Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “10”. Un programma minimo per Draghi

in Il Punto

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “10”. Un programma minimo per Draghi
Di Mauro Novelli 7.1.2006

La Guardia di Finanza sta cercando il tesoretto di Fiorani. Alcuni media parlano di 800 milioni di euro, 1.550 miliardi di vecchie lire. Al netto dei legittimi stipendi dell’interessato, la somma è notevole. Come è possibile che un banchiere sia in grado di saccheggiare le somme affidategli dai suoi creditori (i depositanti, svegli o dormienti che siano) e le attività della banca che amministra senza che la Vigilanza di Bankitalia sia in grado di monitorare tempestivamente la gli strumenti finanziari adottati dal mariuolo e denunciarlo? Come è stato possibile che la Vigilanza, nella sua attività ispettiva, non abbia acquisito alcun elemento per avvisare il Governatore Fazio che stava andando a braccetto con un banchiere indegno? Che stava privilegiando un mariuolo di periferia rispetto a banchieri esteri di primo piano? Che avrebbe offerto il fianco a chi sostiene che “questa italica vicenda è la dimostrazione che, gratta gratta, tanto gli Italiani sono tutti mafiosi, banchieri e Governatori compresi”? Che, all’osteria, Tonino possa essere stato ingannato dal falso amico Gianpy è già difficile da accettare, ma è addirittura assurdo pensare che, nell’esercizio delle loro funzioni, un banchierino abbia “infilato” tanto facilmente il Governatore di Bankitalia. Se così è stato, temiamo che altri banchierini si siano esercitati nello stesso sport: invitiamo Fazio a chiedere i danni ai suoi ispettori che gli hanno taciuto i risultati delle ispezioni. Ci chiediamo: possibile che i meccanismi truffaldini “scoperti” (anche se mai seriamente contrastati) nella vicenda Bipop non abbiano insegnato nulla a Bankitalia? Possibile che dopo il settembre 2001, si sia deciso semplicemente di cambiare cavallo, passando dalla Bipop alla Banca Popolare di Lodi, per rivedere l’assetto finanziario di questo paese, come se fosse “cosa loro”? Possibile che quelle operazioni non abbiano creato il minimo sospetto (seguito da denuncia, come impone la legge antiriciclaggio) nei dipendenti bancari che quelle operazioni milionarie hanno dovute eseguire? Oppure, dobbiamo ipotizzare che fossero ben conosciuti (da tutti gli addetti ai lavori) ma considerati naturalmente insiti nel sistema economico-politico-finanziario messo in piedi a fine secolo scorso e, pertanto, generalmente accettati e liberamente utilizzabili (da tutti gli addetti ai lavori). Con moral suasion o altri strumenti che provvederà ad impostare o a richiedere al legislatore, il Governatore Draghi dovrebbe impegnarsi perché: - non sia più così facile per il debitore (banca) derubare i suoi creditori (clienti): fornisca alla Vigilanza nuovi strumenti che ne supportino una capacità ispettiva , oggi in veloce ed evidente declino; fornisca nuove professionalità all’unica incombenza seria rimasta a Bankitalia: può scegliere tra gli oltre ottomila dipendenti dell’Istituto; - renda desueto il punto 2 dell’art. 7 del TUB (incostituzionale perché viola gli art. 3, 25 e 103 della Costituzione): se viene informato dagli ispettori di ipotesi di reato rilevate nell’attività di vigilanza, le sottoponga alla immediata valutazione della magistratura e ne dia pubblica informazione; specie se si tratta di violazioni delle norme antiriciclaggio a carico di banchieri mariuoli; si impegni, inoltre, perché i 300 mila dipendenti bancari rispettino