Il PuntO n° 87. Pensioni: un problema (quasi) inventato. Di M. Novelli - 5^ puntata

in Il Punto

Il PuntO n° 87. "Pensioni. Un problema (quasi) inventato?". Quinta Puntata
Di Mauro Novelli 29-11-2006

Adesso occorrerà mettere mano alle pensioni - annuncia il governo. Poi scopriamo che, in finanziaria, si accoglie il prepensionamento di circa 6.000 dipendenti Fiat. Come al solito, tutto andrà a carico dell’INPS. Soddisfatti i grandi elettori, sindacati compresi, i quali comunque fanno il loro lavoro. Con un’ottica ristretta e miope, ma è il loro lavoro. I precari possono attendere e mantenere caldo il pentolone del minestrone della pensione. Sul problema previdenziale, riportiamo parte degli interventi del presidente della Corte dei Conti, Francesco Staderini, audito dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato, e dell’on. Adriano Musi. Commissioni Bilancio riunite. – 10 ottobre 2006 - Audizione dei rappresentanti della Corte dei conti sul documento di programmazione economico-finanziaria - Dpef- per gli anni 2007-2011 [….] FRANCESCO STADERINI, Presidente della Corte dei conti. [.…] In tema di finanza previdenziale il DPEF conferma lo scenario consolidato secondo il quale, grazie alle riforme operate fin dagli anni Novanta, l'Italia registrerà «a regime» un incremento degli oneri previdenziali inferiore ad altri importanti paesi europei, mentre il troppo lungo periodo di transizione necessario perché operi pienamente l'assetto pensionistico riformato non consente di compensare gli effetti espansivi sulla spesa prodotti dalla pressione dei fattori demografici. Tutte le proiezioni prevedono, infatti, per un periodo ancora lungo, un continuo aumento della quota percentuale della spesa pensionistica sul PIL, che dovrebbe raggiungere, intorno al 2038, il livello massimo del 15,5 per cento (contro il 23 per cento che si sarebbe registrato in mancanza delle diverse riforme disposte a partire dal 1992). Vi sarebbe, dunque, una crescita, rispetto al 2001, di oltre 2 punti di PIL, a causa essenzialmente di fattori demografici. In una fase segnata dall'esigenza di un forte e strutturale contenimento della spesa pubblica corrente, si pone pertanto la questione di un accorciamento significativo del percorso di stabilizzazione in un arco di breve-medio periodo, da conseguire con un'attenta valutazione dei possibili ulteriori interventi correttivi. A questi dovrebbe essere assegnato il duplice compito di evitare ulteriori tensioni sui conti pubblici negli anni futuri ed eccessive penalizzazioni per le generazioni più giovani, destinate a subire elevata pressione fiscale durante il periodo di attività e ridotte prestazioni pensionistiche nel periodo di quiescenza. A giudizio della Corte, mentre non sono poche le ragioni di ordine microeconomico che spingerebbero ad ulteriori e definitivi interventi di correzione, la stessa questione della sostenibilità macroeconomica della spesa pensionistica è da considerare tutt'altro che risolta. Si tratta di un'esigenza vivamente avvertita in tutti i principali paesi europei, nei quali si confrontano le possibili soluzioni, tra le quali assume rilievo quella di un più serrato percorso di innalzamento dell'età pensionistica. In proposito, il DPEF rinvia del tutto la definizione delle linee di intervento per il riequilibrio del sistema, limitandosi ad indicare nell'ampliamento della popolazione attiva il fattore decisivo. L'urgenza e la rilevanza di interventi correttivi sono rafforzate dalla scelta prefigurata dal DPEF di eliminare la discontinuità riferita al cosiddetto «scalone» introdotto con la riforma del 2004 con decorrenza dal 1o gennaio 2008. [….] On. ADRIANO MUSI. […] Una seconda riflessione è relativa alla spesa pensionistica. Anche qui si