Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “7”. “…corri…presto…mettici la fiducia!”

in Il Punto

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “7”. “…corri…presto…mettici la fiducia!”
Di Mauro Novelli 17 -12-2005

“..Presto ….approva.... approva… se necessario con la fiducia…ma facciamo presto….”. Tutti i nostri notabili hanno scoperto che se si lascia semiscoperchiata la pignatta, si possono produrre danni irreparabili ai potenti, quelli veri, al sistema di potere messo in piedi in anni di fatiche, ai sottosistemi gestiti da clientes fidelizzati; che il trascinarsi della vicenda dei furbetti del concertino sta rendendo edotto il mondo intero delle storture – normative, gestionali, etiche - che regolano il nostro sistema creditizio, ed ha mostrato al pianeta che, in Italia, nessuno può (vuole) rimuovere i direttori d’orchestra anche se non sanno dirigere alcunché, solo perché rispettano le leggi; hanno scoperto che permettendo di focalizzare impietosamente l’attenzione sulla pignatta, la puteolenza raggiunge le narici anche dell’ultimo cittadino di questo paese; che lasciando incancrenire il problema per incapacità di governarlo, vengono a galla tutte le inettitudini, le pochezze, l’assoluta assenza di sensibilità istituzionale di provincialotti che si considerano classe dirigente. Ed allora si faccia presto ad approvare la legge sul risparmio, la versione poco importa! Certo, sarebbe meglio nella versione attuale, con l’Antitrust tenuto fuori dalla pignatta, ma se è proprio necessario si può tornare sulla decisione. Insomma, la pignatta deve essere prontamente richiusa, anche con un coperchio rabberciato. Si faccia presto, perché altrimenti molti cittadini, finora ignari, potrebbero apprendere che Banca d’Italia e Consob possono costituirsi in tribunali speciali (vietati dalla Costituzione) per gli operatori vigilati (banche, società ecc.) poiché se gli ispettori delle due Autorità, nella loro attività di controllo, vengono a conoscenza di reati, non devono denunciare il fatto alla magistratura ma ESCLUSIVAMENTE al Governatore di Banca d’Italia o alla Commissione. Ecco la normativa:
TESTO UNICO BANCARIO Art. 7 - (Segreto d’ufficio e collaborazione tra autorità) [..…] 2. I dipendenti della Banca d’Italia, nell’esercizio delle funzioni di vigilanza, sono pubblici ufficiali e hanno l’obbligo di riferire ESCLUSIVAMENTE AL GOVERNATORE tutte le irregolarità constatate, ANCHE QUANDO ASSUMANO LA VESTE DI REATI. 3. I dipendenti della Banca d’Italia sono vincolati dal segreto d’ufficio.
TESTO UNICO DELLA FINANZA Art. 4 (Collaborazione tra autorità e segreto d’ufficio) [……] Punto 11. I dipendenti della CONSOB, nell’esercizio delle funzioni di vigilanza, sono pubblici ufficiali e hanno l’obbligo di riferire ESCLUSIVAMENTE alla Commissione tutte le irregolarità constatate, ANCHE QUANDO INTEGRINO IPOTESI DI REATO. 12. I dipendenti della CONSOB, i consulenti e gli esperti dei quali la stessa si avvale sono vincolati dal segreto d’ufficio.
Ci chiediamo: quante irregolarità, integranti ipotesi di reato, sono state notificate dai pubblici ufficiali di Bankitalia e Consob “al superiore” ? Alcune si archiviano ed altre no? Quante e quali sono state archiviate? Quale scrivania sta prendendo in considerazione quelle che è conveniente non archiviare? Quali quelle da chiudere in fretta? I miracolati dalle archiviazioni si limitano a tirare un sospiro di sollievo o si mettono a disposizione del miracolante?
