ADUSBEF AD OBAMA: NON METTA UN TOPO (BANCHIERE DI GOLDMAN SACHS) A GUARDIA DEL FORMAGGIO (TESORO) !

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Federico Rampini La Repubblica Pagina 11 - Economia Tesoro, un clintoniano o un banchiere Fed per la "mission impossible" della ripresa In pole position Larry Summers e Geithner. Tra i consiglieri Volcker e Buffett Obama cerca di evitare personaggi vicini alle banche d´affari FEDERICO RAMPINI dal nostro inviato SAN FRANCISCO - Per la prima volta nella storia la nomina più importante su cui sarà giudicato Obama non è il segretario di Stato ma il ministro del Tesoro. E´ una misura dei tempi eccezionali che viviamo e delle sfide tremende che attendono il presidente. Tutti ricordano i grandi segretari di Stato del passato, da Henry Kissinger a Colin Powell: i volti dell´America nel mondo in epoche segnate dall´importanza della politica estera; quasi nessuno ricorda i ministri del Tesoro. Oggi la crisi dell´economia globale sconvolge le gerarchie. Da Wall Street al presidente cinese Hu Jintao, dai fondi pensione ai governi dell´Unione europea, il segretario al Tesoro Usa è il nome che tutti attendono con ansia. Nel passaggio di consegne fra le Amministrazioni, un tempo le riunioni più importanti erano quelle in cui i servizi segreti rivelano al nuovo presidente i dossier per la sicurezza nazionale. Ma in queste ore oltre alle trame terroristiche Obama esamina la situazione del credito semiparalizzato, degli hedge fund in bilico, delle grandi corporation su cui incombe la bancarotta. Per la gravità degli eventi solo il passaggio da Herbert Hoover a Franklin Roosevelt nel 1932 può essere paragonato alla transizione Bush-Obama. Ma Roosevelt si rifiutò di parlare col suo inetto predecessore fino a quando non lo sostituì nella pienezza dei poteri. Obama non può permettersi tempi così lunghi. La spasmodica attesa dei mercati globali impone decisioni velocissime. Tra dieci giorni si riunisce alla Casa Bianca il G-14 per discutere la recessione mondiale e avviare il negoziato verso una Bretton Woods 2. E´ un appuntamento cruciale da cui possono dipendere i tempi di uscita da questa crisi, e forse il modello di capitalismo su cui ricostruire lo sviluppo. A quel vertice Bush e Paulson saranno due ombre, né gli europei né gli asiatici né i mercati finanziari danno peso alle loro parole. E´ essenziale che per allora sia avvenuto un informale passaggio dei poteri. Obama ha deciso di scegliere il titolare del Tesoro entro questa settimana, in modo che l´Amministrazione in pectore abbia la vera regìa del summit, «suggerendo» dietro le quinte ciò che Bush-Paulson diranno ai leader mondiali e ai mercati. Il nome profilo del ministro economico conterrà il primo messaggio forte della nuova Amministrazione. La sua biografia sarà analizzata per i simboli che condensa. I nomi che circolano sono omogenei solo in apparenza. In pole position risultano Larry Summers, ex segretario al Tesoro di Clinton. Timothy Geithner, presidente della Federal Reserve di New York, massima autorità nella banca centrale dopo Ben Bernanke. Il governatore del New Jersey, Jon Corzine, ex presidente della Goldman Sachs. Dietro ci sono l´ex banchiere centrale Paul Volcker, il miliardario Warren Buffett, l´altro ex segretario al Tesoro di Clinton Robert Rubin: più probabili come consiglieri che in un incarico nell´Amministrazione. E´ una squadra di talenti di altissimo livello, che già aiutarono Obama a sovrastare McCain per competenza quando i duelli tv s´intrecciavano con i crac bancari. Quei nomi incutono rispetto ai mercati. Ma la finanza globale non è l´unica constituency e neppure la più importante a cui deve guardare Obama. Per la natura di questa crisi, insieme con gli indici di Borsa è precipitata la credibilità etica e professionale di gran parte dell´establishment capitalistico americano. Obama ha promesso che la sua attenzione andrà a Main Street (l´economia reale) prima che a Wall Street. Il nome del segretario al Tesoro è il primo test. Sceglierà un tecnocrate istituzionale dalla banca centrale? Un economista liberal? Un imprenditore legato all´industria e sensibile alla competizione con la Cina? Sembra sconsigliabile la scelta di un uomo legato alle investment bank, un mondo colpito dal discredito. Molti elettori sarebbero delusi se la governance dell´economia venisse data ancora in appalto al capitalismo dei bancarottieri e delle liquidazioni milionarie. Tuttavia è essenziale che il prescelto abbia