UE. Partecipazioni estere nel settore bancario: gli impedimenti di Fazio sono ingiustificati.

in Comunicati stampa
BANCHE: LE RESTRIZIONI ED I DIVIETI DEL GOVERNATORE DI BANKITALIA FAZIO, ALLE PARTECIPAZIONI DI BANCHE ESTERE NEL CAPITALE DELLE BANCHE ITALIANE, OLTRE AD ESSERE ILLECITE CONFLIGGONO CON REGOLAMENTI E NORME EUROPEE. E’ LA RISPOSTA DELLA DG CONCORRENZA EUROPEA AD UNA DENUNCIA INOLTRATA DA ADUSBEF,CONTRO IL “SINGOLARE” PROTEZIONISMO DEL GOVERNATORE DI BANKITALIA FAZIO SULLE BANCHE ITALIANE,CHE OLTRE A DETERMINARE SCARSA CONCORRENZA, CAUSA COSTI ALTISSIMI, CONTRATTI VESSATORI,SCARSA QUALITA’ DEI SERVIZI OFFERTI. ADUSBEF RICORRERA’ AD ANTITRUST EUROEPO ED A CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, QUALORA IL GOVERNATORE FAZIO ASSECONDI LA SCALATA AD ANTONVENETA,DA PARTE DELLA BANCA POPOLARE DI LODI,SENZA L’OBBLIGO DI OPA,NE’ LA CONTENDIBILITA’ DEI NUOVI ASSETTI AZIONARI, MESSI AL RIPARO DALLO STATUTO DELLE BANCHE POPOLARI. I divieti del Governatore della Banca d’Italia Fazio alle partecipazioni delle banche estere nel capitale delle banche italiane,sono illegittime e confliggenti con le norme europee. Ma non spetta invece alla Commissione europea determinare la maniera in cui gli Stati Membri organizzano l’applicazione del diritto antitrust a livello nazionale. E’ la sintesi della risposta ad una denuncia Adusbef al presidente della Commissione Europea,in merito ai veti di Bankitalia nei confronti degli istituti di credito stranieri che vogliono entrare in Italia,e della singolare assegnazione della normativa antitrust sulle banche,alla Banca d’Italia invece che all’autorità Garante della Concorrenza e Mercato. Nella lettera inviata il 25 ottobre 2004 al Presidente della Commissione Europea ed all’Antitrust italiano ed europeo,Adusbef stigmatizzava i disdicevoli comportamenti della Banca d’Italia: “Più volte-denunciava Adusbef- la scrivente associazione ha lamentato i comportamenti della Banca d’Italia miranti ad imporre un ambiente non concorrenziale nell’ambito del settore del credito. Tali comportamenti sono stati da sempre contrabbandati per azioni finalizzate a privilegiare la stabilità del sistema bancario italiano, per il quale il governatore Fazio ha, anche di recente, vantato risultati e buona posizione internazionale. A conferma però di quei nostri giudizi, ci è agevole rimarcare le azioni di netta chiusura poste in essere da Bankitalia nei confronti di ogni iniziativa di istituti bancari stranieri interessati ad inserirsi mercantilmente nel settore creditizio italiano. Ricordiamo a tal proposito, le iniziative drasticamente censorie nei confronti del Banco Bilbao Vizcaya (mirante ad incrementare la sua partecipazione in BNL) e di AbnAmro (interessata alla Antonveneta per successiva eventuale fusione con Capitalia). Tali ferree chiusure sono la migliore dimostrazione di un ambiente concorrenziale solo nominale e della preoccupata consapevolezza che la nostra banca centrale ha delle sue iniziative nel settore del credito miranti non già a rendere preparate le banche alla inevitabile concorrenza europea ed internazionale, ma ad imporre un granitico controllo su ogni cambiamento di assetto degli istituti di credito nostrani che sia passato sotto il vaglio della “vigilanza”.Tale difetto di concorrenza ha naturalmente dato luogo a costi dei servizi del credito insopportabili per i cittadini italiani: una ricerca della Cap Gemini-Ernst & Young (Rapporto 2004) ha rilevato che a fronte dei 501 euro l’anno pagati da un correntista italiano, il norvegese ne spende 384, lo svedese 183, lo statunitense 175, il canadese 117, lo spagnolo 104, il francese ed il tedesco 102, l’inglese 56, l’olandese 31. Non a caso, oggi, il Governatore parla di difficile sopravvivenza del sistema se fosse “permesso” il normale agire delle regole di mercato anche nell’ambito delle banche italiane; paventa, al tempo stesso, che la bassa capitalizzazione di borsa del settore potrebbe dare luogo a facili scalate. Tali preoccupazione non fanno altro che dimostrare il fallimento dell’azione di vigilanza assegnata alla Banca