DA ADUSBEF MARCHE. CAROVITA. INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE MARCHIGIANE E MALESSERE SOCIALE

in Comunicati stampa
COMUNICATO STAMPA CAROVITA: INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE MARCHIGIANE, ANCHE PER FINANZIARE A RATE LA SPESA ALIMENTARE, DIMOSTRA IL MALESSERE SOCIALE E L’INERZIA DEL GOVERNO SUL CONTROLLO DEI PREZZI E SULLE POLITICHE SOSTENIBILI DEI REDDITI ! CRESCE A RITMI VERTIGINOSI IL CREDITO AL CONSUMO E FANNO AFFARI D’ORO BANCHE, FINANZIARIE E SOCIETA’ ESERCENTI CARTE DI CREDITO ! Arriva l’ennesima stangata per i consumatori La notizia che alcuni ipermercati in aiuto dei clienti, permettono di effettuare acquisti a rate, non già per comprare i consueti elettrodomestici, ma per finanziare la spesa alimentare con un tasso di interesse del 1,42 per cento mensile, (17,04 per cento l’anno di interesse semplice addirittura del 20,02 % l’anno se composto), dimostra il gravissimo malessere sociale, e la totale assenza del Governo su politica dei redditi, prezzi e tariffe, incurante del depauperamento di milioni di famiglie, che ha perso l’ennesima occasione di ridurre le accise sui carburanti per speculare fiscalmente sugli aumenti dei prezzi con un surplus di introiti di oltre 3 miliardi di euro. Lo Stato sta assistendo passivamente all’indebitamento delle famiglie costrette a ricorrere a prestiti per far fronte alle spese correnti e non solo per acquisti straordinari: il ricorso al credito negli ultimi tre anni (da quando l’Adusbef ha posto il problema degli aumenti e della speculazione incontrollata sembra abbia coinvolto una quota consistente di famiglie, stimata nel 25 per cento: chi contrae debiti lo ha fatto circa al 33 per cento per arrivare alla fine del mese: un marchigiano su tre è quindi costretto ad indebitarsi per sopravvivere, anche a breve attraverso l’uso sempre più esteso delle carte di credito. I piccoli prestiti dei cittadini a tutt’oggi sono aumentati, dall’entrata dell’euro, del 32 per cento, facendo sempre più uso di soldi chiesti in anticipo alle società esercenti le carte di credito. II ricorso al credito per finanziare l’acquisto di beni di consumo durevoli é in forte crescita. La forte diffusione del credito al consumo degli ultimi anni dipende da molti fattori, comprese le difficoltà economiche che hanno fatto crescere le esigenze di finanziamento delle famiglie. II calo dei tassi ha comunque giocato un ruolo determinante in quanto ha reso possibile soddisfare le necessità di credito a costi accettabili. Molto importanti sono stati anche gli interventi che le società finanziarie hanno condotto sulle procedure di valutazione delle domande e di erogazione dei finanziamenti. Il problema è poi ingigantito dal fatto che la maggioranza non contrae debiti con le banche ma con le finanziarie. E qui non ci addentriamo più di tanto, anche se da più parti sono stati lanciati allarmi sull’affidabilità di alcune (molte?) di queste società. Rimane pur sempre evidente che ci sono difficoltà nell’accesso al credito attraverso il canale bancario. Anche se comunque la percezione diffusa, soprattutto delle famiglie indebitate, è che oggi sia più facile di un tempo ottenere prestiti e fidi. E la parte più rilevante di chi si indebita tira un sospiro di sollievo per essere riuscita a far fronte a spese che non sono altrimenti sostenibili. Inoltre diventa sempre più difficile comprare casa nelle Marche: in media servono circa 20 anni di stipendio per un appartamento di 90 metri quadri. Ne bastavano 15 nel 2001 Negli ultimi quattro anni (dal 2001 al 2004) le annualità di reddito necessarie per acquistare un appartamento di 90 metri quadri di qualità media in una zona semicentrale di una grande area urbana, sono passate da 15,3 a 18,8 con un aumento, quindi, del 23% circa. Questo risultato deriva da un aumento del prezzo a metro quadro degli appartamenti del 34,1% a fronte del quale corrisponde una crescita delle retribuzioni del solo 8,7%. Da questi dati emerge, inoltre, che per coloro che percepiscono un reddito fisso, cioè senza adeguamento al costo della vita, le annualità di reddito sono passate da 15,3 a 20 e sei mesi. Ma chi si indebita di più? Soprattutto i giovani e le famiglie dei ceti medi e medio/alti. E in particolare sono le persone fra i 31 e i 45 anni quelle che maggiormente faticano a tirare la fine del mese e che devono far fronte a spese non procrastinabili. Ecco il profilo: ceto medio, o comunque con lavoro fisso, con il