DUBAI: L’ENNESIMA CRISI DELL’AVVENTURISMO FINANZIARIO NON E’ RISOLTA ! DA INTERDIRE ABI,CONSOB E BANKITALIA,CHE GETTANO ACQUA SUL FUOCO !

in Comunicati stampa
COMUNICATO STAMPA DUBAI: L’ENNESIMA CRISI DELL’AVVENTURISMO FINANZIARIO NON E’ RISOLTA ! SBAGLIANO LE CASSANDRE INTERESSATE (BANCHE,ABI,CONSOB,BANKITALIA) A GETTARE ACQUA SUL FUOCO,COME IN PASSATO, PER OCCULTARE DURA REALTA’. Mentre cassandre italiane (da interdire) dall’Abi alle banche, dalla Consob a Bankitalia, continuano come hanno fatto in passato a nascondere la polvere sotto il tappeto ed a gettare acqua sul fuoco dell’ennesima crisi finanziaria-immobiliare che mette a rischio un modello di avventurismo capitalistico-bancario fondato sui debiti,il governo di Abu Dhabi, la capitale degli Emirati arabi uniti, di cui fa parte anche Dubai, fa sapere che aiuterà i suoi vicini a salvare l'indebitata Dubai World, ma senza garantire l'intero ammontare del debito e intervenendo solo caso per caso. «Controlleremo gli impegni di Dubai e li affronteremo caso per caso. Questo non significa che Abu Dhabi garantirà tutti i debiti». Non si sa bene infatti quale sia la reale entità del debito della Dubai World, la holding pubblica a cui fa capo la Nakheel, proprietaria del patrimonio immobiliare dell'emirato, la piccola città costruita nel deserto che galleggia su un mare di debiti,non essendoci alcun bilancio certificato, ma secondo fonti dell’Ubs (Unione Banche svizzere), che ha gestito alcune emissioni obbligazionarie dell'emirato e l’Agenzia di rating Moody’s il totale dei debiti potrebbe avvicinarsi a 100 miliardi dollari, lo stesso valore del Pil a «causa delle potenziali passività fuori bilancio»,mentre la sola Dubai World denuncia passività per 59 miliardi di dollari. In compenso Dubai World e Dubai International Capital hanno partecipazioni sparse ovunque, con il 3% di Eads, il 2% di Sony, il 6% di Hsbc e il 2,8% di Icivi, la principale banca indiana,mentre la Borsa di Dubai ha il 20% del Nasdaq e il 20% della Borsa di Londra, che a sua volta controlla Borsa italiana. Dubai World è proprietaria di 49 grandi porti sparsi in tutto il pianeta e del colosso cantieristico P&O Maritime Service. Nakheel, controllata da Dubai World, gestisce uno sconfinato impero immobiliare e ha finanziato lo sviluppo di tre isole artificiali, che ora rischiano di diventare delle cattedrali nel deserto. I giornalisti del Financial Times e del Wall Street Journal stanno cercando di recuperare qualche dichiarazione in più dai governanti di Dubai, arrivando a denunciare una mancanza di trasparenza e una perdita di credibilità internazionale, poiché non si sa bene se il piano di ristrutturazione affidato alla Deloitte sia volontario o obbligatorio,perché se fosse obbligatorio equivarrebbe al "default" di Dubai,alla bancarotta. In un mercato globalizzato con partecipazioni incrociate,non si può minimizzare l’impatto della crisi come hanno fatto le banche internazionali ed italiane dichiarando la loro (in alcuni casi minima) esposizione verso le società del Dubai,ma devono essere i Governi del G 20 a varare nuove regole per impedire alle banche di continuare più di prima a creare montagne di carta straccia di swap,derivati vere e proprie scommesse azzardate di moneta falsa ed Otc (Overseas the counter) per un controvalore di 670.000 miliardi di dollari pari a dodici volte il Pil mondiale, scambiata al di fuori dei mercati regolamentati. Non è più tempo di riflettere né di accettare veti, ma è arrivato il tempo di cambiare fissando regole ferree e pesanti sanzioni per le banche e le altre istituzioni finanziarie non aduse a riconoscere quelle corrette regole che devono presidiare i mercati e garantire i diritti dei cittadini,risparmiatori e consumatori,sia per impedire gli abusi di mercato che di scaricare gli effetti dei disastri provocati sulla collettività. Se i ministri finanziari europei,che si riuniranno martedì prossimo 2 dicembre a Bruxelles, non affronteranno la riforma della vigilanza finanziaria e la costituzione di nuove regole pregnanti per un sistema bancario senza scrupoli che è tornato più di prima ad imbastire gigantesche speculazioni mediante gli strumenti derivati,ossia la clonazione genetica del denaro e della moneta da ingegneri strutturatori che tramite gli algoritmi assicurano guadagni certi ai banchieri e perdite sicure per la collettività, vuol dire che la lezione della più grave crisi di tutti i tempi, non è servita a niente.

28/11/2009

Documento n.8306

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