha raccontata giusta. Georg-Rudolf Flick, professione miliardario e storico dell'arte nel tempo libero, ha messo la parola fine all'ennesimo bluff sui compratori (presunti) dell'As Roma. Che ieri ha smentito, in un comunicato congiunto con Italpetroli, l'ultima voce: il contatto con Francesco Angelini, imprenditore del ramo farmaceutico. Il caso più clamoroso è però quello andato in scena nella primavera scorsa, tra il 25 di febbraio e la fine di maggio 2008. Il titolo sale da 0,55 euro a 1,51 euro per azione, guadagnando il 200% in tre mesi mentre ogni giorno sui giornali, sulle radio e sui blog impazzavano le «notizie» su presunti compratori per l'As Roma. La vicenda, che chiameremo per brevità «caso Soros», dal nome del finanziere americano lungamente indicato come prossimo proprietario della società calcistica, ha interessato Consob e magistratura. L'istruttoria è ormai conclusa, alla Consob il riserbo è massimo ma fonti legali interpellate da La Stampa avvisano che dopo quasi un anno di indagini, una lunga serie di audizioni e varie ispezioni dei funzionari dell'autorità da intermediari e nella sede della società a Trigoria, è saltato fuori che il comportamento della società è stato quantomeno poco cristallino. E mentre la Roma e Italpetroli diffondevano una lunga fila di comunicati per dire che «non c'erano trattative in corso», da ambienti vicini alla stessa società si facevano trapelare indiscrezioni ai media circa interessamenti più o meno presunti di questo o di quel soggetto. Se venisse accertato, si tratterebbe quantomeno di false comunicazioni al mercato, ipotesi sanzionata dalla normativa che andrebbe ad aggiungere una rogna in più ai Sensi, alla ricerca, ora sì, di un compratore. La storia è questa. Alla fine di febbraio dello scorso anno la Roma va forte, ma la famiglia Sensi, che pure si è messa «le mani in tasca» più volte negli anni, non ce la fa più. Deve rimborsare 370 milioni di euro di debiti nei confronti di Unicredit e altre banche a fronte del sostegno finanziario concesso alla holding Italpetroli. È allora che inizia il tam tam mediatico: «Arriva Soros», è il coro. Spuntano cifre, progetti, valutazioni. La società smentisce, il titolo vola lo stesso. Per non farsi mancare niente, quando le voci su Soros si affievoliscono spunta John J. Fisher, altro miliardario made in Usa, quello del marchio Gap. Poi arriva anche il fondo Blackstone, gli arabi di Dubai. L'unico a parlare in chiaro è Joe Tacopina, che si autodefinisce «l'avvocato più hot d'America». In maggio si fa fotografare con la sciarpa giallorossa a Fiumicino, ma da New York Soros fa sapere di non essere cliente di Tacopina e anzi di «non interessarsi più» all'affare. L'unica trattativa vera, se così si può chiamare, era stata in marzo, con la mediazione della Inner Cirle. Che di mestiere fa l'intermediario, è specializzato nel business dello sport ma un compratore vero non ce l'aveva. Lo stesso copione va in scena due settimana fa. Fino al 20 aprile scorso il titolo viaggia intorno a 0,60 euro (0,58) per azione, il suo livello per così dire «naturale» dove da due anni si posiziona quando si spengono le ventate speculative. Il giorno successivo «parte» e per giovedì 23 arriva a 0,90 euro. Più 50% secco in tre giorni, che di questi tempi non è affatto male. La Consob ha avviato l'ennesima attività ispettiva, sollecitato la società a chiarire al mercato la situazione (cinque comunicati in cinque giorni) e chiesto agli intermediari chi vende, chi compra e chi ci guadagna. Il precedente più singolare è però quello dell'estate 2007. In settembre il titolo prende il volo, passa dai «soliti» 0,6 euro fino a 1,08 in meno di un mese, i volumi raggiungono picchi mai più toccati. Ma non c'è nessun compratore, la Roma va bene in campionato e in Champions League. Un mese dopo si scopre che i Sensi in quei giorni avevano altri pensieri. Il revisore dei conti aveva detto a luglio che la continuità aziendale di Italpetroli era a rischio e i Sensi con Unicredit stavano cercando di far quadrare conti che presentavano più di una crepa. E allora, chi era che stava speculando su As Roma?

08/05/2009

Documento n.7915

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