EGP:VALORI GONFIATI, MANIPOLAZIONI BORSA,CONFLITTO INTERESSI BANCHE-ENEL ?
COMUNICATO STAMPA EGP:VALORI GONFIATI, MANIPOLAZIONI BORSA,CONFLITTO INTERESSI BANCHE-ENEL ? ADUSBEF HA DEPOSITATO IERI ESPOSTI-DENUNCE A PROCURE DELLA REPUBBLICA. Enel, servendosi di dieci banche quali Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Credit Suisse, Goldman Sachs (come joint global coordinators), Unicredit, J.P. Morgan Chase, Morgan Stanley, Barclays, Bank of America e Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) come joint bookrunnersha (ossia quegli istituti di credito che hanno convinto i loro clienti che le azioni EGP erano un affare), ha appena collocato un miliardo 625 milioni di azioni Egp a 1,6 euro l’una, incassando 2,6 miliardi di euro,inducendo circa 350 mila persone (retail) a sottoscrivere le azioni, in cambio di una commissione pari all’1,85 per cento dell’incasso Enel, ossia 48 milioni di euro. Commissioni che le banche si sono guadagnate per aver convinto i risparmiatori a comprare le Egp a un prezzo tra 1,8 e 2,1 euro (successivamente abbassate ad 1,6 euro), che invece gli investitori istituzionali, cioè le stesse banche, i fondi d’investimento, le compagnie d’assicurazione, ecc., hanno giudicato scandalosamente alto. Sullo strano collocamento,sui conflitti di interessi tra amministratori Enel e banche creditrici, sui soggetti che potrebbero aver manipolato il corso azionario il 4 novembre scorso,prima giornata di quotazione di EGP, Adusbef ha presentato nella giornata di ieri, esposti-denunce alle Procure della Repubblica chiedendo l’apertura di un’indagine volta a verificare: 1) perché Enel,invece di collocare l’85% delle azioni agli investitori istituzionali e solo il 15% ai piccoli investitori, abbia invertito le promesse inducendo 350 mila risparmiatori ad accettare i consigli per gli acquisti della loro banca,collocando il 23% agli istituzionali, contro il 77% dei piccoli investitori,ossia il cosiddetto “retail” e se questo non possa costituire il reato di falso in prospetto e false comunicazioni; 2) perché Enel, invece di vendere ai piccoli risparmiatori titoli per 400 milioni di euro, ha venduto ai piccoli azionisti titoli per 2 miliardi di euro, perché quel miliardo e 600 milioni di differenza le grandi banche si sono rifiutate di prenderlo,perché non considerato un “affare”; 3) perché in data 4 novembre 2010 in Borsa,a 25 secondi dall’apertura del mercato previsto per le ore 9,00, un soggetto che si chiede di identificare, avrebbe piazzato un’ordine di vendita per 9.679.241 azioni Egp, pari a un controvalore di circa 15 milioni e mezzo di euro e se questo soggetto non sia riconducibile ad una banca o intermediario finanziario; 4) le ragioni per le quali, pochi secondi dall’apertura del mercato borsistico, sia stato piazzato ordine di vendita a 1,55 euro,per azioni pagate 1,6 euro, che hanno prodotto una perdita secca di 548 mila euro in soli 25 secondi,e chi si è accollata quella perdita; 5) se tale misteriosa entità che si chiede di identificare,piazzando un ordine consistente con una perdita del 3,12 per cento, non abbia commesso reato, posto che nessun soggetto razionale acquista azioni Egp, a 1,6 euro per rivenderle dopo 25 secondi a 1,55, incamerando una perdita secca di oltre 500 mila euro; 6) se tale comportamento non possa rappresentare la prova provata di soggetti finanziari o banche costretti ad acquistare azioni Egp per far vedere al “mercato” che credevano nell’affare, salvo a sbarazzarsene pensando che una perdita del 3 per cento sia meglio di perdite future più alte; 7) quale sia stato il soggetto che alle 17,32 del 4 novembre,due minuti dopo la chiusura di borsa, abbia piazzato ordine d’acquisto per 27 milioni di euro di controvalore, al prezzo di 1,6 euro esatti; 8) se le banche non abbiano gonfiato il valore del titolo Egp,per lucrare commissioni di 48 milioni di euro, inducendo i piccoli risparmiatori con una martellante campagna mediatica a comprare le Egp a un prezzo tra 1,8 e 2,1 euro, poi abbassata ad 1,6 euro, che gli investitori istituzionali, ossia banche, fondi d’investimento, compagnie d’assicurazione, hanno giudicato troppo alto. Per queste ragioni Adusbef ha chiesto alle Procure della Repubblica l’apertura di indagini nei confronti dei dirigenti Enel e, tra questi, in particolare del presidente Piero Gnudi e dell’amministratore delegato ing. Fulvio Conti, nonché delle banche coinvolte nel collocamento quanto meno per i delitti di cui agli artt. 184 (abuso di informazioni privilegiate) e art. 185 (manipolazione del mercato) d.lgs 58/1998 TUF – Testo Unico della Finanza, nonché per quello di cui all’art. 640 c.p. (truffa).06/11/2010
Documento n.8756