INTESA-AIRONE-ALITALIA: SE LA BANCA PRENDE IL VOLO !

in Articoli e studi
tratto dal sito www.lavoce.info E LA BANCA PRENDE IL VOLO di Andrea Boitani e Carlo Scarpa 18.12.2007 E' passato un anno dall'avvio ufficiale della procedura di privatizzazione di Alitalia. Siamo ora al momento della scelta fra i tre unici candidati. Ma i dodici mesi sono serviti a far desistere otto potenziali offerenti e sono costati altre centinaia di milioni di euro ai contribuenti. Rischiamo ora nuove spiacevoli sorprese se dovesse vincere la cordata Air One-Banca Intesa. Intanto, le banche restano saldamente protagoniste di una sorta di politica industriale in nome e per conto di governi centrali e locali che non sanno come farla o dicono di non volerla fare. C’è voluto un anno, dopo l’avvio ufficiale della procedura di privatizzazione di Alitalia, per arrivare al momento della scelta fra i candidati. Questi dodici mesi sono serviti a far desistere otto potenziali offerenti e sono costati altre centinaia di milioni di euro ai contribuenti(1). Rischiamo ora altre spiacevoli sorprese se dovesse vincere la cordata Air One-Banca Intesa San Paolo. E c’è una lezione da trarre comunque. L’offerta Stando alle notizie di stampa, Air One offrirebbe un centesimo per azione, contro i 35 centesimi di Air France. Qualche rapido calcolo da retro della busta mostra che, accettare l’offerta di Air One per il 49,9 per cento delle azioni Alitalia comporterebbe per il Tesoro un minor introito di circa 238,7 milioni di euro. E poi, Air One ha veramente intenzione di farsi carico dell’intero debito di Alitalia? Bisognerebbe spiegare ai cittadini italiani, che hanno pagato miliardi per le varie ricapitalizzazioni dell’ex compagnia di bandiera, perché adesso dovrebbero rinunciare a un introito e forse continuare ad accollarsi parte del debito. Per difendere l’italianità di una compagnia simbolo? Evitiamo la facile ironia sul valore del simbolo, o del marchio, dopo anni e anni di vilipendio alla (compagnia di) bandiera a causa di una gestione politica, sindacale e manageriale a dir poco disastrosa. E lasciamo pure stare la disputa sui campioni nazionali. Rimangono abbastanza argomenti su cui riflettere. Concorrenza Se non interviene l’Antitrust, con Air One-Alitalia si tornerà a un monopolio puro sulla tratta Roma-Milano Linate. In quest’ultimo aeroporto, infatti non sono disponibili nuovi slot per potenziali entranti a causa del decreto di ripartizione del traffico aereo varato nel 2000 per proteggere Malpensa. Per volare tra Roma e Linate si pagherà quattro o cinque volte il prezzo di un viaggio verso una capitale europea su voli di linea. E i viaggiatori si sentiranno anche ringraziare per “avere scelto Alitalia-Air One”, come già oggi avviene dopo un percorso sulle nostre fatiscenti ferrovie. E tutti contenti. Sorprende che il coro di consensi includa il presidente di Confindustria, che pure dovrebbe conoscere gli aggravi di costo per le imprese private derivanti da questa operazione. Quanto serve (e costa) l’hub a Malpensa? D’altronde, le imprese lombarde sono schierate sul fronte di chi finge ancora di credere che Malpensa possa davvero essere il secondo hub italiano. In pratica che significa? Significa sperare che la domanda di traffico intercontinentale da Milano e dintorni sia tale da giustificare collegamenti giornalieri con Pechino, Los Angeles o Sydney (che possono esistere da Roma e che si vorrebbero mantenere anche da Milano). Ma è davvero vitale avere tali collegamenti, o non sarebbe (quasi) ugualmente comodo – e meno costoso – avere voli per Parigi o Francoforte o Roma, e da lì partire per altri continenti? Probabilmente è una questione di immagine, ma che ha avuto un costo altissimo per Alitalia. Chi pagherà in futuro, qualora venissero mantenuti? Quale piano industriale? Quale network E poi, quale sicurezza