rilevano alcune considerazioni che indubbiamente meritano di essere approfondite. La prima riguarda l'incremento della spesa previdenziale, rispetto ad altri importanti paesi europei. Sarebbe utile capire com'è stato eseguito questo raffronto; se è stata operata l'armonizzazione fra le voci della spesa previdenziale italiana ed europea; se questa comparazione giustifica l'affermazione di cui sopra. Le faccio un esempio: da noi i prepensionamenti sono compresi nella spesa previdenziale; in Olanda e in Svezia sono inclusi nell'indennità di disoccupazione; in Spagna nelle pensioni d'invalidità. Sarebbe utile comprendere, quindi, come questo elemento - che viene qui denunciato - venga con puntualità suffragato dall'armonizzazione che, del resto, già veniva richiamata quando si parlava, ad esempio, delle spese pubbliche negli enti locali e dell'armonizzazione del bilancio. Si tratta, in definitiva, di capire l'armonizzazione delle voci con cui si costruiscono i bilanci. La terza considerazione è riferita all'andamento della spesa, che nel 2038 dovrebbe subire un incremento di oltre 2 punti. Non riesco a capire come si sia arrivati ad oltre 2 punti, tenendo conto che nel DPEF è indicato un incremento di 1,5 punti percentuali fino al 2038. Senza voler entrare nel contesto, siccome ritengo che una previsione di questa natura sia legata al tipo di andamento dello sviluppo economico e del tasso di occupazione presi in considerazione, credo che essa meriti una riflessione più approfondita. Nel DPEF, infatti, ci troviamo alla presenza di elementi che debbono essere forse riconsiderati, quali una crescita del PIL per i prossimi cinquant'anni pari a 1,4 punti percentuali, nonché un tasso di occupazione pari al 57,8 per cento nel 2050. Sorvolo qui sul fatto che l'agenda di Lisbona parlava, al 2010, di un tasso di occupazione pari al 70 per cento. Per questo motivo non condivido il fatto che non si consideri l'aspetto dello sviluppo e dell'andamento dell'occupazione, ma soltanto il lato della spesa. Si sostiene che è drammatico l'aumento in trentotto anni di 1,5 punti di PIL, ma ricordo che sono stati risparmiati ben 8 punti di PIL (sfido a trovare qualsiasi altro tipo di spesa che, nel bilancio pubblico, ha avuto 8 punti di risparmio). Da ultimo, siccome sono giustamente messe in rilievo le preoccupazioni sulla penalizzazione delle giovani generazioni, debbo considerare ciò un parere negativo rispetto alla revisione del coefficiente di trasformazione?
E’ interessante valutare come la Svizzera sta trattando lo stesso problema. Da www.swissinfo 3 agosto 2006 - 15.44 Nubi oscure sul sistema pensionistico svizzero La popolazione elvetica è in progressivo invecchiamento (Keystone) Altri sviluppi Gli utili della BNS devono andare a beneficio di tutti Gruppo compatto contro l'iniziativa COSA Il progressivo invecchiamento della popolazione rende incerto il futuro dell'assicurazione vecchiaia e superstiti. Presto il numero di attivi non basterà più a finanziare i pensionati. Per l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali, la Svizzera non avrà altra possibilità che modificare profondamente il proprio sistema di pensionamento. Le attuali rendite dell'assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) sono finanziate in Svizzera essenzialmente dalla popolazione attiva. Il 70% del fondo dell'assicurazione è infatti coperto dai contributi versati da assicurati e datori di lavoro. Un altro 20% è poi garantito da Confederazione e Cantoni. Di questi la parte più importante (15%) proviene dalle imposte federali sull'alcool (221 milioni di franchi) e sul tabacco (2051 milioni). L'imposta sul valore aggiunto (IVA), prelevata dal 1999, contribuisce al 6% del finanziamento totale dell'AVS. Il