mutuo della casa e i figli da tirare su. E’ lì che può esserci la soglia di rottura oltre la quale non si riesce più a tenere lo standard di vita che si ritiene accettabile. Negli Stati Uniti molte famiglie stanno dichiarando bancarotta. Non vorremmo che cominciasse a succedere anche da noi. Il consumatore marchigiano ha perso potere di acquisto: in un modo o nell’altro bisogna recuperarlo. Ebbene, a seguito dell’ indagine, nelle Marche si è accertato un calo degli acquisti, calo che nei periodi più “caldi” (es. Natale, saldi, etc.) ha toccato punte nell’ordine del 20% circa rispetto all’anno scorso. L’Adusbef Marche tramite interviste dirette a circa 400 consumatori (anche in occasione degli scioperi della spesa, ultimo è del 16 settembre 2004), telefoniche e telematiche, ha potuto constatare che il 90% delle famiglie sente che il potere di acquisto è congelato o addirittura crollato; oltre un terzo ha la percezione che un euro valga come mille lire (ma un altro terzo lo stima 2 mila). Molti lamentano rincari in quasi in tutti i settori, specialmente durante le ferie: INDAGINE SUL CAMBIAMENTO DEI CONSUMI E DELLE ABITUDINI DELLE FAMIGLIE MARCHIGIANE DAL 2001 AD OGGI: 1) Ritiene di aver modificato le sue abitudini di acquisto dal 2001 ad oggi? SI 91% NO 9% 2) In caso di risposta affermativa, le sue abitudini come sono cambiate? IN MEGLIO 15% IN PEGGIO 85% 3) Tra le seguenti categorie a quali beni e servizi ha rinunciato nel 2004 a causa del caro-vita? In quale percentuale? Viaggi all’estero -35% Viaggi in Italia - 30% Gioielli -40% Libri -27% Cd -25% Giornali e riviste -13% Calzature -40% Abbigliamento -20% Arredamento casa -19% Cene al ristorante -20% Alimentari -15% Giocattoli -16% Cinema -20% Costumi di bagno -15% Prodotti di bellezza -13% Prodotti Hi-Tech -10% Medicinali (fascia c) -10% Tabacchi -7% (il valore percentuale rappresenta una media delle risposte fornite) 4) Ritiene che nei prossimi mesi i prezzi possano subire un arresto o una riduzione? SI 13% NO 72% NO SO 15% 5) Qualora la situazione del caro-vita dovesse aggravarsi, per quali dei seguenti settori sarebbe disposto a ridurre i suoi acquisti nel 2005? PRODOTTI TECNOLOGICI 32% VIAGGI 20% RISTORANTI E ALBERGHI 18% ABBIGLIAMENTO 15% DIVERTIMENTI E SVAGO 10% (questa categoria comprende cd, libri, cinema, ecc.) ALTRO 5% 6) Negli ultimi tre anni ha dovuto contrarre debiti ? SI 42% NO 48% NON RISPONDE 10% 7) Per quali tipi di acquisto o spese è ricorso al debito ? PER L’ACQUISTO DI BENI DI PRIMA NECESSITA’ 13% PER SPESE DI GESTIONE DELLA CASA E FAMIGLIA 20% PER BENI VOLUTTUARI 9% 8) Si è mai rivolto a società finanziarie per ottenere un prestito ? SI 58% NO 32% NON RISPONDE 10% COMMENTO RESPONSABILE REGIONALE ADUSBEF, FLORO BISELLO: Sono d’accordo con il precedente ministro delle attività produttive Marzano, quando esortava i consumatori a non servirsi più di un negozio che speculava sui prezzi, ma è anche vero che molti consumatori, (anziani, cittadini in difficoltà economiche o con gravi problemi socio-sanitari) non sono in realtà in condizione di poter scegliere o di poter cambiare negozio. per questi ultimi, cioè per milioni di cittadini comuni, non ci sono reali strumenti di tutela e di garanzia”.. dovrebbe essere lo Stato a fornire garanzie e tutela, almeno a coloro che non sono in grado di assicurarsele da soli; altrimenti non avrebbe senso pagare un sistema di controllo dei prezzi. Ma una riflessione viene spontanea: nel 2004 le entrate dell’IVA, imposta che si applica ai consumi, sono cresciute. Per contro, il prodotto interno lordo e i consumi erano congelati. come spiegarlo ? forse con un aumento dei prezzi che non si riesce a rilevare a livello ufficiale tramite l’Istat ? Per Adusbef l’inflazione reale è di circa il 6 per cento ! E addirittura sui beni di largo consumo (es. agroalimentare) è del 15 % ! Il dato dell’Istat potrebbe essere ineccepibile dal punto di vista scientifico, ma poco significativo: infatti il paniere da cui si ricava il tasso di inflazione fotografa i consumi di una famiglia virtuale che non esiste nella realtà e ci sono aggiustamenti di media che tendono a livellare verso il basso gli aumenti. In questa situazione non basta ritoccare il paniere. L’introduzione di alcuni prodotti, sia di consolidato consumo (pollo allo spiedo, miele, gelato artigianale) sia di nuovi consumi (tavolo porta pc, dvd,… ), non può che essere accolta con favore. ma questa operazione non dà risposta alla domanda principale che tutti oggi si fanno: perché l’inflazione rilevata è tanto più bassa di quella percepita ? Basti ricordare alcuni esempi: l’ assicurazione auto è calcolata al netto dei rimborsi e pesa così per lo 0,4% mentre nei bilanci di famiglia pesa per 2,5%; l’affitto ha un peso ridotto del 3% per tener conto dei tanti che hanno casa di proprietà e ciò rende l’indice poco significativo sia per chi ha casa che per chi non ce l’ha. Infatti: alcuni milioni di italiani abitano case in affitto. altri abitano case di proprietà. il calcolo statistico non fa alcuna differenza tra gli uni e gli altri e i dati logicamente risultano falsati in quanto viene attuata una media relativa alla spesa affitti. se si rielaborasse il paniere togliendo la voce “casa”, già si vedrebbe che l’aumento medio del costo della vita è intorno al 5%. L’importanza del problema pesi è aumentata per due motivi: • 1) perché, nel periodo luglio 2003/2004, si sono registrate variazioni nei prezzi fortemente differenziate che vanno dal dal +15% circa di ortaggi e legumi freschi al -10,7% dei materiali per il trattamento delle informazioni (tenendo conto, altresì, che dall’entrata dell’euro ad oggi il cocomero è aumentato del 400% !!!!); • • 2) perché, in alcuni casi, si è verificato un intreccio perverso di effetto peso ed effetto prezzo: così è stato per i medicinali per i quali i prezzi risultano diminuiti del -2,2%, cioè meno del prezzo reale a carico dei malati, ma che pesano più del reale (2,8% il doppio di quanto dicono i bilanci di famiglia) e per le assicurazioni auto che sono aumentate del 9,4%, ma che pesano molto meno del reale. E’ chiaro che, in presenza di fenomeni così clamorosi, si possono avere variazioni profondamente diverse secondo il modello di consumi che caratterizza una famiglia. una semplice simulazione effettuata operando sui dati istat, aumentando o diminuendo il peso di alcuni prodotti per adattarli ad alcune tipologie di famiglie, mostra come l’inflazione possa variare da un +2% per una famiglia con reddito più elevato e consumi più sofisticati ad oltre i 4% per una famiglia con reddito basso E per questo che l’Adusbef chiede insistentemente al governo di imporre all’istituto di statistica rilevazioni le più fedeli possibili ai consumi reali delle famiglie, basate su tre fasce di reddito: fino a 12.000 euro; da 12.001 fino a 18.000 euro; da 18.001 a 30.000 euro. inoltre, sara’ necessario diversificare tre principali panieri che possano misurare più fedelmente l’inflazione, basato su beni e servizi a seconda se voluttuari o di prima necessità: 1) paniere per beni di base o di primaria necessità, ossia quei consumi accessibili a tutti come l’alimentazione, il vestiario, le spese fisse per la casa (elettricità, gas, telefono, ecc.), le spese fisse per i trasporti (rc auto, manutenzione, bollo, abbonamenti bus, metro, treni, ecc.), i servizi bancari; l’istruzione, la sanità, ecc. 2) paniere dei beni di consumo durevoli, cioè quei beni che non vengono acquistati tutti i giorni o tutti gli anni come automobili, lavatrici, frigoriferi, televisore, telefonino, hi-fi, ecc. 3) paniere dei beni di lusso quali gioielli ed oggetti voluttuari, auto di grossa cilindrata, vestiario griffato, viaggi per vip, cibarie esclusive di costo elevato (caviale, champagne, ecc.), pellicce, imbarcazioni da diporto, ecc. Altro rimedio potrebbe essere quello di estendere la cosiddetta legge sul sottocosto agli aumenti speculativi: con questa legge la polizia municipale può andare a controllare le fatture di acquisto per verificare gli eventuali aumenti ingiustificati e, laddove vengano confermati, sanzionare chi li realizza. PER L’ADUSBEF, PER COMBATTERE IL FENOMENO DEL CARO-VITA OCCORRE, QUINDI, PASSARE AI FATTI CONCRETI, DOPODICHÉ OCCORRONO ALTRE AZIONI PIÙ RADICALI: - per combattere le manovre speculative l’applicazione del ‘dazio zero’ su tutti gli ortofrutticoli importati dai paesi extracomunitari, in modo da accendere una efficace concorrenza favorevole ai consumatori. - il blocco dei rincari ingiustificati da parte del cipe, poiché il dpr n. 373/1994 gli ha conferito i poteri del soppresso cip, ovvero quelli di “determinare i prezzi di qualsiasi merce, in ogni fase di scambio” e di “nominare ispettori che provvedano all’accertamento dei costi delle merci”. - occorre aprire un confronto serio e serrato tra consumatori e istat, finalizzato a rendere il paniere su cui si calcola l’inflazione il più vicino possibile alla realtà