dimestichezza con la finanza: potrà essere chiamato ad azioni d´emergenza, provocate da improvvisi choc dei mercati. Il segretario al Tesoro eredita una "Mission Impossible". Il deficit pubblico sale vertiginosamente, verso quota 10% del Pil, mentre la recessione fa crollare le entrate fiscali. L´economia reale ha perso 760.000 posti di lavoro dall´inizio dell´anno, la produzione industriale è in caduta, i salvataggi di banche e assicurazioni sono allo stadio iniziale. Le promesse di Obama sono lungimiranti e ambiziose ma vanno confrontate con la povertà di mezzi. Il neopresidente vuole una sanità che estenda l´assistenza a decine di milioni di cittadini, senza rinunciare a meccanismi di mercato e libertà di scelta. Ha detto che taglierà le tasse su tutte le famiglie dal reddito inferiore ai 200.000 dollari (la vasta maggioranza) alzandole solo oltre i 250.000. Ha annunciato 150 miliardi di investimenti nelle energie rinnovabili per affrancare l´America dal petrolio mediorientale entro dieci anni. Altri interventi prioritari riguardano la scuola, le infrastrutture, il sostegno immediato ai consumi per le famiglie meno abbienti. E il "New New Deal" di Obama non sarà completo senza una profonda revisione dei controlli e delle regole sui mercati del credito, una nuova architettura della finanza mondiale che impedisca il riprodursi di bolle micidiali e distruttive. Può uscirne un profondo riequilibrio dei rapporti di forze: dalla finanza in favore dell´industria; dalle imprese in favore dei lavoratori. Ma non è un gioco a somma zero in cui il mondo degli affari debba essere soltanto penalizzato. Gli investimenti nelle nuove tecnologie eco-sostenibili, o la riduzione della spesa sanitaria, offrono in contropartita l´opportunità di rilanciare la crescita su basi sane; di risollevare il capitalismo americano dalla paura. Il mondo intero studierà quale nuovo equilibrio si stabilisce tra Stato e mercato in America. E attenzione: un aggravarsi della recessione, qualche indugio o errore serio nelle prime manovre economiche, espongono Obama al rischio di perdere la maggioranza al Congresso già fra due anni, nelle elezioni di mid - term. L´exploit della sua vittoria elettorale è solo il primo - forse neanche il più difficile - nella lunga serie di prodigi che dovrà realizzare. Pagina 11 - Economia Tesoro, un clintoniano o un banchiere Fed per la "mission impossible" della ripresa In pole position Larry Summers e Geithner. Tra i consiglieri Volcker e Buffett Obama cerca di evitare personaggi vicini alle banche d´affari FEDERICO RAMPINI dal nostro inviato SAN FRANCISCO - Per la prima volta nella storia la nomina più importante su cui sarà giudicato Obama non è il segretario di Stato ma il ministro del Tesoro. E´ una misura dei tempi eccezionali che viviamo e delle sfide tremende che attendono il presidente. Tutti ricordano i grandi segretari di Stato del passato, da Henry Kissinger a Colin Powell: i volti dell´America nel mondo in epoche segnate dall´importanza della politica estera; quasi nessuno ricorda i ministri del Tesoro. Oggi la crisi dell´economia globale sconvolge le gerarchie. Da Wall Street al presidente cinese Hu Jintao, dai fondi pensione ai governi dell´Unione europea, il segretario al Tesoro Usa è il nome che tutti attendono con ansia. Nel passaggio di consegne fra le Amministrazioni, un tempo le riunioni più importanti erano quelle in cui i servizi segreti rivelano al nuovo presidente i dossier per la sicurezza nazionale. Ma in queste ore oltre alle trame terroristiche Obama esamina la situazione del credito semiparalizzato, degli hedge fund in bilico, delle grandi corporation su cui incombe la bancarotta. Per la gravità degli eventi solo il passaggio da Herbert Hoover a Franklin Roosevelt nel 1932 può essere paragonato alla transizione Bush-Obama. Ma Roosevelt si rifiutò di parlare col suo inetto predecessore fino a quando non lo sostituì nella pienezza dei poteri. Obama non può permettersi tempi così lunghi. La spasmodica attesa dei mercati globali impone decisioni velocissime. Tra dieci giorni si riunisce alla Casa Bianca il G-14 per discutere la recessione mondiale e avviare il negoziato verso una Bretton Woods 2. E´ un appuntamento cruciale da cui possono dipendere i tempi di uscita da questa crisi, e forse il modello di capitalismo su cui ricostruire lo sviluppo. A quel vertice Bush e Paulson saranno due ombre, né gli europei né gli asiatici né i mercati finanziari danno peso alle loro parole. E´ essenziale che per