resto proviene dalle tasse sulle case da gioco e dagli interessi sul capitale. Nel 2005 il totale delle entrate dell'AVS ha raggiunto 33,7 miliardi di franchi, mentre le uscite si sono fissate a 31,3 miliardi. Il saldo positivo di 2,4 miliardi ha permesso di accrescere le riserve totali a 29,4 miliardi di franchi; una cifra simile alle spese totale annuali dell'assicurazione. Fondo di compensazione Il finanziamento dell'assicurazione si basa sul sistema della ripartizione. Ciò significa che i contributi prelevati in un anno vengono ridistribuiti nello stesso arco di tempo ai beneficiari delle rendite. Per coprire eventuali fluttuazioni delle entrate, a breve termine è tuttavia previsto un fondo di compensazione. Grazie ad esso possono essere garantiti i versamenti delle rendite nel caso in cui il loro ammontare dovesse superare quello delle entrate. Questo fondo di compensazione non è però responsabile solo della gestione dei fondi dell'AVS, bensì pure di quella dell'Assicurazione invalidità (AI), nonché dell'ordinamento delle indennità di perdita di guadagno (IPG). Un problema per l'AVS, visto che l'AI è da tempo nelle cifre rosse mentre le riserve dell'IPG si stanno progressivamente assottigliando da quando servono a finanziare l'assicurazione maternità. Solidarietà fra generazioni L'altra incognita per il futuro dell'AVS è costituita dal progressivo invecchiamento della popolazione, dovuto da un lato all'aumento della speranza di vita e, d'altro lato, alla riduzione delle nascite nel Paese. In un sistema come quello elvetico, basato sulla solidarietà tra generazioni, l'evoluzione della situazione demografica rischia di rompere l'equilibrio fra persone attive e pensionati, necessario per potere garantire il finanziamento delle rendite di vecchiaia. E le statistiche in tal senso non sono certo confortanti. Infatti, se nel 1950 vi erano 6 persone attive per ogni beneficiario di rendita, oggi questo rapporto si è ridotto a 4:1 e si troverà nel 2040 probabilmente assottigliato a 2:1. Soluzioni proposte Il deficit dell'AVS dovrebbe essere coperto dalle sue riserve, ma l'amministrazione prevede che saranno prosciugate entro il 2015-2020. In una recente intervista, il direttore dell'Ufficio federale delle assicurazioni sociali, Yves Rossier, affermava che entro cinque anni il fondo dell'assicurazione vecchiaia e superstiti basterà a pagare solo 7 rendite su 10. Secondo lui, se non verranno introdotte delle riforme, la situazione dovrebbe raggiungere livelli allarmanti già entro il 2012. Per evitare questo scenario il mondo politico lancia periodicamente nuove soluzioni, volte a garantire il finanziamento dell'assicurazione. Il ministro degli interni Pascal Couchepin, ad esempio, aveva proposto di aumentare l'età del pensionamento (attualmente di 65 anni per gli uomini e 64 per le donne). Ma la sua idea aveva provocato una levata di scudi generale e secondo alcuni aveva addirittura contribuito alla perdita di consenso verso il partito del consigliere federale liberale radicale (destra) alle ultime elezioni federali. Fra le altre proposte di riforma si annoverano pure quella di abbassare il livello delle prestazioni (difesa dalla destra) e quella di aumentare nuovamente l'IVA. La proposta più attuale è prevista nell'iniziativa in votazione popolare il prossimo 24 settembre del Comitato per la sicurezza dell'AVS (COSA), che prevede di impiegare parte degli utili della Banca nazionale svizzera (BNS) per finanziare le rendite di pensionamento. Riforma radicale necessaria Anche nel caso in cui fosse accettata, l'iniziativa COSA non permetterebbe tuttavia di risolvere in modo durevole la questione. Il finanziamento proveniente dalla BNS sarebbe infatti solo un complemento al fondo dell'assicurazione, ma