degli acquisti delle famiglie e migliorare i metodi e le rilevazioni dei prezzi effettuate dai comuni d’italia, migliorando quindi ruoli e funzioni dell’istituto di statistica. inoltre l’istat deve aprirsi alle associazioni, accettando i loro consigli e le loro critiche, e rispettare le decisioni del tribunale amministrativo regionale del lazio, mostrando ai consumatori tutta la documentazione relativa al paniere, così come stabilito dal giudice. - il governo poi deve aprire un serio tavolo di confronto sul caro-vita tra le parti sociali interessate al fenomeno. una misura che il governo deve adottare da subito è la creazione di un accordo esteso a tutti gli esercenti e professionisti d’italia, in cui vi sia un paniere composto da 50 - 60 voci (tra cui anche le tariffe di alcune categorie professionali), i cui prezzi dei beni che lo compongono devono restare bloccati a tempo determinato, allo scopo di frenare la corsa dell’inflazione. tale accordo deve anche prevedere controlli e sanzioni per gli esercenti o professionisti scorretti. e’ necessario poi liberalizzare i saldi fin da subito, slegandoli da norme restrittive, inutili e dannose per la collettività. DEVONO POI ESSERE ADOTTATE LE SEGUENTI MISURE: - abbassare l’iva sul gas da riscaldamento dal 20% al 10% tramite decreto legge. - utilizzare tutti gli strumenti a disposizione perché le tariffe non superino il tasso d’inflazione programmata dell’ 1,4% (autostrade, ferrovie ecc.) - definire da parte del governo, il tasso applicato ai cosiddetti mutui agevolati, piu’ favorevole per le famiglie. questa manovra sgraverebbe di molte centinaia di migliaia di euro le famiglie e inoltre permetterebbe alle regioni ( che oggi concorrono a quelle spese) investimenti in edilizia popolare con effetti di calmierare gli affitti. BISOGNA INOLTRE ACCELERARE LE RIFORME IN QUESTI SETTORI: a) nel commercio e nella distribuzione al dettaglio prevedendo spazi di vendita diretta da parte dei produttori. b) nelle assicurazioni le cui polizze rc auto possono essere ridotte del 26% con le proposte che l’adusbef ha fatto al governo ed alle commissioni parlamentari c) accelerare le riforme strutturali nel settore elettrico e del gas, settori in cui abbiamo primati negativi a livello europeo sulle tariffe d) nel settore della distribuzione dei carburanti che, se razionalizzato seriamente, può comportare una riduzione di 5cent al litro e se inoltre allargato alla grande distribuzione, ulteriori 5 centesimi di euro. RISPARMIATORI MARCHIGIANI TRADITI DALLE BANCHE E DALLE TASSE I nuovi balzelli (’’mini-stangata’’) del Governo per “aggiustare” i conti pubblici costerà circa 120 euro a famiglia, di cui, infatti, 37 per i servizi bancari, 38 per quelli assicurativi, 15 per l’effetto trascinamento dell’inflazione sui tabacchi e 30 per i tagli agli enti locali si ripercuoteranno sui cittadini attraverso la fiscalità, ed il taglio ai servizi sociali. sugli investimenti, sulla manutenzione delle strade, gli asili nido, l’assistenza agli anziani (che non potranno essere surrogati dalle estemporanee proposte di apertura delle caserme dei pompieri o negli inviti di soggiorno coatto nei supermercati, così come consigliato questa estate dal ministro Sirchia !). C’è bisogno di un cambio radicale di una politica economica sbagliata che ha premiato i soliti ricchi ed impoverito anche il ceto medio e reso ancora più poveri la classe più disagiata. Dopo aver negato per 2 anni la gravità del bilancio dello Stato, tenuto in piedi con espedienti da finanza creativa, l’ultimissima manovra del Governo contiene una ulteriore “stangatina” sulle marche da bollo: quindi farà aumentare ancora i costi della burocrazia dopo quelli sulla giustizia, già rincarati del 25 per cento con le nuove tariffe professionali degli avvocati, ed una vera e propria stangata sulle compravendite delle seconde case, con un raddoppio dal 10 al 20 per cento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale, e dallo 0,25 al 2 per cento (ben 8 volte) dell’imposta sostitutiva sui mutui con un aggravio medio di 3.800 euro sugli immobili da 240.000 euro: visto che a causa del risparmio tradito, i cittadini non investono più in prodotti finanziari, il Governo colpisce, per ritorsione l’unica alternativa rappresentata dal mercato immobiliare per frenarne la crescita! IL RESPONSABILE REGIONALE FLORO BISELLO SEDE REGIONALE COMUNICATO STAMPA CAROVITA: INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE MARCHIGIANE, ANCHE