OPERAZIONE BRONTOS: SOTTO ACCUSA INTESA ED UNICREDIT ! MA SULLA FRODE FISCALE, NON E’ LA PRIMA VOLTA CHE PRIMARIE BANCHE TRUFFINO IL FISCO !

in Comunicati stampa
COMUNICATO STAMPA FRODE FISCALE: NON E’ LA PRIMA VOLTA CHE PRIMARIE BANCHE TRUFFINO IL FISCO ! DALL’INDAGINE DELLA PROCURA DI PESCARA PER UNA FRODE FISCALE DI 4,3 MILIARDI DI EURO CON MECCANISMO DEL CREDIT WASHING (LAVAGGIO DIVIDENDI) AL PIANO BRONTOS. Non è la prima volta,né desta meraviglia, che primarie banche italiane ed internazionali truffino il fisco italiano, ciò che è stupefacente e sconvolgente è che il ministero dell’Economia continui ad affidare alle banche accusate di frode fiscale, le operazioni di collocamento di titoli e bond italiani sui mercati internazionali invece di depennarle dalla lista degli istituti di credito di riferimento del Tesoro. Forse perché vi sono complicità e legami che non possono essere recisi. La sintesi di una interrogazione parlamentare presentata il 17 giugno 2008, alla quale il ministro dell’Economia non ha dato alcuna risposta: “La scoperta della truffa sui rimborsi, nome in codice "easy credit", risale al 2005 quando, dopo un'indagine sulle richieste di rimborso inoltrate da società inglesi, il Gruppo repressione frodi della Guardia di finanza di Roma ha trasmesso un rapporto alla Procura di Pescara, competente per territorio visto che nella città abruzzese ha sede un centro operativo dell'Agenzia delle entrate. Secondo la legislazione il diritto al credito d'imposta sui dividendi spetta unicamente alle società ed agli enti residenti in Italia. Le tre banche d'affari per mettere le mani sui rimborsi miliardari italiani si sono fatte prestare temporaneamente, da ogni angolo del mondo, da fondi di investimento e istituti di credito delle più svariate nazionalità, pacchetti azionari in maniera che, al momento dello stacco del dividendo delle società italiane, queste azioni risultassero di proprietà delle loro filiali inglesi Lehman Brothers International Europe, Goldman Sachs International e Jp Morgan Securities Limited, tutte e tre con sede a Londra e perciò titolate a chiedere il rimborso. Una volta incassato il dividendo e maturato il credito, tempo qualche settimana, i titoli azionari venivano restituiti agli effettivi proprietari. Un caso tra i tanti. Il 23 marzo 2001, Banca Intesa riceve dalla Deutsche Bank di Londra l'ordine di prelevare 3 milioni di azioni Eni da un proprio conto per girarle a quello della Lehman Brothers International acceso presso la Citibank di Milano. Il 5 maggio, puntualmente, le azioni entrano sul conto milanese della Lehman. Il 18 giugno avviene lo stacco del dividendo Eni e meno di un mese dopo, maturato il diritto al rimborso, le azioni fanno il percorso inverso rientrando sul conto londinese di Deutsche Bank. In quei giorni sono state fatte migliaia di operazioni di questo genere. Lehman Brothers international Europe, per esempio, rispetto a una giacenza media nell'intero arco del 2001 di 5.400.000 azioni Eni, nel mese di giugno vedeva il numero dei titoli petroliferi registrati sul proprio conto milanese superare i 155 milioni. Una grande performance, ma non la sola. Anche Goldman Sachs e Jp Morgan sono state attivissime. La prima, rispetto a una giacenza media annuale di meno di 50.000 titoli Eni, sempre nel giugno 2001 arrivava a possederne 355 milioni. La lista degli accusati potrebbe essere molto lunga con un totale di circa 4.500 soggetti finanziari, quali Merrill Lynch, Nomura International, Citigroup Global Markets Limited e la svizzera Ubs. Sul banco degli imputati ci sono le case madri e le filiali europee di Lehman, Goldman e Jp Morgan, che avevano richiesto al fisco 709 milioni di euro di rimborsi, oltre 600 dei quali non dovuti. Accuse pesantissime: dalla truffa ai danni dello Stato (tentata e consumata) alla responsabilità penale e amministrativa per non avere adottato misure idonee tendenti ad evitare che dirigenti e dipendenti commettessero i reati. Un aspetto molto delicato della vicenda, riguarda proprio Goldman Sachs International di Londra. Negli anni incriminati il vicepresidente e managing director (amministratore delegato) della Goldman Sachs era Mario Draghi, divenuto governatore della Banca d'Italia a fine dicembre 2005”. Le banche godono di comprensioni e complicità istituzionali inaccettabili. Sarebbe ora che il ministro Tremonti,cominci a prendere le distanze da tali prassi consolidate di frodi fiscali, come l’operazione Brontos che vede sul banco degli accusate Unicredit ed Intesa San Paolo.

05/08/2009

Documento n.8108

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK