TLC. Su denuncia di Adusbef, l’Autorità apre un’inchiesta su pornografia e pedofilia sui cellulari.
TLC: COME SEMPRE,L’AUTORITA’ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI, ARRIVA IN RITARDO E MALE SULLE QUESTIONI CHE RIGUARDANO GLI UTENTI. LA SBANDIERATA APERTURA DI UN’INDAGINE SU PORNOGRAFIA E PEDOFILIA SUI CELLULARI, E’ STATA SOLLEVATA DA UNA DENUNCIA DELL’ADUSBEF ALLA PROCURA DI MILANO,CHE, 3 GIORNI FA, HA IMMEDIATAMENTE APERTO INCHIESTA. Come di consueto l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, probabilmente condizionata dai fortissimi interessi economici dei gestori che riescono a prevalere sui diritti dei cittadini,arriva in ritardo e male,senza effettuare alcuna prevenzione,sulle grandi questioni che riguardano consumatori ed utenti. La sbandierata apertura di un procedimento specifico nei confronti delle compagnie di telefonia cellulare che offrono contenuti pornografici sui telefonini,annunciata oggi dal commissario Enzo Savarese a margine di un convegno sulle Tlc,è nata da una specifica quanto dettagliata denuncia,che Adusbef ha presentato in data 28.11.2005 alla Procura della Repubblica di Milano. Meno di mezz’ora dopo che l’Adusbef ha presentato l’esposto denuncia contro un operatore, sponsorizzato da un politico navigato,che probabilmente dovrà vergognarsi per aver prestato la sua faccia ad un’azienda che tenta di accalappiare la clientela, anche minore, facendo mercimonio di pornografia e pedofilia sui telefonini cellulari,il procuratore di Milano ha affidato l’inchiesta al sostituto dr. Palma. La dettagliata denuncia con la quale Adusbef richiedeva l’apertura dell’indagine con l’immediato sequestro del server da cui vengono trasmesse immagini oscene finalizzato ad un disinvolto commercio di videoclip dal contenuto pornografico; videoclip girati da altri soggetti, ma diffusi e commercializzati dalla compagnia telefonica, con guadagni valutabili nell’ordine di milioni di euro,aveva la finalità di bloccare e prevenire il più turpe dei commerci. Ciò che in particolar modo desta sconcerto- scriveva Adusbef nella denuncia- è infatti la mancanza di un’adeguata verifica dell’età di chi chiede di usufruire del servizio, da cui deriva l’estrema facilita con cui chiunque, compresi i bambini e i minori di anni 18, può accedere ai contenuti osceni offerti dalla compagnia telefonica. Il pericolo e ancor più grave se si consideri la circostanza che i terminali erano venduti anche ai minorenni, e appare concedere anche a questi l’accesso al portale e a tutti i servizi connessi, senza limitazioni di sorta. La testimonianza di un minorenne, affidata al forum di un sito internet dedicato alla telefonia mobile (telefonino.net), parla chiaro: alle ore 18.16 del 17 agosto 2005, "velenoso" (il nickname scelto dal minorenne) scrive di essere un sedicenne, di avere intestata a suo nome una USIM e di avere libero accesso al servizio InVideo Prive (Documento n.5345