ANATOCISMO. ADUSBEF REPLICA ALL'ABI! NIENTE TRUCCHI SULLA CLASS ACTION

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Niente trucchi sulla class action ( Italia Oggi del 29/01/2008 ) Stampa - Guida ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo Piano Numero 024, pag. 8 del 29/1/2008 Autore: di Elio Lannutti e Antonio Tanza presidenti Adusbef Visualizza la pagina in PDF L'articolo di IO accende il dibattito sull'anatocismo. E la dottrina mette in guardia le associazioni Niente trucchi sulla class action L'Adusbef: i clienti non dovranno restituire gli interessi sui c/c Caro direttore, ci consenta di replicare all'articolo: "Class action, vendetta delle banche", uscito su ItaliaOggi del 23 gennaio 2008, firmato da Stefano Sansonetti. In sostanza si riferisce di un summit dell'Abi fissato il 5 febbraio p.v. , per rispondere all'azione di Adusbef & Co. contro l'anatocismo, riportando la tesi, destituita di qualsiasi fondamento giuridico, come dimostreremo, secondo la quale se le associazioni dei consumatori dovessero avanzare una class action contro le banche, che hanno effettuato mezzo secolo di capitalizzazione trimestrale degli interessi, dichiarata illegittima da consolidate sentenze di Cassazione, gli istituti di credito minacciano di farsi dare indietro gli interessi sui conti correnti. Tuttavia le banche fanno finta di dimenticare che chi agirà con Adusbef aveva i conti in rosso (cioè era in debito con la banca): conseguentemente appare implausibile che le banche possano agire contro costoro in via riconvenzionale per il recupero degli interessi attivi anatocistici. Piuttosto dovrebbero intraprendere azioni individuali contro i propri clienti con il conto attivo. Ma anche questa ipotesi appare, questo sì, un boomerang per le banche: infatti la declaratoria di nullità comporterebbe l'applicazione di interessi in misura legale che seppur depurate dagli effetti anatocistici sarebbe di gran lunga superiore al tasso riconosciuto dalle banche. Ricordiamo che l'anatocismo, ossia la capitalizzazione trimestrale degli interessi sui prestiti, seppur vietata dall'art. 1283 c.c., era stata tranquillamente praticata dalle banche dal 1953 mediante il ricorso agli "usi" bancari. Le banche, cioè, giustificavano tale odiosa prassi di capitalizzare trimestralmente gli interessi sugli impieghi, annualizzando quelli sui depositi, perché ciò avrebbe "fatto comodo ai clienti". Dopo anni di ricorsi e di pronunce di Cassazione che avevano dichiarate illecite le pratiche anatocistiche, il governo D'Alema con una norma ad hoc definita "decreto salvabanche", affermò che tale lucrosa attività di capitalizzazione degli interessi era illecita per il futuro, ma consentita per il passato. Ma la Corte costituzionale, su ricorso dell'Adusbef, annullò il colpo di spugna sulle banche. Con una storica sentenza del 4 novembre 2004 contro Unicredit, la Corte di Cassazione ha dichiarato nullo l'uso bancario dell'anatocismo, dichiarando in sostanza che le clausole di capitalizzazione trimestrale degli interessi dovuti dal correntista dovranno considerarsi nulle anche se contratte prima dell'orientamento giurisprudenziale che nel '99 ne aveva negato l'uso. Ma anche volendo concedere alle banche una tesi a dir poco "terroristica" per dissuadere le associazioni dei consumatori, alle banche non converrebbe inoltrarsi in tale ginepraio. Adusbef infatti rilancia ed invita i correntisti a chiedere l'applicazione del tasso legale nei rapporti a credito sorti prima del 1992. A seguito della promessa di class action illustrata da Adusbef, le banche minacciano di coalizzarsi contro i correntisti per farsi restituire gli interessi attivi "capitalizzati". E così quello che dovrebbe essere uno strumento a favore dei consumatori, diventerebbe un'arma nella mani di chi, da sempre, ne ha gestito le sorti. Ma in ogni caso, anche a voler concedere tale ulteriore tutela agli istituti di credito, i conti sono presto fatti. Ipotizzando un conto attivo con un saldo in linea capitale pari a 5.600 euro, a un tasso nominale annuo creditore pari all'1%, gli interessi a credito complessivi, per un periodo in esame dal 30 dicembre 1994 al 1° gennaio 2008, con l'applicazione della capitalizzazione annuale, sarebbero pari a 85,23 euro. Prendendo, invece, a esame un saldo in linea capitale a debito per il correntista sempre pari a 5.600 euro, in ipotesi di capitalizzazione trimestrale, con un tasso debitore annuo pari al 10%, comporta un rimborso per illecito anatocismo pari a 926,25 euro. Quindi la banca vuole mettere sullo stesso piano il suo guadagno di 926,25 euro con un'elemosina di appena 