ANTONIO DI PIETRO: IL SIGNOR OPPOSIZIONE ORA SOGNA IN GRANDE “PIGLIERÒ VOTI A TUTTI
Fabio Martini per La Stampa Peppino, il barista di via Merulana, potrebbe spiegare meglio di tanti politologi perchè Tonino Di Pietro da un mese è diventato l’uomo forte dell’opposizione italiana. Alle sette del mattino, quando tira su la serranda del bar, Peppino spesso trova sbrigato metà del suo lavoro: sopra le seggiole che lui stesso accatasta ogni sera, non c’è più il telone di plastica che le ricopre. Racconta Antonio Di Pietro: «La mattina mi sveglio verso le 5, verso le 6 vado dal giornalaio, mi faccio la mia rassegna stampa e poi, prima che apra il bar, in attesa del caffè, sblocco le seggiole...». Certo, le giornate che non finiscono mai, la volontà lapidaria, una sensibilità “popolare” sono requisiti importanti ma non indispensabili per un buon politico. Eppure, 12 anni dopo il suo ingresso in politica come ministro dei Lavori Pubblici, dopo una decina di anni da comparsa come capo di un partitino, a 57 anni Tonino ha fatto il salto: oramai Di Pietro fa tendenza. Walter Veltroni, dopo aver puntato sulla "opposizione selettiva" e sul dialogo di legislatura con Berlusconi, si è dovuto ricredere e, con una inversione a "u" dopo appena 60 giorni, ha imboccato la stessa strada che Di Pietro aveva tracciato dal primo minuto. Ma lui, Tonino, si è rimesso in fuga. Assieme ai “nuovi girotondi” sta organizzando l'adunata dell'8 luglio a piazza Navona contro quelle che Paolo Flores d'Arcais (ma non Di Pietro) chiama le «leggi-canaglia di Berlusconi». E a quel punto Veltroni, forse di nuovo spiazzato, ricorre alla “trovata” dei 5 milioni di firme, sferza Tonino. Senza dirlo, lo fa capire: Di Pietro è un alleato sleale. E lui? La prova provata che l'uomo è diventato un competitore scomodo la si è avuta ieri mattina a Montecitorio, durante la presentazione della manifestazione di piazza Navona. Seduto in mezzo a due intellettuali affilatissimi come Furio Colombo e Paolo Flores d'Arcais, Tonino sembrava San Francesco: «Io rispetto chi non verrà in piazza, questa non è una manifestazione contro il Pd e quanto alla lettera Veltroni-Casini mica mi ingelosisco! Veltroni è il leader della coalizione riformista e dunque rappresenta anche me». Un Di Pietro che fa le fusa per “rubare” meglio i voti al Pd? Oppure in cuor suo punta a saccheggiare anche altri elettorati, oltre a quello democratico? La risposta la dà lui stesso, disteso su uno dei divani di Montecitorio in una breve pausa delle sue giornate schiacciasassi: «Noi dell’Italia dei Valori, assieme alla Lega (e alla prima Forza Italia), siamo gli unici partiti della Seconda Repubblica, siamo gli unici partiti post-ideologici, mentre tutte le altre formazioni sono ricomposizioni di vecchi spezzoni. Sia io che Bossi ci abbiamo messo del tempo, ma stiamo arrivando, andiamo avanti e penso che l’Italia dei Valori possa sperare di diventare un partito di massa». E allora eccola, finalmente squadernata, l’ambizione di Tonino, alla faccia di un futuro da vivere nel Pd. Vai a capire se ce la farà, ma l’idea è quella di emanciparsi dalla maledizione del partitino e diventare più grande, molto più grande, nientedimeno che un piccolo partito di massa. Allargandosi dove? Dice lui: «Noi riceviamo migliaia di mail e una parte significativa di queste sono di elettori della Lega o di An che ci dicono: ma lo sapete che c'avete ragione?». Dunque, eccolo un altro target del "nuovo" Tonino: gli elettori perbenisti e giustizialisti delusi dalla destra di governo. Ma per ora il “trebbiatore di Montenero” semina a tutto campo. Con Beppe Grillo, guardato con diffidenza da un personaggio come Furio Colombo, Tonino ha invece un buon rapporto: «Ci manderà un messaggio, ma molti dei suoi sostenitori saranno in piazza». Insomma, ormai i “grillini” sono con lui. Ma per pensare in grande, Di Pietro sa che non può restare abbarbicato a quello che lui stesso chiama «il ghetto del giustizialismo». Per questo fra qualche giorno partirà una campagna di affissioni mirate, manifesti diversi al Nord e al Sud. Nel Mezzogiorno migliaia di poster diranno: «Berlusconi toglie l’Ici e scippa 1850 milioni di euro per le strade di Calabria e Sicilia. Paga il Sud!». In autunno dovrebbe partire la raccolta di firme per un “grappolo” di referendum per l’abrogazione di alcune leggi berlusconiane. Ma se il Pd si dovesse “svegliare”, Di Pietro sa che tutto questo movimentismo potrebbe non bastare più. E anche per questo Tonino sta provando a mettere le radici: «Abbiamo “scoperto” di avere 1500 amministratori locali da Mondovì a Canicattì, a Bellaria tra due settimane si incontreranno migliaia di nostri giovani, in primavera avremo candidati sindaci in città importanti ai quali il Pd non potrà dire di no, sto già preparando le liste per le Europee: su 70 posti, quelli dell’Italia dei Valori non saranno più di 5! Perché io ho capito una cosa: per diventare grandi, dobbiamo “de-dipietrizzare” l’Italia dei Valori». Ipse dixit. Non sarà un altro V-day, ma molti grillini si daranno appuntamento al Pantheon per l’8 luglio. Sentiranno il loro guru in videoconferenza arringare il popolo durante la manifestazione contro il governo indetta dal «girotondino» Paolo Flores D’Arcais. Ieri ha comunicato propria adesione anche Arturo Parisi: «Non condivido forme, non voglio confondermi con qualunquisti», ha poi specificato l’ex popopolare. Pancho Pardi, Marco Travaglio e Sabina Guzzanti saranno sul palco. Il comico genovese si concederà solo dal megaschermo. Il genovese tornerà in «Gita su Roma» il 25 luglio per una «via crucis» tra le sedi di An, Pdl, Pd e Udc. Dagospia 06 Luglio 200807/07/2008
Documento n.7403