PER FINANZIARE A RATE LA SPESA ALIMENTARE, DIMOSTRA IL MALESSERE SOCIALE E L’INERZIA DEL GOVERNO SUL CONTROLLO DEI PREZZI E SULLE POLITICHE SOSTENIBILI DEI REDDITI ! CRESCE A RITMI VERTIGINOSI IL CREDITO AL CONSUMO E FANNO AFFARI D’ORO BANCHE, FINANZIARIE E SOCIETA’ ESERCENTI CARTE DI CREDITO ! Arriva l’ennesima stangata per i consumatori La notizia che alcuni ipermercati in aiuto dei clienti, permettono di effettuare acquisti a rate, non già per comprare i consueti elettrodomestici, ma per finanziare la spesa alimentare con un tasso di interesse del 1,42 per cento mensile, (17,04 per cento l’anno di interesse semplice addirittura del 20,02 % l’anno se composto), dimostra il gravissimo malessere sociale, e la totale assenza del Governo su politica dei redditi, prezzi e tariffe, incurante del depauperamento di milioni di famiglie, che ha perso l’ennesima occasione di ridurre le accise sui carburanti per speculare fiscalmente sugli aumenti dei prezzi con un surplus di introiti di oltre 3 miliardi di euro. Lo Stato sta assistendo passivamente all’indebitamento delle famiglie costrette a ricorrere a prestiti per far fronte alle spese correnti e non solo per acquisti straordinari: il ricorso al credito negli ultimi tre anni (da quando l’Adusbef ha posto il problema degli aumenti e della speculazione incontrollata sembra abbia coinvolto una quota consistente di famiglie, stimata nel 25 per cento: chi contrae debiti lo ha fatto circa al 33 per cento per arrivare alla fine del mese: un marchigiano su tre è quindi costretto ad indebitarsi per sopravvivere, anche a breve attraverso l’uso sempre più esteso delle carte di credito. I piccoli prestiti dei cittadini a tutt’oggi sono aumentati, dall’entrata dell’euro, del 32 per cento, facendo sempre più uso di soldi chiesti in anticipo alle società esercenti le carte di credito. II ricorso al credito per finanziare l’acquisto di beni di consumo durevoli é in forte crescita. La forte diffusione del credito al consumo degli ultimi anni dipende da molti fattori, comprese le difficoltà economiche che hanno fatto crescere le esigenze di finanziamento delle famiglie. II calo dei tassi ha comunque giocato un ruolo determinante in quanto ha reso possibile soddisfare le necessità di credito a costi accettabili. Molto importanti sono stati anche gli interventi che le società finanziarie hanno condotto sulle procedure di valutazione delle domande e di erogazione dei finanziamenti. Il problema è poi ingigantito dal fatto che la maggioranza non contrae debiti con le banche ma con le finanziarie. E qui non ci addentriamo più di tanto, anche se da più parti sono stati lanciati allarmi sull’affidabilità di alcune (molte?) di queste società. Rimane pur sempre evidente che ci sono difficoltà nell’accesso al credito attraverso il canale bancario. Anche se comunque la percezione diffusa, soprattutto delle famiglie indebitate, è che oggi sia più facile di un tempo ottenere prestiti e fidi. E la parte più rilevante di chi si indebita tira un sospiro di sollievo per essere riuscita a far fronte a spese che non sono altrimenti sostenibili. Inoltre diventa sempre più difficile comprare casa nelle Marche: in media servono circa 20 anni di stipendio per un appartamento di 90 metri quadri. Ne bastavano 15 nel 2001 Negli ultimi quattro anni (dal 2001 al 2004) le annualità di reddito necessarie per acquistare un appartamento di 90 metri quadri di qualità media in una zona semicentrale di una grande area urbana, sono passate da 15,3 a 18,8 con un aumento, quindi, del 23% circa. Questo risultato deriva da un aumento del prezzo a metro quadro degli appartamenti del 34,1% a fronte del quale corrisponde una crescita delle retribuzioni del solo 8,7%. Da questi dati emerge, inoltre, che per coloro che percepiscono un reddito fisso, cioè senza adeguamento al costo della vita, le annualità di reddito sono passate da 15,3 a 20 e sei mesi. Ma chi si indebita di più? Soprattutto i giovani e le famiglie dei ceti medi e medio/alti. E in particolare sono le persone fra i 31 e i 45 anni quelle che maggiormente faticano a tirare la fine del mese e che devono far fronte a spese non procrastinabili. Ecco il profilo: ceto medio, o comunque con lavoro fisso, con il mutuo della casa e i figli da tirare su. E’ lì che può esserci la soglia di rottura oltre la quale non si riesce più a tenere lo standard di vita che si ritiene accettabile. Negli Stati Uniti molte famiglie stanno dichiarando bancarotta. Non