ALICAOS:FANTOZZI VOLA DA FABIO FAZIO E FA PIU' RIDERE DI PAOLO VILLAGGIO

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TRATTO DA: WWW:DAGOSPIA.IT ALICAOS: FANTOZZI VOLA DA FABIO FAZIO E FA Più RIDERE DI PAOLO VILLAGGIO - PROFUMO PRIGIONIERO NELLE MANINE DI “VERGINE” PALENZONA - RIOTTA SADICO - IL VOLO ACCIDENTATO DI “RINGHIO” CATRICALà - LA FONDAZIONE LOBBY DI BERNABè 1 - FANTOZZI VA DA FAZIO E FA PIU' RIDERE DI PAOLO VILLAGGIO La sua partita Augusto Fantozzi l'ha cominciata ieri sera in televisione un minuto prima che cominciasse il derby romano. Erano le 20,29 quando il Commissario di Alitalia si è seduto davanti a Fabio Fazio indossando lo stesso vestito e la cravatta rossa che si mette quando ritorna a Soriano del Cimino, il piccolo comune in provincia di Viterbo dove trascorre gran parte dell'anno. Non è stata una partita facile perché il 68enne avvocato ed ex-ministro sta attraversando l'inferno alle prese con mille creditori che bussano alla sua porta, molti dei quali si comportano come "fratelli coltelli". È il caso ad esempio degli aeroporti (tra questi anche quello di Roma gestito da Benetton, socio della nuova Alitalia) che sono pronti a pignorare gli aerei se Augusto non pagherà i diritti di scalo. Di fronte alle telecamere questo uomo che non ha mai avuto un cuor di leone si è comportato con dignità, ma ha fatto alcune piroette degne di nota. A proposito del contratto con i piloti e le assistenti di volo furibondi, è scivolato via dicendo che l'accordo esiste con "qualche dubbio interpretativo su questioni di dettaglio". Con inattesa competenza l'esile Fabio Fazio che di economia capisce ben poco, gli ha chiesto se non sarebbe stato meglio vendere la Compagnia ad AirFrance, e Fantozzi ha ammesso candidamente che "col senno di poi forse si può dire che era la soluzione migliore". Per l'avvocato dei Parioli la scivolata più grossa è avvenuta sul conflitto di interessi in cui si trovano alcuni soci di Cai (Benetton, Tronchetti Provera, Ligresti) che sono anche dentro Banca Leonardo, l'advisor che sta valutando per conto del Commissario il valore degli asset da vendere. Qui il professore che dal 1979 insegna diritto tributario ha dovuto fare i salti mortali e facendo appello al linguaggio della politica appreso ai tempi del governo Dini, ha ricamato pensieri tortuosi e ha detto che nell'economia globale i grandi advisor si sono ridotti di numero e che sono possibili coinvolgimenti e conflitti di interesse. Poi con la stessa impudenza ha detto che comunque nessuno è disposto a giocarsi la faccia perché esiste una professionalità che va oltre le contraddizioni. Povero Fantozzi!, chi glielo fa fare davvero di bestemmiare in questo modo per difendere la piccola Alitalia di Colaninno & soci? Lui va avanti come un giapponese a Pearl Harbour ed è convinto che la situazione si risolverà in pochi giorni. Finora non ha preso un euro di compenso; per far fronte ai 2 miliardi di debiti dovrà vendere 50 aerei; promette che tra 15 giorni decollerà la nuova Alitalia e con la franchezza dei contadini di Soriano del Cimino fa capire che i 400 voli soppressi negli ultimi giorni rispondono "a un'esigenza di ridurre qualche volo in nome della sicurezza". 