Da L’Opinione.it (22.9.05).I nostri depositi costano più del doppio di quelli Ue
L’Adusbef chiede all’Abi l’elenco degli istituti meno cari I nostri depositi costano più del doppio di quelli Ue di Roberto Casalena “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”. Ciò che Dante Alighieri vide scritto “al sommo d’una porta”, quella dell’Inferno. E la scritta oggi dovrebbe essere ripresa e riportata sul frontale delle banche italiane, dato che i prezzi applicati sono proprio da girone infernale. Tassi di interessi attivi che lievitano a piacimento, nonostante l’ingresso nell’euro ed il calo dell’inflazione, gestione media annua per la tenuta di un c/c paria 252 euro, e via di seguito. Per non parlare dei vari giochi di prestigio sui titoli Parmalat, Cirio e bond argentini. Le banche italiane risultano le prime al mondo per il caro prezzi sul c/c. A mettere a nudo, quanto già ampiamente sostenuto dalle diverse associazioni dei consumatori, ci ha pensato uno studio dell’Edizione del Word Retail banking, realizzato da Capgemini, l’associazione Efma e la banca olandese Ing, su un campione di 130 istituti di credito, ed in base al quale il commissario europeo al Mercato Interno, Charlie McCreevy, ha accusato il sistema bancario italiano di inefficienza. Dallo studio emerge, infatti, che in Italia il costo annuo di un c/c è di 252 euro, contro una media europea di 108. Oltre all’Italia, prima in classifica, superano la soglia dei 108 euro anche Svizzera, Germania e Stati Uniti. Agli olandesi, invece, la tenuta di un c/c costa solo 34 euro l’anno. L’Abi, l’Associazione bancaria italiana, è corsa subito ai ripari, nel tentativo di dimostrare che i dati snocciolati da McCreevy non tengono conto di un fenomeno tutto italiano, cioè della cointestazione del c/c tra marito e moglie, per cui, secondo il presidente dell’Abi, Sella, l’Italia sarebbe in linea con i 68 euro al netto delle tasse della Germania, e più conveniente degli 86 della Spagna e dei 94 della Francia. Sella, nel consegnare a McCreevy lo studio commissionato alla Mercer Oliveer &Wyman, che ha calcolato un prezzo medio di 65 euro l’anno, al netto delle tasse, per la gestione di un c/c, si è detto “stupito” del fatto che il commissario europeo non abbia preso in considerazione le peculiarità della realtà italiana rispetto ad altri paesi. Fatto sta che gli “altarini” sono stati scoperti, e che il “cartello” bancario italiano, non dormirà più sonni tranquilli. All’Adusbef, l’associazione difesa utenti servizi bancari, finanziari e assicurativi, non credono affatto ai conteggi dell’Abi, e chiedono all’Associazione bancaria “di fornire l’elenco degli istituti di credito che applicano sulla gestione dei c/c prezzi annui di 65 euro, al netto delle tesse”. E non a caso Bankitalia, anche con il placet silenzioso del sistema bancario, ha cercato di stoppare le scalate di Antonveneta e Bnl, rispettivamente da parte dell’olandese Abn Amro e della spagnola Bbva. Proprio perché se fosse passato un sistema di concorrenza trasnazionale, le banche italiane avrebbero dovuto cimentarsi con questa nuova realtà, cioè prezzi più bassi e mercato più trasparente, con conseguenze di perdita di clientela o di adeguamento ad un regime di prezzi più bassi. Per ora l’incantesimo si è rotto a metà. Infatti mentre Bnl andrà all’italiana Unipol, Antonveneta passerà nelle mani dell’olandese Abn Amro. E’ già qualcosa, anche perché sicuramente altre banche estere scenderanno in Italia a conquistare pezzi della “foresta pietrificata”. McCreevy, comunque, è intenzionato a battersi affinché il sistema bancario sia meno frammentato, e ad eliminare le differenze tecnico-giuridiche tra gli Stati membri. E una direttiva Ue, con lo scopo di abbattere i prezzi è già alle porte. Dunque, altri siluri in arrivo sul sistema bancario, dopo quelli lanciati su Bankitalia.22/09/2005
Documento n.5073