Dagospia 24-9-2007 Il Papa? «Un amministratore delegato tedesco che gestisce due milioni di lavoratori in nero».

in Rassegna Stampa
Marco i. Furina per La Stampa Il Papa? «Un amministratore delegato tedesco che gestisce due milioni di lavoratori in nero». Nella sua foga polemica Beppe Grillo non risparmia neppure Joseph Ratzinger e dal palco di Jesolo dove è in tournée con il suo spettacolo attacca tutto e tutti, nessuno escluso. E dopo aver invitato ieri i grillonauti ad affollare le sale dei consigli comunali d’Italia, torna a sferzare il mondo della politica: Il Parlamento? Con una media di un pregiudicato ogni 10 parlamentari - attacca il comico -, «spaventa perfino il Bronx, dove di pregiudicati ce n’è solo uno su 15». Ma le parole più dure il comico genovese le riserva a Clemente Mastella. L’ultimo post lasciato da Grillo sul suo blog è tutto per il ministro della Giustizia: «Parlare di Mastella è come sparare su un tonno in scatola. Non riesco più a stargli dietro». Questa volta a finire sul banco degli imputati è il blog di discussione aperto dal leader dell’Udeur, che non garantirebbe la totale libertà di espressione tipica di internet. «La Rete è nata libera - spiega il comico -. Una delle sue leggi è la trasparenza. Non si può nascondere nulla in Rete e non si possono raccontare balle. La Rete è la fine dei politici che dichiarano una cosa e ne fanno un’altra». Mentre Mastella «ha aperto un blog per dialogare con i cittadini, ma - ironizza Grillo - non pubblica le migliaia di commenti negativi. Quelli positivi arrivano solo da Ceppaloni. La Rete non tollera questo tipo di comportamento». E Grillo, che sul sapiente uso del web ha costruito il suo successo, gongola per la sorte dell’avversario, ribattezzato per l’occasione «ministro dell’indulto»: «Hanno clonato il suo blog per poter commentare. Quando il Ministro dell’Indulto pubblica un post lo pubblicano subito anche loro consentendo i commenti». Commenti del tipo: «Mastella ha uno sguardo da banconota falsificata male». Non è solo il Guardasigilli il bersaglio del comico più discusso del momento. Destra e sinistra, il leader del V-day ha una parola per tutti. A Pier Ferdinando Casini che il giorno del V-day lo aveva definito un terrorista risponde così: «Si deve vergognare: proprio lui che fa il genero di Caltagirone di professione, e nel cui partito c’era Mele (il deputato dimessosi dal gruppo dell’Udc dopo essere stato scoperto in un festino a base di droga e sesso, ndr) e che va al Family day con due famiglie». Di Walter Veltroni ripete: «Un topo Gigio alla guida di un Partito democratico nato morto». Il premier è di nuovo «il valium Romano Prodi che ha l’encefalite letargica». E al viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco chiede: «Dove sono finiti i soldi che mancano derivanti dagli appalti sulle concessioni dei macchinari per i giochi d’azzardo. Pari a 4 Finanziarie». Ma non è per nulla tenero nemmeno col ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, colpevole, a suo dire, di tergiversare sulla questione di Rete 4: «Dice di essere nato vecchio e che ora si sente giovane ma è nato solo str... e rimane str...». Le critiche a 360 gradi del comico al mondo delle istituzioni e dei partiti non scoraggiano però gli esponenti politici dal tentare un’analisi del fenomeno Grillo. Per il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero su «moralità politica», esigenza che la «politica riprenda in mano l’economia» e «lotta alla precarietà», Grillo ha ragione. Mentre un uomo di spettacolo come Gerry Scotti invita a non fidarsi dei proclami del comico: «Grillo è bravo, furbo, intelligente e con delle caratteristiche uniche», ma sinceramente - dice il presentatore di Canale 5 - sono stupito «dal fatto che tutti sono riusciti a cascarci». Dagospia 24 Settembre 2007

25/09/2007

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