Il PuntO. Non soperchiate quella pignatta ! “5”. La mezz’ora di supplica.

in Il Punto

Il PuntO. Non soperchiate quella pignatta ! “5”. La mezz’ora di supplica.
Di Mauro Novelli. 7-9-2005

La Banca d’Italia è un “Istituto di Diritto pubblico” (art. 20 del Regio Decreto n°375/1936). L’emendamento che presenterà il governo alla legge sul risparmio, ribadisce (anzitutto al governo stesso) tale natura: Punto 2) La Banca d’Italia è istituto di diritto pubblico. La maggioranza delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia è detenuta dallo Stato; la restante parte delle quote può essere detenuta esclusivamente da altri enti pubblici. L’incancrenirsi della vicenda di un governatore dannoso per tutti, anche per le istituzioni europee, che non se ne vuole andare perché “ha rispettato le leggi”, sta mostrando la subalterna impotenza dei nostri politici, ai quali non conviene “mettersi contro le banche” ed i pezzi di carta conservati nei loro archivi. Nessuno ha osato fornire le istituzioni di uno strumento che permetta di gestire le vicende di straordinaria amministrazione di un “istituto di diritto pubblico”, da lustri posseduto da privati. Ciascun politico spera che siano gli altri a ledere le maestà creditizie. Tutti, però si mostrano impegnati, a turno e senza troppo disturbare, in una virile mezz’oretta di supplica. C’è omissione morale di atti d’ufficio? I risparmiatori si arrangino ! Ora i nostri politici guardano speranzosi all’ Europa. Bella figura per l’azienda Italia che alcuni testardi si affaticano a promuovere nel mondo. Si arrangino anche loro ! Gli interessi nazionali si sono ridotti a quelli personali: basta essere rubagalline con alibi. L’Italia si arrangi!

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta! "4". Odorini
Di Mauro Novelli. 4-9-2005

E così, abbiamo rischiato che la pignatta dove si conservano le preziosità del sistema creditizio nostrano venisse scoperchiata. Fortunatamente, chi poteva far saltare il coperchio aveva l’interesse opposto, e la pignatta sta ancora sul fuoco, ben tappata. Il genio della pignatta, però, se l’è vista brutta e, ammaestrato dall’ingegno di Nicola Augusto Otto (inventore della versione moderna del motore a scoppio), ha deciso di sollevare appena un po’ il coperchio. Insomma, è giunto alla conclusione che è meglio dominare ed ammaestrare la pressione interna alla pignatta – dandogli la possibilità di uno sfiatino - piuttosto che essere investiti dalla deflagrazione. Tutti i cointeressati sono avvisati. Accolta dal quotidiano Il Tempo, è comparsa una rubrica a firma BanKoch. Gli argomenti trattati sono dichiarati, ma lo pseudonimo lascia intuire anche l’autore, o il suggeritore. Ecco il vernissage. Da Il Tempo del 3-9-2005.
Banchieri, più numeri e meno giornali.
Inizia da oggi una rubrica, a firma BanKoch, sulle vicende bancarie e finanziarie italiane. È il pensiero di un autorevole esponente di quel mondo. NOTIZIE, signori banchieri. Notizie: numeri, relazioni, documenti. Perché è da lì che si possono formare opinioni e convincimenti anche su questioni delicate come quelle bancarie. Dalla documentazione che le istituzioni mettono a disposizione delle altre. Come accade ad esempio per i banchieri centrali europei quando si incontrano, come è accaduto l’altro giorno Francoforte. Curioso, ad esempio, che qualcuno abbia maturato opinioni e convincimenti sulla situazione della Banca popolare italiana, un tempo Banca popolare di Lodi, sulla base di un ritaglio di stampa del settimanale The Economist e non sulla relazione del banchiere centrale italiano al Cicr. Curioso che in altri Paesi europei vengano letti, tradotti, il Corriere della Sera o Il Sole 24 Ore senza conoscerne le influenze della proprietà. Senza conoscerne nemmeno gli azionisti. Anzi, apprendendone solo negli ultimi giorni i solidi legami azionari con i vertici dell’industria italiana. Curioso, ma essenziale spiegarlo a banchieri che non capiscono l’assedio del governatore italiano davanti all’albergo di Francoforte. Firme dei due principali quotidiani italiani come Elena Polidori e Stefania Tamburello, giornalisti di agenzie di stampa, fotografi, cineoperatori... Ma i numeri, le analisi, i dati, e le norme contano. E alla fine prevalgono e prevarranno sempre sulle tensioni e le campagne mediatiche. I banchieri non si fanno suggestionare dal pettegolezzo o dalle intercettazioni. Da quei testi poco si può comprendere. Lì si può fare dire quel che si vuole. Basta elidere parole, perfino sillabe. E il senso di una frase cambia. Un termine diventa il suo contrario. Ma i numeri no. Quelli resistono. Ci sono. Non si elidono, perché ritornano. Cementano la verità. Danno tranquillità. Fotografano quello che può fare o meno una banca. Avvertono che quell’altra non è in grado di assicurare una sana e prudente gestione. La forza dei numeri, della legge e dei dati è la forza di un banchiere. BanKoch sabato 3 settembre 2005

Prima perla. Il Titolo: “Più numeri e meno giornali”. D’accordo, però anche le intercettazioni riportate dalla stampa trattano proprio di numeri interessanti. Leggiamo che un ingrediente (della pignatta) fa all’altro: “Io avrei bisogno di un affidamento di trenta milioni … per comprare le ENI”. Oppure, scopriamo che l’altro ingrediente, informandosi sullo stato di una pratica di fido, suggerisce al collaboratore: “.. modifica l’importo e fallo anziché di 80 milioni… fallo di 100 milioni”. . Di euro. Seconda perla: “Curioso che in altri Paesi europei vengano letti, tradotti, il Corriere della Sera o Il Sole 24 Ore senza conoscerne le influenze della proprietà.”. La seconda perla non merita commenti. Quanti sono interessati a mantenere ben tappata la pignatta, sappiano comunque che dalla cucina si cominciano a sentire interessanti odorini: da questi, un naso di media sensibilità può risalire agli ingredienti. Almeno a quelli di cui il cuoco non è troppo geloso.

