TFR: LA DISDETTA DELL’ACCORDO SUL FONDO DI GARANZIA DELLE BANCHE...
TFR: LA DISDETTA DELL’ACCORDO SUL FONDO DI GARANZIA DELLE BANCHE, OLTRE A MAGGIORI ONERI, PUO’ AVERE UNA VALENZA NEGOZIALE CON IL GOVERNO: DALL’ART.118 DEL TESTO UNICO BANCARIO AL CUNEO FISCALE. SE LE BANCHE NEGLI ULTIMI ANNI, HANNO CONSEGUITO MAGGIORI UTILI ED UNA MINORE INCIDENZA FISCALE, OCCORRE RIPRISTINARE TALE EQUILIBRIO, PER EVITARE DI ADDOSSARE ESCLUSIVAMENTE AI CONSUMATORI,CHE GIA’ PAGANO CONTI CORRENTI PIU’ ELEVATI DEL MONDO,ONERI DELLA MANOVRA. La disdetta Abi dell'accordo sul fondo di garanzia alle banche per il Tfr, oltre a comportare maggiori oneri per il bilancio dello Stato e condizioni certamente peggiorative in una fase di aumento dei tassi, può anche avere una valenza negoziale (del tutto legittima) e di pressione per il Governo: dall’art. 118 del Testo Unico Bancario,al cuneo fiscale,che non può certamente essere erogato a pioggia a favore di quelle imprese (come banche,assicurazioni,ed ex monopolisti pubblici) che al riparo della concorrenza, hanno conseguito utili enormi sulla pelle delle famiglie. Adusbef,che ha già impugnato ed ottenuto pronunce sulla illegittimità dello jus variandi, strumento utilizzato dalle banche per scippare i consumatori peggiorando le condizioni economiche in precedenza stipulate,anche con effetto retroattivo alla pubblicazione con un semplice avviso in Gazzetta Ufficiale, chiede che l’abrogazione totale di tale strumento normativo vessatorio,avvenga senza condizioni, così come è stato richiesto dall’Antitrust e già adottato spontaneamente dalla maggior banca italiana qual’è Unicredit. Ed anche l’eventuale cuneo fiscale, che sarà inserito dal Governo in finanziaria,non può essere erogato a pioggia indistintamente tra quelle imprese,come le assicurazioni,le aziende erogatrici di servizi pubblici elettrici,del gas e delle autostrade,che hanno macinato profitti al riparo dalla concorrenza e le banche,che promettono una eventuale diminuzione dei costi dei servizi bancari in cambio di benefici fiscali per 1,3 miliardi di euro,ma bisogna effettuare un’attenta selezione per le imprese più deboli e marginali,oltre ad un 50 per cento che deve andare ai lavoratori,per un rilancio dei consumi. Come dimostra la tabella allegata,l’incidenza percentuale delle imposte dirette sull’utile lordo delle banche,ha accentuato la sua curva di riduzione,specie negli ultimi anni,dal 39,7 per cento del 2001, al 27,35 per cento del 2004, contribuendo ad un aumento degli utili del sistema bancario. Sarebbe beffardo sprecare l’occasione irripetibile del cuneo fiscale,in una fase di congiuntura sfavorevole e di sacrifici indistinti che la manovra finanziaria riverserà sui consumatori. I dati (Fonte Bankitalia – Supplementi al Bollettino statistico) dimostrano un effettivo abbattimento delle tasse operato dal precedente governo a favore del settore bancario: Settore bancario (Fonte Bankitalia) ANNI 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2004/1999 UTILE LORDO 16,439 22,684 18,649 15,917 15,832 20,863 + 26,91 % IMPOSTE DIRETTE 6,490 8,586 7,416 6,022 4,737 5,706 - 12,08 % Incidenza % delle Imposte dirette sull’ Utile lordo 39,48 % 37,85 % 39,77 % 37,83 % 29,92 % 27,35 % Come si vede, l’incidenza delle imposte dirette sull’utile lordo è passato dal 39,77 per cento del 2001 al 27,35 per cento del 2004. Elio Lannutti (presidente Adusbef) Roma,22.6.200623/06/2006
Documento n.6111