CRISI: 59,5 MILIARDI EURO TOTALE CONTROMANOVRA PROPOSTA DA ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI.ESENTA SOLITI NOTI E COLPISCE SPECULATORI ED EVASORI

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COMUNICATO STAMPA CRISI: 59,5 MILIARDI EURO TOTALE CONTROMANOVRA PROPOSTA DA ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI.ESENTA SOLITI NOTI E COLPISCE SPECULATORI ED EVASORI Adusbef e Federconsumatori,due fra le associazioni di tutela dei consumatori più rappresentative, presentano una “contromanovra” molto più equa di quella tremontiana, ipotizzando una serie di interventi del valore di 59,5 miliardi di euro,che grava su evasori, banchieri, assicuratori e riciclatori del denaro sporco, esentando lavoratori e pensionati che hanno sempre pagato il conto. La politica economica del Governo Berlusconi degli ultimi 3 anni, oltre ad aver prodotto un aumento del debito pubblico passato da 1.663 miliardi di euro dell’aprile 2008 a 1.901,9 miliardi di oggi, con un aumento di 238,9 miliardi di euro (+ 1.085 euro a carico di ognuna delle 22 milioni di famiglie),con la politica di condoni e perdoni fiscali, previdenziali, ambientali, esattoriali ed il varo della più grande operazione di riciclaggio di Stato, come deve essere definito lo scudo fiscale “criminale” con la sua forma anonima di rientro dei capitali tassati al 5 per cento,ha generato una disaffezione dagli obblighi fiscali,posto che sarebbe stata “legittima difesa”il mancato pagamento di tasse, con una evasione fiscale che ha raggiunto 120 miliardi di euro. In questi ultimi tre anni, il Governo sedicente liberista, non ha promosso il mercato e la libera concorrenza, ma ha al contrario smantellato le liberalizzazioni di Bersani, svuotato di contenuto la class action come utile strumento di deterrenza in mano ai cittadini verso i comportamenti fraudolenti dei manutengoli del potere economico,sanato con leggi ad hoc le condotte scorrette e vessatorie delle banche (Commissione di massimo scoperto,swap e derivati,aumento dei tassi soglia di usura, condono tombale sull’anatocismo bancario) e delle imprese di assicurazioni, le quali già sanzionate per cartello dall’Antitrust, invece di farsi concorrenza nel settore RC Auto, promuovevano accordi per mantenere artificiosamente alte le tariffe e danneggiare gli assicurati, costretti a corrispondere premi più elevati per un controvalore di 4,2 miliardi di euro. L’ultimo decreto infame riguarda il dimezzamento dei risarcimenti da danno biologico, con un abbattimento delle tabelle del Tribunale di Milano del 50% per infortuni e danni alla salute provocati da incidenti. Monopoli,oligopoli e cartelli operanti in settori al riparo della concorrenza e quasi tutti i soggetti che hanno avuto la possibilità di determinare prezzi e tariffe,hanno così avuto mano libera per aumentarli, spesso al di sopra dell’inflazione, dando luogo ad un massiccio trasferimento di ricchezza, stimata in 189,8 miliardi di euro dal changeover del 1 gennaio 2002,con un gravame di 8.627 a famiglia, prelevati direttamente (anche con il pretesto dell’euro),dalle tasche delle famiglie impoverite ed indebitate, che in alcuni casi, dopo aver ceduto il quinto dello stipendio ed impegnati con crediti rateali e carte revolving, sono costretti a fare la fila ai Monti di Pietà, per ipotecare i residui beni di famiglia per sopravvivere. La ricetta di far ripartire i consumi incitando le famiglie ad indebitarsi, con la cessione del quinto dello stipendio ai lavoratori privati, agli atipici e pensionati, le offerte di pagamenti rateizzati (compri oggi, cominci a pagare fra due anni),i cosiddetti prestiti vitalizi per far ipotecare le case degli anziani, invece di far leva sulla creazione di ricchezza derivante dalle liberalizzazioni e dal mercato, una distribuzione di maggiori redditi, mediante l’abbattimento dei prezzi e l’eliminazione delle strozzature di mercato, come le rendite di posizione e la liberalizzazione delle professioni e di alcuni mercati protetti come aeroporti ed autostrade, ha mostrato tutta la sua debolezza ed inefficacia. Soprattutto quelle aziende che hanno operato al riparo della concorrenza (capitalismo delle bollette e dei pedaggi, il settore bancario ed assicurativo,le aziende erogatrici di servizi pubblici essenziali anche come municipalizzate), gli ex monopolisti elettrici e del gas,hanno continuato a conseguire utili nei tre anni di crisi terribile causata dall’avidità dei bankster e dalle loro fiorenti retribuzioni,direttamente proporzionali alla perdita di potere di acquisto di salari,stipendi,pensioni. RECUPERO DI 21,0 MILIARDI DI EURO DAI BENEFICATI DELLO SCUDO FISCALE. Il terzo “scudo fiscale” ideato dall’ex Ministro dell’Economia Tremonti, definito la più vasta operazione di riciclaggio di denaro sporco,evasione fiscale e proventi di attività illecite con il sigillo dello Stato è stato tassato con un’aliquota del 5% e dall’anonimato. A fronte di una penale pari al 5 per cento del capitale, evasori e riciclatori di denaro hanno avuto la garanzia dal Governo “lavanderia”,che quei capitali, pari a 105 miliardi di euro, il cui rientro reale in Italia, è stato perfino messo in dubbio da una indagine di Bankitalia, non sarebbero stati suscettibili di accertamento per verificarne tracciabilità,genesi e provenienza ! Una vera e propria vergogna di Stato su condoni e perdoni tombali,visto che sui capitali fatti rientrare dall’estero sotto lo scudo fiscale, a termini di legge,non sarebbe dovuta alcuna comunicazione né sarebbero possibili gli accertamenti. I capitali cosiddetti “scudati” dovrebbero essere gravati da una cedolare secca,una patrimoniale del 20 %, di grande equità e pari al 50% rispetto ai contribuenti onesti che hanno versato al fisco il 47-53% della loro base imponibile. In tal modo, si darebbe un segnale forte ad evasori e riciclatori che continuano ad utilizzare le frodi carosello ed altri espedienti per eludere ed evadere il fisco,gravando sui contribuenti onesti una pressione fiscale tra le più elevate dei Paesi Ocse,pari al 43,2 per cento. Reperire 21 miliardi di euro sarebbe atto di giustizia fiscale ed un segnale inequivocabile che il “riciclaggio col sigillo di Stato”, partorito dalla finanza creativa dell’ex ministro Tremonti,è immorale, discriminatorio e diseducativo verso lavoratori, pensionati e contribuenti onesti che hanno concorso,e concorrono ogni anno al dovere fiscale per far alimentare il funzionamento dei servizi sociali,già falcidiati dalle manovre. La lotta all’evasione fiscale è una priorità che si realizza con i fatti concreti,come ha anche dichiarato ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al meeting CL di Rimini,non con gli spot vuoti e beffardi come quelli messi in onda dall’Agenzia delle Entrate. Il premier Berlusconi,accusato di essere il garante degli evasori, ha una grande opportunità di appoggiare la proposta per far gravare anche sugli evasori,e non solo sui soliti noti,il costo della manovra lacrime e sangue,salvaguardando l’anonimato imponendo a banche ed altri intermediari che hanno partecipato al rientro dei capitali di effettuare i prelevamenti del 20 % sui capitali scudati fungendo da sostituti di imposta,girando al conto dello Stato 21 miliardi di euro ! PATRIMONIALE SULLE BANCHE PARI ALLO 0,5% DEGLI IMPIEGHI AL 31.12.2010 Nel liberalismo imperfetto, specie quello italiano, è invalsa una prassi consolidata tendente a socializzare le perdite e privatizzare i profitti. Anche l’attuale crisi sistemica generata dall’avidità dei banchieri e dai conflitti di interesse tra vigilanti e vigilati (Agenzie di rating,banche di affari, autorità monetarie e sistemi delle banche centrali, governi), ai crack finanziari sono seguiti aiuti di Stato per tentare di scongiurare i fallimenti a catena delle banche (solo Lehman Brothers è stata fatta fallire). Sono infatti stati salvati proprio quegli istituti finanziari responsabili di una folle espansione del credito figlia di piramidi e leva finanzaria senza regole. Gli aiuti di Stato, negli USA, fanno leva nell’indebitamento del contribuente e nell’espansione del debito pubblico. Con la manovra del “bailout” si è destinato metà del PIL USA alle banche e gli USA si sono indebitati per almeno altri cinque PIL negli anni a venire generando buchi più grandi per “coprire” quelli più piccoli. La speculazione finanziaria, iniziata dai sub-prime e dalle cartolarizzazioni dei mutui immessi nei circuiti finanziari globali, è cresciuta devastando le risorse generate dall’economia produttiva che è stata base e sostegno dell’espansione dell’economia finanziaria. La finanza, al contrario non è in grado di sviluppare la produzione. La finanza ha avuto un ruolo parassitario rispetto alla produzione, è cresciuta a dismisura a prescindere dalla produzione reale al di fuori delle regole nella più totale subalternità alle banche di affari ed a quei bankster che hanno continuato a deliberare ingenti stock option milionarie. Goldman Sachs,la banca di affari tra le maggiori artefici della crisi globale che ha falcidiato milioni di posti di lavoro generando povertà e miseria allo scopo esclusivo di conseguire guadagni illeciti con la speculazione sui derivati e la creazione del denaro dal nulla, non avrebbe potuto operare al di fuori della legalità se non avesse ottenuto ampie coperture al suo disegno criminoso, arruolando al suo servizio i più influenti uomini di governo pagati profumatamente in tutto il mondo, ma soprattutto in Italia come Gianni Letta,il gran visir del Governo Berlusconi; Mario Monti; Romano Prodi; Mario Draghi. Con grave,colpevole ritardo la Sec americana ha finalmente scoperto che Goldman Sachs avrebbe speculato in modo illegittimo nei titoli legati al mercato immobiliare attraverso uno strumento denominato Abacus 2007-AC1. Anche il maggior partecipante di Abacus, Paulson&Co è coinvolto e avrebbe pagato a Goldman 15 milioni di dollari per strutturare il Cdo (Collateralized debt obligation), chiuso il 26 aprile 2007. Poco meno di nove mesi dopo, il 99% del portafoglio del Cdo era carta straccia. E mentre gli investitori perdevano, Goldman, che aveva scommesso contro i titoli che vendeva ai propri clienti, guadagnava. Da diversi mesi Goldman Sachs, ricorda il New York Times, è stata accusata per il comportamento nel mercato dei mutui, in particolare per aver scommesso contro prodotti legati ai subprime (che però allo stesso tempo aveva venduto ai propri clienti), è stata accusata di frode dalla Sec, la Consob Usa. Secondo l'organo di controllo, l'istituto finanziario avrebbe creato e venduto prodotti collegati a mutui subprime, rilasciando informazioni inesatte e omettendo fatti chiave. La Securities and Exchange Commission, secondo quanto scrive il New York Times, ha avviato una causa civile contro Goldman Sachs. Anche sulla gravissima crisi della Grecia,Goldman Sachs,che all’epoca annoverava Mario Draghi come vice presidente per l’Europa dopo aver appaltato in qualità di direttore generale del Tesoro importanti privatizzazioni alla banca di affari sul famoso panfilo Britannia,è accusata di aver svolto un ruolo importante,che i molti smemorati di Collegno cercano oggi di negare. Secondo singolari teorie rappresentate dai mass media,le banche italiane,più virtuose delle altre perché non parlerebbero inglese, avrebbero sofferto meno gli effetti della crisi sistemica. Giova ricordare che le “virtuose” banche italiane, ben protette da una Banca d’Italia Spa che vede gli stessi istituti di credito vigilati tra i principali azionisti,con Unicredit e Banca Intesa con il 54% delle quote, hanno addossato da decenni i costi della crisi con salate rate sulle spalle di risparmiatori e consumatori con costi elevatissimi nei costi di gestione dei conti correnti i più alti del mondo pari -secondo un’indagine del commissario Europeo Barnier- a 295,66 euro,contro una media dei Paesi a 27 di 114 euro; tassi più elevati sui mutui prima casa del credito al consumo, comportamenti fraudolenti nella gestione del credito e del risparmio definito “risparmio tradito”, oneri impropri addossati su famiglie e PMI,vera e propria inefficienza dei servizi erogati. In una fase di gravissima crisi generata anche dalle banche italiane, si registra un differenziale improprio su tassi rispetto alla media europea che comporta per i mutui un + 0,50%, un + 2,07 sui prestiti personali, generando costi impropri a carico dei consumatori e delle famiglie. Introdurre quindi un’aliquota dello 0,50% sugli impieghi sterilizzati al 31.12.2010 pari a 1.360 miliardi di euro, oltre a ristabilire un minimo di equità nei pregressi rapporti contrattuali, genera un gettito di 6,8 miliardi di euro,una tantum, come risarcimento postumo della collettività generale degli utenti bancari. “STANGATA CERTIFICATA”: DAI QUADERNI DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA L’ultima relazione del ministero dell’Economia su prezzi e tariffe comparate con l’Europa dell’ aprile 2010, è uno spaccato dell’inefficienza del mercato,vera testimonianza di politiche predatorie a danno delle famiglie e dei consumatori. Tra i versanti caldi dell’inflazione, evidenzia il rapporto del MEF, vi sono le tariffe pubbliche, aumentate, negli ultimi dodici mesi del 3,9% in media. I rincari sono abbastanza diffusi, in particolare sul versante dei prezzi dei servizi amministrati localmente. L’analisi realizzata dall’Osservatorio dei prezzi e dei mercati sulla base dell’indice Ipca, evidenzia che nell’ultimo quinquennio le tariffe pubbliche sono cresciute del 15%, cinque punti percentuali in eccesso rispetto al tasso ufficiale di inflazione. Tra queste le tariffe postali sono rincarate di circa il 13%, le tariffe autostradali di circa il 15%, quelle ferroviarie del 26%, i trasporti marittimi di oltre il 38%. I maggiori aumenti colpiscono però le tariffe locali: per i rifiuti solidi urbani il rincaro è stato del 29,1% tra il 2005 e il 2009 e del 4,5% lo scoro anno. Per l’acqua potabile invece il rialzo è stato di ben il 31,8% nel quinquennio e del 7,6% nel solo 2009. «Tali aumenti - sottolinea Unioncamere - sono da ascrivere alla convergenza delle tariffe verso livelli compatibili con la totale copertura dei costi del servizio, secondo un processo di ristrutturazione che implica per il settore dei rifiuti il passaggio dalla tassa (TARSU) alla tariffa (TIA), e per quello dell’idrico il passaggio al Metodo normalizzato previsto dalla legge Galli». Dal 1996 al 2009 i prezzi delle assicurazioni in Italia sono aumentati del 131,3%, contro il +35,3% della zona euro. A certificare la galoppata di rc auto e altri prodotti assicurativi è il Quaderno dei prezzi del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia relativo a dicembre 2009. Secondo il voluminoso studio, che propone anche un confronto tra i cinque maggiori Paesi europei, l’Italia conquista il primo posto dei rincari: al secondo posto c’è il Regno Unito (+78,6%) e al terzo la Spagna (+67,4%). Seguono la Germania (+30,1%) e la Francia (+16,5%). Consistente anche l’aumento dei servizi finanziari (+89,9% contro +43% della zona euro). In generale, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo dal 1996 mostra un forte aumento per la Spagna (+42%) e per l’Italia (+33%), entrambe sopra la media di Eurolandia (+27,8%). Sotto la soglia si trovano invece Francia (+23,4%), Regno Unito (+23,1%) e Germania (+21%). E' aumentato tutto. Secondo lo studio del Dipartimento del Tesoro, tra le voci che più insistono sull’economia delle famiglie e che hanno un andamento superiore a quello medio della zona euro, oltre ad assicurazioni e servizi finanziari, figurano gli affitti, l’acqua potabile, i rifiuti, ma anche l’abbigliamento, le calzature, i mobili, i libri. Si registra un ritmo accelerato anche per quanto riguarda il trasporto marittimo e i servizi