d’Italia circa le vicende del settore. Vogliamo infine ricordare che la Costituzione europea (di prossima promulgazione), nell’affermare con forza la vigenza delle regole della concorrenza pone solo due casi di limitazione e di accortezza (temporanea) nella loro applicazione: le difficoltà di nazioni le cui economie presentino differenze di sviluppo con le altre partecipanti all’Unione (Articolo III-14 punto 4) ed i problemi richiamati dal successivo Articolo III-16 (Gli Stati membri si consultano al fine di prendere di comune accordo le disposizioni necessarie ad evitare che il funzionamento del mercato interno abbia a risentire delle disposizioni che uno Stato membro può essere indotto a prendere nell’eventualità di gravi agitazioni interne che turbino l’ordine pubblico…). Poiché già in precedenza, a fronte del mancato nulla osta portoghese alla spagnola Sch - interessata ad acquisire il Banco di Champalimaud - Lisbona fu deferita dal commissario Monti alla Corte di Giustizia ed obbligata a tornare sui suoi passi, chiediamo che la stessa procedura venga urgentemente seguita contro l’Italia anche al fine di rimuovere dall’ordinamento il ruolo antitrust del credito assegnato alla Banca d’Italia (con grave nocumento dei consumatori) per ricondurlo alla Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, poiché da sempre la nostra banca centrale ha privilegiato le esigenze di stabilità rispetto a quelle mercantili”. Nella risposta arrivata oggi e firmata da Bernhard Friess,Capo Unità dell’Antitrust Europeo, la commissione informa che….”una partecipazione al capitale di una banca nazionale da parte di un’impresa estera possa solo in casi eccezionali essere considerata di natura tale da compromettere la stabilità del sistema finanziario,e che comunque il rischio sia limitato quando si tratta di un operatore bancario che già gode di una solida reputazione nel proprio paese,come nei casi evocati. Benché l’articolo 21 (4) del Regolamento 2004/139 autorizzi uno Astato membro,nel caso di una concentrazione bancaria,ad adottare opportuni provvedimenti per tutelare interessi prudenziali,non permette di farne un uso abusivo e contrario al diritto comunitario (in questo senso può essere richiamata la decisione della Commissione nel noto caso Champalimaud”…..”Più in Generale,la Commissione è anche a conoscenza di possibili problemi relativi all’esecuzione da parte di alcuni Stati Membri dell’art.16 della Direttiva200/12/CE,il quale prevede che le autorità nazionali possono in certicasi imporre l’osservanza di disposizioni nazionali ad imprese che intendono prestare servizi bancari nel proprio territorio purchè queste disposizioni siano compatibili con il diritto comunitario e motivate da ragioni di interesse generale. Al momento-prosegue la lettera- stiamo studiando se occorra o meno modificare alcuni aspetti di questa legislazione al fine di agevolare operazioni di partecipazione al capitale di banche nazionali da parte di operatori esteri. …..E’ comunque chiaro che neppure questo provvedimento sembra poter essere utlizzato dagli stati Membri ai fini evocati,in quanto tale disposizione non può essere interpretata in modo contrario alle norme del Trattato Ce (articoli 56 e 58) che garantiscono la libera circolazione dei capitali e la non discriminazione”. Dopo questa risposta della Commissione,qualora il Governatore della Banca d’Italia voglia continuare a ridisegnare gli assetti bancari contrari sia ai trattati europei che alle regole del mercato interno,come sembra profilarsi il nulla osta apparentemente offerto alla Banca Popolare di Lodi,per dare la scalata alla Antonveneta senza neppure l’obbligo di Opa, né assetti azionari che rendano contendibili,come previsti dagli Statuti delle banche popolari,i nuovi assetti azionari,Adusbef ricorrerà sia alla Commissione che alla Corte di giustizia europea,per cercare di impedire che Fazio continui a compiere malefatte a danno del mercato e dei consumatori. Il Presidente Elio Lannutti Roma,20.12.2004
