¡°DIVIDEND WASHING¡±: DOCCIA GELIDA PER GOVERNATORE BANKITALIA DRAGHI !
COMUNICATO STAMPA ¡°DIVIDEND WASHING¡±: DOCCIA GELIDA PER GOVERNATORE BANKITALIA DRAGHI ! GOLDMAN SACHS ED ALTRE BANCHE D¡¯AFFARI E DI TRUFFA,CHE HANNO FRODATO IL FISCO (QUINDI NOI CITTADINI) PER 4,2 MILIARDI DI EURO, OLTRE AL RISARCIMENTO, DOVRANNO ESSERE SANZIONATE PENALMENTE PER IL ¡°DIVIDEND WASHING¡±. LO AFFERMA L¡¯OTTIMA CIRCOLARE AGENZIA DELLE ENTRATE,CHE RICHIAMA LE SENTENZE DI CASSAZIONE N. 20398 E 22932. ORA IL MINISTRO HA IL DOVERE DI DEPENNARE LE BANCHE,CHE HANNO FRODATO IL FISCO, DA ELENCO DEL TESORO. Doccia fredda per il Governatore della Banca d¡¯Italia Mario Draghi (citato ben 3 volte ieri dal sindaco di Roma W.Veltroni,a fronte di zero citazioni di Enrico Berlinguer e della ¡°questione morale), ex Vice Presidente di Goldman Sach proprio quando era stata consumata una gigantesca frode fiscale da 8.400 miliardi di vecchie lire ai danni dello stato italiano,con meccanismi truffaldini denominati ¡°credit washing¡± dalle pi¨´ importanti banche d¡¯affari e di truffa.. Il 1 giugno Adusbef scriveva: ¡°Se un povero pensionato,costretto a fare il secondo lavoro ¡°in nero¡± per sbarcare il lunario , viene scoperto, ¨¨ subito messo alla gogna e denunciato; se un piccolo commerciante, non rilascia la ricevuta fiscale (che deve essere sempre rilasciata) per un modesto importo, viene pesantemente multato rischiando anche la chiusura dell¡¯attivit¨¤ commerciale; se grandi banche d¡¯affari,frodano il fisco, quindi lo Stato ed i cittadini che contribuiscono a far funzionare i servizi pubblici mediante il pagamento delle tasse,per 4,2 miliardi di euro (8.400 miliardi di vecchie lire), vengono addirittura premiate, perch¨¦ contigue con il Governo ed il Ministero dell¡¯Economia ! E¡¯ una delle grandi vergogne,una macchia indelebile del Governo, lo scandalo delle maggiori banche d¡¯affari, che hanno frodato il fisco italiano,quindi la totalit¨¤ dei cittadini,per un controvalore di 4,2 miliardi di euro,come risulta dall¡¯indagine della Procura della Repubblica di Pescara, nell¡¯operazione denominata ¡°Easy Credit¡±, approfondita da un¡¯inchiesta del settimanale L¡¯Espresso,oggi in edicola,sul quale ¨¨ stato messo il silenziatore,perch¨¦ nuoce gravemente al Signor Governatore della Banca d¡¯Italia Mario Draghi,ex Goldamn Sachs , ed all¡¯austero ministro dell¡¯Economia Tommaso Padoa Schioppa,entrambi finti moralizzatori. Scrive Italia Oggi del 28 giugno 2007,pag.48:¡°Il dividend washing e il dividend stripping. Gli ultimi sviluppi di cronaca che vedono alcune banche internazionali coinvolte in operazioni analoghe hanno riportato alla ribalta il meccanismo in voga negli anni 90: lo scopo del dividend washing era quello di monetizzare il credito d'imposta assegnato a soggetti italiani percettori di dividendi attraverso il temporaneo trasferimento dei titoli azionari alla vigilia dello stacco dei dividendi. Ci¨° accadeva, in particolare, se il soggetto originariamente titolare delle partecipazioni di cui fosse stata deliberata la distribuzione dei dividendi non poteva fruire del credito d'imposta perch¨¦, per esempio, non residente o destinatario di regimi particolari quali quelli riservati ai fondi comune di investimento o sicav. Se poi costui era residente in un territorio che non tassava le plusvalenze da cessione di partecipazioni il gioco era fatto. Il non residente non fruitore del credito vende le partecipazioni con realizzo di plusvalenze a un soggetto italiano legittimato a ottenere il credito di imposta; questi incassa il dividendo, il credito d'imposta e rivende le partecipazioni a un valore pi¨´ basso, visto che non hanno pi¨´ in pancia gli utili; realizza quindi una minusvalenza deducibile da contrapporre al credito d'imposta e al dividendo per abbattere l'imponibile¡±. La circolare dell¡¯Agenzia delle entrate,che tiene conto delle ultime sentenze di Cassazione, riconducono nella giusta sede i tentativi