2 - IL VOLO ACCIDENTATO DI "RINGHIO" CATRICALA' Mentre Fantozzi parlava in televisione Antonio Catricalà si godeva il derby nella tribuna d'onore dell'Olimpico. Per nulla al mondo il presidente dell'Antitrust potrebbe rinunciare alla partita e alla pizza che mangia ogni domenica sera con la famiglia in un locale vicino piazza Mazzini. Il calcio che ha visto ieri sera tra Roma e Lazio lo ha molto deluso, ma ancora più deludente è lo spettacolo che si trova di fronte per la vicenda Alitalia. Sotto l'aspetto mansueto e i modi eleganti questo giurista calabrese ha la grinta del suo concittadino "ringhio" Gattuso, il giocatore del Milan che non risparmia le entrate a gamba tesa. Anche lui vorrebbe mettere la gambetta dell'Antitrust sull'Alitalia, ma si trova ingabbiato e impotente. Quindici giorni fa ha incontrato Rocco Sabelli per chiedere impegni precisi sulla tratta Milano-Roma, sui prezzi dei biglietti e sulla continuità dei voli su tutto il territorio nazionale. A Catricalà suona male, anzi malissimo la garanzia che è stata data dal governo a Cai di non avere concorrenti. Nell'offerta che Colaninno e i capitani coraggiosi hanno presentato il 31 ottobre questa anomalia è scritta a chiare lettere, pena il rischio che salti tutta l'operazione. "Ringhio" Catricalà si trova di fronte a un dilemma angoscioso: denunciare l'assurdità giuridica e costituzionale di questa garanzia, oppure accettare in silenzio il diktat del governo. Tra Palazzo Chigi e l'Antitrust non corre buon sangue: la Finanziaria ha tagliato i finanziamenti dell'Authority da 22 a 14 milioni di euro e il presidente calabrese ha pronunciato tra i denti una frase sibillina: "capisco di dare fastidio ma aspettate un attimo, quando sono meno forte, non ora che ho aperto le inchieste sulle banche e sui grandi monopolisti". E per quanto riguarda Cai aspetta le carte entro la fine di questa settimana per poi aprire un'istruttoria che probabilmente avrà un esito all'italiana. La parola finale toccherà a Bruxelles dove "ringhio" Catricalà sa benissimo che stanno preparando la seconda bocciatura. 3 - LA FONDAZIONE LOBBY DI BERNABE' Un occhio al passato e un altro al futuro. Così si muove in questi giorni Franchino Bernabè per cercare di mettere un po' in sesto la barca di Telecom. I conti dell'ultima trimestrale gli hanno dato coraggio e anche se i libici non arrivano e i fondi americani se ne vanno, Franchino si prepara a presentare per il 2 dicembre il suo piano industriale. Secondo il quotidiano "La Stampa" avrebbe trascorso il weekend con i top manager per definire gli ultimi dettagli e valutare l'eventuale cessione della rete. Quest'ultima rappresenta l'ancora di salvezza per mettere a posto i 35,7 miliardi di debiti e se il governo decidesse di fare entrare in campo la Cassa Depositi e Prestiti, il manager di Vipiteno passerebbe alla storia. Le controindicazioni sono molte perché si sa che gli spagnoli di Telefonica non vogliono vendere il gioiello dell'azienda, e il governo non può svuotare la Cassa Depositi e Prestiti proprio nel momento in cui annuncia un fantomatico piano da 80 miliardi. In mezzo a questi pensieri Franchino trova il tempo anche per guardare al passato e si ricorda di quando dal '73 al '75 ha lavorato presso la Fondazione Einaudi come semplice ricercatore. Qualcosa di quell'esperienza gli è rimasto attaccato al cuore perché anche all'Eni dove ha governato dal '92 al '98, ha sempre sostenuto i progetti della Fondazione che era stata costituita dieci anni prima nel nome di Enrico Mattei.E adesso eccolo lanciare l'idea di una Fondazione Telecom nella quale vorrebbe infilare personaggi come Navarro Valls, l'ex-portavoce di Papa Wojtyla e soprannumerario dell'Opus Dei. Così, mentre la Fondazione IRI sparisce e quella dell'Eni langue, Telecom si butta in un'operazione dal sapore lobbistico difficile da interpretare.Ma non basta perché il passato ritorna nella volontà di Bernabè di rilanciare il vecchio marchio Olivetti, un brand carico di storia dentro il quale il capo di Telecom vorrebbe riunire le attività informatiche. E per far questo non esita a recuperare Patrizia Grieco, una top manager ben conosciuta dentro la Telecom di Tronchetti Provera. Questa donna infatti che guiderà