ALITALIA: IL CONFLITTO NEGLI INTERESSI DI CORDATA.

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INTERESSI IN CORDATA – GLI INTRECCI TRA IL GOVERNO E GLI IMPRENDITORI “SALVA ALITALIA” – LE TARIFFE AEROPORTUALI PER I BENETTON, LA TIRRENIA PER APONTE, IL PONTE SULLO STRETTO PER LIGRESTI E GAVIO… Luca Fornovo per “La Stampa” Da una parte c’è la partita Alitalia. Dall’altra quella che il governo Berlusconi sta giocando su altre infrastrutture del sistema Italia con alcuni dei soci forti (Benetton, Ligresti, Gavio, Aponte e Sposito) della Cai, la cordata salva-Alitalia. Si tratta di un’intricata ragnatela di interessi. Restando nelle vie del cielo, l’esecutivo è ormai in dirittura d’arrivo per approvare un ritocco del 6-12% alle tariffe aeroportuali, cosa che sarà sicuramente gradita ad alcuni aeroporti italiani, tra cui l’Aeroporto di Roma (AdR), di cui la famiglia Benetton possiede una bella fetta del capitale, attraverso la sua partecipazione in Gemina. Il governo ha, poi, intenzione di avviare progetti ambiziosi nelle infrastrutture del mare, con la privatizzazione di Tirrenia, attesa entro fine anno. E nelle infrastrutture di terra, Palazzo Chigi e la statale Società Stretto di Messina sono al lavoro per stringere a breve un accordo con Impregilo sui costi del Ponte di Messina. Progetti che forse, non a caso, attirano l’interesse di alcuni dei soci della Cai. Alla privatizzazione di Tirrenia potrebbero partecipare insieme a un gruppo di armatori Gianluigi Aponte, presidente di Msc, la Mediterranea shipping company, e della Snav e il numero uno del fondo Clessidra, Claudio Sposito. Non va, poi, dimenticato che i tre soci - con quote paritetiche - di Impregilo, il futuro costruttore del Ponte sullo Stretto, sono Benetton, Ligresti e Gavio. Tutti soci anche della cordata salva-Alitalia. Nel giro di pochi mesi Impregilo dovrebbe formalizzare la nuova offerta per la realizzazione del Ponte. Tre anni fa il primo gruppo italiano di costruzioni si aggiudicò la gara per 3,9 miliardi. La nuova offerta dovrebbe aggirarsi tra i 4,3 e i 4,4 miliardi di euro. Cioè rivista al rialzo di 4-500 milioni. Un aumento che, giusto per fare due calcoli, rappresenta più del doppio di quanto Benetton, Ligresti, Gavio hanno investito nella Cai. Il rialzo è però giustificato dal rincaro delle materie prime. «I costi del Ponte aumenteranno - ha spiegato di recente Alberto Rubegni, ad di Impregilo - perchè avevamo fatto un’offerta con il petrolio a 32 dollari al barile». Oggi l’oro nero quota poco sotto i 110 dollari. Anche per il finanziamento del Ponte, che complessivamente costerà poco più di 6 miliardi di euro, la soluzione sembra molto vicina. Lo schema allo studio del governo prevede che l’opera venga finanziata per circa il 40% attraverso un aumento di capitale che verrà varato dal Ministero dell’Economia (nel progetto precedente era Fintecna a metterci i soldi) e al 60% facendo ricorso al mercato internazionale dei capitali. La progettazione definitiva, curata da Impregilo, potrebbe essere avviata già a gennaio e l’apertura dei cantieri a metà del 2010, dopo aver superato alcuni passaggi burocratici, tra cui l’approvazione del Cipe e del Ministero delle Infrastrutture. Oltre al Ponte per i Benetton, come si è detto, una partita importante resta anche quella delle tariffe aeroportuali. Il governo starebbe per avviare un aumento pari all’inflazione programmata, che ora è all’1,7%. La notizia è positiva per la loro partecipata AdR (Aeroporto di Fiumicino e Ciampino) che attende dal 2000, un ritocco al rialzo. Ma i Benetton non possono comunque lamentarsi. La famiglia di Ponzano Veneto, che è anche azionista di Atlantia (la ex Autostrade), ha già incassato dall’attuale governo un vantaggioso adeguamento tariffario per le autostrade (il 70% dell’inflazione effettiva). Un successo per Atlantia e i Benetton, visto che la redditività, secondo gli analisti, è garantita fino al 2038. Un po’ meno per gli italiani che dovranno pagare pedaggi più salati. Infine, tempi stretti anche per Tirrenia: il 31 dicembre scadono le convenzioni statali che finora hanno permesso alla compagnia di navigazione di sopravvivere coprendo le perdite operative sulle tratte di interesse pubblico. Tirrenia che fattura 620 milioni, ha perdite vicino al miliardo di euro. Il premier Berlusconi ha confermato la volontà di privatizzare perché Tirrenia fa «concorerenza sleale ai privati che hanno posizioni di leadership. E qui potrebbe entrare presto in scena Aponte che oltre a corteggiare Tirrenia ha interesse nelle sue controllate regionali: la campana Caremar, la sarda Saremar, la toscana Toremar e la siciliana Siremar che fanno concorrenza alla Snav. Dagospia 03 Settembre 2008

03/09/2008

Documento n.7476

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