I DATI ISTAT SULL’INFLAZIONE SEMPRE PIU’ PILOTATI E SOTTOSTIMATI !
I DATI ISTAT SULL’INFLAZIONE SEMPRE PIU’ PILOTATI E SOTTOSTIMATI ! ADUSBEF ED USICONS FORNISCONO LE PROVE PROVATE DI TALI ACCUSE: I PREZZI DEL LATTE DELLA CENTRALE DI ROMA SONO AUMENTATI DAL 4 % FINO AL 5,5 PER CENTO ! MA L’ISTAT, DIMOSTRANDO ANCORA UNA VOLTA L’INAFFIDABILITA’ DELLE RILEVAZIONI DEI PREZZI, NON SI ACCORGE DEGLI AUMENTI E CALCOLA UNA VARIAZIONE TRA 1,2 ED 1,6 PER CENTO ! Mentre i prezzi dei prodotti industriali alla produzione sono cresciuti del 4,6 per cento rispetto ad un anno prima ed i prodotti petroliferi raffinati hanno subito una impennata del 22,6 per cento, energia elettrica,gas ed acqua hanno subito incrementi del 7,4 per cento,i costi dei servizi bancari sono oramai fuori controllo, l’Istat continua nella sua operosa politica di raffreddamento dell’inflazione,in un perniciosa quanto rassicurante opera di mistificazione dei dati sul carovita reale, attestata anche ad aprile all’ 1,9 per cento ! Ma ancora una volta (ed è già accaduto in passato sul prezzo dei farmaci e dei telefonini quando il presidente dell’Istat Biggeri fu costretto ad indecorose rettifiche dei dati),le associazioni dei consumatori denunciano la totale inattendibilità di dati “surreali” che continuano a seguire tendenze di ben altri “miracoli” italiani,a riprova di una sottostima dei prezzi a Roma ed in Italia. La Centrale del Latte di Roma infatti, nonostante l’adesione all’iniziativa di contenimento dei prezzi“Romaspendebene”,ha aumentato dal 1° febbraio scorso il prezzo di riferimento “consigliato” del latte fresco da 1,30 a 1,40 euro (+7,7 %). “Consiglio” immediatamente accolto dalla quasi totalità dei bar e dei negozi. Gli esercizi della distribuzione organizzata, che in precedenza applicavano un prezzo al dettaglio di 1,28 euro, sono passati a 1,35 euro (+5,5%). Altri, invece, sono passati da 1,25 a 1,30 euro (+4%). Un aumento generalizzato del prezzo del latte fresco,bene primario per molte famiglie e per sempre più numerosi pensionati costretti dalla sfavorevole congiuntura a nutrirsi spesso di “solo latte” a cena, che mette in ulteriore difficoltà le tasche dei cittadini romani già abbondantemente saccheggiate dal continuo lievitare ingiustificato dei prezzi. A distanza di due mesi da tali aumenti ci saremmo attesi che, pur tenendo conto della variegata presenza di tipologie di latte fresco e di politiche di prezzo differenziate, un aumento del 3-4% - per la cosiddetta “posizione rappresentativa” latte fresco - si riversasse negli indici dei prezzi al consumo della città di Roma e, di conseguenza, in quelli nazionali. Ma così non è stato ! Il prezzo medio del latte fresco, così come risulta dalle indagini effettuate dai rilevatori del Comune di Roma in 63 esercizi commerciali è passato, infatti, da 1,28 euro di gennaio 2005, a 1,30 euro di marzo (+1,6%). L’indice dei prezzi calcolato dall’Istat e dal Comune di Roma, rilevante ai fini dell’inflazione, ha una variazione, nello stesso periodo, inspiegabilmente ancora più bassa, risultando pari ad appena +1,2 %. Vani sono stati finora i tentativi, presso Istat e Comune di Roma, di ottenere informazioni che potessero chiarire i motivi per cui gli indici dei prezzi al consumo non registrano aumenti effettivi e tangibili di un prodotto di consumo quotidiano come il latte. Sia dal Campidoglio che dall’Istituto di Statistica, in barba alla trasparenza più volte professata, viene opposto uno strenuo quanto ingiustificato diniego, che alimenta più di qualche dubbio sulla discesa dell’inflazione registrata a Roma e sul territorio nazionale, negli ultimi mesi. A questo punto, per tutelare i consumatori, Adusbef ed Usicons hanno inoltrato l’ennesima segnalazione alla Commissione di Garanzia per l’Informazione Statistica ed all’Eurostat, corredata da tali inoppugnabili ed incontrovertibili dati, che dimostrano l’inaffidabilità dei dati Istat sull’inflazione. Elio Lannutti (Adusbef) Rocco Tritto (Usicons) Roma,29.4.200529/04/2005
Documento n.4612