quelle stesse norme, denunciando le operazioni sospette, anche se imposte dalla direzione dell’azienda per cui operano; - le variazioni di prezzi, spese e commissioni permesse dal famigerato (e da abrogare) art. 118 del Testo Unico Bancario siano almeno accompagnate da “giustificato motivo”, come indica la legge n° 52 del 1996 sulle clausole vessatorie, e non siano più rivedibili almeno per un anno; - accentri in Banca d’Italia una banca dati anagrafica di conti bancari e custodie titoli fermi da più di cinque anni, perché i creditori aventi diritto (gli eredi del titolare, ad esempio) possano avere accesso ai dati ed avere informazioni su semplice interrogazione. Si potrà così evitare il loro saccheggio da parte di banchierini, pronti ( se scoperti) a battersi il petto oltre le domenicali abitudini; - siano denunciate e punite le banche che utilizzano la Gazzetta Ufficiale per inserire nuove voci di costo da applicare a contratti bancari già in essere, creando in tal modo una novazione unilaterale ed illegittima; - siano effettivamente applicati gli articoli del TUB circa l’onorabilità degli amministratori delle banche; - non permetta più la compra-vendita di “sportelli-bestiame”: i creditori siano avvisati preventivamente del fatto che il debitore sta per cambiare, perché possano in anticipo decidere se accettare o meno che i loro crediti siano a carico di nuove entità debitrici. Trattandosi di cessione di debiti e non di crediti, l’affidabilità e la solvibilità del nuovo debitore deve poter essere valutata preventivamente; - crei sul sito di Bankitalia spazi informativi per gli utenti bancari (copi da quello della FED o da quello dalla Banca Centrale Spagnola) su cui riportare - in tempo reale e per ogni banca - ogni variazione dei termini finanziari dei contratti decisa dalla banca stessa, con l’entità di costi, spese, commissioni e tassi definita in termini assoluti e non come semplice indicazione di aumenti (in euro o in percentuale) da applicare a grandezze precedenti e quasi sempre sconosciute ai correntisti; - consideri l’ Antitrust e la Consob alleati di cui approfittare e non concorrenti da sminuire; cominci a valutare la possibilità di trasferimento di qualche migliaio di suoi dipendenti verso quelle Autorità il cui personale è sottodimensionato; - per scendere nei particolari, un solo suggerimento dei mille che Adusbef può fornire: imponga alle banche di non eludere il diritto del cliente a chiudere il rapporto attraverso l’applicazione di spese di chiusura dei conti e di trasferimento di titoli di entità inaudita ed insostenibile, oltretutto ingiustificata, vista ad esempio la dematerializzazione dei titoli mobiliari; - non si trinceri dietro la mancanza di strumenti legislativi: imponga al legislatore di crearne di più incisivi ed efficaci; - insomma, operi perché il sistema bancario italiano possa godere, come nel resto d’Europa, dei vantaggi e dei benefici di una concorrenza corretta e trasparente, di cui non ha mai potuto approfittare; non ceda all’abusato contrabbandare la non concorrenzialità del sistema per sua stabilità. Programma arduo e difficile? Di grazia, è solo minimale: in un paese civile dovrebbe essere meno onerosa la sua realizzazione che mantenere in piedi i meccanismi di rapina dei risparmiatori. Buon lavoro, Governatore. Metta all’angolo i saccheggiatori e promuova i coltivatori. Con l’augurio – per tutti – che chi ha il compito di mantenere efficiente, in buona salute e bonificato il settore bancario, non si limiti a rispettare la legge.