può dare Air One, attualmente in situazione finanziaria non del tutto tranquilla e al di fuori di qualsiasi grande gruppo internazionale, di riuscire dove ha fallito Alitalia in sette anni e con tutta la protezione dello Stato? Qualcuno potrà pensare che dietro Air One ci sia in realtà Lufthansa, uscita ufficialmente solo pochi giorni fa dalla corsa per l’acquisizione di Alitalia e che con Air One ha da lungo tempo un accordo di code-sharing. Eppure, la compagnia tedesca aveva messo molto bene in chiaro che la sua corsa era alternativa a quella di Air One-Banca Intesa San Paolo e che, se avesse preso Alitalia, avrebbe rinunciato agli accordi con Air One. Appare improbabile che Lufthansa cambi completamente idea in una situazione in cui non avrebbe neanche le leve del controllo di Alitalia. E dunque: qual è il network internazionale multi-hub in cui Alitalia potrebbe inserirsi se fosse acquisita da Air-One? Sempre secondo le notizie giornalistiche, Air One – che da anni è sul mercato senza avere sviluppato tali rapporti – starebbe cercando ora qualche partner industriale a Oriente. Arriverà per Natale o, come i Magi, per l’Epifania? Banche e governance: le lezioni da trarre comunque Gran parte della classe politica e delle forze sociali stanno di fatto chiedendo che Alitalia sia controllata dalle grandi banche, che tornano sempre più al centro delle vicende societarie nel nostro paese. Dopo Telecom, avremmo così un’Alitalia bancocentrica. Ma di chi sono queste banche? Bella domanda: un notevole peso al loro interno hanno le fondazioni, ove i politici hanno un ruolo che fatica a diminuire. Nel caso che stiamo esaminando, viene il sospetto che il pesante coinvolgimento di un grande gruppo bancario italiano possa essere volto a garantire alla politica nazionale e locale le stesse possibilità di ingerenza nel nuovo gruppo che aveva nella vecchia Alitalia, in cambio di favori su qualche altro terreno. Immaginiamo che i consigli di amministrazione delle banche abbiano ordini del giorno che farebbero invidia a un consiglio dei ministri da economia pianificata. Si occupano, in effetti, di tutto e di tutti. Prima è stata la volta dei telefonini di terza generazione e dei piani di cablaggio dell’America Latina. Poi della crisi della carta stampata e dei riassetti del sistema televisivo. Ora hanno cominciato a trattare di rotte anziché di conti correnti. Ormai, per alcune di queste banche, la Roma-Lamezia Terme è diventata più importante della crisi innescata dal collasso del mercato subprime negli Stati Uniti. Se queste banche dovessero rispondere del loro operato di fronte ad azionisti e investitori istituzionali interessati alla redditività di medio periodo, il legittimo desiderio dei nostri banchieri di essere protagonisti potrebbe essere diretto verso scopi più “propri” delle banche. Ma il peso delle fondazioni bancarie accresce la tentazione delle banche di fare politica, di occuparsi dell’interesse comune (definito da chi?), o della nazionalità di chi acquista le imprese. Antonio Fazio era stato cacciato più o meno per avere cercato di spingere le banche a questo tipo di comportamenti. Anche senza di lui, le banche restano al centro del gioco politico, saldamente protagoniste di una sorta di “politica industriale” in nome e per conto di governi centrali e locali che non sanno come farla o dicono di non volerla fare. Sarebbe interessante capire se c’è un regista nuovo (dalla politica invece che dalla banca centrale) o se sono ormai giocatori individuali. Quello che è chiaro, è che hanno fatto fuori il regista, ma la recita continua. (1) Nel 2006 Alitalia ha avuto un risultato netto negativo per 626 milioni di euro. Nei primi mesi del 2007, il risultato è stato negativo per 269 milioni di euro.

18/12/2007

Documento n.7008

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