Si faccia presto, perché altrimenti molti cittadini, finora ignari, potrebbero apprendere che per le valutazioni dei tassi usurari nelle aperture di credito, Bankitalia ha deciso di fornire al Ministero dell’Economia solo le entità di tasso medio, non considerando nel calcolo (come “imporrebbe” la legge antiusura) ogni altra voce di dazione affrontata da chi ha richiesto il prestito: la commissione di massimo scoperto, i costi discendenti dall’applicazione dei giorni di valuta ecc. Si faccia presto, perché altrimenti molti cittadini, finora ignari, potrebbero apprendere che è una legge della Repubblica a permettere alle banche - senza informare direttamente i correntisti - di variare a loro piacimento tassi, costi, commissioni applicati ai servizi venduti alla generalità della clientela, con la cadenza che le banche stesse ritengono più funzionale, con i rincari ritenuti più confacenti, al di fuori di ogni valutazione economica aziendale, al di fuori di ogni piano industriale o finanziario, al di fuori di ogni civiltà mercantile; che le banche possono decidere di inventare di sana pianta nuove voci di costo, mai considerate dai contratti già sottoscritti, ma in essi imposte ex novo a loro vantaggio, al di fuori di ogni civiltà giuridica. Ed infatti, ad informare il correntista degli aumenti di costo o delle nuove spese è l’ annuncio inserito dalla sua banca sulla “Gazzetta Ufficiale - 2^ parte – altri annunci commerciali”. DALLE NUOVE NORME DEL CICR: TRASPARENZA DELLE OPERAZIONI E DEI SERVIZI FINANZIARI - SEZIONE II - PUBBLICITÀ E INFORMAZIONE PRECONTRATTUALE
[….] 2. COMUNICAZIONE DELLE VARIAZIONI CONTRATTUALI SFAVOREVOLI ALLA CLIENTELA […omissis…] Le variazioni contrattuali sfavorevoli di tipo generalizzato (35), come previsto dalla delibera del CICR del 4 marzo 2003, possono essere comunicate in forma impersonale, mediante l’inserzione di appositi avvisi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
“Veloci !!”, perché l’elenco dei bond spazzatura venduti a danno di risparmiatori può anche essere pubblicato, ma l’elenco di amici degli amici che avevano investimenti garantiti nel capitale e nei rendimenti (vertiginosi), dei capitani di finanza in auge perché beneficiati da notizie riservate, di coloro che investivano lucrosamente soldi non loro, poffarre! quegli elenchi proprio non possono uscire, quantomeno prima d’aver fatto finta di aver provveduto a salvaguardare il risparmio degli italiani! “Scattare !!” altrimenti qualche cittadino – visto quel che sta accadendo - potrebbe cominciare a chiedersi a che servono, che cosa fanno, quanto costano, oltre ottomila dipendenti di Bankitalia (governatore compreso) se non sono neanche in grado di mantenere (anche solo nominalmente) presentabile il settore creditizio italiano.

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “6”. “….a san Vitùr a ciapa i BOT”
Di Mauro Novelli 14-12-2005 Sulla vicenda delle aggressioni per OPA “barbare”, della tenuta dei confini dell’impero da parte del governatorbankitalia Fazio, dell’estate brava dei furbetti del quartierino, la coraggiosa nostra classe politica ha sperato bene che prima BCE, poi la Commissione Europea, poi ancora la magistratura le togliessero le castagne dal fuoco. Dopo la pubblicazione delle famose intercettazioni d’affari, il massimo della espressione di virilità dei nostri politici è stato una maschia mossetta di supplica. Per tutti, il problema non era la permanenza di Fazio…... La magistratura ancora una volta ha dovuto sopperire all’assenza dei machi della politica. I quali, visti i successi (nominali) delle accuse di giustizialismo ed esibizionismo sparati addosso a chi, nel 1992, pensava bene di fare il proprio lavoro mettendo sotto accusa i politici che forse avevano rubato, cominciano a riproporre oggi le stesse accuse ai giudici per aver scoperchiato l’altra maleodorante pignatta, stavolta bancaria. Per quei giudici, aspettiamoci domani, nella vicenda dei banchieri, le stesse accuse di “invasione di campo” effettuate dieci anni fa per la vicenda dei politici. Con una variante: anche stavolta (e siamo alla recidiva) molti politici saranno tirati in ballo a fianco di banchieri benefattori, perché oggetto delle loro attenzioni finanziarie. Cominciamo a capire perché gli eventuali elenchi di miracolati non potevano essere lasciati alla gestione di banchieri “barbari”. Meglio una gestione “italiana”, magari con sportello interno a San Vitùr dove ciapar i BOT.