Al presidente della Commissione Europea Rue de la Loi, 200 B – 1049 BRUXELLES Spett. Antitrust europeo Rue de la Loi, 200 B – 1049 BRUXELLES p.c. Spett. Autorità garante per la concorrenza ed il mercato Via Verdi 6/A 00198 ROMA Oggetto: Restrizione della concorrenza operata dalla Banca d’Italia. Signor Presidente, Spettabili Autorità, più volte la scrivente associazione ha lamentato i comportamenti della Banca d’Italia miranti ad imporre un ambiente non concorrenziale nell’ambito del settore del credito. Tali comportamenti sono stati da sempre contrabbandati per azioni finalizzate a privilegiare la stabilità del sistema bancario italiano, per il quale il governatore Fazio ha, anche di recente, vantato risultati e buona posizione internazionale. A conferma però di quei nostri giudizi, ci è agevole rimarcare le azioni di netta chiusura poste in essere da Bankitalia nei confronti di ogni iniziativa di istituti bancari stranieri interessati ad inserirsi mercantilmente nel settore creditizio italiano. Ricordiamo a tal proposito, le iniziative drasticamente censorie nei confronti del Banco Bilbao Vizcaya (mirante ad incrementare la sua partecipazione in BNL) e di AbnAmro (interessata alla Antonveneta per successiva eventuale fusione con Capitalia). Tali ferree chiusure sono la migliore dimostrazione di un ambiente concorrenziale solo nominale e della preoccupata consapevolezza che la nostra banca centrale ha delle sue iniziative nel settore del credito miranti non già a rendere preparate le banche alla inevitabile concorrenza europea ed internazionale, ma ad imporre un granitico controllo su ogni cambiamento di assetto degli istituti di credito nostrani che sia passato sotto il vaglio della “vigilanza”. Tale difetto di concorrenza ha naturalmente dato luogo a costi dei servizi del credito insopportabili per i cittadini italiani: una ricerca della Cap Gemini-Ernst & Young (Rapporto 2004) ha rilevato che a fronte dei 501 euro l’anno pagati da un correntista italiano, il norvegese ne spende 384, lo svedese 183, lo statunitense 175, il canadese 117, lo spagnolo 104, il francese ed il tedesco 102, l’inglese 56, l’olandese 31. Non a caso, oggi, il Governatore parla di difficile sopravvivenza del sistema se fosse “permesso” il normale agire delle regole di mercato anche nell’ambito delle banche italiane; paventa, al tempo stesso, che la bassa capitalizzazione di borsa del settore potrebbe dare luogo a facili scalate. Tali preoccupazione non fanno altro che dimostrare il fallimento dell’azione di vigilanza assegnata alla Banca d’Italia circa le vicende del settore. Vogliamo infine ricordare che la Costituzione europea (di prossima promulgazione), nell’affermare con forza la vigenza delle regole della concorrenza pone solo due casi di limitazione e di accortezza (temporanea) nella loro applicazione: le difficoltà di nazioni le cui economie presentino differenze di sviluppo con le altre partecipanti all’Unione (Articolo III-14 punto 4) ed i problemi richiamati dal successivo Articolo III-16 (Gli Stati membri si consultano al fine di prendere di comune accordo le disposizioni necessarie ad evitare che il funzionamento del mercato interno abbia a risentire delle disposizioni che uno Stato membro può essere indotto a prendere nell’eventualità di gravi agitazioni interne che turbino l’ordine pubblico…). Poiché già in precedenza, a fronte del mancato nulla osta portoghese alla spagnola Sch - interessata ad acquisire il Banco di Champalimaud - Lisbona fu deferita dal commissario Monti alla Corte di Giustizia ed obbligata a tornare sui suoi passi, chiediamo che la stessa procedura venga urgentemente seguita contro l’Italia anche al fine di rimuovere dall’ordinamento il ruolo antitrust del credito assegnato alla Banca d’Italia (con grave nocumento dei consumatori) per ricondurlo alla Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, poiché da sempre la nostra banca centrale ha privilegiato le esigenze di stabilità rispetto a quelle mercantili. In attesa di Vostre decisioni in merito, inviamo Distinti saluti Il Presidente Elio Lannutti Roma, 25-10-2004

20/12/2004

Documento n.4339

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