TFR,ULTIMA CHIAMATA: NON “VINCE CHI ARRIVA PRIMO”,MA CHI SCEGLIE OCULATAMENTE SU BASE DELLA CONOSCENZA

in Comunicati stampa
COMUNICATO STAMPA TFR,ULTIMA CHIAMATA: NON “VINCE CHI ARRIVA PRIMO”,MA CHI SCEGLIE OCULATAMENTE SU BASE DELLA CONOSCENZA ! MOLTO MEGLIO L’INPS O LA PROPRIA AZIENDA DEI FONDI COMUNI APERTI,CHE HANNO OFFERTO RENDIMENTI INFERIORI AI BOT,PERCHE’ EROSI DAGLI ESOSI COSTI DI GESTIONE. I CONSIGLI DISINTERESSATI DELL’ADUSBEF: MEGLIO SCEGLIERE LA PROPRIA AZIENDA O L’INPS,PIUTTOSTO CHE IL SALTO NEL BUIO DEI FONDI. Secondo il rapporto di Mediobanca, unica istituzione che effettua un’analisi ed un confronto obiettivo, dal 1985,sui rendimenti dei maggiori strumenti finanziari, 100 euro investiti nei fondi comuni, erano diventati 294 a fine 2005, mentre se investiti in Bot con il tanto deprecato “fai da te”,si rivalutavano fino a 390 euro; se gli stessi 100 euro fossero stati investiti in CCT,diventavano 456 euro ed addirittura 614 euro se investiti in BTP. Tali deludenti performance dei Fondi Comuni di investimento, che vogliono mettere le mani anche sul TFR di 11 milioni di lavoratori,sono la rappresentazione più evidente della voracità dei professionisti del risparmio gestito,che invece di salvaguardare gli interessi dei risparmiatori, hanno sapientemente tutelato i loro interessi e quelli delle banche azioniste, mediante commissioni di gestione superiori a 5 miliardi di euro l’anno. Per queste ragioni Adusbef mette in guardia i lavoratori che ancora non hanno scelto sulla destinazione del loro TFR,a meditare bene in questi ultimi 5 giorni che li separano dalla scadenza del 30 giugno,per evitare di affidare il loro sudato salario differito,alla solita schiera di “avvoltoi”,che reclamizzano rendimenti dei Fondi comuni e delle polizze assicurative fuorvianti e lontani da una amara realtà, certificata non da noi,ma da Mediobanca. Fin dal dicembre 2006 un nostro studio suggeriva agli undici milioni di concittadini, interessati dalla normativa sul TFR, di tenere i capitali di pertinenza relativi al Trattamento di fine rapporto presso l’azienda, scartando a piè pari ogni altra destinazione. Infatti, l’incertezza nei rendimenti futuri e i costi più o meno evidenziati, l’inconsistenza dei vantaggi fiscali dei servizi di previdenza integrativa, la sicurezza normativa e finanziaria del “vecchio” TFR confortavano le nostre prese di posizione. Sintetizziamo i consigli finali della ricerca: 1) Come scelta iniziale: mantenere il proprio TFR presso il proprio datore di lavoro;sarà infatti possibile, in qualsiasi momento cambiare scelta destinando il TFR ad un fondo complementare. Infatti, se decidessimo diversamente, la scelta sarà definitiva e non potremo più cambiare destinazione al TFR. 2) Attenzione all’esca dei rendimenti. I fondi aperti hanno reso (IN PASSATO) di più, ma hanno costi maggiori: per adescare gli interessati, banche e assicurazioni sbandiereranno i rendimenti spuntati e sorvoleranno sui costi. 3) Capitale subito o rendita? Conclusa la vita lavorativa, chi avrà optato per lasciare il TFR in azienda o all’INPS, otterrà la liquidazione in unica soluzione; chi avrà optato diversamente potrà ottenere solo il 50 per cento del capitale risultante in unica soluzione immediata. Il restante 50 per cento dovrà essere riscosso a rate. Suggerivamo infine al governo che sarebbe opportuno emettere titoli di Stato “dedicati” all’ investimento individuale ed automatico del TFR, senza soggiacere ai gestori (banche e assicurazioni): si potrebbe pensare a titoli con rendimento pari a quelli dei CCT, non liquidabili se non a conclusione della vita lavorativa. Recenti studi di analisti e di matematici finanziari confermano la nostra presa di posizione, resa addirittura granitica dalla mistificante campagna pubblicitaria con la quale gli offerenti di previdenza integrativa stanno disinformando gli interessati (Vince chi arriva prima….). Stanno, cioè, cercando di convincere undici milioni di lavoratori a permettere a banche ed assicurazione di fare l’affare del secolo. Ribadiamo il nostro consiglio: lasciate il TFR in azienda ! Occorre esprimersi entro fine giugno o entro sei mesi dall’assunzione (se successiva al gennaio 2007). I datori di lavoro devono mettere a disposizione del dipendente un modulo con le opzioni. Elio Lannutti (Presidente Adusbef) Roma,25 giugno 2007

26/06/2007

Documento n.6646

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