85,23 euro. Bel guadagno per il correntista attivo, tenuto conto che solo la tenuta di un rapporto di conto corrente in Italia comporta un "dazio" annuo pari a 170 euro. Che poi è il più caro in Europa. ( Italia Oggi del 29/01/2008 ) Riportiamo il testo dell'articolo comparso il 23-1-2008 su Italia Oggi Class action, vendetta delle banche ( Italia Oggi del 23/01/2008 ) Stampa - Guida ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo Piano Numero 019, pag. 8 del 23/1/2008 Autore: di Stefano Sansonetti Visualizza la pagina in PDF Il 5 febbraio summit all'Abi per rispondere all'azione di Adusbef & Co. contro l'anatocismo Class action, vendetta delle banche Gli istituti minacciano di farsi dare indietro gli interessi sui c/c Proprio nel momento dell'esordio, al quale si stanno preparando a dir poco battagliere, le associazioni dei consumatori rischiano un autogol clamoroso. Tanto più bruciante se solo si pensa a quanto hanno atteso lo sbarco nell'ordinamento italiano della class action. Il problema è che quando dall'altra parte ci sono le banche, il terreno su cui si vuole organizzare l'attacco deve essere solido, altrimenti si rischia di subire una pesante controffensiva. Ed è esattamente quello che sta accadendo. Contro Alessandro Profumo e gli altri big del credito, infatti, le associazioni dei consumatori hanno deciso di inziare dall'anatocismo, ovvero dagli interessi che maturanto sugli interessi. Un meccanismo che, fino a non molto tempo fa, gravava pesantemente sulle spalle dei clienti che andavano a debito nei confronti di una banca. Forti di una sentenza della Corte di cassazione, che nel 2004 ha riconosciuto la nullità del meccanismo, adesso Adusbef & Co. vogliono inchiodare le banche. E costringerle con una class action a restituire tutti gli interessi che hanno incamerato sui debiti dei loro clienti attraverso il famigerato anatocismo. Per carità, la rivendicazione ha grandi probabilità di trovare soddisfazione in tribunale. Ma le banche sono pronte a calare un asso dalla manica. Perché se sono dovuti ai clienti gli interessi passivi ingiustamente capitalizzati, sostengono, a loro volta i clienti dovranno restituire gli interessi, questa volta attivi, che le banche corrispondono sui conti correnti. Con l'effetto perverso che a pagare il prezzo sarebbero pensionati, casalinghe, impiegati e studenti. Ovvero quelle categorie che vantano costantemente un credito nei confronti degli istituti. Insomma, il terreno su cui le associazioni dei consumatori si stanno muovendo è particolarmente sdrucciolevole. E l'Abi di Corrado Faissola lo sa, al punto che per il 5 febbraio prossimo, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, ha organizzato un incontro a porte chiuse (all'inizio per parlare di class action in generale). Durante la riunione, raccolti intorno a un tavolo esperti e consulenti, si valuterà un dossier che spiega nel dettaglio questo "inatteso" risvolto della class action sull'anatocismo. Il punto da affrontare, tra le altre cose, coinvolge anche il modo in cui dovrà essere speso politicamente dagli istituti questo possibile rilancio sugli interessi attivi. La questione è spinosa, ma di rilievo. Tutto nasce con la sentenza n. 21095/2004 con cui la Cassazione ha posto fine all'anatocismo. Fino a quel momento le banche capitalizzavano sia gli interessi a debito del cliente, cosa che avveniva ogni tre mesi, sia gli interessi a credito, questa volta a cadenza annuale. Il tutto fino al 2000, quando il legislatore ha reso identica la cadenza della capitalizzazione nei conti a credito e a debito del cliente. Sta di fatto che dopo la sentenza le associazioni hanno subito esultato per le prospettive che si aprivano. Esultanza che è salita alle stelle quando, con la Finanziaria 2008, è arrivata la class action. Il problema, però, è che Adusbef e colleghi danno per scontato che gli effetti della pronuncia della Cassazione impongano la sola restituzione degli interessi passivi pagati dai clienti nel tempo andati a debito. Mentre oggi gli istituti sostengono che se questo è vero, è altrettanto vero che gli stessi clienti dovranno restituire gli interessi attivi alle banche che li hanno corrisposti sui conti correnti. Insomma, l'anatocismo è nullo a 360 grandi. La beffa è che il probabile successo dell'azione collettiva avrebbe effetti benefici più che altro sulle imprese, perché sono questi i clienti che quasi sempre vanno a debito nei confronti del sistema bancario. Ma se le banche rilanciassero, attraverso una domanda riconvenzionale, la stessa sentenza potrebbe avere effetti dirompenti sui quei clienti che invece vantano quasi sempre un credito nei confronti degli istituti. Questi clienti, appunto, sono pensionati e impiegati, ossia i veri e propri "consumatori". ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo Piano Numero 019, pag. 8 del 23/1/2008 Autore: di Stefano Sansonetti Visualizza la pagina in PDF Il 5 febbraio summit all'Abi per rispondere all'azione di Adusbef & Co. contro l'anatocismo Class action, vendetta delle banche Gli istituti minacciano di farsi dare indietro gli interessi sui c/c Proprio nel momento dell'esordio, al quale si stanno preparando a dir poco battagliere, le associazioni dei consumatori rischiano un autogol clamoroso. Tanto più bruciante se solo si pensa a quanto hanno atteso lo sbarco nell'ordinamento italiano della class action. Il problema è che quando dall'altra parte ci sono le banche, il terreno su cui si vuole organizzare l'attacco deve essere solido, altrimenti si rischia di subire una pesante controffensiva. Ed è esattamente quello che sta accadendo. Contro Alessandro Profumo e gli altri big del credito, infatti, le associazioni dei consumatori hanno deciso di inziare dall'anatocismo, ovvero dagli interessi che maturanto sugli interessi. Un meccanismo che, fino a non molto tempo fa, gravava pesantemente sulle spalle dei clienti che andavano a debito nei confronti di una banca. Forti di una sentenza della Corte di cassazione, che nel 2004 ha riconosciuto la nullità del meccanismo, adesso Adusbef & Co. vogliono inchiodare le banche. E costringerle con una class action a restituire tutti gli interessi che hanno incamerato sui debiti dei loro clienti attraverso il famigerato anatocismo. Per carità, la rivendicazione ha grandi probabilità di trovare soddisfazione in tribunale. Ma le banche sono pronte a calare un asso dalla manica. Perché se sono dovuti ai clienti gli interessi passivi ingiustamente capitalizzati, sostengono, a loro volta i clienti dovranno restituire gli interessi, questa volta attivi, che le banche corrispondono sui conti correnti. Con l'effetto perverso che a pagare il prezzo sarebbero pensionati, casalinghe, impiegati e studenti. Ovvero quelle categorie che vantano costantemente un credito nei confronti degli istituti. Insomma, il terreno su cui le associazioni dei consumatori si stanno muovendo è particolarmente sdrucciolevole. E l'Abi di Corrado Faissola lo sa, al punto che per il 5 febbraio prossimo, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, ha organizzato un incontro a porte chiuse (all'inizio per parlare di class action in generale). Durante la riunione, raccolti intorno a un tavolo esperti e consulenti, si valuterà un dossier che spiega nel dettaglio questo "inatteso" risvolto della class action sull'anatocismo. Il punto da affrontare, tra le altre cose, coinvolge anche il modo in cui dovrà essere speso politicamente dagli istituti questo possibile rilancio sugli interessi attivi. La questione è spinosa, ma di rilievo. Tutto nasce con la sentenza n. 21095/2004 con cui la Cassazione ha posto fine all'anatocismo. Fino a quel momento le banche capitalizzavano sia gli interessi a debito del cliente, cosa che avveniva ogni tre mesi, sia gli interessi a credito, questa volta a cadenza annuale. Il tutto fino al 2000, quando il legislatore ha reso identica la cadenza della capitalizzazione nei conti a credito e a debito del cliente. Sta di fatto che dopo la sentenza le associazioni hanno subito esultato per le prospettive che si aprivano. Esultanza che è salita alle stelle quando, con la Finanziaria 2008, è arrivata la class action. Il problema, però, è che Adusbef e colleghi danno per scontato che gli effetti della pronuncia della Cassazione impongano la sola restituzione degli interessi passivi pagati dai clienti nel tempo andati a debito. Mentre oggi gli istituti sostengono che se questo è vero, è altrettanto vero che gli stessi clienti dovranno restituire gli interessi attivi alle banche che li hanno corrisposti sui conti correnti. Insomma, l'anatocismo è nullo a 360 grandi. La beffa è che il probabile successo dell'azione collettiva avrebbe effetti benefici più che altro sulle imprese, perché sono questi i clienti che quasi sempre vanno a debito nei confronti del sistema bancario. Ma se le banche rilanciassero, attraverso una domanda riconvenzionale, la stessa sentenza potrebbe avere effetti dirompenti sui quei clienti che invece vantano quasi sempre un credito nei confronti degli istituti. Questi clienti, appunto, sono pensionati e impiegati, ossia i veri e propri "consumatori". ( Italia Oggi del 23/01/2008 )

29/01/2008

Documento n.7116

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