postali. In molti di questi casi l’andamento è superiore alla media e anche a quello degli altri Paesi. Il prezzo dei servizi finanziari (+89,9%), comparto nel quale rientrano anche quelli bancari, viaggia a un ritmo doppio rispetto a Eurolandia, dove l’aumento è del 43%, e quadruplo rispetto alla Francia (+22,2%). In Germania l’aumento è del 31%, mentre nel Regno Unito si registra addirittura un calo (-22%). Peggio dell’Italia va soltanto la Spagna (+97,2%). Rincari record anche per gli affitti: il +49% dell’Italia è secondo solo al +72,9% della Spagna e superiore al +28,1% della media, mentre tutti gli altri registrano aumenti molto più contenuti (appena +16,7% la Germania). L’acqua potabile è invece cresciuta del 68,4% contro il 41% di Eurolandia, i rifiuti del 68,3% (+55,4% in Europa), l’elettricità del 36,2% (+31,9%), i trasporti marittimi dell’86,2% (+47,2%) e i servizi postali del 37,6% (+27,3%). Anche per il classico shopping in Italia la spesa è aumentata ben più che altrove: per l’abbigliamento si registra un rincaro del 22,4%, che è più del doppio dell’aumento europeo (+8,9%); il +29,8% delle calzature si confronta con il +18,1% di Eurolandia; per i libri in Italia si spende il 34,2% in più, contro il +24,6% dell’eurozona. Molto minore è invece il distacco nel carrello della spesa: gli alimentari dal 1996 a oggi sono aumentati del 32,6% in Italia e del 30% in Europa. SETTORE ASSICURATIVO: ALIQUOTA 3 PER CENTO SULLE RISERVE TECNICHE Poiché i settori protetti ed i cartelli,in primis il settore bancario ed assicurativo, hanno goduto di rendite tariffarie non compatibili con la legge della domanda e dell’offerta, saccheggiando e svuotando le tasche dei consumatori senza aumentare l’efficienza dei servizi offerti, un governo serio che avrebbe l’obbligo di tutelare la “domanda” per far ripartire l’economia ed i consumi, quindi il potere di acquisto, delle famiglie, deve correggere gli errori dello scudo fiscale e dei condoni chiamando a pagare quei settori che hanno conseguito utili e profitti,generando la crisi. Come dimostrò l’Antitrust nella sanzione da 700 miliardi di vecchie lire (danni inferti per la politica di cartello nel settore della RC Auto, pari a 3,6 miliardi di euro), le compagnie hanno sempre fatto cartello ed alla liberalizzazione tariffaria avvenuta nel 1994, non ha corrisposto una competizione tra le imprese producendo tariffe tra le più alte d’Europa ed una qualità dei servizi che lascia a desiderare. Come è stato dimostrato dall’indagine Antitrust e dai “Quaderni”, mentre negli altri Paesi sottoposti a liberalizzazione, le tariffe RC Auto sono cresciute di poco, in Italia la liberalizzazione tariffaria è fallita visti i rincari delle polizze pari al 132 per cento. Per riequilibrare la voracità delle imprese e restituire parte del potere di acquisto alle famiglie,si propone una tassa sulle riserve tecniche accantonate al 31.12.2010,pari al 3%,con un incasso di 2,4 miliardi di euro. Invece di ridurre del 50% i risarcimenti da danno biologico, premiando le compagnie che negli accordi di cartello hanno aumentato a dismisura le tariffe RCA, tassare le riserve tecniche,per offrire risarcimenti postumi al popolo degli assicurati. RISERVE AUREE DELLA BANCA D’ITALIA (PRIMO ACCONTO DI 9 MILIARDI EURO) Le riserve auree italiane, pari a 79 milioni di once (2.452 tonnellate), dalle quali si potrebbero ricavare agli attuali prezzi di mercato circa 100 miliardi di euro,equivalenti al 45 per cento di tutte le privatizzazioni effettuate,non sono infatti di proprietà della Banca d'Italia, ma dei cittadini, che le hanno risparmiate consumando meno di quanto sia stato prodotto. Nel 1987 il Canada ha iniziato a vendere riserve per 20 milioni di once, seguita da Australia, Austria, Belgio, Olanda, Portogallo e Regno Unito, con 75 milioni, dalla Svizzera, nel 2002 con 39 milioni di once: non si comprende perché la Banca d'Italia, terzo Paese al mondo per riserve dopo Stati Uniti e