DECRETO BLOCCA PROCESSI: CSM, NORMA BOCCIATA
(ANSA) ROMA - Con cinque voti a favore e quello contrario del laico di Forza Italia Michele Saponara, la Sesta Commissione del Csm ha approvato il parere che boccia la norma sulla sospensione dei processi. Alla bozza presentata ieri dai due relatori Livio Pepino e Fabio Roia sono stati apportati dei ritocchi, ma non modifiche sostanziali. Resta, dunque, immutato il giudizio sull'incostituzionalità della norma che sospende i sospende i processi su reati compiuti entro il 30 giugno del 2002 e che sono puniti con la reclusione fino a dieci anni, per dare la precedenza ai procedimenti che riguardano delitti più gravi. Norma che avrà l'effetto di produrre un "'ulteriore dilatazione'' dei tempi della giustizia. C'é perciò il "mancato rispetto" dell'articolo 111 della Costituzione, e cioé del principio della ragionevole durata dei processi; ma tra i consiglieri ci sono dubbi anche sulla "compatibilità" con l'obbligatorietà dell'azione penale (art.112 della Costituzione) della disposizione che assegna la "precedenza assoluta" ai procedimenti sui reati più gravi. Nel parere approvato sarebbero rimaste anche le osservazioni sui "profili di irragionevolezza" della norma segnalate dai relatori, a cominciare dallo spartiacque temporale "casuale e arbitrario" tra processi che devono essere sospesi e quelli che invece devono proseguire"; irragionevole anche la scelta dei reati per i quali va disposta la sospensione dei procedimenti, visto che tra di loro ci sono "numerosi delitti" che "determinano particolare allarme sociale". MANCINO, CSM PARLA CON ATTI UFFICIALI - "Il Csm parla solo attraverso i suoi atti ufficiali, non con personali interpretazioni": lo ha detto, in apertura della seduta odierna dell'Assemblea Plenaria, il Vice Presidente, Nicola Mancino. "Tento di presentare il Consiglio Superiore della Magistratura - ha continuato - come istituzione dialogante che colloquia col Governo corrispondendo puntualmente alle funzioni e alle prerogative che la Costituzione gli assegna. Non ho mai pensato, e neppure Voi, sono convinto e credo, che possiamo essere una terza Camera, come pure qualcuno ci rimprovera: già due - ha aggiunto Mancino - a parità di funzioni sono troppe. Una terza, con 26 componenti per quanto tutti autorevoli, presieduta dal Capo dello Stato è una invenzione di chi non vorrebbe un Csm autonomo, non collegato a maggioranze politiche, che, richiesto o non richiesto fa lo stesso, avanza una proposta in tema di ordinamento e di organizzazione giudiziaria, che formula un parere, ai sensi dell'art. 10 della legge istitutiva del 1958". BERSELLI, MANCINO SI DIMETTA DOPO INDISCREZIONI "Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino deve trarre le conseguenze di quanto sta succedendo e si deve dimettere. Sarebbe un atto dovuto di elementare sensibilità istituzionale". Il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, se la prende con il vicepresidente del Csm per la fuga di notizie sulla bozza di parere negativo del Consiglio alla norma che blocca i processi, inserita nel decreto sulla sicurezza, considerata come "un'amnistia occulta". Berselli spiega che il problema non è "il merito del parere che è legittimo ed è previsto da una legge dello Stato del 1958" ma "le indiscrezioni che trapelano riportate da tutti i giornali che - precisa Berselli - screditano direttamente il presidente del Csm che è Capo dello Stato e ha la funzione di promulgare le leggi"."Si tratta - sostiene il presidente della Commissione Giustizia del Senato - di un atto di assoluta, gravissima scorrettezza istituzionale verso il Quirinale".26/06/2008
Documento n.7377