vorremmo che cominciasse a succedere anche da noi. Il consumatore marchigiano ha perso potere di acquisto: in un modo o nell’altro bisogna recuperarlo. Ebbene, a seguito dell’ indagine, nelle Marche si è accertato un calo degli acquisti, calo che nei periodi più “caldi” (es. Natale, saldi, etc.) ha toccato punte nell’ordine del 20% circa rispetto all’anno scorso. L’Adusbef Marche tramite interviste dirette a circa 400 consumatori (anche in occasione degli scioperi della spesa, ultimo è del 16 settembre 2004), telefoniche e telematiche, ha potuto constatare che il 90% delle famiglie sente che il potere di acquisto è congelato o addirittura crollato; oltre un terzo ha la percezione che un euro valga come mille lire (ma un altro terzo lo stima 2 mila). Molti lamentano rincari in quasi in tutti i settori, specialmente durante le ferie: INDAGINE SUL CAMBIAMENTO DEI CONSUMI E DELLE ABITUDINI DELLE FAMIGLIE MARCHIGIANE DAL 2001 AD OGGI: 1) Ritiene di aver modificato le sue abitudini di acquisto dal 2001 ad oggi? SI 91% NO 9% 2) In caso di risposta affermativa, le sue abitudini come sono cambiate? IN MEGLIO 15% IN PEGGIO 85% 3) Tra le seguenti categorie a quali beni e servizi ha rinunciato nel 2004 a causa del caro-vita? In quale percentuale? Viaggi all’estero -35% Viaggi in Italia - 30% Gioielli -40% Libri -27% Cd -25% Giornali e riviste -13% Calzature -40% Abbigliamento -20% Arredamento casa -19% Cene al ristorante -20% Alimentari -15% Giocattoli -16% Cinema -20% Costumi di bagno -15% Prodotti di bellezza -13% Prodotti Hi-Tech -10% Medicinali (fascia c) -10% Tabacchi -7% (il valore percentuale rappresenta una media delle risposte fornite) 4) Ritiene che nei prossimi mesi i prezzi possano subire un arresto o una riduzione? SI 13% NO 72% NO SO 15% 5) Qualora la situazione del caro-vita dovesse aggravarsi, per quali dei seguenti settori sarebbe disposto a ridurre i suoi acquisti nel 2005? PRODOTTI TECNOLOGICI 32% VIAGGI 20% RISTORANTI E ALBERGHI 18% ABBIGLIAMENTO 15% DIVERTIMENTI E SVAGO 10% (questa categoria comprende cd, libri, cinema, ecc.) ALTRO 5% 6) Negli ultimi tre anni ha dovuto contrarre debiti ? SI 42% NO 48% NON RISPONDE 10% 7) Per quali tipi di acquisto o spese è ricorso al debito ? PER L’ACQUISTO DI BENI DI PRIMA NECESSITA’ 13% PER SPESE DI GESTIONE DELLA CASA E FAMIGLIA 20% PER BENI VOLUTTUARI 9% 8) Si è mai rivolto a società finanziarie per ottenere un prestito ? SI 58% NO 32% NON RISPONDE 10% COMMENTO RESPONSABILE REGIONALE ADUSBEF, FLORO BISELLO: Sono d’accordo con il precedente ministro delle attività produttive Marzano, quando esortava i consumatori a non servirsi più di un negozio che speculava sui prezzi, ma è anche vero che molti consumatori, (anziani, cittadini in difficoltà economiche o con gravi problemi socio-sanitari) non sono in realtà in condizione di poter scegliere o di poter cambiare negozio. per questi ultimi, cioè per milioni di cittadini comuni, non ci sono reali strumenti di tutela e di garanzia”.. dovrebbe essere lo Stato a fornire garanzie e tutela, almeno a coloro che non sono in grado di assicurarsele da soli; altrimenti non avrebbe senso pagare un sistema di controllo dei prezzi. Ma una riflessione viene spontanea: nel 2004 le entrate dell’IVA, imposta che si applica ai consumi, sono cresciute. Per contro, il prodotto interno lordo e i consumi erano congelati. come spiegarlo ? forse con un aumento dei prezzi che non si riesce a rilevare a livello ufficiale tramite l’Istat ? Per Adusbef l’inflazione reale è di circa il 6 per cento ! E addirittura sui beni di largo consumo (es. agroalimentare) è del 15 % ! Il dato dell’Istat potrebbe essere ineccepibile dal punto di vista scientifico, ma poco significativo: infatti il paniere da cui si ricava il tasso di inflazione fotografa i consumi di una famiglia virtuale che non esiste nella realtà e ci sono aggiustamenti di media che tendono a livellare verso il basso gli aumenti. In questa situazione non basta ritoccare il paniere. L’introduzione di alcuni prodotti, sia di consolidato consumo (pollo allo spiedo, miele, gelato artigianale) sia di nuovi consumi (tavolo porta pc, dvd,… ), non può che essere accolta con favore. ma questa operazione non dà risposta alla domanda principale che tutti oggi si fanno: perché l’inflazione rilevata è tanto più bassa di quella percepita ? Basti ricordare alcuni esempi: l’ assicurazione auto è calcolata al netto dei rimborsi e pesa così per lo 0,4% mentre nei bilanci di famiglia