Germania, si ostini a conservare nei suoi forzieri 79 milioni di once, contribuendo a sostenere il prezzo dell'oro che sta arrivando a livelli mai raggiunti prima.Nel marzo 2004 è stato rinnovato un accordo quinquennale che vincola 14 banche centrali Ue europee (tutte, meno la Bank of England che non ha firmato) a limitare a 500 tonnellate annue la quota vendibile delle loro riserve auree, a patto che i ricavi derivanti dallo smobilizzo delle riserve in oro vengano destinati alla riduzione del debito pubblico: la Banca d’Italia quindi, può vendere oro per un controvalore di 15 miliardi di euro l’anno ! Le riserve ufficiali della Banca d'Italia ammontavano a fine luglio 2011 a 135,062 miliardi di euro, con consistenze di oro monetario che si risultavano pari a 90,023 miliardi di euro e riserve in valuta estera pari a 34,339 miliardi. La convertibilità tra Banconote e oro è cessata il 15 agosto 1971, quando il Presidente degli USA, Nixon, pose fine agli accordi di Bretton Woods, che definirono il vincolo della stampa di moneta con la convertibilità con l'oro. Mentre l'accordo "madre", il cui nome completo è "Central bank Gold Agreement", risa¬le alla fine degli anni 'novanta, quando fu messo in piedi per evitare che le banche cen¬trali, trovandosi con le casseforti colme di metallo giallo in eccesso rispetto alle reali esigenze di copertura, approfit¬tassero del prezzo in rialzo dell'oro per fare cas¬sa. Nei primi mesi del 2000 la Bank of England fu tra le pri¬me a disfarsi di 18 tonnellate d’ oro. Il debito pubblico italiano, potrebbe essere ridotto se il Governatore di Bankitalia, approfittando del rialzo dell’oro, iniziasse a vendere riserve auree in eccesso, come fanno la maggior parte delle banche centrali europee. Con una tassa del 10% sull’oro,come ritenuta di acconto alle future dismissioni delle riserve auree,anche banchieri e banche centrali,tra i principali responsabili della crisi che ha creato povertà e miseria con la distruzione di 32 milioni di posti di lavoro (Fonte: F.M.I),potranno concorrere al risanamento delle pubbliche finanze alleviando i costi che gravano sulle famiglie,con rata di 9,0 miliardi di euro. CMS (COMMISSIONE MAX SCOPERTO), TASSA SU INDEBITO LUCRO BANCARIO Secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia,le “virtuose” banche italiane, che hanno continuato a taglieggiare le famiglie e le PMI con una nuova commissione di massimo scoperto (CMS) più gravosa della precedente abolita e che secondo una segnalazione al Parlamento del presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, grava tra il 37 ed il 1.600 per cento. In una recente audizione svolta in Commissione Finanze del Senato,il presidente Catricalà in particolare ha affermato che: «La novità legislativa del mese di agosto ha posto un limite alla crescita delle spese connesse con i fidi che la clientela (...) è stata costretta a subire nella prima metà del 2009. Prima di quest'ultimo intervento normativo le aliquote applicate variavano dallo 0,9% sino all'1,5% ogni trimestre, non diversamente da quelle previste in regime di massimo scoperto: tuttavia l'onere risultava superiore in quanto le aliquote venivano applicate sull'intero ammontare del fido e non limitatamente all'utilizzato. Se questo ha posto, in linea generale, rimedio ai disagi subiti dalle imprese, lo stesso non può dirsi per i consumatori privati, principali fruitori della possibilità di andare in scoperto sul conto corrente ma di conseguenza vittime degli incrementi di costo derivanti dalle nuove tipologie di spesa. I dati riscontrati nell'indagine dell'Autorità sono allarmanti. (...) Assai più preoccupanti sono i dati sui valori degli incrementi nelle spese trimestrali tra vecchio e nuovo sistema: essi presentano valori compresi tra +37% e +1600%. Ovviamente, nei casi in cui le commissioni sono applicate in rapporto alla durata dello sconfino, gli incrementi sono superiori per l'ipotesi di permanenza "in rosso" più