Da Dagospia 818-7-06) DOPO-COLAO: BOCCIATO IERI IL BLITZ DI LUCHINO, SECONDO STOP PER PERRICONE....

in Rassegna Stampa
DOPO-COLAO: BOCCIATO IERI IL BLITZ DI LUCHINO, SECONDO STOP PER PERRICONE IL NOCCIOLO DURO DEL PRODI-POWER ALLA PROVA DEL CIUCCI - WIND DA SCORPORO SCINTILLA PROFUMO, POSTILLA DE BORTOLI – TRONCHETTI OGGI, TELECOM DA OPA 1 – IL NOCCIOLO DURO DEL PRODI-POWER ALLA PROVA DEL CIUCCI-ANAS Romano Prodi, il professore nato a Scandiano il 9 agosto 1939, si può definire il Signore degli Anelli. Intorno alla sua figura apparentemente buonista si slargano tre cerchi concentrici. Sono i cerchi del potere che comprendono i quattro universi dentro i quali il premier si muove dal 1982 quando il Governo gli affidò la presidenza dell'Iri. Nel suo perimetro si ritrovano personaggi della finanza internazionale (soprattutto Goldman Sachs: vedi l’ascesa del sottosegretario Tononi), banchieri di collaudata esperienza (Bazoli e Profumo), imprenditori privati come Merloni, Marpionne e Colaninno, e soprattutto quella folta schiera di manager pubblici con i quali ha vissuto la "stagione" dell'Iri, un "Vietnam" che gli ha procurato molte ferite ma anche solide amicizie. Il nocciolo duro del potere di Prodi porta i nomi di Enrico Micheli, Alessandro Ovi, Maurizio Prato, Michele Dettori, De Giovanni e PierPaolo Dominedò (l'ex-dirigente Iri che è stato nominato a Patrimonio spa al posto del "traditore" Massimo Ponzellini). E' in questa cerchia che Prodi ha conosciuto nel 1993 Pietro Ciucci, quando era direttore finanza, un incarico ricoperto dopo aver lavorato alla società Autostrade. Poi si sono persi di vista e Ciucci, che è riuscito nel frattempo a sistemare i bozzi vistosi che si portava sul volto, nel giugno 2002 è stato nominato amministratore delegato della società per il Ponte di Messina. Negli ultimi anni l'ex-manager Iri che si vanta di aver ceduto ai privati oltre 750 aziende pubbliche, ha professato un'inequivocabile fede berlusconiana e ha incoraggiato la folle idea del Cavaliere e di Lunardi di fare incontrare i fidanzati della Calabria e della Sicilia sul ponte di Messina. Adesso riaffiora la sua candidatura per la guida dell'Anas al posto del garibaldino Vincenzo Pozzi, che è rimasto stritolato dal bulldozer Di Pietro. La vecchia guardia dell'Iri non crede molto alle chances di Ciucci e con una certa ironia parla di autocandidatura. 2 – SCINTILLA PROFUMO, POSTILLA DE BORTOLI Esistono i poteri forti?, perbacco se esistono. In qualche caso addirittura si presentano fortissimi al punto da mettere in ginocchio anche gli uomini con la spina dorsale di acciaio. Un esempio clamoroso l'ha dato il "Sole 24 Ore" di sabato con una letterina di quattro righe firmata con le iniziali "fdb" che per gli ignoranti di tutto il mondo equivalgono a Ferruccio De Bortoli. E' successo che sul giornale di Confindustria il giorno prima è apparso un articolo intitolato "Visco e i furbetti delle stock options" nel quale in maniera incauta veniva citato anche Alessandro Profumo, il Conquistatore delle banche europee sul cui impero (per adesso) non tramonta il sole. Apriti cielo! A distanza di 24 ore Marco Palocci, l'uomo che un incauto Pierluigi Celli ha piazzato alla Comunicazione di Unicredit, ha inviato una fulminea precisazione a nome di Profumo in cui si precisa che il banchiere non ha mai riscosso alcuna stock option. Di fronte a una rettifica così categorica, il Sole prende atto della precisazione e, con una postilla stupefacente, crea un precedente eccezionale nella storia del giornalismo economico e finanziario. La postilla si conclude infatti con queste parole: "Il Direttore si assume ogni responsabilità personale e si scusa". Firmato: (fdb) al secolo, Ferruccio De Bortoli, un uomo che non ha mai creduto ai poteri forti. 