pesa per 2,5%; l’affitto ha un peso ridotto del 3% per tener conto dei tanti che hanno casa di proprietà e ciò rende l’indice poco significativo sia per chi ha casa che per chi non ce l’ha. Infatti: alcuni milioni di italiani abitano case in affitto. altri abitano case di proprietà. il calcolo statistico non fa alcuna differenza tra gli uni e gli altri e i dati logicamente risultano falsati in quanto viene attuata una media relativa alla spesa affitti. se si rielaborasse il paniere togliendo la voce “casa”, già si vedrebbe che l’aumento medio del costo della vita è intorno al 5%. L’importanza del problema pesi è aumentata per due motivi: • 1) perché, nel periodo luglio 2003/2004, si sono registrate variazioni nei prezzi fortemente differenziate che vanno dal dal +15% circa di ortaggi e legumi freschi al -10,7% dei materiali per il trattamento delle informazioni (tenendo conto, altresì, che dall’entrata dell’euro ad oggi il cocomero è aumentato del 400% !!!!); • • 2) perché, in alcuni casi, si è verificato un intreccio perverso di effetto peso ed effetto prezzo: così è stato per i medicinali per i quali i prezzi risultano diminuiti del -2,2%, cioè meno del prezzo reale a carico dei malati, ma che pesano più del reale (2,8% il doppio di quanto dicono i bilanci di famiglia) e per le assicurazioni auto che sono aumentate del 9,4%, ma che pesano molto meno del reale. E’ chiaro che, in presenza di fenomeni così clamorosi, si possono avere variazioni profondamente diverse secondo il modello di consumi che caratterizza una famiglia. una semplice simulazione effettuata operando sui dati istat, aumentando o diminuendo il peso di alcuni prodotti per adattarli ad alcune tipologie di famiglie, mostra come l’inflazione possa variare da un +2% per una famiglia con reddito più elevato e consumi più sofisticati ad oltre i 4% per una famiglia con reddito basso E per questo che l’Adusbef chiede insistentemente al governo di imporre all’istituto di statistica rilevazioni le più fedeli possibili ai consumi reali delle famiglie, basate su tre fasce di reddito: fino a 12.000 euro; da 12.001 fino a 18.000 euro; da 18.001 a 30.000 euro. inoltre, sara’ necessario diversificare tre principali panieri che possano misurare più fedelmente l’inflazione, basato su beni e servizi a seconda se voluttuari o di prima necessità: 1) paniere per beni di base o di primaria necessità, ossia quei consumi accessibili a tutti come l’alimentazione, il vestiario, le spese fisse per la casa (elettricità, gas, telefono, ecc.), le spese fisse per i trasporti (rc auto, manutenzione, bollo, abbonamenti bus, metro, treni, ecc.), i servizi bancari; l’istruzione, la sanità, ecc. 2) paniere dei beni di consumo durevoli, cioè quei beni che non vengono acquistati tutti i giorni o tutti gli anni come automobili, lavatrici, frigoriferi, televisore, telefonino, hi-fi, ecc. 3) paniere dei beni di lusso quali gioielli ed oggetti voluttuari, auto di grossa cilindrata, vestiario griffato, viaggi per vip, cibarie esclusive di costo elevato (caviale, champagne, ecc.), pellicce, imbarcazioni da diporto, ecc. Altro rimedio potrebbe essere quello di estendere la cosiddetta legge sul sottocosto agli aumenti speculativi: con questa legge la polizia municipale può andare a controllare le fatture di acquisto per verificare gli eventuali aumenti ingiustificati e, laddove vengano confermati, sanzionare chi li realizza. PER L’ADUSBEF, PER COMBATTERE IL FENOMENO DEL CARO-VITA OCCORRE, QUINDI, PASSARE AI FATTI CONCRETI, DOPODICHÉ OCCORRONO ALTRE AZIONI PIÙ RADICALI: - per combattere le manovre speculative l’applicazione del ‘dazio zero’ su tutti gli ortofrutticoli importati dai paesi extracomunitari, in modo da accendere una efficace concorrenza favorevole ai consumatori. - il blocco dei rincari ingiustificati da parte del cipe, poiché il dpr n. 373/1994 gli ha conferito i poteri del soppresso cip, ovvero quelli di “determinare i prezzi di qualsiasi merce, in ogni fase di scambio” e di “nominare ispettori che provvedano all’accertamento dei costi delle merci”. - occorre aprire un confronto serio e serrato tra consumatori e istat, finalizzato a rendere il paniere su cui si calcola l’inflazione il più vicino possibile alla realtà degli acquisti delle famiglie e migliorare i metodi e le rilevazioni dei prezzi effettuate dai comuni d’italia, migliorando quindi ruoli e funzioni dell’istituto di statistica. inoltre l’istat deve aprirsi alle associazioni, accettando i loro