lunga. In generale, le nuove commissioni appaiono particolarmente penalizzanti per gli scoperti di durata medio-lunga, ma risultano peggiorative anche per quelli di durata molto breve e di entità limitata». La sentenza n.12028 della sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione,depositata il 26 marzo 2010, ha stabilito che la CMS deve rientrare nei calcoli per la determinazione del tasso usurario,che una precedente circolare della Banca d’Italia a commento della legge 108/96 favorevole alle banche,aveva dolosamente escluso ad interpretazione dell’art.644 del Codice Penale. La sentenza della Suprema Corte di cassazione, che arriva inoltre dopo la sentenza n. 870 del 18 gennaio 2006 della prima Sezione civile di Cassazione, oltre ad assestare un duro colpo alla scandalosa prassi bancaria di appesantire il costo del credito, rivoluziona ancora una volta, come con l'anatocismo, i rapporti tra banche e clienti, sconfessando clamorosamente la tesi favorevole agli esclusivi interessi delle banche. L'art. 33 della legge 7 luglio 2009, n. 88 (legge comunitaria per il 2008) attribuisce al Governo una delega ampia volta a disciplinare i rapporti di credito al consumo e in genere i rapporti banca-cliente allo scopo di assicurare una maggiore protezione dei consumatori. Da una ricerca effettuata da Adusbef, negli ultimi cinque anni (2006-2010), su un totale di 6.155 miliardi di euro di finanziamenti per cassa, la commissione di massimo scoperto arbitrariamente conteggiata dal sistema bancario ai debitori al di fuori dei tassi soglia regolati dal comma 4 dell'art. 644 del codice penale, ammonta a 181,9 miliardi di euro. Secondo rielaborazioni a cura dell'Adusbef di dati forniti dalla Banca d'Italia, si evidenzia come fra il 2006 ed il 2010, il sistema bancario abbia beneficiato annualmente di oltre 35 miliardi di euro in media a titolo di commissioni di massimo scoperto. Introdurre un’aliquota del 3% sull’indebito CMS conseguita dalle banche vale 5,4 miliardi di euro. CREDIT DEFAULT SWAP (CDS): ALIQUOTA 1,5% CONTRATTI VIGENTI 31.12.2010 Mentre il Procuratore di Milano Alfredo Robledo,che ha portato a processo alcune banche per la vendita delle scommesse (i derivati) al Comune di Milano, ha messo in guardia sul rischio della bomba derivati sugli enti locali,pari a 35 miliardi di euro, la distratta Bankitalia comincia a pubblicare i dati sui credit default swap (CDS) in pancia agli istituti di credito italiani, che al 31 dicembre 2009 avevano una consistenza di 762,3 miliardi di dollari (8,079 miliardi di euro al cambio di 1,2377 euro-dollaro). Secondo Palazzo Koch,le posizioni in essere su credit-default swap a fine 2009 delle banche italiane sono in aumento, con un +2,3% per i 'CDS' comprati per la ragguardevole somma di 376,2 miliardi di dollari ed un + 4,4% rispetto a 12 mesi prima per quelli venduti,pari a 387,1 miliardi di dollari. I giochetti e le scommesse dei banchieri italiani,analoghi a quelli effettuati dagli altri banchieri biscazzieri che acquistano i 'credit-default swap', contratti con cui ci si assicura dal rischio fallimento di un'emittente di titoli, contribuiscono a portare alla rovina l’economia reale ed a picco la stabilità dell’euro, devono finire. Il Governo invece di far gravare i costi della manovra bis,del tutto insufficienti per la gravità di una crisi occultata da almeno due anni facendo tassare i soliti lavoratori e pensionati, iniziasse dai banchieri che non pagano mai il conto raddoppiandosi gli stipendi, potrebbe trovare 12,1 miliardi di euro inserendo una tassa dell’1,5 per cento su queste transazioni, che oltre ad offrire una inversione di tendenza sulla irresponsabilità di banche e banchieri, bloccherebbe sul nascere il gioco al massacro degli speculatori che si arricchiscono affossando le economie sane, la sovranità degli Stati,la ricchezza delle Nazioni. AUTO BLU: IMPEGNO AD UNA LORO RIDUZIONE DEL 10% ENTRO IL 2011 In un articolo pubblicato su Il