3 – GIOCHI APERTI A RCS: BOCCIATO IL BLITZ DI MONTEZEMOLO, SECONDO STOP PER PERRICONE Ieri sera dopo le 20, i 600 giornalisti che lavorano nelle testate del Gruppo Rcs, erano francamente commossi, e tutti insieme hanno letto con le lacrime agli occhi il comunicato emesso al termine della riunione del Patto di Sindacato in cui si dice che il notaio dalla cravatta rossa PierGaetano Marchetti e Vittorio Colao, ex-Meravigliao, "lavoreranno insieme sulle linee strategiche e di governance per un ulteriore sviluppo del Gruppo editoriale". L'immagine dei due manager che seduti intorno a un desk rotondo in open space stendono il nuovo piano industriale per la riscossa del Gruppo di via Rizzoli, è struggente. E' il trionfo della "sinergia" e della "condivisione", le due parole più inflazionate nel lessico del management, ed è anche la fine del sogno del 45enne uomo McKinsey che dopo i successi collezionati a Vodafone Omnitel tra l'agosto del '99 e il 2001, è finito suo malgrado nel girone infernale dell'editoria (una materia composta da vanità e nitroglicerina che fa saltare per aria le ideuzze del marketing). Adesso impazza il totonomine e dalla riunione di ieri dei potenti che governano Rcs Mediagroup, non trapela il nome del successore di Colao. Si sa soltanto che Luchino di Montezemolo e Dieguito Della Valle alla riunione di ieri hanno tentato di tirare la volata ad Antonello Perticone: ma il blitz è miseramente fallito, bocciato da tutti. E per Perricone è il secondo consecutivo stop dopo l’infelice candidatura prodiana per la direzione generale della Rai. Intanto, a Geronzi e Tronchetti Provera non dispiacerebbe trovare un manager fuori dai nomi finora circolati. I giochi sono aperti e se il Colao "dimezzato & umiliato" – ma che preferisce economicamente essere cacciato - non alzerà i tacchi prima dell'estate bisognerà aspettare la fine di settembre. I giornalisti del "Corriere" aspettano fiduciosi e nell'attesa si rileggono quella nota di Dagospia del 7 giugno scorso (!) in cui per la prima volta si parlava di "insistenti rumors sulla possibilità che il manager bresciano possa lasciare il suo incarico". 4 – WIND DA SCORPORO (GUBITOSI SI AGITA) Comincia a trapelare sui giornali (ne parla oggi il quotidiano "MF") il progetto di un accordo tra Wind, la società del faraone Naguib Sawiris, e 3 Italia per mettere insieme le infrastrutture di rete. Dopo aver pronunciato un formale apprezzamento per l'opera dell'amministratore delegato Paolo Dal Pino, il faraone di Wind ieri non ha smentito la notizia e ha dichiarato: "stiamo valutando l'interesse di 3 Italia per la rete Wind". Nella sua infinita miseria Dagospia è in grado di aggiungere qualche elemento alla notizia secondo la quale il direttore finanziario di Wind, Luigi Gubitosi, e Giorgio Moroni per 3 Italia si sarebbero incontrati pochi giorni fa a Milano per mettere a punto il progetto nel quale (secondo "MF") BancaIntesa svolge il ruolo di advisor. Wind detiene la più moderna rete in fibre ottiche del paese con più di 20mila km di fibra installata sopra la rete elettrica nazionale e sopra la rete ferroviaria. Inoltre possiede più di 10mila siti per la telefonia radiomobile e per i ponti radio. Su questa rete si basano sia i servizi di intelligence civile e militare (Tetra) sia quelli di telecontrollo della trasmissione elettrica e dei trasporti in Italia. Quando Wind fu venduta al faraone Al Sawiris qualcuno sollevò il problema rappresentato dal rischio per il nostro Paese di perdere il controllo di sistemi nevralgici per la sicurezza e per i servizi essenziali. La garanzia a questo rischio era rappresentata dalla permanenza di Enel nel capitale di Wind, e nella possibilità che questi asset fossero