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “9”. UnipolBanca e le scorciatoie”
Di Mauro Novelli 4.2006

Banca Nazionale del Lavoro ha 698 sportelli, 8 filiali all’estero (è presente in 21 paesi). Ha una struttura ben consolidata, negozi finanziari ed una rete di promotori. Anche Unipol è proprietaria di una banca: Unipol Banca (nata nel 1998) ha 251 sportelli e 46 negozi finanziari presso altrettante agenzie assicurative. Ha acquistato sul mercato agenzie da varie banche (Banca di Roma, Antonveneta ecc.) con la soluzione “sportello bestiame” (soluzione appoggiata da Bankitalia), accessoriato – oltre che da macchinari, sanitari e banche dati – anche da impiegati e clienti, questi ultimi avvisati che il debitore era cambiato, che con i loro depositi erano diventati creditori di Unipol Banca, ma solo a cose fatte. Ha ben approfittato dei meccanismi di variazione di costi, spese, commissioni, tassi mettendo semplici annunci sulla Gazzetta Ufficiale, seconda parte, altri annunci commerciali. Ricordo una imbarazzata meraviglia alla lettura dell’annuncio di Unipol Banca sulla Gazzetta dell’8 settembre 2004, che tra l’altro imponeva 100 euro per “Spese di estinzione rapporto”: ai migliori livelli di ben più navigati istituti di credito. Mi chiedo: perché Unipol non ha continuato con le acquisizioni sul mercato? [Da tempo invece non mi chiedo più perché Unipol Banca non abbia voluto portare una ventata d’aria fresca nel nostro settore creditizio.] Perché si è imbarcata nell’Opa BNL? Solo per recuperare sui tempi di “avviamento/professionalizzazione”? L’iniziativa è stata la naturale realizzazione di un piano industriale predisposto dagli amministratori, oppure è stata suggerita dall’esterno, “per far contro il nemico una barriera”?

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “8”. “Lustrationes”
Di Mauro Novelli 20-12-2005

Tra i riti sacri della Roma antica, le lustrationes hanno sempre rivestito una importanza rilevante. Scopo della lustratio era la purificazione, la liberazione da influssi malefici della cosa da “lustrare”. Si lustravano le armi, i campi, la città, ecc. In particolare, ogni cinque anni, si procedeva alla lustratio populi, che aveva il censo quale oggetto da purificare. In questo caso, gli operatori erano dei magistrati, i censores appunto, che ogni cinque anni (è il nostro “lustro”) celebravano il rito con i tre animali maiale, ariete e toro (suovetaurilia) fatti girare in processione tre volte attorno al popolo riunito in Campo Marzio, per poi essere immolati. Abbiamo mantenuto quel rito, rendendolo molto più efficace. Oggi infatti, i nostri magistrati possono procedere alle lustrationes non più ogni cinque anni, ma ogni dieci – dodici: nel 1982 con la purificazione resa necessaria dall’aver scoperchiato la pignatta della P2; dieci anni dopo, con “Mani pulite”, per la pignatta politica (politici dominanti con banche al seguito); oggi con la callidunculo-argentaria lustratioper purificare il paese dai miasmi della pignatta furbetto-bancaria (finanza dominante con politici al seguito). Non sempre il rito riesce; a volte occorre ripeterlo. Valuteremo l’efficacia della lustratio intrapresa in questi giorni, e vorremmo non dare appuntamento ai magistrati officianti tra un paio di legislature.

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “7”. “…corri…presto…mettici la fiducia!”
Di Mauro Novelli 17 -12-2005

“..Presto ….approva.... approva… se necessario con la fiducia…ma facciamo presto….”. Tutti i nostri notabili hanno scoperto che se si lascia semiscoperchiata la pignatta, si possono produrre danni irreparabili ai potenti, quelli veri, al sistema di potere messo in piedi in anni di fatiche, ai sottosistemi gestiti da clientes fidelizzati; che il trascinarsi della vicenda dei furbetti del concertino sta rendendo edotto il mondo intero delle storture – normative, gestionali, etiche - che regolano il nostro sistema creditizio, ed ha mostrato al pianeta che, in Italia, nessuno può (vuole) rimuovere i direttori d’orchestra anche se non sanno dirigere alcunché, solo perché rispettano le leggi; hanno scoperto che permettendo di focalizzare impietosamente l’attenzione sulla pignatta, la puteolenza