la nuova OIivetti viene dal Gruppo Value Partners dove ha lavorato a fianco di Patrizio Mapelli, il manager chiamato in causa per le intercettazioni di Tavaroli alla Telecom e a Rcs. 4 - PROFUMO PRIGIONIERO NELLE MANINE DI PALENZONA Per un genovese rinunciare a circa 10 milioni di euro di bonus è come strappargli il cuore. Eppure Alessandro Profumo che nella città delle Lanterne è nato 51 anni fa, ha dichiarato che nel 2009 compirà questo sacrificio supremo. Il gesto è bello ed esemplare anche se a consolare l'ex-boyscout resteranno i 3,5 milioni di stipendio. Non è questo comunque l'unico segno della svolta esistenziale del capo di Unicredit che da studente-lavoratore ha iniziato la sua carriera come sportellista in una filiale del Banco Lariano di Lecco, poi è entrato tra le braccia di Sabina Ratti, figlia di un alto dirigente dell'Eni, dopodiché ha trovato una balia chiamata McKinsey, ed è ritornato in banca per una carriera folgorante. C'è qualcos'altro che segna la svolta di Mr Arrogance e può condizionare le sue strategie future. È l'abbraccio sempre più stretto della politica che si è riaffacciata nella sua vita non sotto le vesti fragili di Prodi e del Pd, ma con la mole massiccia di Fabrizio Palenzona. La settimana scorsa si è potuto vedere con chiarezza quanto conti la figura di questa vecchia volpe democristiana che gli amici chiamano "Obelix", i magistrati "Chopin" (per i conti cifrati a Montecarlo) e altri ancora "Vergine" (per il segno zodiacale). Della vergine Palenzona non ha nulla perché con il suo metro e novanta e i 150 chili di peso attraversa da anni la politica con disinvoltura e astuzia. Nel taccuino della sua vita che è cominciata a Novi Ligure, ci sono i nomi di Marcellino Gavio, Antonio Fazio, Gianpiero Fiorani, ma anche quelli di Cuccia e di Vincenzo Maranghi, che nel 2001 gli hanno consentito di sedere nel salotto della finanza. Da allora l'Obelix di Novi Ligure si è mosso a 360 gradi acchiappando cariche nelle Autostrade (Aiscat) e negli Aeroporti (Adr). E adesso è l'ombra lunga alle spalle di Alessandro Profumo. Con due interviste sparate venerdì sui giornali Mr Obelix ha fatto capire che il libero e indipendente amministratore di Unicredit è nelle sue mani. È stato lui a portarlo per mano ad Arcore ed è stato sempre Palenzona a organizzare la cena romana a casa Ligresti col capo di Unicredit. Perché fa tutto questo?, ecco la sua risposta: "quando vado all'Hermitage a San Pietroburgo e vedo l'insegna di Unicredit mi sento orgoglioso di essere italiano". Roba da ridere. 5 - RIOTTA SADICO La Rai ha veramente soldi da buttare e Gianni Riotta, il direttore americano del Tg1 non bada a spese. Solo in questo modo si può spiegare perché a Washington dove si è svolto l'inutile G20, la nostra televisione abbia sentito il bisogno di spedire come inviato speciale la giornalista Susanna Petruni. Eppure nella sede di New York c'è Giulio Borrelli che forse capisce poco di economia, ma due parole in croce riesce sempre a dirle. E poi c'è Monica Maggioni, la giornalista che dopo l'Iraq ha battuto in lungo e in largo l'America per seguire Obama e McCain. Evidentemente agli occhi del siciliano Riotta queste risorse non bastano ed ecco saltare sull'aereo la 47enne Susanna che cinguetta come piace a Berlusconi e a Bonaiuti. Con dedizione infinita questa giornalista che dal '94 fa la telecronaca del Palio di Siena e conduce l'edizione del Tg1, è volata nella capitale americana per ripetere la battuta del Cavaliere: "il G20 è stato un summit storico, una risposta globale alla crisi globale".Gianni Riotta è davvero un sadico. Che fa tanto felice il Cavaliere.

17/11/2008

Documento n.7597

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