non sarà sufficiente a risolvere il problema del numero limitato di persone attive per pagare le rendite. Occorre perciò una riforma radicale del sistema. Ma un vero dibattito sullo scottante dossier non si terrà, probabilmente, prima del 2008. E' infatti presumibile che prima di allora, nessun partito sia disposto a proporre nuove soluzioni impopolari: nessuno vuole rischiare di compromettere l'esito delle prossime elezioni federali del 2007. swissinfo, Emily Bay (traduzione, Anna Passera) _________________ 23 agosto 2006 - 15.36 "COSA" fare per finanziare le pensioni? Un legame tra la Banca nazionale e il finanziamento della politica sociale? (Keystone) Altri sviluppi Le opinioni dei due schieramenti Il governo boccia l'iniziativa per finanziare le pensioni Il PS lancia la campagna sugli utili della BNS L'iniziativa "COSA" chiede di versare gli utili della Banca nazionale all'Assicurazione vecchiaia e supersiti (AVS), ad eccezione di un miliardo destinato ai cantoni. I suoi promotori vogliono così garantire le prestazioni future del primo pilastro. "Sono solo vane e pericolose promesse", replicano da parte loro governo e parlamento. In Svizzera, l'AVS rappresenta la base della previdenza sociale per gli anziani. L'invecchiamento demografico sta tuttavia creando qualche grattacapo al suo sistema di finanziamento. Si calcola che nel 2020 il 20% della popolazione avrà più di 65 anni. Nel 2040 la percentuale potrebbe salire fino al 25%. Questa evoluzione implica importanti costi supplementari per finanziare le pensioni e difendere così il patto intergenerazionale in favore degli anziani. Numerosi esperti ritengono che queste nuove necessità ammonteranno a 11-14 miliardi di franchi già a partire dal 2015. Numerose strade La questione è ormai da tempo ben presente nell'agenda politica svizzera. Le strade ipotizzate o parzialmente percorse sono numerose. Si è parlato (e si parla ancora) d'innalzamento dell'età di pensionamento, di riduzione delle rendite o di incrementi del tasso IVA. Da qualche anno si guarda pure con insistenza ad eventuali possibili contributi della Banca nazionale svizzera (BNS). Nel settembre 2002, popolo e cantoni hanno bocciato due iniziative che chiedevano di destinare all'AVS la totalità o parte delle sue riserve d'oro in esubero. Meno di un mese dopo, il 9 ottobre 2002, il Comitato per la sicurezza dell'AVS (COSA) lanciava una proposta alternativa depositando l'iniziativa popolare denominata "Utili della Banca nazionale per l'AVS" corredata da 116'000 firme. Non l'oro, ma gli utili Sostenuta dalla sinistra e da qualche rappresentante del centro, l'iniziativa non riguarda le riserve d'oro della BNS, nel frattempo distribuite tra Confederazione e cantoni, bensì gli utili d'esercizio generati annualmente dall'istituto. Tra il 1998 e il 2005, nota il Partito socialista che sostiene l'iniziativa, questi benefici hanno raggiunto una media di 3.3 miliardi di franchi all'anno. Attualmente sono attribuiti alla Confederazione (un terzo) e ai cantoni (due terzi). Il testo chiede che un miliardo all'anno continui ad essere versato ai cantoni ma che l'eventuale importo supplementare finisca direttamente nelle casse dell'AVS. Secondo i suoi fautori, l'iniziativa COSA permetterà di assicurare le prestazioni dell'AVS fino ad oltre il 2015. Un sì all'iniziativa, dice il comitato che la sostiene, rappresenterebbe inoltre un chiaro segnale contro ulteriori piani d'innalzamento dell'età di pensionamento (concetto già bocciato dal popolo nel 2004 con il no all'undicesima revisione dell'AVS) e permetterà di evitare una "guerra delle generazioni" tra la popolazione attiva, sempre più chiamata alla cassa per finanziare le assicurazioni sociali, e i beneficiari di rendite. Ampio