Dagospia 26-6-2007 SCALATA AL CORRIERE, CI FU UN PIANO-BIS: ASSALTO ALLA BANCA LOMBARDA CONTRO BAZOLI

in Rassegna Stampa
SCALATA AL CORRIERE, CI FU UN PIANO-BIS: ASSALTO ALLA BANCA LOMBARDA CONTRO BAZOLI – FAZIO: “RCS NON E’ UNA ISTITUZIONE, ED È SCALABILE COME OGNI ALTRA AZIENDA QUOTATA' – RICUCCI: “NON ESISTE UN SOLO PAESE AL MONDO IN CUI BANCHE POSSEGGANO GIORNALI”… Franco Bechis per “Italia Oggi” Il giorno è il 4 luglio 2005. Il giorno dopo Stefano Ricucci sarebbe stato intercettato mentre era al telefono con Angelo Rovati che gli avrebbe passato Romano Prodi. In contemporanea, sempre il 5 luglio, Piero Fassino avrebbe telefonato a Giovanni Consorte, senza sapere che aveva il telefono sotto controllo, ed esplodendo nel celebre ´Allora, siamo padroni di una banca?'. (Stefano Ricucci - Foto U.Pizzi) Due giorni dopo, tanto per fare comprendere il quadro reale, e cioè il 7 luglio 2005, Massimo D'Alema si sarebbe fatto passare da Nicola Latorre il telefonino complimentandosi con lo stesso Consorte per la scalata Unipol alla Bnl: ´Facci sognare, vai'! Quel 4 luglio però è stato il giorno di un appuntamento non meno importante per Ricucci: ricevuto ufficiosamente in Banca d'Italia dal governatore Antonio Fazio. Seguivo come giornalista in presa diretta i fatti in quei giorni, e ho tenuto da parte appunti dettagliati sui colloqui avuti, talvolta in via riservata, talvolta rivelando qualcosa per il giornale che dirigevo, Il Tempo di Roma. Di quel giorno conservo gli appunti della ricostruzione che il governatore mi avrebbe fatto qualche tempo dopo invitandomi a un pranzo informale in via Nazionale. Mi disse Fazio: ´Nessuno mi ha mai parlato della scalata al Corriere della Sera. Ricucci però ha insistito tanto per illustrare i dati del suo gruppo e i suoi piani alla Banca d'Italia. Alla fine l'ho ricevuto, e mi ha perfino invitato al suo matrimonio, cosa di cui l'ho educatamente ringraziato, pur declinando. (Giovanni Consorte - Foto Lapresse) Quel giorno Ricucci mi ha voluto illustrare i bilanci del suo gruppo. Ha fatto un cenno alle azioni Rcs MediaGroup, sostenendo che valevano molto più di quanto le aveva pagate, perché ci sarebbero state delle plusvalenze non evidenziate, un portafoglio azionario a valori di carico bassi e partecipazioni non adeguatamente valorizzate in Francia e in Spagna. Ho letto le lamentele per quel che sembra un attacco all'istituzione. Ma se la Rizzoli è quotata in borsa, non si può ritenerla una istituzione, ed è scalabile in via di principio come ogni altra azienda quotata'. Ma quel 4 luglio, poco prima che si recasse in Banca d'Italia, incontrai Ricucci nel cortile di un palazzo di via del Corso dove ha la sede romana il Sole 24 Ore. Non era lì per un'intervista al quotidiano di Confindustria, che per altro non lo amava un granché. ´Sono stato dal loro dentista', mi spiegò con la bocca ancora dolorante, aggiungendo: ´Sai, è anche il dentista di Fazio e di tutti i dirigenti della Banca d'Italia che hanno una convenzione con lui. Così sono riuscito ad avere un appuntamento con il governatore che mi sta aspettando. E scappo'. Come si comprende bene dalle intercettazioni telefoniche di questi giorni, il tema principale di Ricucci era proprio l'accredito presso istituzioni e personaggi politici vari. Ci teneva a non sembrare quel parvenu (l'odontotecnico di Zagarolo) che molta stampa aveva descritto. E, in effetti, nonostante l'accento romanesco e una certa tendenza a pasticciare, di finanza se ne intendeva non poco. Ma, poi, pur di portare quel biglietto di invito a Fazio e di spiegargli che era la Magiste, ha consegnato in ostaggio ogni sua carie all'unica persona (e fu vero) che secondo lui gli avrebbe fatto ottenere quel che anche Gianpiero Fiorani non aveva concesso. Tra ex odontotecnico e dentista si è creato quindi quel feeling che Ricucci non è riuscito a instaurare con nessun altro davvero, nonostante l'indubbia simpatia. (Antonio Fazio - Foto U.Pizzi) In questi giorni le vicende del 2005 vengono ricostruite da mozziconi di verbali di interrogatori legati alle inchiesta romana sulla scalata della Rcs e da poche intercettazioni sbirciate fra le decine e decine della inchieste milanese su Bnl e Antonveneta oggi al vaglio del gip Clementina Forleo. Avendole vissute in presa diretta da giornalista