CARO BIMBO, MA QUANTO MI COSTI ?
COMUNICATO STAMPA CARO BIMBO, MA QUANTO MI COSTI ? MENTRE IL GOVERNO SI LAVA LA COSCIENZA, INTRODUCENDO IN FINANZIARIA L’ELEMOSINA INDISCRIMINATA DI 1.000 EURO A FIGLIO, A PRESCINDERE DAL REDDITO,E’ SEMPRE PIU’ CARO METTERE AL MONDO UN FIGLIO,CHE NEL PRIMO ANNO DI VITA, PUO’ COSTARE DA 5.200 A 12.000 EURO ! Non è solo il latte in polvere a costare di più in Italia. Tutta la spesa per il bimbo è più cara che nel resto d’Europa: dai pannolini ai vestitini, dai farmaci alle visite dei pediatri. La ragione è che la domanda di beni per l’infanzia è più rigida rispetto ad altri Paesi. In sostanza i genitori italiani, non volendo far mancare nulla ai loro figli, anche a fronte di aumenti ingiustificati e spropositati non rinunciano all’acquisto. La domanda è poco elastica ed i venditori ne approfittano: a fronte di un aumento dei prezzi, le vendite diminuiscono, ma non in maniera proporzionale. I ricavi, quindi, aumentano ugualmente,nonostante la penuria della domanda. Ma cosa non si farebbe per i figli ? I genitori,soprattutto in una situazione di pessima congiuntura economica, possono rinunciare ad andare al cinema o ad effettuare acquisti per se stessi,evitano di cambiare il guardaroba,rinunciano allo svago ed al divertimento,ma non rinunciano al benessere “relativo” per i propri “pargoli”. E su questo si possono registrare odiose ed ingiustificate speculazioni: è mai possibile che un paio di scarpette per il primo anno di vita, possano costare più di un paio di calzature di marca per gli adulti ? O che una piccola tutina,riesca a costare il doppio di una buona tuta per i grandi ? La tabella dell’Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) dimostra, comunque, che, pur non rinunciando a nulla, è possibile risparmiare parecchio. La spesa media di una famiglia italiana per allevare un bimbo nel primo anno di vita oscilla, infatti, tra 4.000 e 11.000 euro. In alcuni casi le differenze dipendono da fattori non controllabili, come il numero di mesi in cui la mamma riesce ad allattare al seno o il costo dei medicinali (tutti in fascia C !). In altri casi, invece, si può scegliere ed economizzare. Il costo dei pannolini, ad esempio, è molto variabile, da 7,5 ad 11,5 euro a confezione, ma spesso ad un prezzo differente non corrisponde una qualità diversa: la differenza sta solo negli investimenti pubblicitari. Anche per il latte in polvere si compra sempre la marca indicata dal pediatra o imposta dalla clinica o dall’Ospedale,che fornisce quella determinata marca rifornendo la famigliola di confezioni gratis per la prima settimana legandoli con ciò a quella determinata marca (è sbagliato cambiare il latte col quale sono stati abituati-affermano), ma in realtà esistono varie marche e vari prezzi per un latte identico. Un chilo di latte varia, attualmente, da 32 a 42 euro (sempre troppo, ovviamente!) e non sembrano diminuiti nonostante l’Antitrust e gli appelli alla loro drastica diminuzione per allinearli ai prezzi europei. Il costo delle visite mediche, invece, dipende dalla possibilità di avere un buon pediatra pubblico (anche se il fatto che non facciano visite a domicilio costringe i genitori ad averne sempre uno privato a disposizione,che si innervosisce quando gli si richiede la ricevuta per la costosissima visita pediatrica, mai inferiore a 120 euro !). Di seguito la tabella: COSTO DI UN BIMBO NEL PRIMO ANNO DI VITA VOCE DI SPESA COSTO (in euro) Pannolini 450-950 (a) Latte e pappe 1.500-2.900 (b) Farmaci 300-700 Visite mediche 600-1.500 (c) Carrozzina 250-750 Fasciatoio 40-200 Bagnetto 15-50 Seggiolino auto 90-180 Seggiolone 90-300 Vestiti e calzature 650-1.800 Culla 90-350 Lettino 180-650 Passeggino 120-390 Biberon 20-30 Scaldabiberon 20-30 Sterilizzatore 30-70 Box 55-150 Varie 700-1.000 Totale 5.200-12.000 Fonte: Intesaconsumatori (Adoc,Adusbef,Codacons;Federconsumatori) (a) differenze dipendono da marca pannolino e numero di cambi (b) costo varia a seconda numero mesi di allattamento materno (c) variabilità dipende da utilizzo pediatra privato o Asl ADOC,ADUSBEF,CODACONS,FEDERCONSUMATORI (INTESACONSUMATORI) Roma,3.12.200505/12/2005
Documento n.5352