TARIFFE: ASSICURAZIONI D'ORO RINCARANO DEL 400%

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COMUNICATO STAMPA ASSICURAZIONI: SETTORE IN OTTIMA SALUTE,GRAZIE AUMENTI ALLEGRI (+140,5%) POLIZZE RC AUTO,PASSATE IN 12 ANNI DA 700.000 LIRE (361 EURO) 2004, A 868 EURO. MA I RINCARI PIU’SCANDALOSI SONO STATI PER MOTO E MOTORINI,CON UN + 405% ! AUMENTI CHE NON SI FERMANO NEL 2007 (+ 35 EURO A POLIZZA,+ 4,1%),DOVE MEDIA PER ASSICURARE AUTO MEDIA CILINDRATA, SUPERA PER PRIMA VOLTA 900 EURO. SACCHEGGIO UTENTI PROVATO DA UTILI,CRESCIUTI DEL +254,8% DAL 1999 AL 2006 ! Il settore assicurativo italiano,gode di ottima salute,grazie agli aumenti allegri e senza soluzione di continuità,effettuati per le polizze obbligatorie RC Auto,una sorta di pizzo legalizzato a carico di milioni di automobilisti, che prima della liberalizzazione tariffaria del 1994, sotto il regime dei “prezzi amministrati”, pagavano in media 700.000 lire, il controvalore di 361 euro, mentre dodici anni dopo, nel 2006, il costo medio di una polizza per un auto di fascia media (non contando le punte estreme come la Campania) è lievitato a 868 euro, con un rincaro del 140,5 per cento, a differenza di altri Paesi UE,come Francia,Spagna,Germania,dove gli aumenti registrati non hanno mai superato la soglia del 70 % . COSTO MEDIO,IN EURO,POLIZZA RC AUTO, MEDIA CILINDRATA (MAX 1.800 C.C.) 1994 700.000 £. (391 euro) 2006 868 Euro (+507 euro) + 140,5 % 2007 903 Euro (+ 35 euro) + 4,1% COSTO MEDIO IN EURO, POLIZZA RC MOTO,MOTORINI FINO A CILINDRATA 150 C.C 1994 190.000-235.000 lire.=(98 -121 euro) 2006 395-490 Euro (+297/369 Euro) + 403 / 405 % 2007 405-510 Euro (+ 10- 20 Euro) + 2,6 / 4,1 % Nonostante la minore incidentalità,la patente a punti, l’indennizzo diretto,la severa sanzione dell’Antitrust al cartello assicurativo per 370 milioni di euro comminata nel 2003 e condonata immediatamente dal Governo “amico Berlusconi-Marzano,con la legge truffa salvacompagnie, non esiste alcuna speranza di invertire la lievitazione spaventosa delle polizze rc auto, che anche nel 2007, continueranno la loro sfrenata corsa con un + 4,1%,certamente per riassorbire gli adempimenti della legge Bersani e delle disposizioni Isvap sulla trasparenza,come l’obbligo della classe di merito per lo stesso assicurato nel caso abbia un’altra auto intestata. Con l’allargamento a 25, gli abitanti dell’Unione Europea superano i 450 milioni. Secondo dati della Commissione europea la ricchezza totale dei nuovi arrivi rappresenta solo il 4,6% di quella complessiva dell'Unione. Per tal motivo le analisi comparate riguarderanno ancora l’Europa dei 15. Nel 1998, nella U.E. operavano 4.874 imprese d'assicurazione. Nel 2005, le imprese sono scese a 4.596 (meno 278 unità in 7 anni).Questi i dati di settore dei dieci paesi più importanti. SETTORE ASSICURATIVO in alcuni paesi U.E. (ordinata per “raccolta premi per dipendente”) [ Fonti Ania ] Dati 31.12.2005 Numero imprese(12.2005) NumeroDipendenti per impresa(12.2005) Raccolta premi per impresa(milioni di euro)(12.2005) Raccolta premi per dipendente(milioni di euro)12-2005 1997 2001 2004 2005 2002 2004 2005 Italia 239* 167 203 298 412 429 1,850 2,519 2,750 Danimarca 210 51 /// 51 75 70 0,921 1,394 1,553 Belgio 181 133 64 101 157 166 0,799 1,196 1,401 Francia 470 294 192 254 330 347 0,924 1,144 1,268 Regno Unito ** 1.170 177 174 284 285 273 1,047 1,071 1,144 Olanda 300 158 65 92 113 141 0,872 1,014 1,046 Svezia 415 46 /// 39 45 48 1,008 1,010 1,172 Spagna 320 150 69 123 139 142 0,914 0,990 1,014 