allora sia avvenuto un informale passaggio dei poteri. Obama ha deciso di scegliere il titolare del Tesoro entro questa settimana, in modo che l´Amministrazione in pectore abbia la vera regìa del summit, «suggerendo» dietro le quinte ciò che Bush-Paulson diranno ai leader mondiali e ai mercati. Il nome profilo del ministro economico conterrà il primo messaggio forte della nuova Amministrazione. La sua biografia sarà analizzata per i simboli che condensa. I nomi che circolano sono omogenei solo in apparenza. In pole position risultano Larry Summers, ex segretario al Tesoro di Clinton. Timothy Geithner, presidente della Federal Reserve di New York, massima autorità nella banca centrale dopo Ben Bernanke. Il governatore del New Jersey, Jon Corzine, ex presidente della Goldman Sachs. Dietro ci sono l´ex banchiere centrale Paul Volcker, il miliardario Warren Buffett, l´altro ex segretario al Tesoro di Clinton Robert Rubin: più probabili come consiglieri che in un incarico nell´Amministrazione. E´ una squadra di talenti di altissimo livello, che già aiutarono Obama a sovrastare McCain per competenza quando i duelli tv s´intrecciavano con i crac bancari. Quei nomi incutono rispetto ai mercati. Ma la finanza globale non è l´unica constituency e neppure la più importante a cui deve guardare Obama. Per la natura di questa crisi, insieme con gli indici di Borsa è precipitata la credibilità etica e professionale di gran parte dell´establishment capitalistico americano. Obama ha promesso che la sua attenzione andrà a Main Street (l´economia reale) prima che a Wall Street. Il nome del segretario al Tesoro è il primo test. Sceglierà un tecnocrate istituzionale dalla banca centrale? Un economista liberal? Un imprenditore legato all´industria e sensibile alla competizione con la Cina? Sembra sconsigliabile la scelta di un uomo legato alle investment bank, un mondo colpito dal discredito. Molti elettori sarebbero delusi se la governance dell´economia venisse data ancora in appalto al capitalismo dei bancarottieri e delle liquidazioni milionarie. Tuttavia è essenziale che il prescelto abbia dimestichezza con la finanza: potrà essere chiamato ad azioni d´emergenza, provocate da improvvisi choc dei mercati. Il segretario al Tesoro eredita una "Mission Impossible". Il deficit pubblico sale vertiginosamente, verso quota 10% del Pil, mentre la recessione fa crollare le entrate fiscali. L´economia reale ha perso 760.000 posti di lavoro dall´inizio dell´anno, la produzione industriale è in caduta, i salvataggi di banche e assicurazioni sono allo stadio iniziale. Le promesse di Obama sono lungimiranti e ambiziose ma vanno confrontate con la povertà di mezzi. Il neopresidente vuole una sanità che estenda l´assistenza a decine di milioni di cittadini, senza rinunciare a meccanismi di mercato e libertà di scelta. Ha detto che taglierà le tasse su tutte le famiglie dal reddito inferiore ai 200.000 dollari (la vasta maggioranza) alzandole solo oltre i 250.000. Ha annunciato 150 miliardi di investimenti nelle energie rinnovabili per affrancare l´America dal petrolio mediorientale entro dieci anni. Altri interventi prioritari riguardano la scuola, le infrastrutture, il sostegno immediato ai consumi per le famiglie meno abbienti. E il "New New Deal" di Obama non sarà completo senza una profonda revisione dei controlli e delle regole sui mercati del credito, una nuova architettura della finanza mondiale che impedisca il riprodursi di bolle micidiali e distruttive. Può uscirne un profondo riequilibrio dei rapporti di forze: dalla finanza in favore dell´industria; dalle imprese in favore dei lavoratori. Ma non è un gioco a somma zero in cui il mondo degli affari debba essere soltanto penalizzato. Gli investimenti nelle nuove tecnologie eco-sostenibili, o la riduzione della spesa sanitaria, offrono in contropartita l´opportunità di rilanciare la crescita su basi sane; di risollevare il capitalismo americano dalla paura. Il mondo intero studierà quale nuovo equilibrio si stabilisce tra Stato e mercato in America. E attenzione: un aggravarsi della recessione, qualche indugio o errore serio nelle prime manovre economiche, espongono Obama al rischio di perdere la maggioranza al Congresso già fra due anni, nelle elezioni di mid - term. L´exploit della sua vittoria elettorale è solo il primo - forse neanche il più difficile - nella lunga serie di prodigi che dovrà realizzare.

06/11/2008

Documento n.7576

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