a cui non tutti evidentemente raccontavano la verità, trovo fra gli appunti la certezza che molti dei protagonisti dell'epoca furono sorpresi e financo infastiditi dall'assalto al Corriere della Sera. Tanto che ancora oggi alcuni di loro sono convinti che almeno l'operazione Unipol-Bnl sarebbe potuta andare in porto non ci fosse stata quell'avventura. Lo comprese immediatamente Francesco Gaetano Caltagirone, che appena emerse la corsa di Ricucci non ebbe altra preoccupazione se non quella di prendere le distanze. Per questo si disfò immediatamente (sia pure con profitto) della partecipazione che da tempo aveva in Rcs. Altri provarono inutilmente a fermare Ricucci. Immaginando anche ipotesi diverse, mai emerse dagli spezzoni di ricostruzione pubblicati. Il ragionamento di alcuni fra gli immobiliaristi e i loro alleati fu che se un segnale si voleva dare al sistema di potere che stava osteggiando l'operazione Bnl, non doveva essere sul Corriere. L'obiettivo era già stato individuato: la Banca Lombarda e Piemontese. Era l'istituto nato dalla fusione del Credito agrario bresciano e la Banca San Paolo di Brescia, in cui poi confluirono la Banca della Valle Camonica, la Cassa di risparmio di Cuneo, la Banca di Monte di Lombardia, la Cassa di risparmio di Tortona e la Banca di San Giorgio. (Giovanni Bazoli - Foto U.Pizzi) Disse uno del gruppo: ´È scalabile, ma soprattutto è la leva con cui rovesciare tutto. Perché Giovanni Bazoli trae da lì il potere e la ragione stessa per cui sta in Banca Intesa. Se sfiliamo la Lombarda, lo mettiamo ko e nessuno potrà più ostacolarci'. All'attacco partì uno solo del gruppo, l'imprenditore-politico torinese Vito Bonsignore, attraverso una sua finanziaria belga. Ma Ricucci non fermò la sua scalata al Corriere, e la ragione tattica della mossa sulla Lombarda venne così meno. Bonsignore restò solo e si fermò alle prime azioni. Le avrebbe vendute l'anno successivo con una buona plusvalenza. Gli attaccati oltretutto intuirono, e si misero a blindare la Lombarda, come poi avvenuto. Essendo uomo politico (Udc), Bonsignore provò solo a sondare i colleghi parlamentari sul gradimento dell'operazione Bnl. Con D'Alema, come poi in parte è emerso in queste ore, ebbe un rapido colloquio nella buvette di Montecitorio. Cercò di capire quanta forza politica avesse Unipol alle spalle, e quando D'Alema gli chiese se poteva ancora tenere il pacchetto Bnl già raccolto da Bonsignore con la sua Gefip holding sa, per vendere poi ad Unipol, il leader Udc rispose: ´Ne parlo con mio figlio Luca, perché decide tutto lui in azienda. Ma non credo sia impossibile'. Bonsignore frequentava parecchio le buvette in quei giorni. Ricorda oggi Giampiero Cantoni, ex banchiere e professore (´Sono stato insegnante di Corrado Passera', dice compiaciuto) e all'epoca presidente della commissione finanze del Senato: ´Sì, Bonsignore venne anche da me chiedendo di non sparare troppo su Fazio'. (Massimo D'Alema - Foto U.Pizzi) C'era chi pensava alle banche. Ricucci non aveva in testa che il Corriere, il suo biglietto da visita definitivo perché nessuno gli desse più del parvenù. Mi spiegò in un colloquio non destinato alla pubblicazione: ´Quello della Rizzoli è uno scandalo italiano, altro che Ricucci. Non esiste un solo paese al mondo in cui banche posseggano giornali. È vietato! Ma come si fa? Ma che cazzo di patto di sindacato è uno fatto da Banca Intesa, Capitalia, Mediobanca, Generali, Fiat ecc.. Allora: Fiat è posseduta dalle banche, Capitalia è primo azionista di Mediobanca, Mediobanca è primo azionista di Rcs, Capitalia è leader del convertendo Fiat, Fiat è fra i primi azionisti del patto di sindacato, e Banca Intesa è… Ma che è tutto questo intreccio? E poi: Cesare Romiti odia Luca Montezemolo, Montezemolo ce l'ha con Giovanni Bazoli, Diego Della Valle non può vedere quell'altro. Ma come se fa? Sembra la famiglia Addams! Ma scusa, ma tu che avresti fatto? Non avresti fatto come me? Io dove c'è casino me ce ficco. O no? Quanto meno c'ho un risultato economico. Ma un imprenditore come ragiona? Non ragiona così? Rispettando le regole, naturalmente. Beh, sul rispetto delle regole gli inquirenti di mezza Italia hanno avuto impressioni diverse. Dagospia 26 Giugno 2007

26/06/2007

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