Il Punto. Non soperchiate quella pignatta ! “5”. La mezz’ora di supplica.
Di Mauro Novelli. 7.9.2005
La Banca d’Italia è un “Istituto di Diritto pubblico” (art. 20 del Regio Decreto n°375/1936). L’emendamento che presenterà il governo alla legge sul risparmio, ribadisce (anzitutto al governo stesso) tale natura: Punto 2) La Banca d’Italia è istituto di diritto pubblico. La maggioranza delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia è detenuta dallo Stato; la restante parte delle quote può essere detenuta esclusivamente da altri enti pubblici. L’incancrenirsi della vicenda di un governatore dannoso per tutti, anche per le istituzioni europee, che non se ne vuole andare perché “ha rispettato le leggi”, sta mostrando la subalterna impotenza dei nostri politici, ai quali non conviene “mettersi contro le banche” ed i pezzi di carta conservati nei loro archivi. Nessuno ha osato fornire le istituzioni di uno strumento che permetta di gestire le vicende di straordinaria amministrazione di un “istituto di diritto pubblico”, da lustri posseduto da privati. Ciascun politico spera che siano gli altri a ledere le maestà creditizie. Tutti, però si mostrano impegnati, a turno e senza troppo disturbare, in una virile mezz’oretta di supplica. C’è omissione morale di atti d’ufficio? I risparmiatori si arrangino ! Ora i nostri politici guardano speranzosi all’ Europa. Bella figura per l’azienda Italia che alcuni testardi si affaticano a promuovere nel mondo. Si arrangino anche loro ! Gli interessi nazionali si sono ridotti a quelli personali: basta essere rubagalline con alibi. L’Italia si arrangi!
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta! "4". Odorini.
Di Mauro Novelli. 4-9-2005 E così, abbiamo rischiato che la pignatta dove si conservano le preziosità del sistema creditizio nostrano venisse scoperchiata. Fortunatamente, chi poteva far saltare il coperchio aveva l’interesse opposto, e la pignatta sta ancora sul fuoco, ben tappata. Il genio della pignatta, però, se l’è vista brutta e, ammaestrato dall’ingegno di Nicola Augusto Otto (inventore della versione moderna del motore a scoppio), ha deciso di sollevare appena un po’ il coperchio. Insomma, è giunto alla conclusione che è meglio dominare ed ammaestrare la pressione interna alla pignatta – dandogli la possibilità di uno sfiatino - piuttosto che essere investiti dalla deflagrazione. Tutti i cointeressati sono avvisati. Accolta dal quotidiano Il Tempo, è comparsa una rubrica a firma BanKoch. Gli argomenti trattati sono dichiarati, ma lo pseudonimo lascia intuire anche l’autore, o il suggeritore. Ecco il vernissage. Da Il Tempo del 3-9-2005. Banchieri, più numeri e meno giornali. Inizia da oggi una rubrica, a firma BanKoch, sulle vicende bancarie e finanziarie italiane. È il pensiero di un autorevole esponente di quel mondo. NOTIZIE, signori banchieri. Notizie: numeri, relazioni, documenti. Perché è da lì che si possono formare opinioni e convincimenti anche su questioni delicate come quelle bancarie. Dalla documentazione che le istituzioni mettono a disposizione delle altre. Come accade ad esempio per i banchieri centrali europei quando si incontrano, come è accaduto l’altro giorno Francoforte. Curioso, ad esempio, che qualcuno abbia maturato opinioni e convincimenti sulla situazione della Banca popolare italiana, un tempo Banca popolare di Lodi, sulla base di un ritaglio di stampa del settimanale The Economist e non sulla relazione del banchiere centrale italiano al Cicr. Curioso che in altri Paesi europei vengano letti, tradotti, il Corriere della Sera o Il Sole 24 Ore senza conoscerne le influenze della proprietà. Senza conoscerne nemmeno gli azionisti. Anzi, apprendendone solo negli ultimi giorni i solidi legami azionari con i vertici dell’industria italiana. Curioso, ma essenziale spiegarlo a banchieri che non capiscono l’assedio del governatore italiano davanti all’albergo di Francoforte. Firme dei due principali quotidiani italiani come Elena Polidori e Stefania Tamburello, giornalisti di agenzie di stampa, fotografi, cineoperatori... Ma i numeri, le analisi, i dati, e le norme contano. E alla fine prevalgono e prevarranno sempre sulle tensioni e le campagne mediatiche. I banchieri non si fanno suggestionare dal pettegolezzo o dalle intercettazioni. Da quei testi poco si può comprendere. Lì si può fare dire quel che si vuole. Basta elidere parole, perfino sillabe. E il senso di una frase cambia. Un termine diventa il suo contrario. Ma i numeri no. Quelli resistono. Ci sono. Non si elidono, perché ritornano. Cementano la verità. Danno tranquillità. Fotografano quello che può fare o meno una banca. Avvertono che quell’altra non è in grado di assicurare una sana e prudente gestione. La forza dei numeri, della legge e dei dati è la forza di un banchiere. BanKoch sabato 3 settembre 2005 Prima perla. Il Titolo: “Più numeri e meno giornali”. D’accordo, però anche le intercettazioni riportate dalla stampa trattano proprio di numeri interessanti. Leggiamo che un ingrediente (della pignatta) fa all’altro: “Io avrei bisogno di un affidamento di trenta milioni … per comprare le ENI”. Oppure, scopriamo che l’altro ingrediente, informandosi sullo stato di una pratica di fido, suggerisce al collaboratore: “.. modifica l’importo e fallo anziché di 80 milioni… fallo di 100 milioni”. . Di euro. Seconda perla: “Curioso che in altri Paesi europei vengano letti, tradotti, il Corriere della Sera o Il Sole 24 Ore senza conoscerne le influenze della proprietà.”. La seconda perla non merita commenti. Quanti sono interessati a mantenere ben tappata la pignatta, sappiano comunque che dalla cucina si cominciano a sentire interessanti odorini: da questi, un naso di media sensibilità può risalire agli ingredienti. Almeno a quelli di cui il cuoco non è troppo geloso.
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta 3. Ehi! Funziona !
Di Mauro Novelli – 2 aprile 2005 Se licenziamo qualche perfido ministro che vuole metterci il naso, permetteremo il salvataggio (degli inventori) della Banca Sbrisolona. Se poi la Consob commina multe a banche e banchieri per aver collocato con destrezza titoli improponibili (Cirio, Argentina), i nuovi ammessi alla cogestione della pignatta potrebbero, tra un ringraziamento e l’altro, non trovare il tempo di notificare le penalità ai multati. Infatti, le multe salteranno perché sono trascorsi inutilmente i termini di legge, senza che gli scappellanti abbiano proceduto ai doverosi atti d’ufficio. Ci vuole pazienza. Un consiglio alla Consob: iniziative “fuori routine” mettono solo in evidenza l’impreparazione del burocrate ! Si astenga dal creare difficoltà a chi deve gestire la pignatta !
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta ! 2^ passata.
