anni fa, il professor Federico Caffè.........

in Articoli e studi
Del prof. Caffè, riproponiamo, con un po? di rabbia, stralci di uno scritto di 32 anni fa. Ne consigliamo la lettura alle autorità monetarie.

Federico Caffè: "Un?economia in ritardo". Boringhieri editore - 1976

Dal capitolo primo: Le sovrastrutture finanziarie. (scritto nel 1971)
[????????] Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica, con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati, favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori, in un quadro istituzionale che, di fatto, consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi. Esiste una evidente incoerenza tra i condizionamenti di ogni genere - legislativi, sindacali, sociali - che vincolano l?attività produttiva "reale" nei vari settori agricolo , industriale, di intermediazione commerciale, e la concreta "licenza di espropriare l?altrui risparmio" che esiste sul mercati finanziari. Un rilievo del genere non trae motivo da fatti episodio o da insufficienze istituzionali attribuibili a carenze legislative. Si tratta di una constatazione originata dalla persistenza evidente, nell?ambito delle strutture finanziario-borsistiche, di un capitalismo aggressivo e violento, che non sembra aver nulla in comune con lo "spirito di responsabilità pub-blica" rilevabile come componente di una moderna strategia oligopolistica nell?ambito dell?attività produttiva industriale. [?????????] È certamente sorprendente che, in un periodo nel quale è ben nota la pressione esercitata in forme varie sulle preferenze dei consumatori, in vista di condizionarle, influenzarle e indirizzarle nelle direzioni volute, si prospetti il mercato finanziario come quello nel quale la sovranità del risparmiatore" avrebbe ancora possibilità di affermarsi. Che, anche nel settore finanziario, l?inesperienza degli operatori sia manipolata con forme sottili di suggestione e di propaganda "di porta in porta", che l?azione pubblicistica svolta in questo campo sia necessariamente di tipo persuasivo, dato che nessuno possiede le informazioni occorrenti per un?attendibile valutazione dell?andamento futuro dei mercati finanziari, che l?intermediazione specializzata miri in sostanza a soddisfare esigenze in larga parte artificiose che essa stessa concorre a creare, sono aspetti che non andrebbero ignorati e che potrebbero essere utilmente sottoposti ad accertamento empirico. Esistono forme di "inquinamento finanziario" il cui costo sociale sembra meritare un?attenzione non minore di quella che è oggi di moda riservare ad altri aspetti di perturbamento ecologico. Ora, come l?inquinamento in genere può combattersi con mezzi idonei di prevenzione e di repressione, così l?inquinamento finanziario non dovrebbe (secondo quanto sembra di poter desumere dalle opinioni prevalenti) portare alla eliminazione della intermediazione specializzata, bensì degli inconvenienti che vi sono connessi. [?????????] Non ritengo che il groviglio delle manipolazioni finanziarie odierne, che trovano nella borsa il centro operativo, sia essenziale per il mantenimento di un?attività produttiva multiforme, dinamica, progressiva. Non ritengo che l?integrazione economica dei mercati debba portare all?estendersi della sofisticazione finanziaria, con tutto il suo folclore e i suoi prestigiosi manipolatori di titoli, realizzatori di scalate espropriatrici di falangi di risparmiatori inconsapevoli. Mi corre obbligo di aggiungere che queste affermazioni vengono avanzate con piena consapevolezza della dissociazione che oggi esiste nelle economie occidentali tra la formazione del risparmio e la sua utilizzazione per fini di investimento. Anzi è appunto l?accrescersi del numero dei risparmiatori, la constatazione ben nota della loro riluttanza ad assumere rischi, il ripudio già in larga parte intervenuto (quanto meno nel nostro Paese) del possesso azionario, che in-ducono a ritenere preferibile il ricorso a forme più semplici, limpide e palesi di investimento finanziario. [?????????.] D?altronde, non è soltanto sul piano delle riforme del-le istituzioni e delle procedure che si pone il problema del futuro dei mercati di borsa. Occorre agire anche nei confronti di coloro che intendono dirigere i risparmi verso le attività finanziarie, mediante un?opera informativa che illustri e documenti il carattere ingannevole o fraudolento delle promesse (alle quali essi si trovano esposti) di ingenti guadagni e di rapida moltiplicazione dei loro averi. Se le capacità del pubblico di autoilludersi sono illimitate, l?assenza o l?inadeguatezza di avvertimenti cautelatori, da parte dei responsabili della politica economica, costituirebbero un comportamento inesplicabile, rispetto agli incisivi interventi che essi effettuano in altri campi dell?attività economica. Quando questa azione informativa fosse svolta in modo tempestivo, efficace,capillare, potrebbe seguirne un diffuso o generalizzato ripudio ad avvalersi, per ragioni di principio, delle operazioni speculative che si incentrano nella borsa - ripudio di cui oggi fornisce significativo ma isolato esempio l?atteggiamento dei Sindacati operai inglesi che, per tradizione, si precludono di ope-rare su quel mercato con i fondi di cui dispongono. Un fenomeno di rigetto costituirebbe, in altri termini, la soluzione radicale di fronte al funzionamento odierno dei mercati di borsa. Sono consapevole che un?affermazione dei genere può essere considerata ingenua o stravagante. Ma è tempo che gli economisti, per esigua che possa essere la loro voce, non si limitino ad analizzare a posteriori il susseguirsi di "crolli sconvolgenti ma dissocino a priori la loro responsabilità, con il documentare i costi sociali del mercato di borsa. Nelle condizioni odierne di estesa concentrazione del potere economico e finanziario, esso non è strumento di vigore competitivo e di allocazione efficiente del capitale monetario; bensì strumento di un complesso intreccio di manovre e strategie, prive di ogni connessione con la logica di un?economia di mercato e rese possibili dalle deformazioni che essa ha subito con l?affermarsi di una configurazione storica del capitalismo, ormai anacronistica. (Federico Caffè - 1971)

01/06/2003

Documento n.3240

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