Il PuntO. Semplice: 2 euro per 30 milioni fa 60 milioni di euro.

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Il PuntO. Semplice: 2 euro per 30 milioni fa 60 milioni di euro. Di Mauro Novelli 1.10.2004

Da PubblicitàItalia n° 31 del 1° ottobre 2004, apprendiamo che, solo nel primo semestre 2004, le banche hanno speso per pubblicità 59,123 milioni di euro (circa 115 miliardi di vecchie lire) con un incremento del 24,8 per cento rispetto al primo semestre 2003 (47,3 milioni di euro). Gran parte di tale “investimento” ha come veicolo i quotidiani di questo paese. Somma ragguardevole, si penserà. Ma non più di tanto. Per mettere assieme l’importo di circa 60 milioni di euro, occorrono 30 milioni di righe di estratto di conto corrente (al costo di 2 euro ciascuna). Numero ragguardevole, si penserà. Ma non più di tanto. Giusto un’operazione in più a semestre per ogni conto corrente in essere. Con due operazioni in più ogni anno, i correntisti rimborsano abbondantemente alle banche i costi di pubblicità per un intero anno. Queste osservazioni non intendono delegittimare l’attività delle banche. Intendono solo evidenziare quanto sia facile per queste “intraprendere”. Il rischio d’impresa è inesistente, potendo contare su flussi in entrata inesauribili: basta annunciare sulla Gazzetta Ufficiale nuovi livelli di spese, aumento di commissioni, maggiori costi per i servizi offerti. O inventare nuove voci di costo. Il 29 settembre scorso, ad esempio, una Cassa di Risparmio annunciava in Gazzetta l’introduzione di una commissione di 5,00 euro per ogni ordine di negoziazione di titoli inoltrato per telefono. Ma 5 euro non bastano. Tale scrittura comporta, infatti, anche una ulteriore riga di estratto conto e l’addebito conseguente. Alcuni giorni fa, sempre la Gazzetta riportava l’”iniziativa” di un paio di banche che avevano deciso di rendere trimestrale l’invio dell’estratto conto titoli. Bel colpo: 6 operazioni in più per ogni titolare di custodia titoli. L’Abi cerca di tenere ferreamente in dibattito l’argomento degli alti costi bancari (contestandoli) e sostiene che basta utilizzare il sito Pattichiari per poter scegliere la banca più conveniente. Non dice che la banca più conveniente oggi potrebbe non risultare tale domani (intendo proprio il giorno dopo). Ne consegue che, ai fini dell’innesto e del sostegno di momenti veri di concorrenza nel settore del credito, va riconosciuta l’assoluta inutilità di tali informazioni. Anche perché chiudere un conto per cambiare banca è, di norma, operazione costosissima e penosa. Alla fin fine, avremo speso qualche centinaia di euro, risolveremo due problemi e ne subiremo tre nuovi. Tanto vale proteggere i nostri diritti e dimostrare di saperlo fare con la nostra attuale banca, ricordando che i nostri diritti sono i loro doveri e viceversa. Una considerazione finale: più abbiamo contornato il nostro conto di servizi accessori, più sarà tormentata la sua eventuale chiusura. Reagiamo ad ogni fidelizzazione forzata. Facciamo un uso ragionato e francescano del nostro conto. Ricordo interessanti riunioni di responsabili di Adusbef con la Confindustria di Pininfarina (oltre 15 anni fa) proprio per cercare di migliorare i rapporti di privati ed aziende con le banche. Oggi le aziende (almeno quelle che contano) sembrano aver risolto i loro problemi (la Confindustria di Montezemolo non dimostra di soffrire molto il rapporto con gli istituti di credito). I quali, come un formicaio disturbato, lascia vecchi tracciati per battere percorsi meno accidentati e raschiano il barile dei privati. Ribadiamo: il meccanismo è perverso e solo il legislatore può cambiarlo, perché le procedure adottate dalle banche sono in linea con i dettami di Banca d’Italia, del CICR e del Testo Unico bancario. Sta a noi evitare che stravincano. Vedremo chi avrà la forza civile così determinata e solida da cancellare il monstrum giuridico costituito da un rapporto tanto sbilanciato.

30/09/2004

Documento n.4156

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