Dal Corriere.it (7-9-05). E trapela l’irritazione di Ciampi:

in Rassegna Stampa
E trapela l’irritazione di Ciampi: basta incertezze, uscire dal tunnel ROMA — E’ come quando uno vede la sua vecchia casa circondata dalle fiamme e non riesce a muovere un dito. Ecco come descrivono Ciampi quelli che lo hanno visto in queste ore d’incendio intorno a Palazzo Koch. Ossia: desolato per la propria impotenza, perché non ha modo e titolo d’intervenire per spegnere il caso Fazio. E irritato, «molto irritato» perché l’impasse sul destino del Governatore rischia di intaccare la già minata credibilità del Paese. «Basta incertezze, bisogna uscire dal tunnel», è l’unico sfogo che trapela dal Quirinale al termine di una giornata ad altissima tensione, nell’inutile attesa di un passo risolutivo. Passo che il governatore non ha fatto nonostante l’accorata soavità del discorso rivoltogli dal negoziatore di Palazzo Chigi, il sottosegretario Gianni Letta, l’uomo al quale Silvio Berlusconi affida le missioni impossibili. Insomma: non è stata raccolta né l’ipotesi compromissoria dell’autosospensione— l’unica che il Colle aveva suggerito all’esecutivo, a metà agosto, come forma di congelamento provvisorio della crisi — né quella drastica delle dimissioni. Un’impasse di ora in ora più preoccupante, per Carlo Azeglio Ciampi, che tanti vorrebbero coinvolgere nell’affaire. Una prova? Le intermittenti indiscrezioni, quasi sempre di fonte governativa, su carteggi, incontri e telefonate tra lui e Antonio Fazio. Indiscrezioni seccamente smentite da comunicati ufficiali del Quirinale, perché «i due non si parlano ormai da diversi mesi». Sottinteso: non è il capo dello Stato a fare pressing sul Governatore (ciò che non gli competerebbe comunque),mail mondo politico (in particolare qualche esponente del centrodestra) a fare pressing su di lui nella speranza che tolga questa ustionante castagna dal fuoco. Di qui il disagio per l’ambiguità con cui Palazzo Chigi ha gestito finora la vicenda, lasciandola incancrenire a un livello intollerabile, con partiti della medesima coalizione che procedono a ranghi sparsi, in un balbettio di proclami improntati a fiducia e sfiducia. Si attendono le «iniziative istituzionali » annunciate dal ministro dell’Economia Siniscalco. A quanto pare il presidente della Repubblica ne condivide le motivazioni e l’auspicio a un «atto di responsabilità » che consenta un urgente cambio della guardia nella banca. Giudicherebbe però assolutamente improprio essere coinvolto in questa fase, ad esempio con una lettera che lo chiami in causa. Sarebbe uno spregio alle procedure che dovrebbero vedere anzitutto esprimersi il Consiglio superiore dell’istituto centrale. E, in parallelo con esso, l’autorità di governo. Così, mentre non spetta a lui dimissionare il vertice di Palazzo Koch, il suo ruolo sarà invece tutt’altro che secondario nel momento dell’eventuale nomina di un successore di Fazio. La controfirma presidenziale di quel genere di decreto non è infatti un atto dovuto, ma di vincolante e preventiva discrezionalità. Uno scenario, quest’ultimo, che non potrà materializzarsi se prima non sarà sciolto il nodo politico su Bankitalia. Sul quale pesano l’orgoglio ferito di Fazio, le incertezze della maggioranza, il vulnus sofferto dall’intero Paese in sede internazionale e, sì, anche l’ansia di Ciampi. Che ripete: «Basta incertezze, bisogna uscire dal tunnel». Marzio Breda 07 settembre 2005

07/09/2005

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