di Draghi e dei ¡°Furbetti delle cedoline¡±, che devono pagare le tasse come tutti i cittadini. In un esposto inviato alla Procura della Repubblica di Milano,sede legale di Godman Sachs, Adusbef scriveva: ¡°Approfittando delle differenti legislazioni fiscali in vigore nei paesi europei, Goldman Sachs International, quarta banca d'affari nel mondo,che ha avuto ¨C come si ribadisce- il vicepresidente ed attuale Governatore della Banca d¡¯Italia Mario Draghi, responsabile per l'Europa nel periodo incriminato (2002-2005), ha attuato una ingegnosa truffa ai danni dello Stato italiano per la somma di 202 milioni di euro;- Mediante un ingegnoso ma fraudolento sistema,Goldman Sachs, poco prima del periodo del distacco delle cedole,effettuava il trasferimento in altri Paesi (prevalentemente in Inghilterra) delle azioni di societ¨¤ italiane quotate in borsa, detenute anche da investitori istituzionali (fondi pensione e altro) in modo da creare le premesse per eludere la doppia imposizione fiscale. - Quindi partiva la richiesto di rimborso, ma subito dopo i titoli tornavano in Italia. - L'operazione, denominata "Easy Credit" ¨¨ stata denunciata dall¡¯Agenzia delle Entrate,la cui sede legale ¨¨ a Pescara, perch¨¦ proprio in Abruzzo confluiscono le richieste di rimborso dei crediti di imposta; - L¡¯agenzia delle Entrate,insospettita da un¡¯autentica valanga di domande di rimborso,oltre 40.000 (quarantamila) proveniente solo da Goldman Sachs, la cui sede legale per l¡¯Italia ¨¨ a Milano in Via Passaggio Centrale,2, ha cos¨¬ segnalato all¡¯autorit¨¤ giudiziaria un marchingegno truffaldino,che sarebbe stato messo in atto anche da altri soggetti stranieri residenti in Francia, ma operanti in Italia; - Nonostante tali pesanti accuse di frode fiscale ai danni dello Stato, che Adusbef chiede di approfondire all¡¯On.le Procura della Repubblica di Milano,competente per territorio,Goldman Sachs continua a godere in Italia di inusitati privilegi, ed invece di essere sospesa dall¡¯Albo delle banche di riferimento del ministero dell¡¯Economia in via cautelare, ¨¨ stata scelta come banca capofila lo scorso settembre in occasione del bond lanciato dal Governo italiano per 3 miliardi di dollari. - Come mai il Tesoro continua ad avvalersi di Goldam Sachs,banca di riferimento privilegiata, anche nel piazzamento dell¡¯ultima emissione di global bond decennali da 3 miliardi di dollari, con scadenza 20 settembre 2016, in qualit¨¤ di lead manager,assieme a Citigroup e Jp Morgan,la pi¨´ fresca delle operazioni del ministero dell¡¯economia avvenuta 2 giorni fa ? Come mai si privilegia Goldman Sachs invece delle banche italiane ed europee ? Come mai il ministro Padoa Schioppa, cos¨¬ rigoroso nella gestione dei conti dello Stato,abbia rinnovato il mandato alla Goldamn Sachs, che vede il prof. Mario Monti come alto dirigente per l¡¯Europa,invece di depennarla per giusta causa dall¡¯elenco delle banche di riferimento ? - E¡¯ gravissima la frode da 202 milioni di euro consumata a danno dello Stato italiano e dei contribuenti onesti,ma ¨¨ ancor pi¨´ grave che il signor ministro, l¡¯austero Padoa Schioppa chiuda tutte e due gli occhi,per non vedere un grave danno agli interessi della collettivit¨¤. Per le suesposte ragioni Adusbef chiede all¡¯on.le Procura della Repubblica l¡¯apertura di una indagine volta ad accertare se,nei comportamenti descritti,non siano stati concretizzati gravissime violazioni a danno dello Stato volte a favorire interessi privati in atti pubblici e se gli interessi,pur legittimi di una banca d¡¯affari,possano prevalere sugli interessi generali dell¡¯Italia¡±. E¡¯ scandaloso ed inaccettabile che il Governo,ben a conoscenza della truffa non abbia chiarito una vicenda che coinvolge direttamente il Governatore della Banca d¡¯Italia Draghi,come complice. Adusbef ha segnalato senza esito tale frode,in una lettera inviata al ministro Padoa Schioppa.in data 25 ottobre 2006¡±. Elio Lannutti (Presidente