raggiunge le narici anche dell’ultimo cittadino di questo paese; che lasciando incancrenire il problema per incapacità di governarlo, vengono a galla tutte le inettitudini, le pochezze, l’assoluta assenza di sensibilità istituzionale di provincialotti che si considerano classe dirigente. Ed allora si faccia presto ad approvare la legge sul risparmio, la versione poco importa! Certo, sarebbe meglio nella versione attuale, con l’Antitrust tenuto fuori dalla pignatta, ma se è proprio necessario si può tornare sulla decisione. Insomma, la pignatta deve essere prontamente richiusa, anche con un coperchio rabberciato. Si faccia presto, perché altrimenti molti cittadini, finora ignari, potrebbero apprendere che Banca d’Italia e Consob possono costituirsi in tribunali speciali (vietati dalla Costituzione) per gli operatori vigilati (banche, società ecc.) poiché se gli ispettori delle due Autorità, nella loro attività di controllo, vengono a conoscenza di reati, non devono denunciare il fatto alla magistratura ma ESCLUSIVAMENTE al Governatore di Banca d’Italia o alla Commissione. Ecco la normativa:
TESTO UNICO BANCARIO Art. 7 - (Segreto d’ufficio e collaborazione tra autorità) [..…] 2. I dipendenti della Banca d’Italia, nell’esercizio delle funzioni di vigilanza, sono pubblici ufficiali e hanno l’obbligo di riferire ESCLUSIVAMENTE AL GOVERNATORE tutte le irregolarità constatate, ANCHE QUANDO ASSUMANO LA VESTE DI REATI. 3. I dipendenti della Banca d’Italia sono vincolati dal segreto d’ufficio.
TESTO UNICO DELLA FINANZA Art. 4 (Collaborazione tra autorità e segreto d’ufficio) [……] Punto 11. I dipendenti della CONSOB, nell’esercizio delle funzioni di vigilanza, sono pubblici ufficiali e hanno l’obbligo di riferire ESCLUSIVAMENTE alla Commissione tutte le irregolarità constatate, ANCHE QUANDO INTEGRINO IPOTESI DI REATO. 12. I dipendenti della CONSOB, i consulenti e gli esperti dei quali la stessa si avvale sono vincolati dal segreto d’ufficio.
Ci chiediamo: quante irregolarità, integranti ipotesi di reato, sono state notificate dai pubblici ufficiali di Bankitalia e Consob “al superiore” ? Alcune si archiviano ed altre no? Quante e quali sono state archiviate? Quale scrivania sta prendendo in considerazione quelle che è conveniente non archiviare? Quali quelle da chiudere in fretta? I miracolati dalle archiviazioni si limitano a tirare un sospiro di sollievo o si mettono a disposizione del miracolante?
Si faccia presto, perché altrimenti molti cittadini, finora ignari, potrebbero apprendere che per le valutazioni dei tassi usurari nelle aperture di credito, Bankitalia ha deciso di fornire al Ministero dell’Economia solo le entità di tasso medio, non considerando nel calcolo (come “imporrebbe” la legge antiusura) ogni altra voce di dazione affrontata da chi ha richiesto il prestito: la commissione di massimo scoperto, i costi discendenti dall’applicazione dei giorni di valuta ecc. Si faccia presto, perché altrimenti molti cittadini, finora ignari, potrebbero apprendere che è una legge della Repubblica a permettere alle banche - senza informare direttamente i correntisti - di variare a loro piacimento tassi, costi, commissioni applicati ai servizi venduti alla generalità della clientela, con la cadenza che le banche stesse ritengono più funzionale, con i rincari ritenuti più confacenti, al di fuori di ogni valutazione economica aziendale, al di fuori di ogni piano industriale o finanziario, al di fuori di ogni civiltà mercantile; che le banche possono decidere di inventare di sana pianta nuove voci di costo, mai considerate dai contratti già sottoscritti, ma in essi imposte ex novo a loro vantaggio, al di fuori di ogni civiltà giuridica. Ed infatti, ad informare il correntista degli aumenti di costo o delle nuove spese è l’ annuncio inserito dalla sua banca sulla “Gazzetta Ufficiale - 2^ parte – altri annunci commerciali”. CICR: Deliberazione - 4.3.03 (trasparenza) Gazzetta Ufficiale N. 72 del 27 Marzo 2003 COMITATO INTERMINISTERIALE PER IL CREDITO ED IL RISPARMIO DELIBERAZIONE 4 marzo 2003 Disciplina della trasparenza delle condizioni contrattuali delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari. […] SEZIONE III Comunicazioni alla clientela Art. 11. Comunicazioni delle variazioni contrattuali sfavorevoli alla clientela 1. Nei contratti di durata, le variazioni sfavorevoli al cliente, riguardanti tassi di interesse, prezzi e altre condizioni delle operazioni e dei servizi, sono comunicate al cliente con la chiara evidenziazione delle variazioni intervenute. 