Antonveneta. Dopo obbligo Opa per BPL, Consob azzeri il CDA

in Comunicati stampa
ANTONVENETA: DOPO L’OBBLIGO DELL’OPA TOTALITARIA PER BPL, CONSOB E’ OBBLIGATA AD AZZERARE IL CDA ELETTO CON L’AZIONE DI CONCERTO ANNULLANDO LE DELIBERE ASSUNTE SUCCESSIVAMENTE. MA UN INTERVENTO PREVENTIVO E PIU’ DECISO DELLA CONSOB, POTEVA RISPARMIARE UNA GRAVISSIMA FIGURACCIA CHE HA LESO REPUTAZIONE E PRESTIGIO DELL’ITALIA, TRATTATO SULLA STAMPA ESTERA COME UN PAESE DI BUCANIERI CHE FONDA LE SUE AZIONI SU ATTI DI PIRATERIA FINANZIARIA. Dopo la scontata, ineludibile decisione della Consob di obbligare alla BPL, l’esistenza di un patto parasociale non dichiarato, rilevante ai sensi dell’art. 122 del Testo unico della finanza, stipulato da Popolare di Lodi; Emilio Gnutti, GP Finanziaria, Fingruppo; Tiberio, Ettore e Fausto Lonati; Danilo Coppola tramite la Pacop spa (successivamente ridenominata Finpaco Project spa) e la Tikal Plaza spa,che hanno rastrellato clandestinamente azioni superando la soglia del 30 per cento del capitale,per contrastare l’OPA lanciata da ABN Amro,il passo successivo è quello di annullare l’assemblea Antonveneta del 30 aprile 2005 che ha eletto i 15 consiglieri della cordata del ragionier Fiorani e dei suoi suggeritori istituzionali. Dopo la decisione della Consob che certifica veri e propri atti di pirateria finanziaria,BPL & Soci,sono obbligate a lanciare solidalmente un’offerta pubblica totalitaria su Antonveneta,ai sensi dell’art. 106 del Tuf, OPA certamente non di carta,come era stato prefigurato dall’offerta di scambio notificata ieri al cda Antonveneta e migliorativa dei 25 euro ad azione ed in contanti rispetto all’OPA ABN Amro,dando voce al mercato ed alle sue regole, per salvaguardare i diritti di tutti gli azionisti,anche minori. Adusbef che si è battuta dall’inizio di questa non edificante vicenda che ha leso irrimediabilmente il prestigio e la reputazione dell’Italia agli occhi della finanza internazionale, che ha fatto il tifo per il mercato e per le regole di trasparenza diventate carta straccia, con la presentazione di ben 4 esposti-denunce alle Procure,è certa che un intervento più deciso della Consob, che ben conosceva ispiratori,comprimari ed attori,alcuni dei quali indagati o rinviati a giudizio per il reato di “insider trading”,poteva far risparmiare l’ennesima figuraccia al Paese. Riflettano i queruli portavoce del Governatore della Banca d’Italia che stanno esaminando al Senato la proposta di legge di riforma del risparmio,che dovrà prevedere,oltre alle funzioni Antitrust sulle banche ed alla carica a vita,anche un rafforzamento di quella norma,già prevista ma non applicata sulla reputazione degli amministratori di società quotate,che non possono tranquillamente e disinvoltamente continuare a svolgere funzioni importanti anche di vice presidenti delle banche o di capi azienda,qualora siano solo sospettati di turbative di mercato e/o di abuso di informazioni riservate, punite dalla legge sull’insider trading. Il presidente Elio Lannutti Roma,11.5.2005

11/05/2005

Documento n.4650

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