Adusbef) Roma,28.6.2007 L¡¯Espresso Del 7-6-2007 n¡ã 22 Anno 53 ECONOMIA SCANDALI FINANZIARI / L'INCHIESTA DI PESCARA Banche d'affari e di truffe Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan, tre fra le principali banche d'affari mondiali, costrette a piegarsi davanti alla porta della Procura di Pescara. Di Primo Di Nicola Bussano per restituire il maltolto e rinunciare a oltre 600 milioni di euro di crediti maturati con l'erario dopo anni di raggiri. Una gigantesca truffa ai danni dello Stato consumata con i pacchetti azionari di investitori di ogni angolo del globo: europei, americani, asiatici, australiani. Per riuscire a spillare denaro §Ú stato sufficiente chiedere il rimborso del credito d'imposta sui dividendi delle societ§Ñ italiane, facendo credere all'amministrazione finanziaria di averne diritto. Per incassare c'era solo da aspettare; tanto nessuno controllava. In questo modo, secondo i documenti degli inquirenti che 'L'espresso' ha potuto visionare, le banche americane e una lunga serie di altri istituti di credito erano riusciti a mettere le mani su una torta miliardaria. Un giochetto andato avanti per anni, fino a quando la magistratura non ha affondato il bisturi nel bubbone. E allora per le protagoniste dello scandalo sono cominciati i guai. Passando al setaccio oltre 40 mila richieste di rimborso del credito d'imposta sui dividendi per gli anni 1999-2003, il procuratore di Pescara, Nicola Trifuoggi, e i suoi sostituti Giampiero Di Florio (esperto di reati finanziari) e Giuseppe Bellelli, hanno portato alla luce le dimensioni colossali del raggiro: complessivamente, ben 4 miliardi 300 milioni di euro, quasi una manovra finanziaria. E soprattutto, le responsabilit§Ñ dei vari protagonisti. La scoperta della truffa sui rimborsi, nome in codice 'easy credit', risale al 2005 quando, dopo una indagine sulle richieste inoltrate da societ§Ñ inglesi, il Gruppo repressioni frodi della Guardia di finanza di Roma ha trasmesso un rapporto alla Procura di Pescara, competente per territorio visto che nella citt§Ñ abruzzese ha sede il centro operativo dell'Agenzia delle entrate che si occupa di queste pratiche. Secondo la nostra legislazione il diritto al credito d'imposta sui dividendi spetta unicamente alle societ§Ñ e agli enti residenti in Italia. Alcune convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali, come quelle stipulate dall'Italia con la Gran Bretagna e la Francia (hanno funzionato dal 1992 al 2003), prevedono tuttavia l'estensione di questo diritto anche ai residenti nell'altro Stato contraente. Cosa hanno fatto le tre banche d'affari per mettere le mani sui rimborsi miliardari italiani? Si sono fatte 'prestare' temporaneamente da ogni angolo del mondo, da fondi di investimento e istituti di credito delle pi§ë svariate nazionalit§Ñ, pacchetti azionari in maniera che, al momento dello stacco del dividendo delle societ§Ñ italiane, queste azioni risultassero di propriet§Ñ delle loro filiali inglesi Lehman Brothers International Europe, Goldman Sachs International e Jp Morgan Securities Limited, tutte e tre con sede a Londra e perci§ä titolate a chiedere il rimborso. Una volta incassato il dividendo e maturato il credito, tempo qualche settimana, i titoli azionari venivano restituiti agli effettivi proprietari. Un caso tra i tanti. Il 23 marzo 2001, Banca Intesa riceve dalla Deutsche Bank di Londra l'ordine di prelevare 3 milioni di azioni Eni da un proprio conto per girarle a quello della Lehman Brothers International acceso presso la Citibank di Milano. Il 5 maggio, puntualmente, le azioni entrano sul conto milanese della Lehman. Il 18 giugno avviene lo stacco del dividendo Eni e meno di un mese dopo, maturato il diritto al rimborso, le azioni fanno il percorso inverso rientrando sul conto londinese della Deutsche Bank. In quei giorni di operazioni di questo tipo ne sono state fatte a migliaia, creando un traffico cos§Þ intenso da fare quasi