2. Le variazioni sfavorevoli generalizzate possono essere comunicate alla clientela in modo impersonale, mediante apposite inserzioni nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, anche ai fini dell’esercizio del diritto di recesso previsto dall’art. 118, comma 3, del testo unico bancario. 3. Le variazioni di cui al comma 2 sono in ogni caso comunicate individualmente al cliente alla prima occasione utile, nell’ambito delle comunicazioni periodiche o di quelle riguardanti operazioni specifiche. 4. Le modifiche di tasso conseguenti a variazioni di parametri contrattualmente previsti e indipendenti dalla volontà delle parti non sono soggette agli obblighi di comunicazione di cui al presente articolo. 5. La Banca d?Italia emana disposizioni relative al contenuto e alle modalità delle comunicazioni. Dalla Vigilanza di Bankitalia DALLE NUOVE NORME DEL CICR: TRASPARENZA DELLE OPERAZIONI E DEI SERVIZI FINANZIARI
SEZIONE II - PUBBLICITÀ E INFORMAZIONE PRECONTRATTUALE
[….] 2. COMUNICAZIONE DELLE VARIAZIONI CONTRATTUALI SFAVOREVOLI ALLA CLIENTELA […omissis…] Le variazioni contrattuali sfavorevoli di tipo generalizzato (35), come previsto dalla delibera del CICR del 4 marzo 2003, possono essere comunicate in forma impersonale, mediante l’inserzione di appositi avvisi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. “Veloci !!”, perché l’elenco dei bond spazzatura venduti a danno di risparmiatori può anche essere pubblicato, ma l’elenco di amici degli amici che avevano investimenti garantiti nel capitale e nei rendimenti (vertiginosi), dei capitani di finanza in auge perché beneficiati da notizie riservate, di coloro che investivano lucrosamente soldi non loro, poffarre! quegli elenchi proprio non possono uscire, quantomeno prima d’aver fatto finta di aver provveduto a salvaguardare il risparmio degli italiani! “Scattare !!” altrimenti qualche cittadino – visto quel che sta accadendo - potrebbe cominciare a chiedersi a che servono, che cosa fanno, quanto costano, oltre ottomila dipendenti di Bankitalia (governatore compreso) se non sono neanche in grado di mantenere (anche solo nominalmente) presentabile il settore creditizio italiano.

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta “6”. “….a san Vitùr a ciapa i BOT”
Di Mauro Novelli 14-12-2005 Sulla vicenda delle aggressioni per OPA “barbare”, della tenuta dei confini dell’impero da parte del governatorbankitalia Fazio, dell’estate brava dei furbetti del quartierino, la coraggiosa nostra classe politica ha sperato bene che prima BCE, poi la Commissione Europea, poi ancora la magistratura le togliessero le castagne dal fuoco. Dopo la pubblicazione delle famose intercettazioni d’affari, il massimo della espressione di virilità dei nostri politici è stato una maschia mossetta di supplica. Per tutti, il problema non era la permanenza di Fazio…... La magistratura ancora una volta ha dovuto sopperire all’assenza dei machi della politica. I quali, visti i successi (nominali) delle accuse di giustizialismo ed esibizionismo sparati addosso a chi, nel 1992, pensava bene di fare il proprio lavoro mettendo sotto accusa i politici che forse avevano rubato, cominciano a riproporre oggi le stesse accuse ai giudici per aver scoperchiato l’altra maleodorante pignatta, stavolta bancaria. Per quei giudici, aspettiamoci domani, nella vicenda dei banchieri, le stesse accuse di “invasione di campo” effettuate dieci anni fa per la vicenda dei politici. Con una variante: anche stavolta (e siamo alla recidiva) molti politici saranno tirati in ballo a fianco di banchieri benefattori, perché oggetto delle loro attenzioni finanziarie. Cominciamo a capire perché gli eventuali elenchi di miracolati non potevano essere lasciati alla gestione di banchieri “barbari”. Meglio una gestione “italiana”, magari con sportello interno a San Vitùr dove ciapar i BOT.
