A COLPI DI SPRANGHE, RIVOLTA CONTRO IL LUSSO AD ATENE - COMMANDO DI GIOVANI ASSALTANO NEGOZI E BANCHE. ED IN ITALIA ?

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A COLPI DI SPRANGHE, RIVOLTA CONTRO IL LUSSO NELLE STRADE DI ATENE - COMMANDO DI GIOVANI ASSALTANO NEGOZI E BANCHE: LA GRECIA RIPIOMBA NELL’INCUBO - OPERAI IN FRANCIA, È CACCIA AI MANAGER - IN RUSSIA, L’OPPOSIZIONE VA IN PIAZZA - 1 - OPERAI IN FRANCIA, È CACCIA AI MANAGER Domenico Quirico per La Stampa FRANCIA«Sono contento di essere libero e di rivedere la luce del sole»: Serge Foucher amministratore delegato di Sony France, aveva l'aria stralunata quando a metà mattinata è uscito, finalmente, dalla sua fabbrica di Pontox-sur-l'Adour nelle Landes. Non gli hanno risparmiato neppure le forche caudine finali; dover sfilare a passo di funerale cioè tra due file di operai silenziosi che lo guardavano con occhi tempestosi e gli gettavano in faccia striscioni con la scritta «Sony Pontox: truffatori». Una notte intera è rimasto sequestrato, l'amministratore delegato, chiuso nella stanza delle riunioni sindacali col direttore delle risorse umane Roland Bentz, con i 300 dipendenti inferociti per l'ammontare delle indennità versate per il licenziamento di massa che giudicano troppo basse, davanti alla porta, a fare la guardia. Lo stabilimento costruito nell'84 produce bande magnetiche per video; cesserà la produzione il 17 aprile. Tutti a casa dunque , senza possibilità di ripensamenti. Per sottrarlo al sequestro è dovuto venire di persona il prefetto portando come moneta di scambio una riunione di conciliazione nel suo ufficio a Dax. L'alternativa era l'intervento delle squadre antisequestro della polizia: ma da Parigi con questo clima sociale teso, è arrivato l'ordine perentorio: per carità, trattare fino all'impossibile, nessun ricorso alla forza. Gli operai che hanno bloccato la fabbrica con tronchi d'albero e barricate, solo con molte esitazioni hanno accettato di restituire l'ostaggio: «E' la nostra ultima chance» ha spiegato un delegato. E il rappresentante della CgT: «Non chiediamo il Perù, solo di aver diritto allo stesso trattamento degli altri dipendenti Sony in Francia quando sono licenziati». Le indennità secondo loro sono calcolate al ribasso e la Sony fa l'avara anche per quanto riguarda gli aiuti alla riconversione, alla mobilità e per chi vorrebbe tentare di mettersi in proprio con un'impresa. Segnali. Brutti. Che la crisi sta iniziando a rodere, che si trasforma in chiusure di stabilimenti, in cassa integrazione, ormai un quotidiano bollettino di guerra. I disoccupati sono già 2,2 milioni (uno su cinque tra i giovani) e le stime pure prudentissime del governo parlano di altri senza lavoro in più quest'anno, tra 375 mila e 454 mila. Dopo lo scoramento e gli appelli al governo, è l'ora della rabbia, giovedì prossimo è fissato uno sciopero generale che solleva molte paure per l'ordine pubblico. Perché nella confusione della sinistra guadagnano forze gli strepiti degli ultras, di quelli che invocano il finimondo e ormai apertamente la strategia «di fare come in Guadalupa». Ovvero le barricate. Nelle «colonie» un sindacato estremista l'ha spuntata, perché non copiare a Parigi? Alcune sciagurate iniziative padronali appaiono come tempestose istigazioni a menar le mani, a passare alle sassaiole: ad esempio quella della Total che ha annunciato utili per 14 miliardi di euro e contemporaneamente che ridurrà i quadri di 555 unità. Altro che crisi, schiumano i sindacati, qui si fa scena per ristrutturare con tutto comodo, formula immutabile e universale. Scontri in Grecia Momenti brutti, anzi bruttissimi, ha passato un altro amministratore delegato, Louis Forzy, che guida la Continental di Clairoix nell'Oise, settore pneumatici, 1120 dipendenti condannati alla disoccupazione a partire dal marzo del 2010. Fidando forse troppo nelle sue qualità di mediatore ha deciso di presentarsi davanti al personale riunito nello stabilimento per «spiegare» la risoluta strategia aziendale. Gesto elegante. Ma i 500 dipendenti non gli hanno lasciato il tempo di dettagliare le cifre del tracollo dell'indotto auto (peraltro vere) e lo hanno coperto di uova marce costringendolo alla fuga. Poi hanno bloccato lo stabilimento: «Dicono che ci licenzieranno a causa della sovrapproduzione? Bene, da qui non uscirà più un pneumatico». Il segretario di Stato all'industria, Luc Chatel, ha cavalcato la rabbia (agevolato dal fatto che lo stabilimento appartiene alla Schaffler, ah questi tedeschi astuti e cavillosi!) sentenziando che la Continental dovrebbe essere addirittura chiamata a giustificarsi davanti a un tribunale. Demagogia improbabile ma che serve a deviare i furori. Non solleva gli animi inferociti apprendere che in un altro stabilimento Continental, a Sarreguemines, in Mosella, dove si lavorava a tutto vapore quaranta ore settimanali i 1300 dipendenti hanno dovuto accettare di ridiscendere alle vituperate trentacinque. E pensare