Irlanda 220 68 41 54 53 66 1,040 0,791 0,905 Germania 670 348 173 195 225 227 0,552 0,630 0,676 * Le compagnie italiane sono risalite a 240 nell’aprile 2007 ** Nel 2004 c’è stato un cambiamento di definizione. I dati della tabella fanno riflettere. Con una popolazione simile per Francia, Gran Bretagna ed Italia, nel nostro paese operavano – a fine 2005 - 239 compagnie assicurative, quasi la metà di quelle presenti in Francia (470), un quinto di quelle operanti in Gran Bretagna (1.170). Com’è possibile che in Italia siano in grado di operare così poche compagnie di assicurazione? Non si può “intraprendere” nel settore perché ben protetto, o non conviene per motivi puramente mercantili? Più plausibile la prima ipotesi.Altre comparazioni risultano illuminanti: in Spagna (meno di 43 milioni di abitanti) operano 320 compagnie, 81 più delle nostre; in Olanda (16 milioni di abitanti) prosperano 300 compagnie, 61 più delle nostre; in Svezia (9 milioni di abitanti) 415 imprese (176 in più che in Italia). Eclatante il caso della Danimarca dove i 5,4 milioni di danesi vedono attive 210 compagnie, soltanto 29 meno delle nostre.Altri atteggiamenti nei confronti dei prodotti assicurativi, si dirà. Ma come spiegare il fatto che le 239 compagnie italiane aggreghino il più alto livello di premi per singola impresa? 429 milioni di euro per ogni azienda italiana (erano 412 nel 2004), contro i 347 milioni delle francesi (330 nel 2004), i 273 per ciascuna delle inglesi, i 227 delle tedesche, fino a giungere ai 48 milioni di euro per ciascuna azienda svedese. Il dato non è occasionale: anche i premi aggregati per dipendente del settore assicurativo, che conta 39.924 dipendenti nel 2005 (scesi a 39.795 nel 2006), vedono gli italiani al primo posto: 2,750 milioni di euro per ogni impiegato italiano (erano 2,519 milioni nel 2004); 1,144 milioni per l’inglese; 1,268 milioni di euro per il francese; 676 mila euro per il tedesco.Il mercato italiano delle assicurazioni ha, quindi, tutte le caratteristiche perché si intraprenda con floridezza. Dovrebbe esserci spazio per ulteriori aziende, ma tale valutazione liberista non risulta vincente e conferma il nostro giudizio di settore protetto ed autoprotetto. Infatti, tenere basso il numero di aziende mantiene più alto il bacino di utenza potenziale, cioè il numero di cittadini che in media possono essere acquisiti da ciascuna compagnia: 246 mila abitanti per azienda in l'Italia, 95 mila utenti potenziali in più del secondo paese, il Portogallo, che può contare su 151 mila abitanti per azienda. Tralasciando, per ovvie ragioni la posizione del Lussemburgo, notiamo che in Svezia le compagnie di assicurazione prosperano con un bacino potenziale di 22 mila abitanti, in Irlanda di meno di 20 mila. Di fatto, il bacino medio di utenza nella U.E. è di circa 85 mila abitanti per compagnia. Nonostante questi dati, le assicurazioni italiane lamentano da sempre un mercato interno asfittico e sterile, non tale da permettere previsioni ottimistiche, falcidiato dal “collo debole degli italiani” e dalle relative truffe sia nel ramo danni che in quello vita. UTENZA POTENZIALE (ordine decrescente) (2005 - Fonte ANIA – Eurostat - Elaborazioni Adusbef) NUMERO AZIENDE 2005 ABITANTI UTENZA POTENZIALE (abitanti per impresa) 2001 2005 ITALIA 239 58.930.800 219.945 246.572 PORTOGALLO 70 10.609.000 117.681 151.557 SPAGNA 320 44.484.300 120.225 139.013 FRANCIA 470 63.336.300 116.805 134.758 GERMANIA 670 82.311.700 118.587 122.853 GRECIA 99 11.169.100 102.467 112.819 AUSTRIA 72 8.118.000 110.493 112.750 U. E. (dei 15) 4.596 389.994.100 81.236 84.855 FINLANDIA 65 5.220.000 75.290 80.307 BELGIO 181 10.570.500 50.308 58.400 OLANDA 300 16.346.200 33.920 54.487 REGNO UNITO * 1.170 59.554.000 69.743 50.900 DANIMARCA 210 5.445.700 22.287 25.931 SVEZIA 415 9.119.800 19.277 21.975 IRLANDA 220 4.326.700 19.530 19.666 LUSSEMBURGO 95 452.000 4.731 4.757 * Nel 2004 c’è stato un cambiamento di definizione. IL MERCATO INTERNO E' interessante rimarcare che, nel 2004 delle 245 imprese di assicurazione operanti in Italia, le prime 10 hanno aggregato quasi la metà del totale dei premi raccolti, mentre le prime 40 società si attestano attorno all' 80 per cento. Nel 2006, il monte premi ha aggregato 112,796 miliardi di Euro (- 1,85 per cento rispetto al 2005 e + 54 per cento rispetto al 2000). In particolare, il Ramo Vita ha raccolto premi per 72,785 miliardi di Euro (- 3,7 per cento sul 2005), il Ramo Danni 40,011 miliardi di Euro (+ 1,7 per cento sul 2005). Delle due componenti fondamentali (ramo Vita e ramo Danni), il primo è passato dal 27 per cento del 1990, al 64,5 per cento del 2005. Al contrario il ramo Danni scende dal 73 per cento del '90, al 35,5 per cento del 2005. Per il ramo Vita, occorre evidenziare che il canale distributivo più importante è costituito dagli sportelli bancari con il 59 per cento dei premi lordi contabilizzati, seguito dagli agenti (19,9 per cento), mentre la quota imputabile ai promotori finanziari si attesta all’8,5 per cento. Per il ramo Danni, il canale distributivo preponderante è costituito dagli agenti che aggregano l’85,1 per cento dei premi lordi, mentre gli sportelli bancari superano appena l’1,3 per cento. UTILI DEL SETTORE In notevole crescita l’utile d’esercizio del settore assicurativo: UTILE D’ESERCIZIO DEL SETTORE ASSICURATIVO Fonte Ania – Elaborazione Adusbef. In miliardi di euro. Utile d’esercizio Variazione percentuale 1999 1,483 /// 2000 2,043 + 37,8 % 2001 2,877 + 40,8 % 2002 3,510 + 22,0 % 2003 3,780 + 7,7 % 2004 5,169 + 36,7 % 2005 5,857 + 13,3 % 2006 5,262 - 10,2 % 2006/1999 /// + 254,8 % Nel 2006, le 239 compagnie hanno ottenuti utili medi pari a oltre 22 milioni di euro ciascuna, in calo rispetto ai 24 del 2005. Nel periodo 1999/2006 gli utili del settore sono cresciuti del 254,8 per cento, passando da 1,483 miliardi di euro del ’99 a 5,262 del 2006. Il settore continua ad offrire quindi eccellenti prospettive per chi vuole intraprendere. Perché nessuno si fa avanti? Dove sono gli ostacoli? Chi ha il compito di predisporli? Chi quello di rimuoverli? L’Antitrust continua a sanzionare cartelli tra compagnie ed il TAR Lazio (a cui le compagnie ricorrono) a sospenderne l’applicazione, entrando nel merito delle decisioni: non sarebbe il caso di prevenire i problemi bonificando un settore che, assieme a quello bancario, pesa su privati ed imprese in misura maggiore che per le altre nazioni con le quali dobbiamo competere ? Adusbef chiede a Governo ed autorità, maggiore attenzione e rispetto dei diritti degli utenti saccheggiati dall’idrovora assicurativa, che solo per le polizze obbligatorie RC Auto,impongono con tariffe esagerate, che continuano allegramente ad aumentare,invece di scendere di almeno 100 euro a polizza se fossimo in un mercato libero,una sorta di “pizzo”, che arriva ad incidere ed a mangiarsi, anche con un gravame del 5 per cento annuo, su un reddito di 20.000 euro l’anno. Roma,18.8.2007

18/08/2007

Documento n.6767

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