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta ! “5”. La mezz’ora di supplica.
Di Mauro Novelli. 7.9.2005
La Banca d’Italia è un “Istituto di Diritto pubblico” (art. 20 del Regio Decreto n°375/1936). L’emendamento che presenterà il governo alla legge sul risparmio, ribadisce (anzitutto al governo stesso) tale natura: Punto 2) La Banca d’Italia è istituto di diritto pubblico. La maggioranza delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia è detenuta dallo Stato; la restante parte delle quote può essere detenuta esclusivamente da altri enti pubblici. L’incancrenirsi della vicenda di un governatore dannoso per tutti, anche per le istituzioni europee, che non se ne vuole andare perché “ha rispettato le leggi”, sta mostrando la subalterna impotenza dei nostri politici, ai quali non conviene “mettersi contro le banche” ed i pezzi di carta conservati nei loro archivi. Nessuno ha osato fornire le istituzioni di uno strumento che permetta di gestire le vicende di straordinaria amministrazione di un “istituto di diritto pubblico”, da lustri posseduto da privati. Ciascun politico spera che siano gli altri a ledere le maestà creditizie. Tutti, però si mostrano impegnati, a turno e senza troppo disturbare, in una virile mezz’oretta di supplica. C’è omissione morale di atti d’ufficio? I risparmiatori si arrangino ! Ora i nostri politici guardano speranzosi all’ Europa. Bella figura per l’azienda Italia che alcuni testardi si affaticano a promuovere nel mondo. Si arrangino anche loro ! Gli interessi nazionali si sono ridotti a quelli personali: basta essere rubagalline con alibi. L’Italia si arrangi!
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta! "4". Odorini.
Di Mauro Novelli. 4-9-2005 E così, abbiamo rischiato che la pignatta dove si conservano le preziosità del sistema creditizio nostrano venisse scoperchiata. Fortunatamente, chi poteva far saltare il coperchio aveva l’interesse opposto, e la pignatta sta ancora sul fuoco, ben tappata. Il genio della pignatta, però, se l’è vista brutta e, ammaestrato dall’ingegno di Nicola Augusto Otto (inventore della versione moderna del motore a scoppio), ha deciso di sollevare appena un po’ il coperchio. Insomma, è giunto alla conclusione che è meglio dominare ed ammaestrare la pressione interna alla pignatta – dandogli la possibilità di uno sfiatino - piuttosto che essere investiti dalla deflagrazione. Tutti i cointeressati sono avvisati. Accolta dal quotidiano Il Tempo, è comparsa una rubrica a firma BanKoch. Gli argomenti trattati sono dichiarati, ma lo pseudonimo lascia intuire anche l’autore, o il suggeritore. Ecco il vernissage. Da Il Tempo del 3-9-2005. Banchieri, più numeri e meno giornali. Inizia da oggi una rubrica, a firma BanKoch, sulle vicende bancarie e finanziarie italiane. È il pensiero di un autorevole esponente di quel mondo. NOTIZIE, signori banchieri. Notizie: numeri, relazioni, documenti. Perché è da lì che si possono formare opinioni e convincimenti anche su questioni delicate come quelle bancarie. Dalla documentazione che le istituzioni mettono a disposizione delle altre. Come accade ad esempio per i banchieri centrali europei quando si incontrano, come è accaduto l’altro giorno Francoforte. Curioso, ad esempio, che qualcuno abbia maturato opinioni e convincimenti sulla situazione della Banca popolare italiana, un tempo Banca popolare di Lodi, sulla