scoppiare i portafogli-titoli delle tre banche d'affari. Lehman Brothers international Europe, per esempio, rispetto a una giacenza media nell'intero arco del 2001 di 5 milioni 400 mila azioni Eni, nel mese di giugno vedeva il numero dei titoli petroliferi registrati sul proprio conto milanese superare i 155 milioni. Una grande performance, ma non la sola. Anche Goldman Sachs e Jp Morgan sono state attivissime. La prima, rispetto a una giacenza media annuale di meno di 50 mila titoli Eni, sempre nel giugno 2001 arrivava a possederne 355 milioni. Un record di cui la Guardia di Finanza ha messo a nudo tutte le irregolarit§Ñ, facendo emergere anche le responsabilit§Ñ di tutte le altre istituzioni che hanno utilizzato le convenzioni bilaterali sui crediti di imposta sui dividendi firmate dall'Italia. La lista degli accusati alla fine potrebbe essere molto lunga: si parla di un totale di circa 4.500 soggetti finanziari che potrebbero finire presto nel registro degli indagati. Tra di essi spiccano i nomi di colossi come Merrill Lynch, Nomura International, Citigroup Global Markets Limited e la svizzera Ubs, le cui richieste di rimborso hanno rivelato gi§Ñ imperdonabili pecche agli occhi degli investigatori. Ma sul banco degli imputati ci sono per il momento soprattutto le case madri e le filiali europee di Lehman, Goldman e Jp Morgan, molto note e attive da tanto tempo sul nostro mercato finanziario, avendo per esempio curato alcune delle privatizzazioni fatte negli ultimi dieci anni (Comit e Credito commerciale), per non parlare del ruolo svolto in grandi fusioni societarie (Sai-Fondiaria), nel collocamento di societ§Ñ in Borsa e in quelle dei nostri titoli di Stato sul mercato internazionale. Insieme le tre banche avevano richiesto al fisco 709 milioni di euro di rimborsi, oltre 600 dei quali non dovuti. Una vera e propria stangata per l'erario, scongiurata solo grazie all'intervento della magistratura. Davanti ai pm pescaresi, infatti, sperando di limitare i danni, Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan hanno accettato alla fine un accordo che prevede la loro rinuncia ai 600 milioni di rimborsi non spettanti e la restituzione di 52 milioni gi§Ñ incassati (i soli in tanti anni a causa dei cronici e stavolta provvidenziali ritardi del fisco). "Abbiamo transato; la faccenda §Ú chiusa", commentano a Goldman Sachs. "Siamo soddisfatti", dice invece Lehman Brothers: "Abbiamo cooperato con gli inquirenti; la vicenda si sta chiudendo amichevolmente". Ottimismo giustificato? Non proprio, visto che, nonostante la transazione, le accuse a loro carico restano e sono pesantissime: si va dalla truffa ai danni dello Stato (tentata e consumata) alla responsabilit§Ñ penale e amministrativa per non avere adottato misure adeguate per evitare che dirigenti e dipendenti commettessero i reati. Un aspetto molto delicato della vicenda, visto che il comportamento da 'furbetti'di Goldman Sachs International di Londra §Ú andato avanti anche negli anni in cui vicepresidente e managing director (amministratore delegato) della societ§Ñ era Mario Draghi, dal dicembre del 2005 governatore della Banca d'Italia. Dalla documentazione acquisita, annotano infatti le Fiamme Gialle in uno dei loro rapporti, §Ú emerso con chiarezza che l'origine e la destinazione finale dei pacchetti azionari movimentati dalle tre filiali europee delle banche d'affari in prossimit§Ñ dello stacco dei dividendi "sono in realt§Ñ riconducibili a investitori residenti in paesi diversi con i quali non risulta stipulata alcuna convenzione che preveda il rimborso del credito di imposta sui dividendi distribuiti da societ§Ñ italiane quotate in Borsa". A chi appartiene per esempio il conto della Deutsche Bank di Londra dal quale Lehman Brothers prende in prestito il pacchetto di azioni Eni nel giugno del 2001? Al fondo Franklin Mutual Series di Short Hills, New Jersey. Un investitore americano: e dunque non titolato a chiedere