INFLAZIONE: LE BUFALE STATISTICHE DELL'ISTAT...

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Comunicati Stampa 15 gennaio 2008-01-15 ISTAT: E’ GRAVE CHE SI RIPRODUCANO LE “BUFALE” COME AVVENUTO CON I DATI DELL’INFLAZIONE DEL 2002! La conferma da parte dell’Istat del tasso di inflazione all’1,8%, contro il 2,1% del 2006, ci ricorda purtroppo che nel nostro Paese le “bufale” si possono riprodurre. Infatti, già nel 2002 tutte le famiglie italiane soffrirono un raddoppio dei prezzi durante il cambio euro-lira, a causa di manovre anomale e speculative ed in assenza di verifiche e di controlli da parte del Governo di allora, nonostante ciò l’inflazione si attestò al 2,5%, in discesa rispetto al 2,7% del 2001. Oggi si ripete la stessa storia, cioè, in presenza di importanti aumenti, soprattutto per i beni di largo consumo, per i prodotti energetici e per le rate dei mutui a tasso variabile, l’inflazione scende dal 2,1% all’1,8%. “Riteniamo - affermano Elio Lannutti, Presidente di Adusbef e Rosario Trefiletti, Presidente di Federconsumatori - di essere di fronte a una questione molto grave, che necessita di una verifica approfondita. Il tasso di inflazione formale è parametro troppo importante, di riferimento non solo per i tassi bancari, gli affitti, o gli assegni di mantenimento, ma soprattutto materie delicatissime, come i rinnovi contrattuali e le rivalutazioni delle pensioni, fondamentali per la definizione del potere d’acquisto delle famiglie.” È francamente inaccettabile che a causa di questo tasso formalizzato dell’1,8% le pensioni saranno rivalutate solo dell’1,6%, come da conteggio e circolare del Ministero del Lavoro. Visti gli andamenti economici del 2007 in tema di prezzi e tariffe, si tratta, così facendo, della formalizzazione di una diminuzione del potere di acquisto, soprattutto a discapito delle fasce più deboli del paese. Noi riteniamo che il tasso di inflazione nel 2007 sia decisamente più elevato, ne sono conferma i nostri dati a consuntivo nei vari settori del mercato. Tale tasso si può stimare infatti ben oltre la soglia del 3% (3,4 – 3,5 % su base annua), cioè pari a 994 euro in più per le spese delle famiglie (senza contare l’aumento dei mutui a tasso variabile che ha inciso rovinosamente sui bilanci familiari). A questo punto, perciò, non è più rinviabile una riorganizzazione dell’Istat, che ne migliori ruoli e funzioni, attraverso l’intervento su tre questioni fondamentali: • voci del paniere e relative scadenze, per renderli più aderenti alla reale spesa delle famiglie; • nuovo adeguamento dei pesi quantitativi delle voci del paniere, sempre per una migliore aderenza alla realtà familiare; • definire con accuratezza le rilevazioni dei prezzi a livello territoriale. Soprattutto in questo ambito, infatti, emergono le notevoli discrepanze tra le nostre rilevazioni e quelle ufficiali.

15/01/2008

Documento n.7083

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