da Corriere.it (6-2-06). Banche, il conto non è ancora chiuso

in Rassegna Stampa
Cominciano a farsi sentire i primi segnali di concorrenza. Ma per chi investe in Borsa o sui titoli di Stato le commissioni restano pesanti Banche, il conto non è ancora chiuso Dopo Unicredit e Mps anche Sella azzera tutti i costi se si decide di cambiare istituto. E gli altri che cosa aspettano? Se tre indizi fanno una prova, forse il 2006 sarà ricordato davvero come l’anno dell’inizio della concorrenza bancaria in Italia. Unicredit ha dato il via lunedì scorso, dalle pagine di CorrierEconomia . Mps l’ha seguita a ruota martedì. Oggi anche un terzo istituto di credito annuncia che abolirà le spese di chiusura del conto e, soprattutto, quelle di trasferimento titoli: le più onerose. È Banca Sella, l’istituto del presidente dell’Abi, Maurizio Sella. Un segnale forte. E anche Unipol Banca starebbe per seguire la stessa strada. È partita davvero la competizione? Nell’anno in cui la competenza sulla concorrenza bancaria è passata da Bankitalia all’Antitrust, e mentre gli stranieri corteggiano l’Italia, si può sul serio parlare di gara al ribasso dei costi bancari? Incrociamo le dita. Prevede Pietro Sella, amministratore delegato dell’istituto: «Il 2006 potrà essere un buon anno per chi sarà capace di essere all’altezza». Anche perché è proprio con questa strategia, l’abbattimento dei prezzi, che Rijkman Groenink, presidente di Abn Amro — sotto i riflettori per l’Opa su Antonveneta — ha annunciato venerdì scorso di voler conquistare il nostro Paese. Banca Sella (un saldo positivo dichiarato di 18.645 conti nel 2005: 26.756 chiusi e 45.501 aperti) ha varato l’azzeramento il primo febbraio, quando entravano in vigore i tagli nei gruppi di Alessandro Profumo e Pier Luigi Fabrizi. La direzione si è riunita per «valutare le iniziative della concorrenza». E ha deciso: seguirà l’esempio. «Dal 13 febbraio non applicheremo più le spese di estinzione conto e trasferimento titoli su tutta la gamma dei nostri depositi per privati, una ventina — dice Pietro Sella, amministratore delegato, 37 anni —. Abbiamo preso questa decisione perché c’è molta attenzione a questi costi da parte della clientela. Questo rendeva difficile al correntista percepire la nostra filosofia: tenere i clienti con noi, sì, ma con il positivo e senza barriere all’uscita». Unipol Banca, invece, dovrebbe affrontare la questione nel prossimo consiglio d’amministrazione, il 20 febbraio. «Siamo propensi all’eliminazione delle spese d’estinzione ed è probabile anche l’abolizione di quelle di trasferimento titoli — dice un’ufficiosa fonte interna —. È in corso l’analisi costi-benefici: dovremmo essere in grado di sostenere l’iniziativa». L’istituto guidato da Pierluigi Stefanini risultava fra i più cari nell’inchiesta di CorrierEconomia del 23 gennaio, su quanto costa chiudere il conto: 778,2 euro (con agganciati otto titoli), cifra scesa a 558,42 dopo la riduzione, settimana scorsa, delle commissioni di trasferimento titoli, da 77,47 a 50 euro. Questo sarebbe il secondo passo di Unipol nella stessa direzione. In due settimane. Anche il Sanpaolo Imi, per esempio, che in ottobre ha eliminato le sole spese d’estinzione e ha un saldo positivo di 150 mila conti nel gennaio-novembre 2005 (251 mila aperti, 99 mila chiusi), sta «esaminando il fenomeno dell’abolizione dei costi di trasferimento titoli », posto in rilievo dai competitor. Secondo Pietro Sella è mutato il rapporto con il cliente: che «oggi ricerca il prodotto migliore — dice —. È centrale, è colui che ci dà il pane. Deve sceglierci. L’obiettivo è dargli ciò che cerca». Missione possibile, perché, sostiene Sella, «la parte buona della banca, quella che ti aiuta, nel sistema c’è, esiste». E va anche notato che, fra gli istituti esteri monitorati da Corriere Economia (vedi tabella), solo lo spagnola Bbva (in corsa per Bnl) ha azzerato le commissioni per il trasferimento titoli: qui l’Italia può fare da traino. Ma restano ancora molti passi da fare sul fronte delle spese. In particolare per i prodotti finanziari. La compravendita delle azioni italiane (allo sportello) ha sempre una commissione del 7 per mille, come nel 2003. Acquistare e poi rivendere un pacchetto di 10 mila euro in azioni nello stesso anno costa 140 euro. Cifra che s’impenna a 275 euro se si contano il bollo (34,2 euro) e la spesa media di gestione del dossier (100,8 euro all’anno, media Corriere Economia fra 10 banche). In pratica le commissioni pesano per il 3% sui guadagni. Con Internet si paga un terzo, è vero. Ma era così anche tre anni fa. Alessandra Puato 06 febbraio 2006

07/02/2006

Documento n.5651

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