acquisiti, in un prossimo futuro, da realtà pubbliche specializzate nelle gestioni di business a rete quali Terna, Snam Rete Gas o dalla Cassa Depositi e Prestiti, che in passato hanno manifestato interesse alla partecipazione in una "network company" di Wind. Luigi Gubitosi, ex-uomo della finanza Fiat e attuale direttore rampante di Wind, non ha mai avuto questi dubbi e insieme ai suoi amici di BancaIntesa, ha avviato un progetto di scorporo della rete in un'azienda posseduta al 50% dall'imprenditore egiziano e al 50% dai cinesi di H3G-Hutchinson Wampoa. Allo stato attuale il progetto di Gubitosi, che marcia come un treno per bypassare Dal Pino, non sembra essere conosciuto nei dettagli dall'azionista Enel, ma gode della copertura totale di Sawiris. Quest'ultimo ha già realizzato in Asia, con i soci cinesi, alcuni investimenti e intende dare corpo al progetto. 5 – COLPO BASSO PER PONZELLINI Se vi trovate dalle parti di piazza Verdi dove ha sede il Poligrafico dello Stato, girate a largo. Oggi il presidente Massimo Ponzellini è terribilmente incazzato per l'articolo che il professor Francesco Giavazzi, il Governatore ombra e Gran Suggeritore dell'economia italiana ha scritto sul "Corriere della Sera". In un articolo sulle riforme da attuare l'emerito Giavazzi elenca, con il suo pragmatismo di liberista incallito, le piccole cose che il Governo Bersani-Prodi potrebbe fare in questa breve estate. Dopo aver stigmatizzato che alle privatizzazioni sono dedicate solo cinque righe nelle 160 pagine del DPEF, l'economista-guru di Paolino Mieli sferra un colpo micidiale al ventre del povero Ponzellini: "Io comprendo - scrive il dandy Giavazzi - che il ministro dell'Economia non abbia ancora avuto il tempo di studiare le carte, ma quanto bisogna studiare per convincersi che il Poligrafico dello Stato deve essere messo all'asta?". Per Ponzellini, peso massimo del potere ed ex-amico di Prodi con il quale ha condiviso l'ammirazione goliardica per le curve femminili, è un colpo basso che lo rimette sulla scena nonostante i tentativi di restare al riparo dallo spoil system. 6 – UNA TELECOM DA OPA Continua il tiro al bersaglio su Tronchetti Provera e sul calvario del titolo Telecom che da gennaio ha perso circa il 16%. In prima fila è ancora una volta la "Repubblica" che riprende le voci lanciate ieri da Dagospia sul possibile arrivo di Rupert Murdoch come cavaliere bianco a sostegno del manager Pirelli che considera TelecomItalia la sfida della sua vita. Ai piani alti del Gruppo telefonico gli ultimi professionisti della comunicazione rimasti, cercano di parare i pallettoni che piovono da tutte le parti. Purtroppo il capo delle relazioni esterne, Rocco di Torrepadula, sta per arrivare in questi giorni a Rio de Janeiro per guidare le attività di Telecom in Brasile. Sui bastioni sono rimasti in pochi, ed è difficile parare le botte del Gruppo di Carletto De Benedetti. Sembra quasi che tanta ostinazione nasca dall'irriducibile contrasto che è nato due anni fa quando Tronchetti ebbe l'idea di fondere Tim in TelecomItalia, esautorando di fatto il figlio dell'Ingegnere. Da quel momento la rottura è diventata insanabile. Il giovane Marco De Benedetti se ne è andato impaccato di soldi e adesso si diverte a gestire il fondo Carlyle e a creare un nuovo fondo con la moglie-giornalista Paola Ferrari. Resta il fatto che il titolo Telecom ieri segnava 2,06 euro, una soglia di allerta che "potrebbe incoraggiare - così scrive "Repubblica" con realistica malizia - qualche gruppo straniero a non passare dalla porta di servizio, ma a lanciare direttamente un'Opa sul mercato". A largo di Telecom è stato avvistato uno "squalo" australiano.

18/07/2006

Documento n.6195

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