Di Mauro Novelli 10-3-2005 Domani mattina (11.3.2005) il governo dovrebbe approvare il provvedimento sulla competitività del sistema Italia. Tra le misure, previste con decreto legge, vi è la riduzione (dimezzamento?) dei tempi delle revocatorie fallimentari. In particolare, dato che le maggiori azioni revocatorie (che permettono oggi al curatore di ottenere la restituzione di somme incassate dai creditori negli ultimi due anni) vengono esercitate nei confronti delle banche ( si veda l’azione di Bondi per Parmalat), in questo modo esse saranno particolarmente favorite, visto che sono in grado – prima di ogni altro - di intuire la decozione delle aziende coinvolte da successivo fallimento. Il tutto a svantaggio degli altri creditori (dipendenti, artigiani, commercianti, altri fornitori, Inps). E’ una prospettiva davvero avvilente. Anche per la pignatta, che però non ha gli strumenti intellettuali per capirlo.
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta !
Di Mauro Novelli 6.3.2005 Alla pignatta del sistema bancario italiano si è voluto mantenere il coperchio a vita ed il controllo della concorrenza di settore. Si ritiene generalmente che la conclusione della vicenda “legge sul risparmio” (modifiche del Senato a parte) sia stata la prova dell’esercizio e della manifestazione di possenti poteri, sempre vittoriosi. In altri termini, tutti pensano che le fortune della gestione del contenuto della pignatta siano talmente irrinunciabili da convincere chi oggi li detiene ad impegnarsi ai migliori livelli per mantenere stretti quei vantaggi. Al massimo si può accettare qualche altro compagno di banchetti. Insomma, quella pignatta sarebbe sempre piena di monete d’oro e continuamente riempita in caso di utilizzo del tesoro. Sono solo in minima parte d’accordo con questa “visione”. E’ vero che la pignatta del credito ha continui flussi di alimentazione, ma – secondo me – essa o è vuota o ha un contenuto improponibile. A mio avviso, anche se continuamente alimentato da flebo di mantenimento (si veda la possibilità di variare le entrate bancarie con semplici annunci di aumento di costi e servizi, al di sopra di ogni regola mercantile), il nostro sistema creditizio è debolissimo, in termini di strutture, di risorse umane, di capacità di stare sul mercato, di competere sui mercati internazionali, di economicità ed efficacia dei servizi offerti, di capacità di offrire supporto al sistema produttivo nazionale. Ed è proprio tale debolezza a dover essere accuratamente mimetizzata da bollettini medici che parlano di eccellente salute “industriale” del settore. E per il raggiungimento di questo obbiettivo è necessario che la pignatta abbia un coperchio tenuto chiuso “a vita”, che i controlli sui livelli di concorrenza nel settore siano appannaggio della stessa pignatta, che questa mantenga la sua italianità. Per inciso, è commovente il tentativo di dimostrare che il sistema bancario italiano, in termini di investimenti esterni, è più permeabile di quello di altri paesi: “Gli stranieri posseggono il 7 per cento del nostro credito – fummo informati – mentre noi possediamo solo il 2,5 per cento di sistemi esteri”. Come se possedere il 7 per cento della Cassa Rurale di Trebaseleghe costituisse partecipazione ben più incisiva del misero possesso di un paio di punti percentuali della Barkleys Bank. Ma l’Europa incombe e, prima o poi, la pignatta dovrà essere scoperchiata. Pur ritardando l’evento, la soluzione alla vaccinara della legge sul risparmio approvata alla Camera rischia di allontanare ulteriormente un riassetto “vero” e propulsivo dell’intero settore del nostro credito, in grado di farci competere sui mercati internazionali e di fornire un buon lubrificante al motore produttivo del paese. Si spera solo che, nel frattempo, la pignatta non esploda senza preavvisi. Nel qual caso, si allungherebbe l’elenco dei settori andati in malora negli ultimi venti anni perché non in grado di sussistere senza gli aiutini carpiti ai cittadini: la grande chimica, l’informatica, l’alimentare, la grande distribuzione, l’aviazione civile. Abbiamo invece mantenuto l’auto: la GM ha preferito pagare miliardi di euro pur di lasciarcela. La curiosità rimane: che cosa nasconde quella pignatta?

18/12/2005

Documento n.5439

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