consigli e le loro critiche, e rispettare le decisioni del tribunale amministrativo regionale del lazio, mostrando ai consumatori tutta la documentazione relativa al paniere, così come stabilito dal giudice. - il governo poi deve aprire un serio tavolo di confronto sul caro-vita tra le parti sociali interessate al fenomeno. una misura che il governo deve adottare da subito è la creazione di un accordo esteso a tutti gli esercenti e professionisti d’italia, in cui vi sia un paniere composto da 50 - 60 voci (tra cui anche le tariffe di alcune categorie professionali), i cui prezzi dei beni che lo compongono devono restare bloccati a tempo determinato, allo scopo di frenare la corsa dell’inflazione. tale accordo deve anche prevedere controlli e sanzioni per gli esercenti o professionisti scorretti. e’ necessario poi liberalizzare i saldi fin da subito, slegandoli da norme restrittive, inutili e dannose per la collettività. DEVONO POI ESSERE ADOTTATE LE SEGUENTI MISURE: - abbassare l’iva sul gas da riscaldamento dal 20% al 10% tramite decreto legge. - utilizzare tutti gli strumenti a disposizione perché le tariffe non superino il tasso d’inflazione programmata dell’ 1,4% (autostrade, ferrovie ecc.) - definire da parte del governo, il tasso applicato ai cosiddetti mutui agevolati, piu’ favorevole per le famiglie. questa manovra sgraverebbe di molte centinaia di migliaia di euro le famiglie e inoltre permetterebbe alle regioni ( che oggi concorrono a quelle spese) investimenti in edilizia popolare con effetti di calmierare gli affitti. BISOGNA INOLTRE ACCELERARE LE RIFORME IN QUESTI SETTORI: a) nel commercio e nella distribuzione al dettaglio prevedendo spazi di vendita diretta da parte dei produttori. b) nelle assicurazioni le cui polizze rc auto possono essere ridotte del 26% con le proposte che l’adusbef ha fatto al governo ed alle commissioni parlamentari c) accelerare le riforme strutturali nel settore elettrico e del gas, settori in cui abbiamo primati negativi a livello europeo sulle tariffe d) nel settore della distribuzione dei carburanti che, se razionalizzato seriamente, può comportare una riduzione di 5cent al litro e se inoltre allargato alla grande distribuzione, ulteriori 5 centesimi di euro. RISPARMIATORI MARCHIGIANI TRADITI DALLE BANCHE E DALLE TASSE I nuovi balzelli (’’mini-stangata’’) del Governo per “aggiustare” i conti pubblici costerà circa 120 euro a famiglia, di cui, infatti, 37 per i servizi bancari, 38 per quelli assicurativi, 15 per l’effetto trascinamento dell’inflazione sui tabacchi e 30 per i tagli agli enti locali si ripercuoteranno sui cittadini attraverso la fiscalità, ed il taglio ai servizi sociali. sugli investimenti, sulla manutenzione delle strade, gli asili nido, l’assistenza agli anziani (che non potranno essere surrogati dalle estemporanee proposte di apertura delle caserme dei pompieri o negli inviti di soggiorno coatto nei supermercati, così come consigliato questa estate dal ministro Sirchia !). C’è bisogno di un cambio radicale di una politica economica sbagliata che ha premiato i soliti ricchi ed impoverito anche il ceto medio e reso ancora più poveri la classe più disagiata. Dopo aver negato per 2 anni la gravità del bilancio dello Stato, tenuto in piedi con espedienti da finanza creativa, l’ultimissima manovra del Governo contiene una ulteriore “stangatina” sulle marche da bollo: quindi farà aumentare ancora i costi della burocrazia dopo quelli sulla giustizia, già rincarati del 25 per cento con le nuove tariffe professionali degli avvocati, ed una vera e propria stangata sulle compravendite delle seconde case, con un raddoppio dal 10 al 20 per cento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale, e dallo 0,25 al 2 per cento (ben 8 volte) dell’imposta sostitutiva sui mutui con un aggravio medio di 3.800 euro sugli immobili da 240.000 euro: visto che a causa del risparmio tradito, i cittadini non investono più in prodotti finanziari, il Governo colpisce, per ritorsione l’unica alternativa rappresentata dal mercato immobiliare per frenarne la crescita! IL RESPONSABILE REGIONALE FLORO BISELLO SEDE REGIONALE SEDE REGIONALE Responsabile Regionale REGIONE MARCHE Avv. Floro Bisello Via Sabbatini n. 8 61100 - Pesaro Tel. 0721 370823 Fax 0721 376042 Cell. 368 3771916REGIONE MARCHE Via Sabbatini n. 8 61100 - Pesaro Tel. 0721 370823 Fax 0721 376042 Cell. 368 3771916

20/07/2005

Documento n.4888

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