fronte contrario Governo, parlamento, cantoni e la stessa Banca nazionale combattono compatti l'oggetto in votazione. Il Consiglio nazionale l'ha bocciata per 124 voti a 62, il Consiglio degli Stati per 36 a 7. Secondo loro, l'iniziativa non sarà in grado di mantenere le sue promesse. Innanzitutto COSA non propone alcuna nuova fonte di finanziamento ma si limita a ridistribuire dei fondi che verranno sottratti alla Confederazione e ai cantoni. È addirittura controproducente, sostiene il governo, visto che la sua accettazione non farebbe altro che ritardare una revisione ben più profonda del sistema AVS, in ogni caso necessaria. Controprogetto indiretto Grande preoccupazione suscita poi il legame tra il finanziamento della politica sociale e la Banca nazionale. A detta di chi combatte l'iniziativa, la conseguente accentuata pressione sulla BNS perché distribuisca utili maggiori rischia di rovinare l'indipendenza e la credibilità dell'istituto di emissione. A tutto danno dell'economia svizzera e della stabilità della valuta nazionale. Tanto più che, dicono gli oppositori all'oggetto, il santo non vale la candela. Come quelli delle altre banche, gli utili della BNS sono legati all'andamento economico generale e ai mercati finanziari. A termine, l'istituto centrale prevede dunque di poter distribuire un beneficio di appena un miliardo di franchi, pari quindi a quella somma comunque riservata ai cantoni. L'iniziativa deve infine fare i conti anche con un controprogetto indiretto oppostole dalle camere federali. Nel caso in cui il popolo la rifiutasse , il parlamento ha infatti deciso che tutti i 7 miliardi di franchi incassati dalla Confederazione grazie alla vendita delle riserve d'oro della Banca Nazionale saranno attribuiti al fondo dell'AVS. swissinfo, Marzio Pescia ___________________________ Da ticinonline 17-11-2006 Analisi VOX: votazioni 24 settembre, elettori si sono fatti guidare dai loro partiti BERNA - Nelle votazioni federali del 24 settembre, in cui gli elettori erano chiamati ad esprimersi in merito alle leggi sugli stranieri e sull'asilo e all'iniziativa COSA, le simpatie per i partiti hanno giocato un grande ruolo. È quanto emerge dall'analisi VOX dello scrutinio. […] Quanto all'iniziativa COSA, è stata respinta dalla maggioranza degli elettori (58%) e dei cantoni. La proposta di attribuire la maggior parte degli utili della Banca nazionale all'AVS è stata bocciata soprattutto dai sostenitori dei partiti borghesi. Al contrario, è stata approvata dai due terzi degli elettori socialisti, ma soltanto dal 53% dei sindacalisti. Gli uomini hanno rifiutato l'iniziativa in modo più netto che le donne, i redditi alti più di quelli bassi e i giovani più degli anziani. Solo una minoranza ha creduto essa potesse risolvere a lungo termine i problemi dell'AVS, ma gran parte di coloro che hanno votato "sì" l'hanno considerata un'utile soluzione parziale. Molti oppositori l'hanno invece ritenuta una falsa soluzione. Tra gli altri argomenti dei contrari vi sono state preoccupazioni inerenti all'indipendenza della Banca nazionale e timori di aumenti delle imposte. Complessivamente l'istituto di ricerca ha constatato anche per l'iniziativa COSA una certa insicurezza degli elettori. La maggioranza era infatti d'accordo con l'argomento degli iniziativisti, secondo cui Confederazione e Cantoni hanno già ricevuto abbastanza soldi dalla Banca nazionale e che ora tocca all'AVS. Per l'analisi l'istituto di ricerca gfs.bern ha interrogato durante le due settimane seguenti lo scrutinio 1013 aventi diritto di voto in tutte le regioni del paese. ATS ________________________________________ Fine 5^ puntata - Continua

30/11/2006

Documento n.4556

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