base di un ritaglio di stampa del settimanale The Economist e non sulla relazione del banchiere centrale italiano al Cicr. Curioso che in altri Paesi europei vengano letti, tradotti, il Corriere della Sera o Il Sole 24 Ore senza conoscerne le influenze della proprietà. Senza conoscerne nemmeno gli azionisti. Anzi, apprendendone solo negli ultimi giorni i solidi legami azionari con i vertici dell’industria italiana. Curioso, ma essenziale spiegarlo a banchieri che non capiscono l’assedio del governatore italiano davanti all’albergo di Francoforte. Firme dei due principali quotidiani italiani come Elena Polidori e Stefania Tamburello, giornalisti di agenzie di stampa, fotografi, cineoperatori... Ma i numeri, le analisi, i dati, e le norme contano. E alla fine prevalgono e prevarranno sempre sulle tensioni e le campagne mediatiche. I banchieri non si fanno suggestionare dal pettegolezzo o dalle intercettazioni. Da quei testi poco si può comprendere. Lì si può fare dire quel che si vuole. Basta elidere parole, perfino sillabe. E il senso di una frase cambia. Un termine diventa il suo contrario. Ma i numeri no. Quelli resistono. Ci sono. Non si elidono, perché ritornano. Cementano la verità. Danno tranquillità. Fotografano quello che può fare o meno una banca. Avvertono che quell’altra non è in grado di assicurare una sana e prudente gestione. La forza dei numeri, della legge e dei dati è la forza di un banchiere. BanKoch sabato 3 settembre 2005 Prima perla. Il Titolo: “Più numeri e meno giornali”. D’accordo, però anche le intercettazioni riportate dalla stampa trattano proprio di numeri interessanti. Leggiamo che un ingrediente (della pignatta) fa all’altro: “Io avrei bisogno di un affidamento di trenta milioni … per comprare le ENI”. Oppure, scopriamo che l’altro ingrediente, informandosi sullo stato di una pratica di fido, suggerisce al collaboratore: “.. modifica l’importo e fallo anziché di 80 milioni… fallo di 100 milioni”. . Di euro. Seconda perla: “Curioso che in altri Paesi europei vengano letti, tradotti, il Corriere della Sera o Il Sole 24 Ore senza conoscerne le influenze della proprietà.”. La seconda perla non merita commenti. Quanti sono interessati a mantenere ben tappata la pignatta, sappiano comunque che dalla cucina si cominciano a sentire interessanti odorini: da questi, un naso di media sensibilità può risalire agli ingredienti. Almeno a quelli di cui il cuoco non è troppo geloso.
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta 3. Ehi! Funziona !
Di Mauro Novelli – 2 aprile 2005 Se licenziamo qualche perfido ministro che vuole metterci il naso, permetteremo il salvataggio (degli inventori) della Banca Sbrisolona. Se poi la Consob commina multe a banche e banchieri per aver collocato con destrezza titoli improponibili (Cirio, Argentina), i nuovi ammessi alla cogestione della pignatta potrebbero, tra un ringraziamento e l’altro, non trovare il tempo di notificare le penalità ai multati. Infatti, le multe salteranno perché sono trascorsi inutilmente i termini di legge, senza che gli scappellanti abbiano proceduto ai doverosi atti d’ufficio. Ci vuole pazienza. Un consiglio alla Consob: iniziative “fuori routine” mettono solo in evidenza l’impreparazione del burocrate ! Si astenga dal creare difficoltà a chi deve gestire la pignatta !
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta ! 2^ passata.