che il presidente Sarkozy soltanto un anno fa incitava a lavorare di più per guadagnare di più! 2 - A COLPI DI SPRANGHE, RIVOLTA CONTRO IL LUSSO NELLE STRADE DI ATENE COMMANDO DI GIOVANI ASSALTANO NEGOZI E BANCHE: LA GRECIA RIPIOMBA NELL'INCUBO Emanuele Novazio per La Stampa Erano una cinquantina, incappucciati e armati di spranghe. Ma l'incursione del commando anarchico nel centralissimo quartiere di Kolonaki, ad Atene, ha risvegliato ieri mattina gli incubi vissuti dalla capitale greca nel dicembre corso, quando l'omicidio senza motivo da parte della polizia di un quindicenne, Alexandros Grigoropoulos, scatenò la piazza. Anche ieri, sia pure per pochi minuti soltanto, ci sono stati assalti alle vetrine di negozi di lusso, a bancomat, alle filiali di banche nazionali e internazionali, alle auto parcheggiate. ATENE, CONTRO IL LUSSO Poi la ritirata, fra cumuli di vetri infranti e porte divelte e fra le proteste indignate e sonore dei passanti, molto critici con la polizia che sarebbe intervenuta con grave ritardo. Prima che arrivassero le truppe antisommossa, i giovani anarchici sono fuggiti verso il vicino quartiere di Exarchia e si sono rifugiati all'interno della facoltà di Legge, dove gli interventi della polizia sono sottoposti a rigide condizioni. ATENE, CONTRO IL LUSSOLA RIVENDICAZIONE Dietro di sè, il commando ha lasciato volantini nei quali si chiede la liberazione di un giovane arrestato nel 2007 per rapina in una banca della capitale, e considerato membro di un gruppo anarchico coinvolto nei disordini di dicembre. L'azione di ieri è dunque collegata alle manifestazioni violente di tre mesi fa. Ma come quella esplosa quasi contemporaneamente a Salonicco, esprime tensioni sotterranee e diffuse. Anche perché si accompagna alle azioni di un terrorismo di sinistra che negli ultimi mesi ha ripreso vigore, e che dall'inizio dell'anno è già stato protagonista di 18 attacchi (il più vistoso, fallito, prevedeva l'esplosione di una bomba ad alto potenziale davanti a una filiale della Citibank nel centro di Atene). Il principale gruppo armato greco, «Lotta rivoluzionaria», ha rivendicato l'attentato: avvertendo che continuerà a «colpire interessi economici e politici e le forze di polizia», evitando però «spargimento di sangue innocente». ATENE, CONTRO IL LUSSO RISCHIO TERRORISMO Anche le azioni degli anarchici non sono una novità: quelle di ieri hanno attirato l'attenzione perché sono avvenute nel centro della capitale e della seconda città del Paese all'ora di punta. Ma dal dicembre scorso le incursioni di commando simili a queste sono state numerose. Il timore del governo è che i due filoni di protesta violenta si saldino: che il terrorismo cioè si faccia portavoce delle proteste dei circoli anarchici, o che questi ultimi diventino l'amplificatore delle tensioni all'origine dei gruppi della sinistra armata. Producendo una miscela difficilmente controllabile e in grado di diffondersi a macchia d'olio nelle principali città. La situazione generale del Paese, che ha dimenticato da tempo gli entusiasmi olimpici del 2004 e soffre di un malessere sempre più diffuso, non favorisce la soluzione di tensioni che hanno origini politiche, sociali ed economiche. Forse il premier Costas Karamanlis è ancora l'uomo politico più popolare di Grecia, ma guida un governo di centrodestra ormai privo dell'appoggio popolare (e affidato a una maggioranza continuamente a rischio, un solo voto): per gli scandali che lo hanno coinvolto o almeno lambito; per l'impossibilità di arginare la crescita impetuosa della disoccupazione (quella giovanile arriva al 25-30 per cento) e l'impoverimento dei ceti medi; e per l'incapacità di avviare le riforme indispensabili a fronteggiare le ricadute della crisi economica internazionale. ATENE, CONTRO IL LUSSO L'ALTERNATIVA SOCIALISTA La principale forza di opposizione, il socialista «Pasok», diviso fra i progressisti del suo leader George Papandreu e i tradizionalisti, non offre una convincente alternativa: anche in caso di nuove elezioni, il partito della «Nuova democrazia» di Karamalis potrebbe confermarsi al potere. In questo quadro di fragilità e insicurezza, la crisi mondiale esaspera le tensioni sociali: un quarto del pil greco dipende da turismo e noli marittimi, due settori fra i più esposti alle turbolenze internazionali. IN RUSSIA, L'OPPOSIZIONE VA IN PIAZZA L'opposizione extraparlamentare russa si è data appuntamento oggi in piazza per protestare contro il peggioramento della qualità della vita e l'avanzare della crisi nel mondo del lavoro. L'esecutivo annaspa a fronte di notizie sempre meno confortanti su tutti i fronti: Toyota ha sospeso la produzione di automobili per una settimana e lo Stato dovrà stanziare 2,2 miliardi di euro per acquistare case ormai ultimate ma ora senza acquirenti. Persino l'artigianato richiede soccorso per salvare 30mila lavoratori del settore.

14/03/2009

Documento n.7811

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