il rimborso del credito d'imposta. Come non ne avevano diritto gli altri soggetti finanziari dai quali Lehman, Goldman e Jp Morgan hanno preso in prestito quasi tutti gli altri pacchetti azionari. Conclusione amara della Guardia di Finanza: si pu§ä "ragionevolmente ipotizzare che le maggiori istituzioni finanziarie estere abbiano costituito un vero e proprio cartello finalizzato ad effettuare in Italia operazioni di 'lavaggio dei dividendi'". Un'operazione truffaldina che non si limita alla Gran Bretagna. Se da Londra sono infatti partite richieste sospette di rimborso per 2 miliardi e 200 milioni di euro, anche dalla Francia (l'altro paese con il quale l'Italia ha stipulato un trattato per i crediti d'imposta sui dividendi) sono arrivate istanze per 2 miliardi di euro, molte delle quali inoltrate da Bnp Paribas e Cr§Ûdit Lyonnais. Tutte regolari? Macch§Û: la comparazione dei dati fatta dagli inquirenti "ha evidenziato un quadro complessivo analogo" e tale da far ritenere "con ragionevole certezza che le frodi inizialmente ipotizzate ad opera di soggetti inglesi siano state perpetrate con le stesse modalit§Ñ anche da soggetti francesi". Davanti all'enorme numero delle pratiche di rimborso da esaminare per ricostruire la truffa e individuare le responsabilit§Ñ, Guardia di Finanza e magistrati hanno dovuto accantonare il contenzioso francese per concentrarsi sulle pratiche di rimborso provenienti dalla Gran Bretagna e inoltrate da Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan. Lo hanno fatto passando al setaccio la documentazione relativa ai soli titoli Eni e Telecom (i pi§ë appetiti e movimentati dagli investitori). Una scelta che ha consentito alla procura di Pescara di recuperare i circa 600 milioni indicati negli accordi, un tesoretto che secondo gli inquirenti potrebbe lievitare fino a circa 2 miliardi di euro quando saranno chiamate a regolare i conti con la giustizia anche le altre migliaia di soggetti finanziari che tra Gran Bretagna e Francia hanno partecipato al banchetto truffaldino e che stanno per essere iscritti sul registro degli indagati. La replica degli americani: per noi affare chiuso dopo l¡¯accordo.Prestiti generosi Guglielmo Maisto, docente universitario, titolare dell'omonimo studio tributario milanese. Francesco Mucciarelli, professore di diritto penale alla Bocconi e difensore di Gianpiero Fiorani, l'ex amministratore delegato della Banca popolare italiana finito in carcere per le scalate bancarie. Lo studio Romagnoli Piccardi e associati, fondato da Giulio Tremonti, ministro dell'Economia proprio nel periodo in cui la truffa ai danni dello Stato sui rimborsi dei crediti d'imposta raggiungeva il suo apice. A difendere gli interessi di Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan, sotto accusa alla Procura di Pescara, sono stati arruolati i migliori penalisti e specialisti della materia tributaria. Grazie al loro lavoro le tre banche d'affari hanno raggiunto l'accordo con il sostituto procuratore Giampiero Di Florio. Con il quale sperano di chiudere la partita. A rimanere con il fiato sospeso sono anche gli effettivi proprietari dei pacchetti azionari che, prestando i loro titoli di societ§Ñ italiane in coincidenza con le emissioni dei dividendi, hanno reso possibile la truffa miliardaria. Di chi si tratta? Tra banche e fondi di investimento la lista §Ú lunga e tocca ogni angolo del globo: tra gli altri, Abn Amro, Rabobank Nederland e Leven Nv (Olanda); Abu Dhabi Investment Authority; International Share Fund Level 23 di Sydney; Commerzbank Ag, Delbrueck Bethmann Maffei Ag e Deutsche Bank (Germania). E poi: Chase Manhattan Bank, Salomon Bros, Bank of America e Bank of New York (Stati Uniti); Quality Education Fund (Hong Kong); Kio Government Future (Kuwait); Master Trust Bank of Japan. Infine, due filiali estere di istituti italiani: Caboto Sim spa e Sanpaolo Bank, con sede fiscale in Lussemburgo. P. D. N.28/06/2007
Documento n.6657