Giornale del 28.5.2010 a firma di Gabriele Villa, viene stigmatizzata la crescita abnorme di 620 mila Auto Blu in Italia, uno scandalo che costerebbe ben 21 miliardi di euro. “La potatura dei privilegi a quattro ruote è, nell'ambito della manovra finanziaria targata Tremonti, forse una di quelle accolte con maggior sollievo e soddisfazione dalla gente, esasperata e nauseata da anni di uso e abuso smodato da parte dei politici di una comodità esagerata e costosa. Ma quante sono le auto blu in Italia? Allacciate le cinture dell'indignazione per affrontare con noi i dati dell'ultimo censimento utile, aggiornato al primo trimestre del 2010.Oggi come oggi le vetture in circolazione con a bordo un politico o un boiardo di Stato sono 629.120, una discreta impennata rispetto al 2009 quando erano 607.918. Un'inguardabile sterzata, rispetto a tre anni fa, quando erano 574mila e a cinque anni fa quando erano «soltanto» 198.596.Sommando gli stipendi degli autisti, i rifornimenti di carburante e i pedaggi autostradali di queste auto, secondo l'Associazione dei contribuenti, che ogni anno nel suo studio prende in esame sia le auto di proprietà delle amministrazioni che quelle in leasing, in noleggio operativo e noleggio lungo termine, in carico a Stato, Regioni, Province, Comuni, municipalità, Asl, comunità montane, enti pubblici, enti pubblici non economici, società misto pubblico-private e società per azioni a totale partecipazione pubblica, la spesa annua legata a questo antistorico privilegio motorizzato supera i 21 miliardi di euro. Se la Gran Bretagna ha deciso di mandare tutti i suoi politici a lavorare con i mezzi pubblici, conseguendo il primato mondiale nella classifica delle macchine di Palazzo, negli Usa le auto blu sono 73mila; in Francia 65mila; in Gran Bretagna 55mila; in Germania 54mila auto blu; 44mila in Spagna, 35mila in Giappone, 34mila in Grecia, 23mila in Portogallo, fanalino di coda nella top ten. Tagliano solo del 10 per cento le auto blu,si consegue un risparmio di 2,1 mld. RISPARMI PER ACQUISTO FARMACI CON CONTENITORI “CONFORMI” Applicare la legge già in vigore ma mai attuata per la vendita dei farmaci con contenitori “conformi” e cioè con quantità calibrate alla terapia utile per il cittadino. Così operando si eliminano sprechi notevolissimi nel sistema sanitario nazionale ed oltretutto il mantenimento di residui di medicinali negli armadietti delle famiglie con pericolose e possibili violazioni delle date di scadenza,anche per evitare smaltimenti costosi dei vari residui. Tale superamento di spreco può fare risparmiare 700 milioni di euro. In sintesi:59.500 miliardi di euro per una scossa salutare per l’economia italiana (In milioni di euro) Cedolare secca 20 % “scudo fiscale” 21.000 Patrimoniale su impieghi bancari 6.800 Aliquota 3% su compagnie assicurazioni 2.400 Dismissioni riserve auree Bankitalia 9.000 Commissione massimo scoperto 5.400 Tassa su speculazione (Credit Default Swap) 12.100 Contenimento 10% costi Auto Blu 2.100 Farmaci con contenitori “conformi” 0.700 ----------- TOTALE 59.500 Adusbef e Federconsumatori, che per prime avanzarono la proposta il 4 novembre 2005 di far gravare sui capitali scudati una tassa aggiuntiva del 20 per cento equiparandola all’accordo sottoscritto nei giorni scorsi tra Germania e Svizzera per tassare e regolarizzare i capitali esportati illegalmente nella Confederazione elvetica dai cittadini tedeschi, un analogo scudo fiscale, che fissa un’aliquota media del 26 % sui capitali scudati, alla stessa stregua degli USA (25%) e Francia (20), confermano per il 15 settembre la MARCIA DEGLI ONESTI contro gli evasori, nelle maggiori città italiane, con sit in finale davanti Montecitorio a partire dalle ore 11,00, una grande mobilitazione di cittadini con le “Tasche vuote”, per cercare di riempirle finalmente con i soldi scippati da banchieri ed evasori.

22/08/2011

Documento n.9024

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