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta 3. Ehi! Funziona !
Di Mauro Novelli – 2 aprile 2005

Se licenziamo qualche perfido ministro che vuole metterci il naso, permetteremo il salvataggio (degli inventori) della Banca Sbrisolona. Se poi la Consob commina multe a banche e banchieri per aver collocato con destrezza titoli improponibili (Cirio, Argentina), i nuovi ammessi alla cogestione della pignatta potrebbero, tra un ringraziamento e l’altro, non trovare il tempo di notificare le penalità ai multati. Infatti, le multe salteranno perché sono trascorsi inutilmente i termini di legge, senza che gli scappellanti abbiano proceduto ai doverosi atti d’ufficio. Ci vuole pazienza. Un consiglio alla Consob: iniziative “fuori routine” mettono solo in evidenza l’impreparazione del burocrate ! Si astenga dal creare difficoltà a chi deve gestire la pignatta !

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta ! 2^ passata.>BR> Di Mauro Novelli 10-3-2005


Domani mattina (11.3.2005) il governo dovrebbe approvare il provvedimento sulla competitività del sistema Italia. Tra le misure, previste con decreto legge, vi è la riduzione (dimezzamento?) dei tempi delle revocatorie fallimentari. In particolare, dato che le maggiori azioni revocatorie (che permettono oggi al curatore di ottenere la restituzione di somme incassate dai creditori negli ultimi due anni) vengono esercitate nei confronti delle banche ( si veda l’azione di Bondi per Parmalat), in questo modo esse saranno particolarmente favorite, visto che sono in grado – prima di ogni altro - di intuire la decozione delle aziende coinvolte da successivo fallimento. Il tutto a svantaggio degli altri creditori (dipendenti, artigiani, commercianti, altri fornitori, Inps). E’ una prospettiva davvero avvilente. Anche per la pignatta, che però non ha gli strumenti intellettuali per capirlo.

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta !
Di Mauro Novelli 6.3.2005

Alla pignatta del sistema bancario italiano si è voluto mantenere il coperchio a vita ed il controllo della concorrenza di settore. Si ritiene generalmente che la conclusione della vicenda “legge sul risparmio” (modifiche del Senato a parte) sia stata la prova dell’esercizio e della manifestazione di possenti poteri, sempre vittoriosi. In altri termini, tutti pensano che le fortune della gestione del contenuto della pignatta siano talmente irrinunciabili da convincere chi oggi li detiene ad impegnarsi ai migliori livelli per mantenere stretti quei vantaggi. Al massimo si può accettare qualche altro compagno di banchetti. Insomma, quella pignatta sarebbe sempre piena di monete d’oro e continuamente riempita in caso di utilizzo del tesoro. Sono solo in minima parte d’accordo con questa “visione”. E’ vero che la pignatta del credito ha continui flussi di alimentazione, ma – secondo me – essa o è vuota o ha un contenuto improponibile. A mio avviso, anche se continuamente alimentato da flebo di mantenimento (si veda la possibilità di variare le entrate bancarie con semplici annunci di aumento di costi e servizi, al di sopra di ogni regola mercantile), il nostro sistema creditizio è debolissimo, in termini di strutture, di risorse umane, di capacità di stare sul mercato, di competere sui mercati internazionali, di economicità ed efficacia dei servizi offerti, di capacità di offrire supporto al sistema produttivo nazionale. Ed è proprio tale debolezza a dover essere accuratamente mimetizzata da bollettini medici che parlano di eccellente salute “industriale” del settore. E per il raggiungimento di questo obbiettivo è necessario che la pignatta abbia un coperchio tenuto chiuso “a vita”, che i controlli sui livelli di concorrenza nel settore siano appannaggio della stessa pignatta, che questa mantenga la sua italianità. Per inciso, è commovente il tentativo di dimostrare che il sistema bancario italiano, in termini di investimenti esterni, è più permeabile di quello di altri paesi: “Gli stranieri posseggono il 7 per cento del nostro credito – fummo informati – mentre noi possediamo solo il 2,5 per cento di sistemi esteri”. Come se possedere il 7 per cento della Cassa Rurale di Trebaseleghe costituisse partecipazione ben più incisiva del misero possesso di un paio di punti percentuali della Barkleys Bank. Ma l’Europa incombe e, prima o poi, la pignatta dovrà essere scoperchiata. Pur ritardando l’evento, la soluzione alla vaccinara della legge sul risparmio approvata alla Camera rischia di allontanare ulteriormente un riassetto “vero” e propulsivo dell’intero settore del nostro credito, in grado di farci competere sui mercati internazionali e di fornire un buon lubrificante al motore produttivo del paese. Si spera solo che, nel frattempo, la pignatta non esploda senza preavvisi. Nel qual caso, si allungherebbe l’elenco dei settori andati in malora negli ultimi venti anni perché non in grado di sussistere senza gli aiutini carpiti ai cittadini: la grande chimica, l’informatica, l’alimentare, la grande distribuzione, l’aviazione civile. Abbiamo invece mantenuto l’auto: la GM ha preferito pagare miliardi di euro pur di lasciarcela. La curiosità rimane: che cosa nasconde quella pignatta?

07/09/2005

Documento n.5031

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