Di Mauro Novelli 10-3-2005 Domani mattina (11.3.2005) il governo dovrebbe approvare il provvedimento sulla competitività del sistema Italia. Tra le misure, previste con decreto legge, vi è la riduzione (dimezzamento?) dei tempi delle revocatorie fallimentari. In particolare, dato che le maggiori azioni revocatorie (che permettono oggi al curatore di ottenere la restituzione di somme incassate dai creditori negli ultimi due anni) vengono esercitate nei confronti delle banche ( si veda l’azione di Bondi per Parmalat), in questo modo esse saranno particolarmente favorite, visto che sono in grado – prima di ogni altro - di intuire la decozione delle aziende coinvolte da successivo fallimento. Il tutto a svantaggio degli altri creditori (dipendenti, artigiani, commercianti, altri fornitori, Inps). E’ una prospettiva davvero avvilente. Anche per la pignatta, che però non ha gli strumenti intellettuali per capirlo.
Il Punto. Non scoperchiate quella pignatta !
Di Mauro Novelli 6.3.2005 Alla pignatta del sistema bancario italiano si è voluto mantenere il coperchio a vita ed il controllo della concorrenza di settore. Si ritiene generalmente che la conclusione della vicenda “legge sul risparmio” (modifiche del Senato a parte) sia stata la prova dell’esercizio e della manifestazione di possenti poteri, sempre vittoriosi. In altri termini, tutti pensano che le fortune della gestione del contenuto della pignatta siano talmente irrinunciabili da convincere chi oggi li detiene ad impegnarsi ai migliori livelli per mantenere stretti quei vantaggi. Al massimo si può accettare qualche altro compagno di banchetti. Insomma, quella pignatta sarebbe sempre piena di monete d’oro e continuamente riempita in caso di utilizzo del tesoro. Sono solo in minima parte d’accordo con questa “visione”. E’ vero che la pignatta del credito ha continui flussi di alimentazione, ma – secondo me – essa o è vuota o ha un contenuto improponibile. A mio avviso, anche se continuamente alimentato da flebo di mantenimento (si veda la possibilità di variare le entrate bancarie con semplici annunci di aumento di costi e servizi, al di sopra di ogni regola mercantile), il nostro sistema creditizio è debolissimo, in termini di strutture, di risorse umane, di capacità di stare sul mercato, di competere sui mercati internazionali, di economicità ed efficacia dei servizi offerti, di capacità di offrire supporto al sistema produttivo nazionale. Ed è proprio tale debolezza a dover essere accuratamente mimetizzata da bollettini medici che parlano di eccellente salute “industriale” del settore. E per il raggiungimento di questo obbiettivo è necessario che la pignatta abbia un coperchio tenuto chiuso “a vita”, che i controlli sui livelli di concorrenza nel settore siano appannaggio della stessa pignatta, che questa mantenga la sua italianità. Per inciso, è commovente il tentativo di dimostrare che il sistema bancario italiano, in termini di investimenti esterni, è più permeabile di quello di altri paesi: “Gli stranieri posseggono il 7 per cento del nostro credito – fummo informati – mentre noi possediamo solo il 2,5 per cento di sistemi esteri”. Come se possedere il 7 per cento della Cassa Rurale di Trebaseleghe costituisse partecipazione ben più incisiva del misero possesso di un paio di punti percentuali della Barkleys Bank. Ma l’Europa incombe e, prima o poi, la pignatta dovrà essere scoperchiata. Pur ritardando l’evento, la soluzione alla vaccinara della legge sul risparmio approvata alla Camera rischia di allontanare ulteriormente un riassetto “vero” e propulsivo dell’intero settore del nostro credito, in grado di farci competere sui mercati internazionali e di fornire un buon lubrificante al motore produttivo del paese. Si spera solo che, nel frattempo, la pignatta non esploda senza preavvisi. Nel qual caso, si allungherebbe l’elenco dei settori andati in malora negli ultimi venti anni perché non in grado di sussistere senza gli aiutini carpiti ai cittadini: la grande chimica, l’informatica, l’alimentare, la grande distribuzione, l’aviazione civile. Abbiamo invece mantenuto l’auto: la GM ha preferito pagare miliardi di euro pur di lasciarcela. La curiosità rimane: che cosa nasconde quella pignatta?

07/01/2006

Documento n.5514

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK