RAY WAY: IPO GONFIATA ? RISERVATA AL 90% AD INVESTITORI ISTITUZIONALI,CON POCHE LUCI E MOLTE OMBRE, I RISPARMIATORI POSSONO STARE ALLA LARGA

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COMUNICATO STAMPA

 

RAY WAY: IPO GONFIATA ? RISERVATA AL 90% AD INVESTITORI ISTITUZIONALI,CON POCHE LUCI E MOLTE OMBRE, DALLA QUALE  I  RISPARMIATORI POSSONO STARE ALLA LARGA, PER EVITARE COCENTI DELUSIONI. 952 MILIONI DI EURO VALUTAZIONE ESAGERATA PER RAI WAY,CHE HA FATTURATO 118 MILIONI NEL 2013.

 

     L’Offerta Pubblica di Vendita (Opv) di 83.000.000 di azioni Rai Way (fino al 34,93% del capitale sociale), partita ieri che si chiuderà il 13 novembre (debutto 19 novembre in borsa) fissato tra una forchetta tra 2,95 e 3,50 euro ad azione, per un valore complessivo elevato pari a 20 volte gli utili 2014, stimato  tra  802,4 e 952 milioni di euro ed un incasso previsto di circa 290 milioni di euro, riservata per il 90% agli investitori istituzionali ed il 10% ai dipendenti Rai ed al pubblico, contiene poche luci e molte ombre, che Adusbef prova a chiarire preventivamente, per dare la possibilità di attenta riflessione ai piccoli risparmiatori.

   Nel prospetto informativo approvato dalla Consob,  non si fa cenno a futuri dividendi e si avverte che gli introiti finiranno tutti nelle casse della controllante Rai, tecnicamente definito ‘cash pooling’, che prevede il trasferimento giornaliero dei saldi positivi e negativi derivanti dalla gestione su apposito conto corrente intersocietario radicato su Banca Intesa in base ad una “tesoreria centralizzata”, una pratica  incompatibile con i principi di separazione societaria e di buon governo delle quotate.

      A seguito delle incaute dichiarazioni dell’A.D. Stefano Ciccotti (non aveva letto il prospetto ?), il quale  aveva detto in conferenza stampa che l’azienda controllante il network di trasmissione della Rai vuole “distribuire il 100% dell’utile pro-forma 2014”, che nei nove mesi si è attestato a 26,9 milioni, è stato reso noto di non avere preso alcun impegno sulla distribuzione nei futuri esercizi il 100% dell’utile di volta in volta distribuibile, precisando  che, come indicato nel Prospetto Informativo, non è stato assunto alcun impegno e non è stato adottato alcun programma in merito alla distribuzione di dividendi nei futuri esercizi.

   Nelle 534 pagine del prospetto non c’era infatti alcuna indicazione sulle future cedole, sulle quali  non vi è  alcuna certezza-come precisato per rettificare le incaute dichiarazioni di Ciccotti- che alla chiusura di ciascun esercizio sociale, l’Emittente sia in grado di distribuire il proprio utile netto ovvero il consiglio di amministrazione pro tempore in carica proponga all’Assemblea la distribuzione di dividendi.

   L’unica certezza, oltre al valore attribuito alla società che appare gonfiato rispetto ad analoghe aziende operanti nei settori, sono le dorate percentuali  attribuite alle valutazioni (quasi quanto l’utile del 2013 su un fatturato di 118 milioni di euro) intascati dalle  banche Imi (Banca Intesa), Mediobanca, Credit Suisse e Banca Leonardo, che intascheranno 8 milioni di commissioni, senza contare che Imi e Mediobanca hanno il doppio ruolo di consulenti della quotazione, con grave conflitto di interesse non rilevato dalle Autorità e banche finanziatrici di una nuova linea di credito pari a 180 milioni di euro, assieme a Bnp e Ubi banca.

   Altro aspetto importante riguarda il Nuovo contratto di servizio fra Ray Way e la controllante Rai, i cui dettagli sono ancora oggetto di negoziato con il MISE per il Servizio Pubblico, accordo stipulato il 31 luglio 2014, con i benefici effetti applicati retroattivamente ai conti 2013, per calcolare valori più vantaggiosi  presentati agli investitori. Il risultato di questa operazione è che i 118 milioni del giro d’affari 2013 sono diventati, nel calcolo dei multipli per il collocamento, 208 milioni di fatturato-proforma e l’utile operativo è passato da 8,4 milioni a ben 51 milioni pro-forma. Di conseguenza il rapporto prezzo/utili, normalmente usato nelle operazioni di quotazione per identificare il giusto valore da dare a una società, è sceso a 31, un valore più basso rispetto quello di 113 che risulta dai dati 2013.

     L’intesa stipulata a luglio ha finito di aumentare la dipendenza di Rai Way da Viale Mazzini, che pesa per l’83% del giro d’affari della controllata contro il precedente 69%. Nel Prospetto Informativo il Nuovo Contratto di servizio viene segnalato tra i fattori di rischio, precisando che: “esiste un collegamento tra il rapporto contrattuale tra Stato e Rai e il rapporto contrattuale tra Rai e Rai Way. Conseguentemente, il venire meno del primo ha effetti sul secondo . Ai sensi del Nuovo Contratto di Servizio, il mancato rinnovo della concessione costituisce un evento modificativo istituzionale che legittima Rai a recedere dallo stesso, con un preavviso pari a dodici mesi.

    Tale analisi assieme all’evidente rischio di ogni investimento azionario, che Adusbef anche in passato ha sempre evidenziato, dovrebbe indurre i piccoli risparmiatori a pensarci bene, rifiutando le promesse di facili arricchimenti ed i consigli, molto interessati delle banche del ‘consorzio’ di collocamento.

                                                                                                                                                    Elio Lannutti (Adusbef)

Roma, 4.11.2014

11/04/2014

Documento n.9873

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